Capitolo 2 Rientro sorprendente

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Con i soliti carrelli appesantiti da due valigie estremamente pesanti e due gabbiette con dentro i nostri micini Luna e Artemis, io e Lilith cercavamo di non perdere il treno. E' buffo pensare che con tutta la magia che si poteva fare – e non fare, a casa – avevamo rinunciato all'incantesimo Bagaglius che riordina velocemente il baule per paura che mettesse o non mettesse dentro cose giuste e sbagliate. La modalità babbana è stata molto stancante, anche perchè che lo eravamo davvero. Non esisteva una magia per svegliarsi e quell'oggetto che strimpella ad una precisa ora si era rotto. Anche se sospettavo che fosse stata Lilith con un Bombarda per farlo smettere. E poi il tempo per truccarci era importante, bisognava fare una bella impressione, stavamo per vedere lui.

Scacciando anche il pensiero di utilizzare Carrello Locomotors per via dei babbani-babbei che ci guardavano ci schiantammo con forza contro il muro dei binari 9 e 10, evitando di fare fatica con tutto quel peso.

Et volià, dall'altra parte.

Lasciammo finalmente che i bauli volassero beatamente in una cabina dell'Hogwarts Express, superando tutti i genitori che salutavano i figli. Noi non avevamo nessuno a cui dire arrivederci, quindi salimmo sull'ultimo vagone a passo deciso, schivando tutti.

I tacchi echeggiavano nel corridoio di quella che era ritenuta per noi una zona riservata, mentre i nostri mantelli con cappuccio svolazzavano tra i sedili.

Ed eccolo lì, dietro le teste paffutelle di Vincent Tiger e Gregory Goyle, con il suo fascino da leader, i suoi occhi grigi tempesta sfumati di verde e i suoi capelli platino.

- Draco Malfoy. – lo chiamai, lentamente e con voce calda, in segno di saluto e mi ci avvicinai. Appena ebbi modo di avere una visuale migliore notai chi aveva di fianco. E non solo io. Lilith si mise le mani sui fianchi e guardò la gallinella dalle uova d'oro. – Pansy Parkinson, - disse – ma il Parkinson non era un morbo che porta alla morte? – si sentì una risatina smorzata da tutti la quale fece notare che all'appello c'erano anche Theodor Nott e Blaise Zabini. Li ignorammo, prestando attenzione solo a Draco.

- Fate le brave. – ci intimò, regalandoci uno dei suoi sguardi persuasivi.

- Ma lo siamo, non è vero? – Lilith si rivolse a me in segno di approvazione e poi di nuovo alla sua rivale – Quindi ti hanno preso come spolverino per il treno? Sai c'è un po' di polvere qui, proprio sotto i miei stivali. Mi presteresti i tuoi capelli? – appoggiò le mani sul tavolino avvicinandosi nello stesso istante in cui lo fece Pensy per alzarsi in piedi. Draco sbuffò.

- Ragazze, per favore. E' già una tortura tornare in quel posto, non fatemi trascorrere il viaggio in questo modo. – si trovava in mezzo alle due e fissava il vuoto davanti a se stesso, mentre il contatto visivo tra le ragazze era infinitamente stabile.

- Continuate ragazze, finalmente un po' di cinema. Draco, non sei felice di avere due pretendenti... - fu Blaise a parlare e poi quasi a strozzarsi per via del mio incantesimo Langlock che incollava la lingua al palato.

Si, io e Lilith lavoravamo in coppia, lei quella brava con le parole, la Vipera, io quella che passava ai fatti, il Cobra.

- Ragazze, ripeto. Andate a divertirvi con quelli del primo anno piuttosto. –

A quel punto presi per le spalle sia Tiger che Goyle facendoli spostare al tavolino degli altri due. Mi sedetti vicino al finestrino, davanti a Pensy, e feci cenno alla mia amica di accomodarsi di fianco a me.

- E invece resteremo qua, è molto più... - riprese lei, scrutando i loro visi, -divertente. – concluse, con un sorriso finto. La voglia di infastidire i passeggeri era alta, ma non come l'obiettivo di entrare nella cerchia stretta di Draco. Questa missione si rivelò difficile quando lui capì che eravamo troppo impulsive, irresponsabili e immature, ci disse che avremmo fatto espellere tutti. La verità è che raramente veniamo beccate e quando succede sono dei crimini perdonabili. Questo non lo vuole capire.

- Comunque – iniziai io e a quel punto Pansy ritornò col culo sul sedile – è grazie a quel posto se non ci si annoia mai. Abbiamo delle novità per quest'anno. Cose già viste, ma con soggetti diversi. – incrociai lo sguardo di Draco, capii che stava per dirmi "non ne voglio sapere niente" o "ho già abbastanza problemi in famiglia" e invece mi rivolse un sorriso di incredulità e ammirazione – Non cambierete mai. –

- Forse non vogliamo farlo. – risposi.

- Non succede mai niente di buono in quella scuola. – disse poi, passandosi le mani sugli occhi. Era stanco, spossato, non stava bene. Doveva essere complicato far parte della famiglia Malfoy.

Come per telepatia, io e Lilith ci alzammo contemporaneamente, congedandoci solo con Draco e lanciando un'occhiataccia al Mocio Vileda.

Sapevamo che prima dell'arrivo saremmo ritornate là, ma aveva ragione, spaventare quelli del primo anno non aveva prezzo.

Infatti serpeggiavamo per tutto il corridoio, sbirciando dentro le cabine per trovare qualcuno di interessante da ridicolizzare.

In una c'erano tre bambinetti che dormivano, uno cicciottello, l'altro troppo alto e uno con i capelli unti e gli occhiali, esile.

Tirai fuori la mia 10 pollici e ¼ di legno di pino e crine di un unicorno e recitai Furrunculus, Tarantallegra, Slugulus Eructo. E subito la faccia di quello grosso si riempì di brufoli, le gambe dello spilungone tremarono velocemente e il magrolino sputava lumache. Restammo a vedere la scena, finchè non si svegliarono, realizzarono la cosa e urlarono dallo spavento e dal disgusto. Ovviamente noi adoravamo quelle reazioni e nessuno poteva dirci niente, erano incantesimi innocui. Nessuno, tranne la Cicatrice Ambulante e le sue guardie del corpo, la Secchiona e la Carota. Corse subito in soccorso non appena hanno udito le lamentele. Incrociai le braccia.

- Non potete farlo! – dichiarò Hermione.

- Non ti riguarda, Granger. – la squadrai.

- Sono solo dei ragazzini! – Ron prese le parti della sua fidanzata.

- Ah, preferisci che faccia vomitare lumache a te, Weasley? – disse Lilith estraendo la sua 12 pollici e 2/3 in noce in piuma di fenice . Risi all'idea di Carota che sputava quegli animali viscidi, di nuovo. Il divertimento finì con la Secchiona, la sua bacchetta e Finite Incantatem. Tirai un lungo sospiro, alzando le mani e sbattendo le spalle contro quelle di Potter. Lilith non si perse d'animo e mentre mi seguiva fece roteare la sua bacchetta: - Melofors. – e anche senza guardare avevo capito che a uno di quei tre bambini in panico era spuntata una zucca al posto della testa. Si sentì un tonfo, doveva essere caduto. Battemmo il cinque facendoci strada, dovevamo recuperare i nostri bagagli per indossare le divise, mancava poco. Percepimmo le occhiatacce del Trio Grifondoro anche a metri di distanza, ci voltammo solo per far loro l'occhiolino.

Quando arrivammo ai cancelli di Hogwarts il professor Filius Flitwick stava facendo l'appello. Io e Lilith avevamo camminato fianco a Draco tutto il tempo e solo allora, stando così vicine, notammo le sue occhiaie. Abbiamo provato ad interessarci a lui e ai suoi problemi, ma aveva fatto il vago, come sempre.

- Oh, buonasera. – disse il Nano da Giardino. - Vediamo, Malfoy, Zabini, Nott, Tiger, Goyle, Parkinson... - Lilith ghignò e io girai la testa per nascondere il mio sorriso. – Non c'è niente da ridere, Blackwood e Blackheart. – riprese il prof. – Su, entrate! – ordinò con un gesto della mano e a quel punto mi stava venendo voglia di dargli un calcio e farlo partire in aria al posto del Boccino D'oro.

La Sala Grande era come l'avevamo lasciata mesi prima, inondata di inutili portatori di divise nere che soffocavano l'intero arredamento.

In piedi, davanti al suo leggio illuminato da candele, - perché quelle sul soffitto non bastavano – Albus Silente canticchiava la sua noiosa predica di benvenuto insieme a degli stupidi consigli su come non finire a testa in giù sopra il calderone di vendetta dell'Oscuro Signore.

Io e Lilith avevamo la testa appoggiata sul tavolo, mezze addormentate e cercavamo di sentire ciò che diceva.

- ... Ed è per questo motivo che ospiteremo un nuovo alunno. Grazie per l'ascolto. – e poi partì un applauso fastidiosamente rumoroso.

- Cos'è che ha detto? – urlai a Lilith, per farmi sentire nonostante il casino, - mangeremo un uovo al giorno? –

Lei scoppiò a ridere e poi mi disse: - Ma no! Arriva un nuovo... -

La porta a due battenti si aprì e Igor Karkaroff fece irruzione nella Sala, mettendo a tacere tutti, con la sua pelliccia bianca e un colbacco nero in testa. A pochi passi dietro di lui avanzava un ragazzo, portava una giacca rossa, lunga a collo alto, dei pantaloni larghi marroni, stivali alti e neri e infine una mantellina rossa col pelo sulla spalla. Una scena bizzarra, l'unica volta che avevamo visto i Manzi Scandinavi stavano ballando col fuoco, questo invece era serio, non prestava attenzione a nessuno, seppur centinaia di occhi lo stavano esaminando. Era biondo, biondo oro, ci era già capitato di vedere quella capigliatura a... Improvvisamente, come se il ragazzo avesse avuto un radar, si girò di scatto e ci guardò, sollevando gli angoli della bocca. Mi mancò il respiro. I suoi occhi, quel cielo spezzato dalla montagna. Tenni stretta la mano di Lilith per capire se era un sogno o pura realtà. Ma quando capii che anche lei lo vedeva non c'erano stati più dubbi.

Albus e Igor si strinsero la mano e quest'ultimo mise l'altra sulla spalla del ragazzo, guardandolo con approvazione, speranza.

La professoressa McGranitt apparve davanti a loro con in mano il Cappello Parlante. Lo volevano smistare. I nostri sguardi non si spostarono da lui, eravamo tese, curiose. Aspettammo con ansia il verdetto del Coso Parlante quando ad un tratto le mie mani salirono sopra la bocca e gli occhi di Lilith per poco non uscivano dalle orbite. Aveva detto Serpeverde, lo aveva detto davvero. Ed ecco che il nuovo arrivato avanzava verso di noi, ecco che arrivava.

- Non mi dite che vi piace? – spostai un attimo lo sguardo per vedere chi avevo di fronte, Gregory, una pattumiera con i riccioli, non aveva diritto di parlare. Mi innervosii a quelle parole e sbattei un pugno sul tavolo, forte, mentre notavo una macchia rossa con la coda dell'occhio. Infondo ad essa spuntava una mano tesa.

- L'ultima volta non mi sono presentato, scusate. Mi chiamo Dominic Sherwood. – di nuovo quegli occhi insoliti.

- E' stato scortese da parte tua. – farci girare per mezza Diagon Alley finendo a Notturn Alley. – Ckicki Blackheart. – strinsi la mano.

- Lilith Blackwood. – fece lo stesso.

Sperando che le sorprese fossero finite ritornai calma, rilassando i muscoli.

Ma poi Silente parlò, richiamò me e Lilith per la storia sul treno. Evidentemente Ragazzo Saetta aveva parlato, il preside gli dava troppo retta.

Ciò significava una piccola punizione, niente di che, rischi del mestiere.

Dominic fece un cenno anche agli altri, ma si bloccò sotto lo sguardo di Draco, la sua bocca piegata all'ingiù. Dopo quell'aria di sfida non dichiarata fece retro front, tornando da Karkaroff e uscendo con lui dalla Sala.

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