Capitolo 3 Test di ammissione

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- Dunque che ci fai ad Hogwarts? – chiesi a Dominic, mentre imboccavo una forchettata di insalata marina. La tavola era imbandita di ogni schifezza commestibile, piatti su piatti dalle più classiche pietanze a quelle più magiche. Lui era seduto in mezzo tra me e Lilith, Draco davanti che ci fissava.

- Sono stato cacciato da Durmstrang, fin qui non c'è dubbio. – la nostra divisa gli stava troppo piccola, non era studiata per un fisico come il suo, le maniche erano corte di qualche centimetro, cingeva troppo le sue spalle larghe e i bicipiti pronunciati. Se non altro metteva in risalto la sua muscolatura.

- Che cos'hai combinato? – si fece avanti Lilith.

- Una rissa all'interno dell'Istituto, pare che abbia ferito gravemente alcuni dei miei compagni. – mentre parlava gesticolava con le mani e sulle nocche si vedevano cicatrici vecchie e nuove. Evidentemente preferiva attaccare col corpo anziché con la bacchetta.

- E' perché dovremmo ospitarti qui? – disse Draco con disgusto. Lui non amava i problemi, ma questo ragazzo ne rappresentava uno grosso per lui.

- Non ho scelto io. – rispose Dominic, mordendosi il carnoso labbro inferiore. – Igor pensava che qui avrei avuto una specie di riabilitazione delle buone maniere. –

Scoppiai a ridere. – Qui, tra i Serpeverde? Con noi? – lo guardai dritto negli occhi, indecisa su quale dei due soffermarmi di più.

- Ha detto che avrei avuto un Tutor, che non si scherzava con lui. –

Distolse lo sguardo per posizionarlo al tavolo nei professori, li squadrò tutti, come per indovinare chi lo avrebbe preso in custodia.

- Come si chiama? – lo incitò Lilith. Avevamo studiato per bene tutti i professori per trovare il loro punto debole, potevamo aiutarlo.

- Umbridge. –

Silenzio, nessuno parlò. I nostri visi si pietrificarono e poi si lasciarono andare ad un sospiro sconsolato, mentre la nostra testa scuoteva. Dominic ci guardava incuriosito, aspettando una risposta.

- Non è un uomo, è una donna. – concluse Draco, con un certo sollievo. – Ti darà del filo da torcere. – e fece quella che a noi sembrava una risatina.

- La Polpetta Rosa. – con un cenno della testa indicai Dolores.

Dominic scoppiò in un ghigno e abbassò la testa, mostrando i suoi denti perfetti. – In pratica devo avere paura di un gomitolo di lana rosa? –

Lo sguardo di Draco si fece serio. – Vediamo chi riderà per ultimo. –

Nel tempo libero, io e Lilith eravamo nei nostri dormitori. Stavamo riordinando tutto quello che avevamo comprato – di fretta – a Diagon Alley. Dalla mia borsetta scivolarono fuori i fuochi d'artificio freddi, i cioccolatini che provocano pustole e vomito, il filtro d'amore, torrone sanguinolento e acquisti più vecchi, come la crema che riempiva il viso di brufoli.

Per prima cosa prendemmo il filtro, ne rovesciammo poche gocce dentro una fiala trasparente.

- Solo perché è autoritario e... carino, diciamo, non vuol dire che può fare tutto quello che vuole qui. – lo misi nella tasca interna della divisa.

- Hai visto com'era teso Draco? – si alzò dal letto. – Dobbiamo fargli un favore, ci occuperemo noi di lui, mentre sarà sotto incantesimo. –

- Speriamo che il signorino abbia del succo di zucca, perché glielo aromatizzeremo un po'. –

- Dove lo cerchiamo? L'ultima volta ci è sparito da sotto il naso. –

Mi appoggiai allo stipite della porta. – Il primo anno è stato il più difficile per noi, eravamo sempre spaesate, timorose di perderci, con le scale che facevano quello che volevano. La soluzione era stare lontane da tutto ciò, rifugiandoci dove sapevamo di incontrare solo Serpeverde. –

Un luccichio si posizionò sugli occhi di Lilith. – La Sala Comune. –

Ci avviammo immediatamente, seppur senza tacchi il nostro passo era comunque il più spettacolare.

Il caminetto era spento, ma dalle finestre verdi entrava comunque un fascio di luce che metteva in risalto lo stemma e i crani di serpente. Sotto, adagiato comodamente su un divano in pelle nera, c'era Dominic.

Non sorpreso di vederci fece un cenno con la mano indicandoci di sederci.

Invece di andare di fianco a lui, però, scegliemmo il divano di fronte, quello più vicino al tavolino, dove sopra c'era una borraccia.

Io e Lilith ci scambiammo uno sguardo d'intesa, così lei si rialzò nuovamente andandosi a sedere sulle gambe di lui. Il ragazzo la accolse tranquillamente. – Ecco perché ti abbiamo visto a Diagon Alley. – gli disse.

Lui cercava di spostare la testa verso di me, per capire che stavo facendo, ma Lilith gli prese il mento facendo ritornare l'attenzione su di lei.

- Si, mi servivano i libri e ... altro materiale. – scrollò le spalle.

- Come il materiale che si trova da Tiri Vispi Carota? –

Nel frattempo io stavo versando le gocce di filtro dentro la borraccia.

Dominic inarcò le sopracciglia, cercando di vedere oltre Lilith.

- Weasley. – si affrettò a dire lei. – Volevo dire Weasley. –

- Già e se non sbaglio c'eravate anche voi. – si rilassò appoggiando la schiena alla pelle morbida, incrociando le braccia dietro la testa.

- Facevamo un giro. – dissi alzandomi e andando sul divano con loro.

Dominic ispirò forte, sentiva qualcosa, ma non poteva dedurre che fosse la mia fiala vuota in tasca. Io sentivo corallo e fiore di loto.

- Mi è venuta sete, qualcuno mi può passare la mia bevanda? – chiese.

Lilith si alzò facendo sembrare che la cosa la turbasse, non dando a vedere che desiderava proprio farlo bere. – D'accordo. – gli diede lentamente la sua borraccia. Lui la aprì, passandosela dolcemente davanti alla bocca.

Io deglutii, stava per versarla. Ne fece scivolare un po' sul labbro e poi in bocca. La richiuse e sorrise. Ormai era fatta, aveva bevuto e i sintomi avrebbero dovuto farsi vedere pian piano.

Ci guardò.

Fu veloce come un lampo, ci prese entrambe per il braccio e ci buttò sul divano, lui era sdraiato sopra di noi. Sentivo il suo corpo premere, ma senza schiacciare, il che mi faceva pensare che lui sentisse il mio battito accelerare. – Fermati, te lo ordino. – gli dissi con un sussurro troppo alto.

- Perché dovresti ordinarmelo tu? – mi domandò con voce suadente. Avevo il suo respiro davanti al viso e sentivo ancora quel profumo di corallo misto a fiore di loto.

- Perché ti ho versato io il filtro. – ribadii.

A quel punto lui si alzò da entrambe, mettendosi nella posizione comoda in cui era prima. – Quindi lo ammetti. – non capivo se era una domanda o un'affermazione, ma lui sembrava divertito.

- Non lo hai bevuto. – realizzò Lilith, mettendosi a sedere. – Hai fatto finta e ce lo hai fatto credere. –

Imprecai a bassa voce, ci aveva ingannate, forse iniziammo a capire di più perché si trovasse nei Serpeverde. Non era solo per la sua indole aggressiva, era furbo, attento, perspicace e un passo avanti a noi.

- Cambio di programma. – decisi.

Lo portammo nel nostro dormitorio, ovviamente tenendo presente che nessuno ci vedesse. La roba era ancora rovesciata sul mio letto. Dominic guardo il bottino incuriosito.

- Vediamo se sei davvero all'altezza delle nostre aspettative. – dissi, prendendo un cioccolatino che causa il vomito. – Neville Paciock, gliene rifiliamo uno ogni anno per dargli il benvenuto. Ci casca sempre, - corrugai la fronte - o meglio, fino all'anno scorso, quando dopo vari tentativi di minaccia lo ha mangiato lo stesso. – lo misi nelle sue mani.

- Non sospetterebbe mai di te, anche sarà messo in guardia dalla tua divisa. Digli che volevi solo conoscerlo e se sarà così stupido da mangiarlo verrai premiato. – promise Lilith mostrando un sorriso aguzzo.

- Premiato come? – lui lo ricambiò chiudendo gli occhi a fessura.

- Assisterai in prima persona all'amore più bello della scuola. – risposi.

La lezione di pozioni di Piton stava per cominciare. La nostra preda si avvicinava di fianco a Dean Thomas e Seamus Finnigan. Indicammo a Dominic quel ragazzo altro con i capelli neri leggermente ricci sul ciuffo e l'espressione imbambolata. Teneva in mano il suo libro, mentre gli altri due parlavano quasi da soli.

- Quello? – disse Sherwood con mezzo imbarazzo. – E' uno scherzo da ragazzi! – si scostò il lungo ciuffo dalla faccia con precisione.

- Ironia della sorte, tu sei un ragazzo e stai per fare uno scherzo. - Vecchissimo, tra l'altro. – Ma è solo una prova. – lo rassicurai.

Aspettammo che quasi tutti entrassero in aula, poi lo facemmo anche noi, andandoci a sedere nei posti in fondo, dove c'era Draco, che ci chiese: – Che fine avete fatto? – dopo un giro di scuse voltammo la testa, per osservare la scena tra Dominic e Neville.

- Ehi. – gli disse il biondo. L'altro alzò lo sguardo, sfiorando con la coda dell'occhio lo stemma.

- Sei quello nuovo? – chiese con voce tremante. I suoi occhi lo stavano ipnotizzando, quella magia di sfumature azzurro e marrone era indecifrabile.

- Proprio così. – tirò fuori il cioccolatino. – Accetta questo, in segno di benvenuto. – il mio primo pensiero ricadde sulla Strega di Biancaneve e alla sua mela avvelenata. Nel frattempo sentì Lilith dirmi "Non ce la farà mai", ma io continuavo a sperarci.

- No. – disse serio Neville. – Adesso spostati che devo andare a lezione! – fece per avviarsi, ma Dominic gli si parò davanti. – Ah-ah. Non si rifiuta mai un regalo. – scartò l'involucro e aprì il dolcetto in due. Una gelatina appiccicosa verde si rivelò al suo interno. – Faremo a metà. Dopo tutto, anche io ho bisogno del benvenuto, non trovi? – e improvvisamente mangiò la sua parte, sempre fissando gli occhi di Neville.

- Ma è impazzito! – sbottai e mi alzai dal posto, interrompendo la lezione di Piton e lacerando quel silenzio che si era creato.

Sentii i passi del professore che si avvicinavano. – Qualcosa non va? – la sua voce era lieve, dolce, ma in realtà racchiudeva una serietà incontrovertibile. – No, nulla. – e mi rimisi giù. Draco sembrava distratto.

Da quando Dominic aveva masticato il cioccolatino non era successo niente. – Allora? – disse ancora a Neville, che questa volta lo prese e lo annusò.

- Va bene, accetto, grazie! – e con un sorriso lo mangiò e nell'esatto momento in cui mandò giù un riflesso incondizionato lo spinse a vomitare.

- Sottospecie di mago con decadenze babbane! - Sherwood scoppiò a ridere e noi non riuscimmo a crederci. Come mai ogni volta che lo si sottoponeva a uno scherzo si salvava? La sua risata attirò l'attenzione di Piton che uscì dall'aula, seguito da Malfoy, me e Lilith.

- Potrei... vomitare. – affermò con riluttanza guardando il vomito di Paciock. – Signor Sherwood. – la sua voce tornò soave e le dita delle sue mani si incrociarono. – La prego di seguirmi. –

- A dire il vero, professore, - intervenni io, - il signor Sherwood è già atteso nell'ufficio del preside. – Severus inarcò un sopracciglio guardandomi.

- Che ce lo portiate, signorine. – ordinò con ironia e ritornò in aula.

- Voi tutti finirete nei guai. – Draco era un fascio di nervi teso, non smetteva di fissare Dominic in cagnesco e a squadrare noi due, prima di rientrare.

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