6 - ...nasce l'amore

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Federico

Posare la testa sul petto di Benjamin e addormentarmi cullato dal battito regolare del suo cuore, fu bellissimo, così come ricevere le sue carezze tra i capelli. Spossato dalle troppe emozioni di quella sera mi lasciai andare tra le sue braccia, cadendo in un sonno profondo che cancellò tutto il resto, tranne il calore del suo corpo aggrovigliato al mio.
Poco prima dell'alba mi svegliai per andare in bagno e quando mi accorsi di essere rimasto in boxer aggrottai la fronte: quando era successo? Benjamin dormiva accanto a me con un'espressione rilassata sul volto: pur vestito, era davvero stupendo. Sentendomi invadere da un piacevole calore, gli rubai un dolce bacio a stampo che lo fece sospirare. Dopo aver fatto pipì, tornai tra le sue braccia e lui mi strinse subito, come se lo avesse fatto centinaia di volte. Sentii le sue labbra posarsi sulla fronte e mugolai felice: ricevere quelle attenzioni era molto più intimo che fare sesso e ogni parte di me si stava godendo quell'esperienza. Col sorriso nel cuore, sprofondai in un piacevole dormiveglia, che mi portò fino alle prime luci del mattino. A svegliarmi, però, non furono le coccole di Benjamin, ma una serie di ripetute vibrazioni del suo telefono, seguite da un preoccupato "Pronto?" che mi fece aprire gli occhi.
"Mh... Ben? Tutto ok?"
Il ragazzo di fronte a me scosse la testa e spostò le gambe fuori dal letto: "No, devo andare Fede, scusami."
Prima che potessi capire quello che stava succedendo, Benjamin afferrò al volo chiavi e giacca e poi uscì. Mi bastò un secondo per alzarmi e seguirlo: doveva essere successo qualcosa di grave per farlo scappare a quel modo!
"Ben, Benjamin! Ehi! Fermati!"
Rischiai di inciampare due volte, ma non mollai la presa.
Quando la moto non diede segni di vita, Ben gridò e colpì il serbatoio con un pugno. Dopo una sfilza di colorate imprecazioni, il suo sguardo disperato si legò al mio: "Puoi portarmi a casa Fede? Per favore?"
L'urgenza nel suo tono mi spinse ad annuire, "Certo, dammi solo un attimo.", e a rientrare per vestirmi velocemente.
Due minuti dopo eravamo dentro la mia Audi, tra le strade semideserte di Monterey. Dopo avermi dato il suo indirizzo, Benjamin si era chiuso dentro un silenzio pieno di tensione. Ignorando la voce nella mia testa che diceva e farmi gli affari miei, gli coprì la mano chiusa a pugno con la mia, facendolo sussultare: "Non devi dirmi nulla, ok? Sappi solo che ci sono."
Non rispose, ma i suoi occhi brillarono come due smeraldi e poi voltò il palmo all'insù, in modo da intrecciare le nostre dita. Quel contatto valse più di mille parole. Arrivati di fronte a una villetta in mattoncini rossi, spensi l'auto, senza sapere esattamente che fare, eppure Benjamin mi sorprese ancora.
"Ti va di... salire?"
Lo disse talmente piano, che ebbi paura di aver capito male, eppure mi ritrovai ad annuire e seguirlo.

Ci aprì una ragazza bionda, chiaramente stanca: "Finalmente sei arrivato Ben! Non sapevo davvero più che fare con Jason."
"Grazie Ary, vado subito da lui."
Senza aggiungere altro scomparve nell'altra stanza, lasciandomi da solo con quella sconosciuta, che aveva gli stessi occhi chiari di Benjamin. Per fortuna fu lei a iniziare il discorso.
"Ciao io sono Ariel, la sorella di Ben. Immagino non ti abbia detto nulla di Jason..."
Scossi la testa e la mia espressione sempre più confusa parlò per me: chi diavolo era Jason?!
"Ok, non sta a me parlarti di lui, ma sappi che se Benjamin ti ha portato qui vuol dire che sei diverso dagli altri... Caffè?"
Con la bevanda scura di fronte, ascoltai Ariel chiacchierare di tutto e nulla, finché Benjamin non apparve sulla soglia con quello che doveva essere il famoso Jason, tra le braccia. All'istante tutti i pezzi del puzzle andarono al loro posto e per lo shock socchiusi le labbra: possibile che fosse suo figlio?

"Ary grazie per stasera, vai pure. Jay finalmente si è addormentato."
Lei annuì, afferrando borsa tracolla. "Va bene, se hai bisogno non ti fare problemi a chiamare, ok?" Poi si voltò verso di me e mi rivolse un sorriso cordiale. "Federico è stato un piacere, spero di rivederti presto."
Una volta rimasti soli Ben mi fissò intensamente, come a voler trovare le parole giuste.
"Grazie per stasera... Non volevo venissi a sapere di lui così." disse in chiara difficoltà. "Di solito non me parlo con nessuno, tantomeno con i miei clienti."
Quel commento fece male. "Sono solo questo per te? Un cliente?"
Parlare fu più forte di me, ma non me ne pentii: volevo sapere se mettere subito un punto a quell'assurda situazione oppure no.
Benjamin spezzò il nostro contatto visivo e qualcosa dentro di me si ruppe, ma prima che potessi alzarmi e uscire lui tornò a guardarmi. "No Fede, ma la mia vita è molto incasinata al momento: come avrai capito sono un ragazzo padre e ho delle responsabilità diverse dalle tue. Tu puoi uscire, fare tardi, divertirti... Io no. Lavoro a parte, la mia vita gira intorno a Jason e sono felice che sia così. Lui ha bisogno di me e faccio di tutto per essere un padre presente, ma..."
"...non è facile." conclusi per lui, guadagnandomi un'occhiata stupita.
"Esatto." disse sedendosi sul divano di fronte a me, con Jason che dormiva. "Quello che non capisco è come mai sei ancora qui, Federico."
Il suo tono sincero mi spinse ad alzarmi per mettermi vicino a lui, spalla a spalla. "Perché mi hai colpito Benjamin. Le poche ore passate insieme, sono state piene d'emozioni e vorrei continuare a frequentarti, sempre se per te va bene." dissi con dolcezza osservando le tante emozioni susseguirsi nelle sue iridi chiare.
Lui restò in silenzio per quella che mi sembrò un'eternità, infine parlò. "Jason è la mia priorità e ho bisogno di garantirgli una buona vita, per questo non smetterò di fare l'accompagnatore."
Quel piglio deciso mi fece curvare le labbra all'insù. "Ok."
"Ci saranno volte in cui lui avrà altre crisi e io ti darò buca all'ultimo." mi avvisò mettendo le carte in tavola, una ad una.
"Lo capisco, poi?" chiesi curioso di vedere come si sarebbe svolta quella partita.
Finalmente Benjamin ridacchiò. "Sei un osso duro, eh? Va bene, fammi pensare... Spesso dovrò assentarmi per lavoro e non sempre potrò rispondere alle tue chiamate o messaggi." disse tutto d'un fiato. "Adesso che sai tutto, sei ancora interessato?"
"A dire il vero, sì, sempre di più Ben. Anch'io però delle condizioni."
Ben inarcò un sopracciglio: "Tipo?"
"Se iniziamo a frequentarci come vorrei, puoi limitarti a rapporti professionali coi tuoi clienti? Non offenderti, so che tieni molto alla tua etica, ma questo tipo di lavoro può far nascere situazioni... ambigue, ecco."
"Per ambigue intendi il sesso? Come quello che avrei voluto fare con te stasera?" sussurrò con una luce divertita nello sguardo.
Sentii le guance più calde, però ressi il confronto. "Esatto, per quanto tu mi piaccia, ho bisogno di sapere che saremo solo in due dentro tutto questo. Qualunque cosa sia. Come sai, ho un bagaglio pesante di delusioni alle spalle, però stavolta voglio qualcosa di diverso." ammisi sincero.
"Anch'io Fede." rispose alleggerendo il peso che non mi ero accorto di avere sul petto. "Sono io ad accettare certe situazioni e se l'altra persona è d'accordo, va bene. Ma tu mi fai venire voglia di cose diverse, d'ignorare le mie paure e provare." mi confessò con occhi luccicanti. "Mi fai venire voglia di innamorarmi."
Intrecciare le nostre dita fu istintivo, così come sorridergli felice: "Ci proviamo Ben?"
Lui scosse la testa poi ricambiò: "Sei un pazzo, un folle, ma... sì Fede, ci proviamo."

Angolo Autrice:

Chi come me ha gli occhi a cuoricino??

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