Capitolo 46 L'albero genealogico dei Black

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– Cosa, che significa? – la storia dei nostri genitori? Era impossibile, mai nessuno ci aveva dato simili informazioni e, quindi, sicuramente sarebbero state infondate.

– E su cosa vi siede basati, sulla chiave della Gringott? – commentò ironica Lilith. Infatti era l'unica prova della loro esistenza, in pratica assolutamente niente.

– Oh no, ragazze, molto peggio. – Albus ci lanciò un'occhiata vispa. – Colui che conosceva bene i vostri genitori ci ha raccontato tutto. –

– E chi sarebbe? – domandò Lilith tutto d'un fiato.

– Severus Piton. – le rispose Scorpius. Ovvio, ormai tutto oro colato ciò che diceva quell'uomo. Avrei potuto anche credere alla loro storia del futuro, ma una sola menzogna, una sola presa in giro su chi eravamo veramente noi e li avrei torturati sul serio.

– Ti ascoltiamo. – continuò la mia amica, curiosa a tal punto da non ragionare.

– Credo voi abbiate conosciuto mio zio, cioè, non proprio mio zio, ma il padrino di mio padre. – il moro iniziò a raccontare, ma lo guardammo con un sopracciglio alzato. – Sirius Black. – disse poi e noi capimmo, il prigioniero evaso da Azkaban rinchiuso ingiustamente, a quanto si diceva in giro.

– Lui era il padre di una di noi due? E' morto due anni fa! – dissi ad alta voce, sperando fosse uno scherzo.

– No! Lasciatemi continuare! – si offese Potter e noi lo accontentammo. – La famiglia Black è stata ed è ancora per voi la più pura per quanto riguarda Serpeverde e Purosangue, eccetto Sirius. Lui aveva un fratello che la vostra amica Alexia conosce bene per sentito dire, Regulus. E' stato un Mangiamorte anche lui, entrato a far parte dei seguaci di V non appena ne ha avuto modo. Stando a ciò che dice Piton, lui era un fanatico, ossessionato dal Signore Oscuro, ritagliava pezzi di giornale e ne creava un decoupage come una ragazzina babbana. Un po' come voi due. –

– Ehi, questa è un'offesa! – gridammo entrambe, anche se avevamo capito che si stava riferendo all'ossessione e non all'arte.

– Va bene, scusate. – si schiarì la gola – Regulus capì, dopo un anno al servizio di V, che era un pazzo, completamente psicopatico e decise di abbandonarlo, ma non avrebbe mai potuto dirglielo in faccia senza poi essere ucciso. Quindi, quando il Signore Oscuro lo chiamò per una missione, una missione che riguardava mio padre e il suo segreto, lui lo seguì. Fece ciò che V gli ordinò di fare eccetto una cosa, non toccare l'acqua. Si fece uccidere dagli Inferi, lo trascinarono giù nelle profondità, perché aveva capito di aver commesso un terribile errore. A lui non importava di nessuno se non di una persona. Prima di morire, a soli diciott'anni, chiamò il suo elfo domestico, non chiedete il nome, l'ho già dimenticato, e gli ordinò di distruggere l'oggetto prezioso che teneva con sé e di salvare la ragazza con cui stava, anche lei Mangiamorte. L'elfo ubbidì, riferendo il tutto a una donna di nome Cece, incinta. Lei, distrutta dal dolore, decise di scappare e di far giurare all'elfo di non dire una parola. Non voleva far crescere il suo bambino tra i Mangiamorte, in quanto con Regulus aveva già discusso dei pericoli che riguardavano il Signore Oscuro. Con sua sorpresa partorì due bambine e le accudì per pochi anni, con la consapevolezza di essere perseguitata da V, che non accettava il suo rifiuto. Conscia che prima o poi sarebbe morta, portò le figlie alla Sailor Orphan Girls School e poi affrontò il suo destino. – non riuscivo a crederci. Le lacrime mi rigavano copiose il viso e le gambe minacciavano di non sostenermi più. Io e Lilith ci guardammo.

– Sorelle? – c'era da aspettarselo, eravamo sempre state in sintonia, tutto combaciava, tranne il cognome e delle prove.

– Sì, giusto, il cognome. – Scorpius si passò una mano sul viso. Mi ero dimenticata che, anche se non erano più Dom e Will, riuscivano comunque a leggere nel pensiero. – Vostra madre lo modificò per tutelarvi, in caso vi fossero venuti a cercare. Siete entrambi delle Black. –

– E lo abbiamo letto, sulla Mappa. – rivelò Albus. – La volevamo per accertarci della versione dei fatti. E' grazie anche ad essa che abbiamo cambiato opinione su di voi. Siete simili sia a Delphi – guardò me – sia a Bellatrix – e guardò Lilith – semplicemente perché siete cugine. – questo sì che era inquietante, ma la Mappa non mente mai.

– Siete in pericolo qui. Cosa vi è saltato in mente di venire? – adesso i ruoli si erano invertiti, erano loro a fare le domande, ma noi non riuscivamo a trovare la voce. Avevamo solo un pensiero in testa. Sorelle e Mangiamorte. – Se dovessero riconoscervi finireste in brutti guai. – sospirarono, ma ci capirono. In fondo potevano leggere da sé il casino che si stava instaurando nelle nostre menti.

Improvvisamente si sentì un rumore di chiavi e ci girammo tutti di scatto, spaventati. Credavamo fosse Codaliscia, sceso giù per controllarci, così ci nascondemmo.

– Pss, sono io! – per nostra grande fortuna, Alexia si presentò e tirammo un sospiro di sollievo. Ci stava facendo uscire da lì. – Ho stordito quel buon a nulla di Pettigrew. – spaesate, la guardammo senza capire. – Il drago è pronto, sbrigatevi! – si scostò dall'entrata e allungò il braccio verso le scale. Non più scosse di prima, realizzammo l'idea di fuga. Ma quando, tutti e quattro, ci catapultammo sull'uscio, la Stark si parò davanti ai ragazzi. – E voi chi siete? – tirò fuori la bacchetta e la puntò contro loro. – Tornate dentro, immediatamente. – svogliatamente ordinò loro di starsene dov'erano e fece per chiudere il cancello, quando Albus urlò.

– No, aspetta! Noi siamo...! –

– Con noi. – aggiunse Lilith. – Loro sono Albus Potter e Scorpius Malfoy, l'effetto della pozione è svanito. –

– Come, scusa? Puoi ripetere!? – intanto che mia sorella parlava, Alexia squadrava i volti dei ragazzi, imbarazzati e molto spaventati, poi, appena finì le presentazioni, ritornò con gli occhi puntati sulla mora. Lilith si chiuse nelle spalle e per sua fortuna il finto Dom iniziò a raccontare tutta la pappardella della loro vita. La Stark, a fine storia, si mise una mano sulla fronte e sospirò. – Per lo meno non mi sono fatta un Potter. – almeno lei ha avuto il privilegio di conoscere il vero Sherwood. Albus, consapevole della loro vera relazione, scoperta solo telepaticamente, aveva fatto in modo di storpiare tutti i dettagli della loro storia per non farla insospettire, compreso l'incontro con i suoi genitori. Era tutta una grandissima menzogna.

– La bambina! – ringhiò il moro, instaurando un contatto visivo con la Mangiamorte che la diceva lunga. Alexia non parlò, si limitò a fulminarlo con lo sguardo. D'un tratto mi svegliai dai miei pensieri, come se fossi stata colpita da uno Schiantesimo.

– E' al terzo piano, con una donna! – annunciai, correndo su per le scale, trascinandomi Lilith. Avevo una voglia assurda di uscire da quella casa, non ce la facevo più a stare dentro quelle mura.

– Euphemia Rowle. – non ero ancora in grado di distinguere le loro vere voci, ma credei fosse quella di Scorpius. – Dobbiamo muoverci. –

– Fermo! – la Stark spalancò di nuovo il cancello, ma li bloccò poco dopo. – Cosa pensi di fare tu? – alzò un sopracciglio e guardò Malfoy dall'alto verso il basso, essendo due scalini sopra. Poi si rivolse a noi due e ci restituì il Mantello dell'Invisibilità. – Andate da Khal, vi raggiungiamo. – sollevata dal non dover più giocare alla caccia al tesoro in quella villa, io e Lilith ripercorremmo le scalinate principali, ritrovandoci così nel cortile d'ingresso. Lo indossammo e uscimmo nel giardino, mentre gli altri tre commettevano un sequestro di persona. Riconobbi Khal al centro di un vasto terreno alberato, insieme ad altri della sua specie. Ricordai le parole che Alexia mi disse nella lingua dei draghi per attirare la sua attenzione.

– FUS MeyZ DOVah! – forza, vieni drago! Non seppi se per le parole o perché ci aveva riconosciute, ma l'Ungaro Spinato camminò nella nostra direzione. Si abbassò e ci permise di salirgli in groppa. Stava aspettando l'ordine di volare, ma avremmo dovuto attendere che la nostra missione fosse compiuta.

– E così... – Lilith spezzò il silenzio. – Siamo delle Black... wow. – sì, la famiglia perfetta per noi.

– Sarebbe bello poterlo rivelare, avere finalmente qualcuno a cui importi davvero di noi, vivere nel lusso di ciò che è la nostra Casata. – fantasticai per un momento sulla vita che c'eravamo perse fino a quel momento, sorridendo, in mezzo al disastro.

– Non credo. – Lilith, al contrario, sembrava triste della scoperta. – Non si sono mai interessati a noi, non sono mai venuti a cercarci! –

– Non ne erano al corrente! – li difesi, sentivo che era giusto così. – Nostra madre era in pericolo e, sicuramente, renderci pubbliche ci avrebbe portate a quello per cui i nostri genitori lottavano. Saremmo cresciute con loro, i Mangiamorte, saremmo diventate come... – Delphi? Bellatrix?

– Come Alexia e come siamo noi ora esattamente! – sbottò. – Con l'unica differenza di avere parenti in giro per casa! – alzò le braccia e si guardò intorno. Era arrabbiata con loro, ma desiderosa di affetto tanto quanto me.

– Io non voglio vivere in quella casa. – dove tutti erano colpevoli per il suicidio di nostro padre. D'un tratto seppi cosa fare. Scesi dal drago e corsi di nuovo verso la porta d'ingresso.

– Aspetta, dove stai andando!? – Lilith non seppe che fare alla fine decise di seguirmi, ignara di ciò che stavo per compiere.

Senza protezione e invisibilità, salii le scale, verso la stanza di Delphi, dove avrebbero dovuto esserci anche i nostri compagni. La mia energia positiva aveva fatto in modo che non ci fosse più nessuno, la villa sembrava deserta e il rumore dei tacchi faceva eco tranquillamente. Giunte a destinazione ci scontrammo con Albus, che teneva la neonata in braccio.

– Dalla a me! – gli ordinai, ma Scorpius si parò davanti.

– Che cosa ci fate qui!? Tornate fuori! – anche Lilith, timorosa, mi prese la mano, tremando.

– Voglio vendetta! – afferrai la bacchetta e la puntai contro Potter. – Gli farò vedere che siamo ancora vive e che vinceremo noi! –

– Ma a chi!? – continuò il biondo platinato.

– A Vold...! – improvvisamente mi sentii bloccare da dietro, qualcuno mi aveva fermato le braccia e tappato la bocca con una mano.

– Non dire il suo nome, stupida! – era Alexia. – Se lo pronunci, Lui verrà qui! – poco dopo mi lasciò andare e sbuffò. – La balia è sistemata, possiamo andare. – poi guardò me e mia sorella. – Ora! –

– No, bene se viene qui, deve vederci e rendersi conto di aver perso! – poi sentimmo un rumore, come uno scoppio, e giurai di aver sentito i muri vibrare.

– Non dire cazzate! Adesso sbrighiamoci, prima che sia troppo tardi! – Alexia ci prese e con la forza ci riportò giù.

– Tardi per cosa? – fece Lilith, alle prese con il passo pesante della Stark.

– Per la...! – ma altri passi ci bloccarono la strada e tre Mangiamorte ci indicarono.

– Eccoli là, prendeteli! – ci corsero in contro, ma Alexia non si fece intimorire e proseguì.

– Incompetenti, ci sto pensando io! – strillò dal nervoso. – Crucio! – i tre uomini scivolarono a terra in un atroce lamento e noi li superammo senza problemi. In più, Delphini stava iniziando a piangere e io non sopportavo il lamento dei bambini. In quel trambusto avrei voluto stordirla, ma la fretta mi avrebbe sicuramente fatto sbagliare mira. E, sinceramente, far fluttuare il corpo di Malfoy era l'ultimo dei miei pensieri.

– Falla stare zitta! – gridai infine, evitando l'uso delle mani.

– Non sono un baby sitter! – mi urlò contro e quasi rivalutai l'idea di stenderlo per terra.

– Adesso basta, la prendo io! – Albus prelevò la bambina dalle mani dell'amico e la tenne stretta tra le braccia, mentre alternava la corsa frenetica a leggeri movimenti cullatori. – Ho una sorellina, va bene? – rispose alle nostre occhiate incredule.

– Sì, che ora probabilmente ha la nostra età. – sbuffò Scorpius. – E scommetto che James è entrato a far parte di qualche squadra di Quidditch. – l'interessante scoperta della famiglia Potter non mi interessava per niente. Vidimo Khal ancora seduto e ci affrettammo a salirci sopra. – Forte, non ho mai viaggiato su un drago! –

– La smetti? Sembri un bambino sulle giostre! – lo rimproverò il moro.

– Piantatela tutti e due e tenetevi forte! – Alexia ordinò al drago di volare e spiccammo oltre il cielo in direzione della scuola.

Ma ciò che si presentò non fu per niente la solita, vecchia scuola. Hogwarts era diventata un campo di battaglia, dove Mangiamorte lottavano contro studenti e professori. Dall'alto scorgemmo anche i giganti.

– Cosa. Sta. Succedendo. – scandii bene le parole per farmi comprendere meglio.

– E' già iniziata! – si allarmò Scorpius, mettendosi le mani nei capelli.

– Esattamente ciò che avremmo dovuto evitare. – concluse Albus, nascondendo la bambina.

– E' troppo tardi. – Alexia ordinò al drago di virare e si addentrò nella Foresta Proibita. Poco dopo essere scesi da Khal, la testa prese a scoppiare e una voce fredda e sinistra si insinuò nella mia mente. Era quella di Voldemort, voleva Harry Potter, se lo avessimo consegnato ci avrebbe risparmiati. Capii che anche gli altri lo stavano sentendo, eravamo tutti con le mani sopra le orecchie, nel vano tentativo di farlo tacere.

– Sta venendo qui! – Potter iniziò a delirare e a guardarsi intorno. – Vedrà noi e la bambina, ce ne dobbiamo andare! –

– Come sai che sta arrivando? – con quelle parole mi mise ansia, ma anche il desiderio di guardarlo negli occhi e mostrarmi.

– Mio padre mi raccontava sempre di come lo aveva sconfitto, una specie di favola della buonanotte. E il primo scontro si terrà qui, perchè V deve uccidere l'Horcrux che non aveva mai avuto intenzione di creare! – guardò Malfoy nella speranza che lo appoggiasse e infatti annuì.

– L'Hor-che? – chiese Lilith, producendo un leggero acuto. Il ragazzo sbuffò e non rispose, continuando a ripetere a bassa voce che avremmo dovuto levarci immediatamente.

– D'accordo. – gli credette la Stark. – Dove proponi di andare? – si mise le mani sui fianchi e scosse la testa.

– La Scuola è fuori uso e non ci tengo a...! – si lamentò Lilith, ma Albus continuò.

– Voglio vedere Piton un'ultima volta. – questa mania del professore avrebbe dovuto finire, ma acconsentimmo la sua richiesta.

– E dov'è? – il ragazzo ci donò uno sguardo complice e poi ci condusse verso la Stamberga Strillante. Per passare, azionò un ramo del Platano Picchiatore e la pianta smise di essere minacciosa. Lo seguimmo, trovando fosse un ottimo nascondiglio, ma poi si voltò di scatto.

– Non c'è. – ammise e il suo respiro affannato non prometteva niente di buono.

– Forse non è ancora il momento. – tentò di persuaderlo Scorpius, ma Albus non volle sentirlo.

– La rimessa delle barche. – disse e uscì, facendo sballottolare Delphi a destra e a sinistra. Alzai gli occhi al cielo e sperai tutto finisse. La seconda volta lo trovammo, disteso, in una pozza di sangue, morto. – No, no, aspetta! – lasciò la neonata nelle braccia di Alexia (la quale la guardò come se fosse un elfo domestico) e si piombò sul corpo del professore. – Grazie, di tutto. – gli posò una mano sulla spalla, ormai non c'era più niente da fare.

– Cosa gli è successo? – la mia voce si sentiva a malapena.

– Voldy e il suo serpente domestico. – commentò Scorpius. Guardai la Stark, ma, stranamente, non aveva replicato per il modo in cui aveva chiamato il suo Signore Oscuro. Ah, no, era impegnata a non farsi sbausciare addosso dalla progenie.

– Ora sta andando a farsi ammazzare. – Albus si sollevò dal corpo inerme di Severus e tornò alla realtà. – Andiamo al castello. –

– A fare cosa? –

– Ad aspettarli. –

La visione della Scuola distrutta mi destabilizzò più di quanto potei mai immaginare. Era vero, dopotutto, Hogwarts era la mia casa. Non immaginai mai di sentire quel vuoto e quella tristezza che solo i detriti e le macerie avessero mai potuto indurre. Per non parlare della Sala Grande. Un vero e proprio cimitero. Guardai attentamente, ma non riconobbi nessuno dei quali mi importasse veramente. Poi smisi di farlo, per evitare di trovare qualcuno. Anche se improbabile, le uniche persone a cui tenevo erano lì con me. Poi Alexia si fermò.

– Dov'è Joseph? –

– Lo hai esiliato, non ti ricordi? – la portò alla realtà Scorpius. Per motivi a me celati, Alexia trattenne il respiro e poi si lasciò andare in un lungo sospiro tranquillizzante.

– Meno male. – a parte che era un vampiro e i vampiri si uccidevano con... insieme a... va beh, il Professor Binns una volta lo aveva detto in Storia della Magia, al Sesto Anno, ma non me n'era mai importato, chi si immaginerebbe mai di affrontarne uno, ai nostri tempi. Anzi, forse era al Settimo Anno.

– Non ha importanza come si uccidono, lui non è qui! – sbottò Albus nello stesso momento. La gente non ci degnava di uno sguardo, per fortuna, caso mai si chiedessero come due estranei, una Mangiamorte, due ricercate e una bambina fossero in mezzo alla Sala a guardarsi negli occhi.

– Invece ti sbagli. – dal nulla, la voce di Joseph risuonò calda e pacata dentro le nostre orecchie. Ci girammo di scatto e, prima che qualsiasi essere umano avrebbe potuto realizzarlo, Alexia consegnò Delphi nelle mani di Malfoy e corse ad abbracciare il suo cavaliere.

– Jo. – anche i suoi amici riuscirono a salutarlo, dopo che la Stark si fu scostata. – Che ci fai qua? –

– Sono voluto tornare. – poi baciò la Mangiamorte, attirandola a sé con il braccio. – Sempre se posso. – lei sorrise e ricambiò l'effusione.

Un rumore di passi attirò la nostra attenzione. – Ci siamo. – annunciò Potter e si avviò verso l'uscita. Ciò che vidimo fu una schiera di Mangiamorte, Voldemort e Hagrid, il quale teneva in braccio Harry. Albus era fiducioso, mentre le parole del Signore Oscuro promettevano una vita tranquilla e solare, a sorseggiare champagne su uno sdraio situato sopra i cadaveri dei Babbani, Nati Babbani e Mezzosangue. Ovviamente con un sole che spaccava le pietre per abbronzare quella pelle grigiastra che si trovavano. Avrei voluto presentarmi e dire di essere figlia di chi ero, insieme a Lilith, ma poi successe. Harry saltò giù dalle braccia del mezzo gigante e iniziò a istaurare una conversazione con il suo nemico scioccato. Girarono in cerchio con la bacchetta allerta, mentre si sputavano frasi melodrammatiche e vittoriose (questo da parte del Grifondoro, potere al valore dell'amore). Nel momento in cui Voldemort dichiarò l'anatema che uccide, la Cicatrice Ambulante enunciò l'unico incantesimo che sapeva dire e... vinse. Tutti restammo meravigliati ad osservare la collisione dei due incantesimi, che avevano prodotto un fascio di luce argentato, e poi, la bacchetta di Voldemort volò in direzione di Potter e infine si accasciò a terra, morto. Il pubblico esultò e andò ad abbracciare l'eroe. Anche ad Albus venne l'impulso di farlo, ma per ragioni ovvie si trattenne.

La guerra era finita, o così, per noi, evitando quel giro nel tempo effettuato dai due presenti. – Cosa succederà loro? – chiese la Stark, riferendosi ai seguaci del caduto. Questa volta rispose Scorpius.

– Alcuni verranno arrestati e portati ad Azkaban, altri negheranno di aver agito secondo la loro volotnà e saranno lasciati liberi... come mio padre. – d'istinto guardammo Draco abbracciare sua madre e andare via.

– Sarei felice – continuò Scorpius – se un giorno dovessi diventare tu mia madre. – e si rivolse a Lilith. Lei lo guardò incredula. – Avrò tanto da imparare. – non rispose nulla, ma lo abbracciò fortemente.

– Seguiamo il corso della storia. – aggiunse poi, non staccandosi da lui.

– Verrai a trovarmi? – chiese Joseph ad Alexia, prendendola per i fianchi.

– Il prima possibile. – gli diede un altro bacio. – Terrò io la bambina, non ci saranno pericoli per il futuro. – la prese dalle mani di Malfoy e li rassicurò.

– Grazie. – fece Albus e poi mi guardò. Oh no, quegli occhi verdi. Mi mancavano così tanto gli altri. – Ckicki, – mi prese una mano. – So bene che le cose non sono andate esattamente come te le immaginavi. Mi dispiace, l'ho già detto e lo ripeterò sempre, ma ho passato dei bei momenti qui con te. Anche se ero Dom, e capisco sia mille volte meglio di me, scommetto che anche tu ti sia divertita. Ma non lo ammetterai mai, quindi mi acconterò del tuo silenzio. – mi accarezzò una guancia e sì, non riuscivo a parlare, ma era per il groppo in gola che mi si stava formando.

– Anche se sei un Potter non sei così male. – sdrammatizzai con una finta voce autoritaria. Lo feci ridere e notai che non era la stessa risata che conoscevo. Albus per me restava comunque un estraneo.

– Quindi questo è un addio. – ritornò serio, staccandosi dalla mia pelle. Io annuii debolmente.

– Come farete a tornare a casa? – s'intromise Lilith. Così, Albus tirò fuori dalla divisa una GiraTempo e con essa la bacchetta.

– E' quella rubata. L'ho stregata affinche il tempo si fermasse, ma appena la toccherò l'incantesimo svanirà e verremmo teletrasportati nel nostro anno. – teneva la punta della bacchetta a una generosa distanza dall'oggetto magico, come se non volesse farlo. Scorpius gli andò vicino e gli posò una mano sulla spalla.

– Fallo. – e ci donò il suo ultimo sorriso. Anche Joseph si congedò con loro, definendoli amici. In una frazione di secondo, così come erano lì davanti a noi, saprirono con uno sbuffo sconsolato. Per l'ultima volta, volli guardare quegli occhi belli che non conobbi mai.

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