Capitolo 1 Uno strano incontro

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Ed eccolo lì, il famoso cielo plumbeo che circonda l'intero luogo, ecco il terreno acciottolato diramato in lunghissime vie, ecco il dolce profumo della magia, di bruciato, di legno e di infusi. Diagon Alley ovviamente.

Dopo un atterraggio niente male al fianco della mia amica Lilith, per via della materializzazione, il lungo abito mi si era rivolto tutto contro, facendo girare il mio mantello di lato e sollevando il cappuccio dalle nostre teste. Fili d'argento sbucavano da sotto il mio chignon per niente tirato, mentre la sua chioma corvina e riccia le scendeva sulle spalle.

- Preparati, a meno di una settimana dell'inizio della scuola non incontreremo bella gente. – mi avvisò, facendo riferimento a quasi tutti gli studenti della più famosa scuola di magia e stregoneria di Hogwarts.

Mi limitai a fare un verso di disapprovazione, alzando gli occhi al cielo. In quel momento la cosa più importante era camminare sui sassi con i tacchi senza cadere, a testa alta, con uno sguardo di negazione verso la - purtroppo – non babbanità. Chiunque ci guardasse cambiava espressione, probabilmente non avevano mai visto due streghe così altezzose ed eleganti, per di più studentesse, con tacchi vertiginosi e lo sguardo truce. O forse perchè, semplicemente, facevamo paura. Nessuno a Diagon Alley era mai di cattivo umore, tranne noi, due gocce nere al centro di un mondo colorato. Neanche fossimo state due Mangiamorte mandate dall'Oscuro Signore per controllare ogni angolo del posto.

Se non fosse stato per la gente e la miriade di bambinetti che scorrazzavano in giro, quel luogo avrebbe fatto al caso nostro: edifici vecchi, grigi, consumati. Ma a noi non interessava delle opinioni, quel giorno saremmo dovute andare da Gambol & Jape: Scherzi di Maghi, per comprare i fuochi d'artificio freddi. L'idea sarebbe stata quella di fare uno spettacolo pirotecnico nei sotterranei. Magari durante le ore della McGranitt. E ovviamente la colpa sarebbe stata di Draco, chi incolperebbe mai due giovani e aggraziate diciassettenni mentre si trovavano in un luogo completamente diverso da quello del malfatto? Sì, è vero, tutto ciò equivale a dire "infrangere le regole della scuola", ma non importa, basta non essere scoperte. Senza dimenticare di passare da Tiri Vispi – Carote – (Weasley).

Ed eravamo proprio lì davanti, con l'omino che alza e abbassa il cappello per far sparire un coniglietto. Entrammo con fare titubante, le aspettative di vedere facce conosciute erano elevate: da quando il negozio era passato nelle mani di Fred e George tutti i loro amici Grifondoro e altri che li stimavano passavano intere giornate per scoprire le novità. Quanto a noi, superata la soglia squadrando l'intero locale e curvando leggermente le labbra in un sorrisetto maligno, la folla si placò, sorpresa. Dopo tutta l'estate a non vedere nient'altro che noi stesse fu un colpo ritrovarsi gli occhi dei compagni puntati addosso. E fu anche scocciante.

- Suvvia, non siate meravigliati. Preoccupatevi piuttosto di non subire uno scherzetto involontario. – sbottai. – O forse no. – a passo felpato ci dirigemmo verso il Torrone Sanguinolento, mentre il brusio di sottofondo aumentava, fastidioso esattamente come lo avevamo sentito prima.

Come se li avessimo chiamati con il pensiero, ecco i famosi cioccolatini che procurano vomito o pustole.

- Quelli li regaliamo a una persona molto importante insieme a questo. – mi disse Lilith. In quei pochi secondi si era allontanata prendendo dalla linea Tumistreghi un filtro d'amore, che mi porse. La boccetta era rosa, con un liquido rosso. La misi in fretta nella tasca del mantello, annuendo con una scintilla negli occhi. Allungai la mano verso i cioccolatini e una voce ci fece sobbalzare. – Mi hai preceduto. – disse. Ci girammo, ancora con il battito accelerato e davanti ai nostri occhi si parò un ragazzo. Era alto, biondo, con un sorriso vacuo, portava un cappotto nero che gli metteva in risalto il fisico. Tutto normale al primo impatto, se non fosse stato per i suoi occhi: il destro era completamente azzurro, limpido, mentre il sinistro era per metà marrone. Come se la vetta di una montagna avesse tagliato a metà il cielo. Su quegli occhi ci imbambolammo entrambe, sforzandoci di ricambiare un sorriso assumendo una postura del tutto regolare. Ma fu un attimo. Quello sguardo puntato prima su di noi si dileguò, il ragazzo se ne stava già andando, non senza aver passato una mano tra i capelli spostando quel suo ciuffo ribelle indietro. Poi sparì in mezzo alla folla e i vari tentativi di ricerca spostando la testa a destra e a sinistra furono vani. Io e Lilith ci guardammo. Afferrai in fretta i cioccolatini lasciando 10 galeoni sparsi sul ripiano e corremmo oltre la porta di ingresso. La via era semi deserta, gli unici passanti erano anziani con i loro nipoti.

Ci fissammo ancora, sconcertate di vedere il panico nei nostri occhi, misto a quel sentimento profondo e riservato chiamato anche:"adesso da che parte andiamo?"

- Lo hai mai visto prima? – mi chiese Lilith, stavamo correndo da diversi minuti, incapacitate di capirne il motivo.

- No, non so chi sia. – cercai di rispondere col fiatone, la cosa che detestavo di più di correre era correre con i tacchi. I miei piedi iniziavano a bruciare.

- Non può essere così lontano! – e a giudicare dal suo tono anche lei non ce la faceva più.

Tagliammo dentro una stradina più stretta, oltrepassando un muro ad arco. Le costruzioni intorno a noi erano cambiate, niente più atmosfera felice e locandine colorate, niente più odore di dolci. Eravamo giunte a Notturn Alley, se non altro il nostro posto preferito.

Recuperammo fiato appoggiate su un muro di pietra nero. Riprendemmo la solita compostezza, due figure come noi, in un ambiente più lugubre, non avremmo avuto difficoltà a mescolarci con maghi e streghe più terrificanti. Camminavamo spesso per quelle vie negli anni passati, per conoscere gente, per comprare oggetti introvabili dall'altra parte della strada, per visitare senza un apparente motivo Magie Sinister. I brividi li mettevamo anche noi in un certo senso, bisognava solo fare attenzione a non cadere nei gironi sbagliati.

Ciò che stavamo pensando percorrendo quei vicoli erano gli occhi del ragazzo, li cercammo tra le persone, senza prolungarci troppo, questi odiano essere fissanti, ancor più insistentemente. Ma niente da fare. Sarebbe bastato anche vederlo di spalle, una chioma biondo oro e praticamente perfetta non era molto popolare. Stavamo per raggiungere la Gringott e di lui non c'era traccia. Qualcosa ci aveva stregate, non sapevamo descriverlo, avevamo semplicemente la voglia di scoprire chi era, chi come noi amasse fare scherzi, avevamo addirittura pensato che quello era Neville preso a sberle dalla pubertà facendolo diventare bellissimo; lui o qualsiasi altro sfigato. Ma ci saremmo ricordate degli occhi, nessuno preso di mira da noi o nella nostra Casata ce li aveva e, insomma, non passavano inosservati.

Con l'ultimo briciolo di razionalità che mi era rimasto mi decisi a parlare:

- Adesso basta, stiamo inseguendo un fantasma, magari non era neanche reale. – convinsi le mie gambe e mi fermai di colpo. Allungai un braccio verso Lilith. Lo avvolse contro il suo.

- Nessuno può trattarci così. Girare a zonzo senza meta, ci ha fatto fare la figura delle ridicole. –

Intanto che lei si posizionava con la schiena dritta di fianco a me, io pensai al nostro cottage delle vacanze di Londra.

- La prossima volta che lo vedrò gliela farò pagare. –

E ci materializzammo entrambe, lasciando quel magnifico posto tetro con un groviglio di aria e macchie scure che andavano dissolvendosi.

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