Capitolo 45 Irruzione

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Mi girai lentamente. – No. – la Stark mi guardò. – No, no, no, so cos'hai in mente e non lo farai. – non avevo ancora parlato, ma le mie intenzioni erano prevedibili. Erano passati diversi minuti dalla scomparsa dei due ragazzi e, piano piano, stavo realizzando tutto.

– Sì, invece. – Lilith stesse dalla mia parte, venendo al mio fianco, davanti alla rossa.

– Vi rendete conto di quanto possa essere pericoloso? – Alexia sospirò, portando le mani sui fianchi. – Sono stata ingannata anche io, ma non vi lascerò fare un gesto del genere. – gesticolò, poi scosse la testa. Non c'era altro modo, volevo vedere per credere.

– Ci porterai lì. – decisi, puntando i piedi. Non mi importava di niente se non comprendere ciò che era successo.

– Vi cattureranno, furbone. – non saremmo mai passate inosservate a Villa Malfoy, ne eravamo consapevoli, ma era l'unico luogo in cui avremmo fatto luce.

– Non se lo farai tu. – a Lilith venne in mente un'idea e la trovai geniale. Alexia strabuzzò gli occhi, incredula.

– Sul serio? – chiese retorica, inclinando il viso. – Ci ritenete così stupidi? – non avrei mai pensato che i Mangiamorte lo fossero, però non avrebbero dovuto farsi domande per due prigioniere in più. Chissà cosa fregava loro del genere umano. – D'accordo, sentite, non mi va di farvi correre il rischio di rimanere secche. Indosserete il Mantello dell'Invisibilità, perlustrerete la villa nel tentativo di trovarli e scapperete con la bambina, intesi? Io dovrò presenziare alla riunione. – uscì in fretta dalla Sala Comune, ma la rincorremmo.

– Aspetta un momento, che c'entra la bambina? – le andai davanti, bloccandole la strada. – Se ciò che hanno detto è vero bisogna ucciderla, prima che faccia danni! – Lilith annuì.

– E' una neonata! E poi scommetto che è diventata cattiva solo perchè qualcuno l'ha cresciuta nel modo sbagliato. – un po' come tutte noi.

– E cosa intendi fare? Rapirla e accudirla? – Lilith scoppiò in una risata amara.

– Sì. – rispose seria la Stark. Ci bloccammo tutte e due a fissarla.

– No. – che razza di pensiero le era saltato in mente? – Hai mai passato del tempo con un bambino? – strinsi gli occhi a fessura. – Sono capricciosi, piangono in continuazione, non stanno mai fermi, vogliono sempre mangiare...! – e quelli babbani ti deridono. Non scordai l'esperienza in orfanotrofio. Li odiavo.

– Okay, non prorpio io, la lascerò alla mia balia, avrà l'ordine di non rivelarle la sua vera identità. Crescerà con altri valori. – si rassegnò, capendo che era un compito troppo improbabile da gestire.

– E che ne sarà di te? Sei pur sempre una sua seguace. – lei e la Blackwood si guardarono negli occhi, quel silenzio non mi stava piacendo.

– I-io... credo... – non fece in tempo a finire la frase, perché si tastò ancora il braccio sinistro dolorante. – Dobbiamo andare. – corremmo fuori, verso la Foresta Proibita, a cercare Khal. Tenevo il Mantello ben stretto tra le braccia, mentre ero avvinghiata a Lilith. Non mi sarei mai abituata. Non ero neanche mai stata a casa di Draco. Due enormi siepi rettangolari perimetravano il parco, mentre al centro si ergeva un cancello di ferro. Esattamente lì, io e Lilith ci nascondemmo sotto il Mantello.

– Se non dovesse funzionare... – iniziai, ma venni fermata.

– Funzionerà. – la Stark tirò fuori la bacchetta e aprì il cancello sicuramente bloccato con degli incantesimi. – Mi seguirete fino a un certo punto, poi dovrò lasciarvi. – il punto a cui si stava riferendo era appena dentro le mura, in una sala interamente fatta di marmo oro, con un enorme camino alla sinistra, un lampadario pendente e un'infinità di scale. Mi stavo già perdendo. – Non levatevi il mantello per nessun motivo. – ci disse, parlando al vuoto, più precisamente al nostro mento. Annuimmo, anche se non ci avrebbe potute vedere, ma avevamo paura di pronunciare qualsiasi parola. Si dileguò oltre le scale e noi le salimmo. La prima stanza che si presentò fu uno studio, molto ampio, con il soffitto a volta, librerie piene, un morbido sofà con dei cuscini, una scrivania e un pianoforte a corda. I toni della stanza erano sul beige e sul grigio, eccetto per i vasi con dei fiori lilla. Pensavo fosse il salotto della signora Malfoy, ma il tavolino con il whiskey e mezzo bicchiere pieno mi diede da ricredermi. A meno che non fosse stata lei quella stregata dall'alcol, ma non erano affari miei.

– Andiamo, qui non c'è niente. – mi bisbigliò Lilith. Ero rimasta affascinata dall'arredamento che mi ero bloccata. Ma ripresi a camminare e ad esplorare la villa. Un'altra stanza, una camera da letto con la carta da parati verde e argento, dei pilastri davanti alle finestre attorcigliati da due enormi serpenti, l'emblema dei Serpeverde appeso, un letto a baldacchino e una piccola vasca da bagno interrata con una fontanella. Sul muro erano stati inchiodati dei poster, tutti relativi al Quidditch. La stanza di Draco. Il desiderio di rovistare tra le sue cose era immenso, io e Lilith bramavamo ficcare il naso tra le sue cose e lo avremmo fatto, se un rumore non ci avesse distratte. Sembrava un pianto, uno di quelli strazianti e disumani. Cautamente andammo a verificare la fonte e, poche stanze più in là, vidimo una donna. Era vestita con un abito lungo e ampio, nero, con il colletto ricamato e i bottoncini sul corpetto. Le maniche erano lunghe e a sbuffo sulle spalle. I capelli scuri pettinati in uno chignon tiratissimo. Il suo sguardo era severo tanto quanto la sua voce.

– Smettila subito o farai una brutta fine! – la donna, però, non si stava riferendo allo strano uccello piangente, grigio scuro con sfumature verdi, ma parlava rivolta verso una culla. – L'Augurey continuerà a piangere, segno di una morte imminente! Ah, guarda cosa mi tocca fare, per fortuna i tuoi genitori pagano bene. – era scocciata e schifata, ma quando prese in braccio la neonata realizzammo subito. Avevano ragione, come avevano fatto? Ciò significava che il loro racconto non era una bugia. Per la sorpresa, o per i brividi imminenti, ci scappò un ansimo. La donna si voltò nella nostra direzione e noi ci tappammo la bocca con le mani. – Chi c'è? – ci urlò contro. Avremmo dovuto scappare, ma il solo pensiero di essere scoperte per il minimo rumore ci fece restare ancorate a terra. Con la bambina ancora in braccio avanzò verso l'uscio della porta, esattamente dove eravamo noi. Il mantello ci rendeva invisibili, ma non immateriali. Fuggimmo, creando uno spostamento d'aria, restando comunque nell'anonimato. Non sapevamo dove andare, non avremmo potuto ritornare da Alexia e i falsi Dom e Will non c'erano. Aprimmo con forza la prima porta che ci capitò a tiro, ma fu una pessima, pessima idea. Nonostante le persone riunite attorno a un lungo tavolo non avessero potute vedere, notarono lo stesso la porta spalancata. Noi, paralizzate dalla paura, squadrammo tutti i volti dei Mangiamorte. Ci stavano osservando, quella brutta sensazione di non essere più invisibile.

– I tuoi arredamenti fanno schifo, Lucius. – un signore biondo, con i capelli legati in una coda bassa, sventolò la bacchetta e chiuse bruscamente la porta. La folata di vento creata dal gesto ci fece volare via il Mantello di dosso. Cazzo. Tra i versi di stupore dei Mangiamorte e le nostre facce terrorizzate, solo due cose notammo: Alexia che si schiaffeggiava la fronte e Draco che si alzava in piedi. Lo guardammo scioccate, non lo credavamo possibile, perché non ci aveva detto nulla? Prese a realizzare l'ennesima scoperta non notammo la mole di persone intente a rapirci. – Ma chi abbiamo qui? – lo stesso tizio biondo ci rivolse la parola, ma noi avevamo perso la voce. Fece per strattonarci, ma la Stark lo fermò.

– Yaxley! – e con un incantesimo lo fece inginocchiare a terra, dolorante. – Ci penso io. – con non tanta delicatezza la rossa afferrò il Mantello e poi noi, sospingendoci bruscamente oltre il tavolo. Uscimmo da quella sala. – Che cosa vi avevo detto di non fare!? – ci rimproverò, una volta al sicuro.

– Noi non... ecco... – iniziammo a dire, impacciate. – Abbiamo trovato la bambina, ma non gli altri due. – confidammo a bassa voce.

– Continuate a cercare, nel frattempo... –

– Signorina Stark. – una viscida voce la interruppe e quando vidimo il proprietario sbiancammo. Era un uomo basso e tozzo, con l'espressione da topo, stempiato, ma al contempo con i capelli lunghi e la mano sinistra argentata.

– Codaliscia. – quel verme gobbo e schifoso ci prese per i capelli, facendoci urlare e ci trascinò via.

– Nelle segrete. – annunciò, ma Alexia non potè fare niente, se non guardarci preoccupata e labiare un "Vi salverò". Certo, comprendevo benissimo il suo ruolo, non avrebbe dovuto mettersi contro la sua setta per noi, ma almeno avrei preferito lei durante il tragitto verso le prigioni, quello svitato stava per farci cadere tutte e due dalle scale. Chiuse il cancelletto di ferro e restammo sole, in una stanza di pietra, umida e con un forte odore di muffa.

– Adesso lo faccio esplodere! – tirai fuori la bacchetta per puntarla contro le grate.

– Non funzionerà, è stato fatto apposta, altrimenti ti avrebbero ritirato la bacchetta prima di rinchiuderti qui dentro. – ci spaventammo, non seppimo chi fu stato a parlare finchè, da dietro una colonna, un ragazzo biondo platino con gli occhi di ghiaccio uscì allo scoperto. Per un attimo lo scambiammo per Draco e ci volle qualche secondo per realizzare che non era lui. Ma io quello lo avevo già visto. Indossava la divisa dei Serpeverde. Era il ragazzo uscito dall'Aula di Pozioni!

– Chi sei? – gli chiese Lilith e il biondo sorrise timidamente. Era anche pettinato come Draco, una somiglianza impressionante, a meno che...

– Scorpius Malfoy. – tese la mano. Oh no. Il primo nome anomalo sulla Mappa. – Anche se siete abituate a vedermi sotto le sembianze di Will Tudor. – dannazione, no. Non avevano mentito.

– D-dove... dov'è...? – balbettai, ansiosa e spaventata di vedere colui che aveva finto di essere il mio Dom.

– Qui. – fece una seconda voce. L'altro ragazzo aveva i capelli castani spettinati, con la frangia, e due grandi occhi verdi, niente eterocromia. – Sono Albus Potter. – sorrise a sua volta. Oh no. No, no, no. Aspettate, fermi un momento.

– Sono andata a letto con un Potter!? – no, no, no. Che tragedia, che orribile errore. Inconcepibile.

– Davvero è la prima cosa a cui hai pensato? – scherzò il moro. Sì, assolutamente sì.

– Come siete finiti qui? – chiese Lilith, anche se la risposta era ovvia. – Perché non avete chiesto aiuto ai vostri genitori? – non risposero, si guardarono con tristezza.

– Cosa pensereste se due adolescenti come voi venissero lì e vi dicessero di aiutarli perché ne dipenderebbe il loro futuro? Cosa pensereste se vi raccontassimo delle vostre future famiglie e che la vostra progenie ha fatto ritorno nel passato? – il biondo ci fece notare che, effettivamente, nessun pazzo avrebbe mai creduto a una storia simile. Ma erano lì, in carne ed ossa, avevano detto la verità seppur traumatica. Al contempo, rivelarlo a dei Mangiamorte sarebbe stato ancora più tragico e inutile.

– Lo sapevate? Sapevate ogni cosa del nostro presente? Le vicende, le coppie... – iniziai a contare sulle dita. – Tuo padre è un Mangiamorte, tua madre perché e rimasta uccisa? E tu, Potter, che rapporto avremo in futuro? – avrei potuto chiedere tutto, dal momento che nessuno di noi aveva via di scampo.

– Sì, – iniziò Malfoy – mio padre lo era e mia madre si è ammalata. Non è stato lui se è ciò che intendi dire, dopo la guerra tutto questo terminerà e... –

– La guerra? Si arriverà a combattere? – ma perché, che cosa volevano tutti quanti?

– Non possiamo rivelarvi certi particolari, ma mio padre e il Signore Oscuro avranno un incontro decisivo e lo sconfiggerà. – Albus fece intendere che il tutto avrà un buon fine, ma a noi non interessava quello.

– Ci avete usate comunque! Come avete fatto a nascondervi per tutto questo tempo? Avete rubato dalle scorte di Piton, è per questo che andavate sempre nel suo ufficio? – la mia voce iniziò ad alzarsi.

– Non è esatto, il professor Piton ci stava aiutando. Lui non è come dice di essere e, una volta spiegatogli la situazione, ha preso la decisione di aiutarci, prima che per lui fosse troppo tardi. – Potter si ammutolì tutto d'un tratto. – A quanto dice mio padre, il vostro professore era una persona coraggiosa, un uomo da ammirare, e lo sta dimostrando in questo momento e lo farà fino alla fine dei suoi giorni. –

– Cosa gli accadrà, che vuol dire? – tutte quelle belle parole per Piton erano decisamente fuori luogo, non era così il nostro insegnante.

– Si sacrificherà, per mio padre, per mia nonna, per l'amore. – si rabbuiò. – Albus Severus Potter, è questo il mio nome completo e solo adesso che l'ho conosciuto comprendo quanto io debba essere fiero di portarlo. – Scorpius gli posò un braccio attorno alla spalla, per consolarlo. I due si guardarono. – Che gesto carino, attento a non abbracciarmi davanti alle ragazze. – e si misero a ridere. Quel discorso ci aveva aperto un mondo, ecco perché si comportava in modo strano con noi, stava aiutando loro e cercare di farci capire a noi.

– Le vostre madri, vogliamo sapere tutto. – decise Lilith, probabilmente irata per non aver sposato Draco, ma grata per essere probabilmente viva.

– D'accordo, pettegole. Mia madre sarà Astoria Greengrass, mentre quella di Al Ginny Weasley. – spalancammo la bocca. Astoria. La sostituta dei poveri di Lilith, se lo avessi saputo non l'avrei mai ingaggiata.

– Ma che schifo! – commentò la Blackwood. – E la Granger? Come avete convinto Draco ad andare con la Granger? – ricordò disgustatamente la Grifondoro che portava via il nostro Capitano durante lo scontro con Dom... cioè, Albus.

– Imperio, è stato abbastanza difficile, ma lo abbiamo convinto con la forza a frequentare mia madre. – rivelò Scorpius. Quindi neanche Draco l'avrebbe mai scelta e c'era addirittura il rischio che lui non fosse mai nato.

– Abbiamo rischiato di stravolgere la tua famiglia? – realizzai, complimentandoci in segreto per il quasi ottimo lavoro.

– Meglio Hermione, innamorata di Weasley, piuttosto che voi due. – dichiarò Potter e diede una leggera gomitata al suo amico. – Ma lo abbiamo fatto finire in fretta, altrimenti, questo eterno rubacuori non avrebbe potuto innamorarsi di Rose, la loro figlia. – risero ancora, lo trovavano davvero divertente?

– Avete combinato un disastro! Le cose sarebbero comunque andate nel modo in cui le conoscete voi, guardatevi! – mi arrabbiai, perché ci avevano fatto soffrire per nulla, costringendoci a vedere teatrini organizzati apposta.

– Non credere, i sentimenti lungo andare si sono rivelati veri, appunto per come dici tu. – esattamente, quindi non c'era assolutamente bisogno di inscenare quella pagliacciata.

– E perché la Mappa, a che diavolo vi serviva? – ricordavo ancora l'espressione triste sul volto di Sherwood. Ah no.

– Per impedirvi di leggere i nostri nomi, è ovvio, e poi... – Scorpius tentò di proseguire, ma Albus gli pestò un piede e si lamentò.

– No! Adesso lui continua! – ordinai ad entrambi, alzando minacciosamente l'indice.

– E poi cosa? – incitò a proseguire Lilith. I due ragazzi si guardarono disperati, temporeggiando.

– Cosa direste se noi, ecco, conoscessimo la vostra storia e dei vostri genitori? –

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