Epilogo 11 anni dopo

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Anche a distanza di un decennio la situazione era sempre quella. Babbani, babbani ovunque. Dopo aver scoperto la nostra origine, io e Lilith andammo al Ministero per cambiare i nostri nomi. Una volta che fummo state riconosciute ci venne assegnato immediatamente un posto di lavoro all'Ufficio Applicazione della Legge sulla Magia, non Auror, ma Uso Improprio della Magia, per intenderci. Buffo, sì, dal momento che, da studentesse, ne combinavamo di tutti i colori. Ma, si sa, con l'età si cresce anche intellettualmente, si cambia, si capisce cosa è giusto e cosa è sbagliato. Morale che ci ha insegnato indirettamente anche nostro padre. Come figlie legittime, ci trasferimmo in Grimmauld Place 12, la residenza dei Black. Curioso, un dipinto all'entrata era coperto da un telo e, nel toglierlo, un'anziana signora si mise ad urlare tutti gli insulti possibili ai traditori di sangue. Solo una volta che ci vide smise e tornò in pace con se stessa. Scoprimmo, allora, che si trattava di nostra nonna, obbligata ad ospitare in casa l'Ordine del Gallo – o quello che era – compresa la più grande feccia del nostro mondo. Purtroppo, ciò che vidimo quel giorno, come avevo già accennato, fu babbani. La stazione di King's Cross ne era piena e non erano neanche le dieci e mezza del mattino! Sempre la solita situazione: due signorine di ventotto anni, troppo composte e altezzose per quel mondo, venir osservate a lungo mentre percorrevano di fretta la via per il binario 9 ¾.

– Non è necessaria tutta questa fretta. – brontolò Lilith, posizionando il becco d'anatra del suo ombrellino nero sull'avambraccio. Era della nonna, glielo aveva regalato lei per natale.

– Avremmo già dovuto presentarci mezz'ora fa! – ribattei, mentre mi sistemai il mio cappellino stile vittoriano con tre piume nere, sempre della nonna. Il nostro look secolare si abbinava male con il resto dei civili, ma che ne sapevano, loro non facevano parte di una nobile e antica Casata. Facendo attenzione a non dare nell'occhio (più del dovuto, ovvio) oltrepassammo quel muro che divideva i due mondi. Beh, almeno non c'erano più babbani, solo babbani con la bacchetta. Essendo il primo giorno di scuola una mole del genere era scontata, carrelli ovunque, animali che uscivano dalle gabbie e seminavano caos.

– Dove credi che sia? – bella domanda, era quasi impossibile distinguere le facce. Alexia ci aveva mandato un gufo in cui ci aveva costrette a vedere il primo viaggio sull'Hogwarts Express di Delphi. Sì, non le aveva cambiato il nome, eccetto una piccola modifica, ora era Delphini Stark.

– Da questa parte. – una voce mi rimbombò in testa e capii che anche per mia sorella si era trattato lo stesso. Ci fermammo per girarci e notare Joseph che alzava la mano come se fosse stato un Prefetto in gita. Dietro di lui, una folta chioma rosso fuoco uscì allo scoperto. Entrambe sollevammo il triplo strato di gonna del vestito (sempre della nonna) e zampettammo finchè le nostre guance non si sfiorarono per un caldo saluto.

– Che immensa gioia rivedervi! – mi portai le mani giunte sotto al mento e sorrisi.

– Ckicki, non c'è la nonna, puoi smetterla. – finalmente mi rilassai le spalle e feci scrocchiare la schiena, espirando rumorosamente.

– Avete novità a quanto pare. – osservò la Stark. Era sempre uguale, dimostrava sì e no solo cinque anni in più. – Sì, sono una vampira. – ci disse telepaticamente, perché non mosse le labbra. – Jo e io ne abbiamo discusso e abbiamo deciso così. – sempre tenendo la bocca chiusa sorrise. Poi la aprì. – Dai, forza, raccontate! – restammo un attimo spiazzate.

– Oh sì, giusto. – iniziammo a raccontare della nostra stupenda vita a corte e delle severe regole che nonna Black ci imponeva. Vivere con le era tutta disciplina e buone maniere, avremmo onorato il nostro nome fino alla fine, come diceva lei. A fine storia una bambina corse nella nostra direzione, aveva dei lunghi e lucenti capelli grigi con le punte celesti. – Tu devi essere...! –

– Delphi, sì, è lei. – mi bloccò Alexia e io mi abbassai per guardarla meglio.

– Come facevi a sapere il mio nome? Io non ti conosco. – si difese la non più minaccia per gli anni a venire.

– Tua sorella maggiore ci ha inviato un gufo, presentandoti. – se ne occupò Lilith, abbassandosi anche lei. Delphi annuì e il macchinista tirò il primo fischio. – Invece, voi? –

– E' probabile che ci vedremo molto spesso al Ministero, sto per entrare nell'Ufficio Regolazione e Controllo delle Creature Magiche. Dal momento che Delphi non è più una bambina e inizierà a frequentare Hogwarts, abbiamo deciso di non vivere più in Scandinavia, ma nella mia Villa. – spiegò la Stark e Joseph le accarezzò un braccio, cingendola a sé.

– Le vostre avventure non sono finite, ragazze. – ci confidò il vampiro. – Tra qualche anno rivedrete i vostri amici, seppur con la metà dei vostri anni. – si stava riferendo ad Albus e Scorpius, avrebbero iniziato la Scuola alla fine dei prossimi otto anni, quando noi saremo diventate ancora più vecchie. – Draco non ci penserà due volte. – guardò Lilith e lei annuì debolmente. Un altro fischio e quasi tutti gli studenti erano sul treno. Delphini abbracciò i suoi familiari adottivi e fece un gesto con la mano rivolto a noi, poi corse felicemente sul vagone e si affacciò sul finestrino, mentre la locomotiva iniziava ad avviarsi verso ciò che sarebbe stata la sua esperienza migliore.

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