Capitolo 4 Amore platonico

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Per tutto il tragitto Dominic ci chiese delle spiegazioni. – Perché mi volete portare da Silente? – aveva l'impressione che lo avessimo ingannato a nostra volta, ma ormai quella storia era conclusa, non ci importava più. E poi la nostra rivincita l'avevamo presa facendo sì che lo spettacolo avvenisse sotto gli occhi di tutti, o quasi. Questa volta invece sarebbe stata più segreta. – Non ho detto che ti avremmo portato da Silente, ho detto che saresti stato atteso nel suo ufficio. – sottolineai.

- Sì, come se cambiasse qualcosa. – borbottò a sottovoce, ma lo udimmo lo stesso. – Fidati, in questo contesto cambia. –

In realtà non lo stavamo portando subito dal preside, prima c'era una tappa importante da raggiungere. Il Quartier Generale dei nostri crimini possiamo dire. Il dormitorio, il luogo adatto per piazzare piani e stratagemmi.

- Aspetta qui. – lo fermammo entrambe allungando il braccio verso le sue spalle e l'impatto fu un colpo che costrinse Dominic a far un passo indietro, quasi rimbalzando. Una volta in camera svuotammo la valigia per prelevare un vino babbano imballato, una scatola di cioccolatini e un'ampolla in vetro chiusa con un tappino di sughero che conteneva un liquido oro. Ci affrettammo a scrivere un biglietto e a posizionarlo sopra. Quando uscimmo il biondino era lì a braccia conserte. – Coraggio, la festa sta per iniziare. –

- Volete dichiararmi il vostro amore oppure brindare al mio arrivo per poi ubriacarci e finire accidentalmente nello stesso letto? – sorrise con la bocca chiusa, piegando la testa di lato. A quelle parole un lieve rossore si espanse sulle mie guance bianche.

- Nessuna delle due cose. – rispose Lilith. – E' arrivato il momento del premio, ti occuperai di una missione più pericolosa, ma gratificante.

- Come convincervi ad uscire con me? –

- Smettila. – le sue frecciatine mi davano i nervi. – Noi ci assicureremo che il preside sia a zonzo per la scuola, tu vai nel suo ufficio e lascia questi. – gli porsi i cioccolatini e il vino.

Una volta accompagnato Dominic a destinazione, io e Lilith ci dividemmo per i corridoi, controllando che Albus non fosse nei paraggi. Gli avevamo detto di posizionare gli oggetti sulla sua scrivania, di certo li avrebbe notati, siccome era solito passeggiare avanti e indietro come una molla rotta.

Il ragazzo lanciò un fischio come per dire che era uscito. Intanto il preside stava canticchiando qualcosa, segno che stava arrivando. Tornammo da lui e allontanandoci da quel posto gli passammo di nascosto l'ampolla.

- Cosa c'è dentro? – domandò appena la prese, slacciandosi il mantello della divisa per metterla al suo interno.

- Ma non porti camicia e maglione! – dissi meravigliata. Tra tutti i dispetti che avremmo potuto fare, nessuno avrebbe battuto il disonore alla divisa. Portava una semplice maglietta bianca su cui era stata legata in mal modo la cravatta. – Lo so, non mi stavano bene. Invece le vostre gonne vi donano. – era vero, le avevamo alzate di qualche centimetro per far risaltare meglio le nostre gambe coperte dalle parigine. Spostai la mia chioma argento all'indietro con un gesto della mano, mentre Lilith lo fece con un gesto elegante della testa, posizionando le mani sui fianchi.

- Trova la McGranitt e dagli l'ampolla dicendo che è un ottimo profumo. E dille di andare da Silente. – disse poi, guardando il ragazzo.

- In realtà che cos'è? –

- Oh Dom, ti posso chiamare Dom? E' Amortentia diluita con oli babbani, ricetta fatta in casa. Non la deve bere, è pur sempre un'insegnante. – in questo modo inalerà costantemente il profumo della passione senza andare di matto. – A proposito, come mai non hai vomitato? –

- Giusto. E perché quando hai bevuto il filtro non ti è successo niente? - alzai la voce, ricordando il suo alito di corallo e fiore di loto. – So che l'hai bevuto. – stavamo uscendo dal castello, andando verso il cortile esterno circondato da balaustre.

- Prima dimmi cosa c'era negli alimenti finiti in Casa Silente. –

- Lo stesso principio del profumo. –

- Ma è un insegnante anche lui. – precisò Dom.

- Sì, ma il più potente. –

Detto ciò vidimo in lontananza il professor Lupin, era spensierato, camminava con le braccia dietro la schiena e lo sguardo fisso per terra. Diedi una leggera spinta a Dom, costringendolo ad avvicinarsi a lui, mentre io e Lilith ci dileguammo. Il ragazzo sbuffò, allacciandosi il mantello. – Finitus. – ci disse prima di sparire. – Per non subire gli scherzi. -

- Lei dev'essere il professor Lupin. – si presentò a sua volta con fare amichevole, stringendogli la mano. – Sto cercando la professoressa McGranitt, sa dov'è? –

- Si sta preparando per andare in aula di Trasfigurazione. – il suo tono basso, ma caldo lo faceva sembrare più giovane.

- La ringrazio, professore. – e sorridendo si voltò.

- Spero che parteciperai anche alle mie lezioni. – ricambiò il sorriso.

- Assolutamente. – e poi sparì di nuovo, la sua velocità era impressionante.

Dopo aver girato in lungo e in largo trovò l'aula di Trasfigurazione, senza ancora nessuna traccia di alunno. Probabilmente ci stava maledicendo per il fatto di non averlo accompagnato, ma noi dovevamo studiare, siamo brave ragazze.

Dunque chiamò la McGranitt, la quale si girò compiaciuta.

- Oh, vedo che ti stai ambientando in fretta, mi fa piacere. – gli cinse una spalla col braccio. – Vuoi partecipare alla mia lezione? – il suo sorriso era così speranzoso, spontaneo e solare, che Dom se ne fregò altamente. – Sarei lieto Madame, ma sono venuto qui per consegnarle questo. – tirò fuori l'ampolla di vetro. – Lo consideri un piccolo omaggio da Durmstrang, tutte le nostre signore più belle sfoggiano questo profumo – le baciò la mano, - in segno di femminilità e potenza. –

La professoressa non esitò un istante per prenderlo. – Oh grazie, sono lusingata di accettare questo dono da un bel giovanotto come te. –

- Si figuri, lo provi. – la incitò Dom con un tono basso e fermo.

Minerva aprì la boccettina e un aroma di fragola le riempì il naso. Ne versò un goccio sulle dita, spalmandole poi sul collo.

- Volevo anche dirle, professoressa, che prima ho incontrato il preside e aveva bisogno di lei, nel suo studio. –

- Molto bene, mi precipiterò subito da lui, la lezione deve ancora iniziare. –

Io e Lilith in realtà non stavamo studiando, o meglio sì, un nuovo modo per far estrema confusione. Per questo eravamo andate nei sotterranei e avevamo posizionato i fuochi d'artificio freddi per tutta la stanza. Quando si sarebbe presentata l'occasione li avremmo fatti esplodere. Ma, per il momento, ciò che contava era scoprire se il nostro piano di creare un amore platonico, scherzoso e imbarazzante, avesse funzionato. Perciò, dopo una lezione con la professoressa Cooman, ritornammo nella nostra Sala Comune e Dom ci aveva preceduto.

- Come possono essere così stupidi i vostri insegnanti? – lui era in piedi, davanti al caminetto, a fissare lo stemma del serpente con attenzione.

- Quindi è andato tutto a buon fine? – esultò Lilith.

- Sì. – si girò per guardarci – Era questo il vostro brillante piano? Io non ho ancora tratto alcun cosa a mio vantaggio. –

- Fai parte della nostra squadra, direi che è un onore. Siamo temute e rispettate. Possiamo vantarci del nostro potere con tutti. – risposi io, spostando il peso da una gamba all'altra, lasciando che il mantello si aprisse.

- Ogni cosa a suo prezzo. – si avvicinò.

- Ti pariamo le spalle, non finirai in punizione, lo promettiamo. – replicai.

- Hai paura? – mi guardò da vicino. Era molto alto e dovetti alzare la testa. Senza tacchi era difficile scrutare tutti dall'alto al basso e quella specie di soggezione faceva intendere che il potere non ce lo avevo più io.

- Non essere sciocco, sei solo un ragazzo. – sbottò Lilith, in un certo senso per difendermi. In effetti non avevo più parlato e la cosa mi infastidiva.

Scossi velocemente la testa in segno di no, gli voltai le spalle e mi diressi dalla parte opposta a lui, tenendo la schiena più dritta possibile.

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