Capitolo 10 "Ricordi sotto le stelle"

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<<Come mai mi hai portato qui >>

<<Questo è uno dei miei posti preferiti. Iniziai venirci dopo la morte dei miei genitori. Avevo 14 anni ed ero un ragazzino pieno rabbia e dolore. Era uno dei pochi posti isolati che mi aiutava a pensare. A volte gridavo fino a perdere la voce, altre volte invece piangevo per ore. È il mio posto. Mi ero promesso di non portarci nessuno se non se lo fosse meritato. Tu ti sei meritato di condividere il mio posto, perché ho capito che sei incasinata quanto me >> dice a denti stretti.

<<Si nota così tanto? >> dico sorridendo amareggiata

<< Lo nascondi molto bene, solo chi ti osserva davvero capisce che sei una persona piena di ferite, che cerca ogni giorno di far rimarginare .>>

<< Mi dispiace per i tuoi genitori. >> dico

<<Non devi, sono sicuro siano in un posto migliore. >>

<< Purtroppo i buoni volano sempre via prima, mentre l'erba cattiva non muore mai>>

Mi guarda perplesso. Sono indecisa se dirgli o no dei miei genitori.

Veronica sei venuta qui per cambiare, abbi il coraggio di buttare fuori i demoni che nascondi.

<< Non ho un buon rapporto con i miei genitori. Non li sento da anni. Mia madre è dipendente dall'alcol, mio padre un genitore totalmente assente e autoritario. Me ne andai di casa a 18 anni >> dissi tutto d'un fiato.

Tyler mi guardo e non disse niente. Continuo a guardare il panorama davanti a noi.

<<Mi dai una sigaretta? >> mi dice lasciandomi stupefatta.

Sono contenta non abbia detto nulla. Non voglio che le persone che sappiano la mia storia provino compassione o pena per me.

<<Ecco>> dico mentre gliela sporgo

<<Grazie >>

<<Grazie a te per non aver detto nulla, è confortante sapere che almeno una persona sappia qualcosa di me e non provi pena >>

<<Io per te non provo pena, provo solo rabbia. Rabbia perché mi avrebbe fatto piacere conoscerti prima e condividere la merda che hai provato così che potessi sentirti un po più leggera. Tutto qui. >> dice fissando il vuoto.

Lo osservo mentre sbuffo fuori il fumo della sigaretta. Non so come sia stato possibile ma ho incontrato davvero un ragazzo fantastico.

Perché non l'ho incontrato prima? Magari sarebbe stato lui la mia prima volta e non avrei sofferto così tanto.

Veronica smetti di pensare a Tyler in quel modo. Lui è solo gentile con te ed è una brava persona. Questo non significa che tu gli piaccia.

Sento il sorriso spegnersi sulle mie labbra, una sensazione di tristezza pervade il mio corpo e di colpo assumo un'espressione seria.

<<Che succede? >>

<<Niente, semplicemente pensavo >>

<<A cosa pensavi Vero?>>

Non posso dirgli la verità sembrerei patetica.

<<Nulla di importante >>

<< Dalla tua espressione non sembrebbe. Ma non voglio forzarti a dirmelo. Se te la sentirai me lo dirai tu >>

Anche in questa situazione ha detto la cosa perfetta.

Sorrido, e abbasso la testa. Il vento inizia ad alzarsi e incomincio a sentire freddo.

Mai una volta che mi copra come si deve. Mi maledico in momenti come questi.

Tyler si alza e va verso la macchina. Lo seguo con lo sguardo e vedo che prende qualcosa dal sedile posteriore.

Mi giro di scatto senza farmi notare. Sento qualcosa sulle spalle. Alzo lo sguardo e vedo una giacca di pelle.

<<Ho fatto bene a portarla, stasera da più freddo del solito >>

<< Grazie. >> dico dandogli un bacio sulla guancia.

Sorride e si gira di nuovo ad osservare il panorama.

Sento una stretta allo stomaco, e un leggero formicolio alle gambe.

In quel preciso momento capisco che Tyler mi piace.

Entro nel pallone e mi alzo di scatto.

Incomincio ad allontanarmi dalla panchina in preda al panico continuandomi a ripetermi che non poteva essere vero.

Non doveva essere vero.

Non di nuovo.

Non potevo permettermi di soffrire un'altra volta per qualcuno.

Scoppio a piangere e mi rannicchio su me stessa. Mi tappo le orecchie come se da un momento all'altro i miei timpani potessero scoppiare. Chiudo gli occhi e mi dondolo piano avanti e indietro.

Ad un tratto sento del calore, apro gli occhi e mi ritrovo nelle braccia di Tyler. Si siede sull'asfalto e mi fa sedere sulle sue gambe appoggiando la giacca sulle gambe scoperte.

<<Va tutto bene>> mi rassicura mentre mi culla. Mi accarezza i capelli.

Alzo la testa e lo guardo. Col trucco colato e singhiozzando.

Lui fa un gesto inaspettato, mi tocca il naso col dito e poi lo bacia, mi bacia la fronte e mi asciuga le lacrime per la seconda volta.

<<Se non smetti di piangere rischiamo di affogare >> dice ridendo

Scoppio a ridere e gli do una pacca sulla spalla

<<Sei matta peggio di me>> dice

Ed aveva ragione, eravamo due matti che si erano trovati.

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