7 - Nuove abitudini

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Benjamin

Due mesi dopo

"Così si fece coraggio e sorpasso tutte le macchine che aveva davanti a sé e infine, circondato dal boato della folla, tagliò il traguardo e vinse Le Mans." disse Federico chiudendo il libro colorato. Mio figlio sorrise e poi chiuse gli occhi, sospirando felice.

Fede si alzò e lo prese tra le braccia per portarlo in camera: quel gesto mi provocò una piacevole stretta al petto, l'ennesima di quelle settimane. "Credo si sia addormentato, lo metto a letto, torno subito Ben."
Seguendo l'istinto mi sporsi per accarezzare la testa di Jason e per baciare la guancia di Fede, che divenne scarlatta: "Va bene, ti aspetto."
Lui mi rivolse un'occhiata intensa, però non disse altro. Con le farfalle nello stomaco, mi diressi in cucina per tagliare la torta alle noci che avevo cucinato quel pomeriggio. Dopo aver accompagnato un ragazzo alla festa della sua laurea e finto di essere il suo fidanzato, ero tornato a casa dove mi aspettavano le due persone a cui avevo pensato per tutto il tempo: mio figlio e Federico.
In quei mesi c'erano state molte prove da superare, ma quello che sentivamo l'uno per l'altro ci aveva permesso di avvicinarci sempre di più. Lentamente, Federico, si era inserito nelle mie giornate, fino a creare un legame unico anche con Jay: con stupore lo avevo osservato aprirsi e anche iniziare a chiedere di lui; inoltre gli incubi di cui aveva sempre sofferto, piano piano, avevano iniziato a scomparire. E tutto grazie a quello stilista: era davvero speciale, possibile che non se ne accorgesse?

"Jason vieni che è tardi, devi andare a..."
Nel vederlo abbracciato a Federico mi ero bloccato sulla porta e avevo trattenuto il fiato: entrambi dormivano sul divano e avevano le guance tinte da pennarelli colorati. In silenzio li avevo coperti e poi mi ero sdraiato anch'io nella long chair di fronte a loro. Il mattino dopo a svegliarmi erano stati umidi baci sulle guance e lo sguardo furbo di Jason: con l'indice mi aveva indicato Federico e col dito mi aveva fatto segno di restare in silenzio. Avevamo sorriso entrambi.

Quei risvegli erano stati sempre più frequenti e, anche se mi spaventava ammetterlo, mi stavo già abituando a quella nuova routine, mi stavo abituando a Federico... Ma quanto sarebbe durato? Avremmo mai attraversato quella sottile linea che ancora ci divideva dal diventare una coppia?

Il rumore di passi alle mie spalle mi strappò a quelle scomode domande, e poco dopo le braccia tatuate di Federico mi strinsero: "Ben, io vado, Jason dorme e domani devo essere in negozio presto."
Prima che potesse fare un passo mi voltai e lo spinsi contro la porta alle sue spalle, che di riflesso si chiuse.
"Benjamin, che fai...?"
"Ti bacio." risposi ovvio, iniziando a mordicchiargli le labbra con sensualità. Un sospiro flebile rotolò tra noi, e quando spinsi una gamba tra le sue, Federico cedette del tutto e contraccambiò quel piccolo assalto. Da quando eravamo stati interrotti, non c'era stata occasione per andare oltre: o lui era impegnato col suo negozio, oppure io avevo un incarico. Quella situazione doveva finire, perché lo desideravo con ogni fibra di me stesso e sapevo che anche per lui era lo stesso.
"Domani sera Ary terrà Jason e tu sei invitato a cena da me, Federico. Saremo soli." dissi continuando a rubargli carezze e baci bagnati.
"Finalmente..."
"Mi piacerebbe andare oltre questo, sempre se a te va bene."
Il ragazzo stretto tra le mie braccia mi rivolse un sorriso felice, che spazzò via ogni dubbio potessi avere.
"Sì, anch'io lo voglio Ben: non penso ad altro a essere sincero." ammise con il labbro inferiore stretto tra i denti. Una vampata di lussuria mi attraversò da capo a piedi e solo il pensiero di Jason, due porte più in là, mi trattenne dal sollevare Federico e portarlo in camera mia. "Allora va bene, ma adesso è meglio se vai, altrimenti addio buoni propositi." dissi con voce roca.
Il modo in cui mi fece scivolare le mani sul fondoschiena mi fece trattenere il fiato, così come l'occhiata piena di desiderio che mi lanciò. "Ok Ben, buonanotte." Poco dopo ero da solo, con il suo sapore sulle labbra e una dolorosa erezione tra le gambe. Imprecando, mi diressi verso il bagno: sarebbe stata una lunga notte.

Angolo Autrice:

Che sia la volta buona?

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