CHAPTER 2

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Link's pov

...

Sto correndo da più di venti minuti dietro ad un lupo parlante senza sapere nemmeno il perché.
So solo che qualcosa dentro di me mi dice di seguirlo, sento quell' istinto e basta.
Dopo un'altra trentina di metri rallento di colpo come se avessi messo il freno, accasciandomi con le braccia appoggiate sulle gambe; ripreso fiato, mi asciugo la fronte sudata con il dorso della mano, poi mi guardo intorno: quel prato verde è talmente vasto che con un po' d'ingegno intuisco di trovarmi in una grandissima pianura, la piana di Hyrule.

Zayk - che continuava a correre imperterrito - si accorge quasi subito della mia assenza, ed in uno scatto si gira balzando esuberante come sempre verso di me: «Hey Link, già stanco? Su, monta in groppa» mi dice una volta accostatosi; con la lingua penzolante e il respiro affannato mi sorride.
Gli lancio un'occhiata confuso e disorientato mettendomi a ridere: come poteva un lupacchiotto di quelle dimensioni sorreggermi e trasportarmi per un'intera pianura? Pensando fosse una battuta, non lo assecondo e continuo a camminare ad un passo svelto.

In poco tempo il lupacchiotto mi raggiunge, e nei suoi occhi vedo un luccichio; quest'ultimi diventano di un rosso fuoco, il pelo si rizza e la sua coda si ingrossa, infine i simboli sul suo corpo si illuminano formando un fascio di luce attorno al lupo.
In quei pochi secondi il "lupetto" era diventato enorme, alto quasi il doppio di me e grosso quanto un cavallo.
Il pelo è più folto e nero come la pece, la coda, il muso e le orecchie sono rosse fiammanti, gli occhi e i simboli invece, smettono di brillare tornando turchesi.
«Che c'è, hai visto un fantasma? Cambio forma e quindi? Ora sali e andiamo!» mi dice Zayk con un sorriso chinandosi per farmi salire sulla sua schiena.
Ancora stupito e anche un po' dubbioso gli monto in groppa, poi inizia a correre come un matto per la piana andando dieci volte più veloce degli scorsi venti minuti.
Dirlo prima no eh?

Il viaggio è stato abbastanza veloce e movimentato. Certo, ho rischiato di perdere l'equilibrio più di una volta, ma per il resto è stato "divertente".
Una volta arrivati, scendo dalla sua schiena lasciando le ciocche di pelo che stringevo per non cadere; appoggiati i piedi a terra traballo un po': «Hey hey hey, a qualcuno non è piaciuta la corsa vero? Dai, fissa gli stivali al terreno e muoviti!» mi dice Zayk tornando nella sua forma da lupacchiotto.

Saldati i piedi a terra procedo nella contemplazione del paesaggio: siamo nella valle di una montagna innevata, il sole a mezzogiorno inizia ad oscurarsi a causa delle nuvole grigie cariche di pioggia, la terra è alternata da gruzzoli di neve sciolta e pozzanghere fangose, il cielo fumoso e cupo, il freddo sulla mia pelle.
«Hai freddo? È meglio che ti metta qualcosa addosso allora» replica Zayk con una risatina vedendomi tremare.
In effetti sto gelando, sono ancora a torso nudo e non ho nemmeno qualcosa di abbastanza caldo con cui coprirmi. Inizio a guardarmi intorno e noto una baita distante qualche decina di metri, piccola e composta da sole assi di legno alternate da blocchi in pietra, anche se osservandola bene sembra a malapena sorreggersi in piedi insieme al cartello che indica lo svolgimento di un'attività quasi completamente sbiancato dalla scritta: "Casa del ghiacciaio".

Mi avvicino per bussare alla porta addobbata da una ghirlanda natalizia bislacca, e nell'attesa che qualcuno mi venga ad aprire, informo Zayk di rimanere fuori ad aspettarmi; Lui è un insolito lupo muta-forma, meglio non far scappare le persone che potrebbero aiutarci.
Alla fine faccio il mio in quella baracca, così luminosa e accogliente che stranamente non ospita alcuna presenza di una figura umana.
Dunque, comincio a girovagare da solo per la piccola baita osservando quali articoli potrei acquistare o meglio, "prendere in prestito" per il viaggio che avrei dovuto intraprendere; Tutto procede tranquillo finché una musichetta natalizia ma inquietante allo stesso tempo viene trasmessa dagli altoparlanti del negozietto.
Una leggera ansia inizia a farsi sentire, ma continuo a guardare le attrezzature varie ignorando lo strano avvenimento.

Ecco che trovo quello che stavo cercando: una tuta da scalatore di colore blu notte equipaggiata di guanti, cappello, corda e piccone.
Nemmeno il tempo di afferrare quegli indumenti che una mano mi tocca la spalla facendomi ruotare di trecentosessanta gradi verso essa:
«HAAAAAALLO! BENVENUTO ALLA CASA DEL GHIACCIAIO!» urla l'uomo proprietario della mano. È alto e grosso, vestito in modo molto stravagante, con barba, pizzetto, e basette bionde, gli occhi azzurri e profondi, e i quattro capelli che ha in testa che lo rendono ancora più bizzarro.
Lo guardo sconcertato e piuttosto preoccupato, non ho il tempo di replicare che lui mi precede: «Sono Hansjorge, il proprietario di questa baita, DESIDERI QUALCOOOOSA?»
Mi scuote sul posto scompigliandomi i capelli biondi.
«Vedo che stavi dando un'occhiata alla merce tessile, HAI FREDDOOOO?» continua l'uomo alterando la voce quasi in modo spontaneo. Io gli porgo la tuta con una smorfia imbarazzata sul volto, mentre Hansjorge me la strappa dalle mani: «OHOHOH, sono 100 rupie! TU LE HAI 100 RUPIE?»
Nemmeno il tempo di ragionare che mi ritrovo un sacchetto da cento rupie in mano e l'uomo lo afferra in un gesto veloce.
Ancora un po' confuso prendo la tuta ed esco immediatamente dalla strana baita detta "casa del ghiacciaio", nel frattempo la musichetta si interrompe e Hansjorge svanisce in un angolo nell'ombra.
Indosso la tuta alpina e Zayk mi si avvicina: «Bene, ora andiamo grr!»

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