CAPITOLO 1

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"Ognuno di noi ha due vite:
Una è quella che si vive,
l'altra è quella che si sogna...
Non rinunciare ai tuoi sogni
a volte si avverano.. "

Cit.


10 Ottobre 2020

Immersa nei libri, come al solito, sono in attesa della mia nuova compagna di stanza.

Caroline, la ragazza con cui ho condiviso la mia stanza per quattro anni nel dormitorio del campus universitario, ha deciso di andarsene, dopo la nostra ultima, grossa, discussione.

Non credo sia stata una sua scelta, anche se ormai, non vale più la pena sapere a cosa e a chi credere.

Non siamo mai state grandi amiche, tuttavia lei è stata presente quando ne ho avuto bisogno. Mi ha spronata a conoscere ragazzi e a uscire con loro e, sebbene continuassi a rifiutare le sue buone azioni, non ha mai smesso di provarci. Proprio quando desideravo fare la stessa cosa con lei, mi ha voltato le spalle.

Il bussare alla porta della mia camera mi riporta bruscamente al presente.

Mi alzo dal letto tra i libri sparpagliati e vado incontro alla mia nuova coinquilina. «Ciao...» Entra con diverse valigie e mi chiedo dove possa infilare tutti i suoi vestiti, o qualsiasi cosa abbia all'interno.

La camera è abbastanza ampia, con una finestra che dà sulla strada. Quando c'è il sole, il caldo ti arriva fin dentro le ossa; se nevica, sembra di essere perennemente nel periodo natalizio, se piove si percepisce il ticchettio della pioggia sul vetro, che trovo rilassante. Spesso, con Caroline, usavo la scusa della pioggia per rintanarmi a leggere un libro.

Nella stanza, ci sono le librerie alte e strette. I letti affiancati, ai lati due ampi armadi, con ante a specchi.

Le pareti di un giallo canarino, leggermente sbiadito, mentre la scrivania porta i segni del tempo e dell'incuria dei tanti studenti che si sono avvicendati nel tempo. «Ciao, sono Rebecca.» esordisco.

La ragazza appoggia la valigia e le sue cose a fianco al letto vuoto e viene a salutarmi.

«Sono Selene.» Ha i capelli neri corvini con una graziosa frangetta, occhi verdi oliva, un naso perfetto e un sorriso smagliante. Magra e più alta di me; per la cronaca, non che ci voglia tanto a superarmi!

Le tendo la mano ma mi sorprende con un abbraccio come se ci conoscessimo da tutta la vita. Penso che possa essere una cara ragazza.

«Sono così contenta di avere una camera tutta mia, nostra, solo donne!»

«Sembra che tu abbia solo fratelli maschi!»

Selene sbuffa annuendo, mentre io rido di gusto. Già mi sta simpatica.

«Allora, cosa fai quando non studi?» Chiede iniziando a sistemare con cura i vestiti dentro l'armadio... «Bella domanda...»

«Io veramente studio e lavoro. Praticamente non esco mai.» in effetti, non ho amici. Si volta a guardarmi, sorpresa da quello che le ho appena rivelato.

Sì insomma, non tutti si divertono e escono a fare baldoria, giusto?

Prima o poi dovrei letteralmente uscire dal guscio, ma rintanarmi fino ad ora mi è sembrata la soluzione migliore, la via più semplice. Potrei descrivermi come una fifona incallita.

«Mi prendi in giro?» Scuoto la testa, seria e imbarazzata. Alzo le spalle, cercando di fare l'indifferente; tuttavia, il suo tono mi sembra più un'accusa che una domanda.

«Studio. Lavoro. Studio e ancora lavoro.»

Cosa avrei dovuto fare? Partendo dal presupposto che non sono una ragazza da feste, e che nonostante abbia oggettivamente un corpo snello e armonioso, non mi entusiasma ballare ed essere toccata dai ragazzi, soprattutto ubriachi e con secondi fini. Perché li hanno tutti.

Certo però che se non approfitto di queste occasioni adesso con la naturale leggerezza di questi anni, quando potrei farle?

«Questa sera andremo a una festa, e tu verrai con me!» esclama Selene, euforica. Dissento scuotendo con fervore il capo, con tanta veemenza da sentire una fitta al collo.

«No!» Mi accorgo di aver ribattuto d'impeto con tono squillante, quasi sgarbato e così tento di rimediare. «Sai, ho qualche problemino con gli uomini.» Sorrido, cercando di apparire sarcastica e non sembrare una pazza psicotica.

Diversi anni fa, in una sera come tante, mio padre tornò dal lavoro ubriaco, dopo aver scoperto che mia madre l'aveva tradito con un altro uomo. La picchiò davanti ai miei occhi, senza che potessi fare nulla.

Dopo diverso tempo e da sola, cominciai a superare quella spiacevole situazione, e non ebbi più incubi che mi lasciavano sveglia la notte.

Selene mi osserva con attenzione, non convinta del tutto della mia giustificazione.

In questi quattro anni mi sono chiusa in me stessa, e le persone intorno a me non ne hanno mai intuito il motivo, o semplicemente, non si sono soffermate sui dettagli. Non hanno indagato oltre ai "no", "non posso", "devo studiare", probabilmente per disinteresse.

«È successo qualcosa quando eri piccola, vero?» Di scatto alzo gli occhi su di lei che deve aver intuito qualcosa. Questo dettaglio può apparire sciocco o superficiale, ma per una ragazza incompresa come me, non lo è affatto. Anzi, il contrario.

«Sì.» Sussurro.

«Ti va un cappuccio o un caffè in caffetteria? Ti racconto un po' di me.»

Svia l'argomento: capisce che non sono ancora pronta a raccontare la mia storia.

Ho un passato che mi avvolge in una nuvola grigia e che non permette a nessuno di oltrepassarla; ma lei, in pochi attimi, ha decifrato i miei "no", e ne sono piacevolmente sorpresa.

«Certo.»

«Ci credi che ho tre fratelli e io sono la più giovane?» Capisco che Selene, oltre a essere una ragazza solare, ha una carica che stranamente non mi infastidisce. Noto anche che le piace chiacchierare, forse per la mancanza di qualcuno che la ascolti.

Un po' mi fa piacere, così posso estraniarmi e distrarmi con il suo aiuto.

«Tre fratelli? Tuo padre voleva solo figli maschi, per caso?» Scoppio a ridere.

«Com'è stato crescere con loro?» Le chiedo, mentre sorseggiamo le nostre bevande. Per lei un semplice caffè, mentre per me un cappuccino con latte di soia con l'aggiunta di panna.

«Beh, ovviamente no, però è capitato! Comunque, vuoi davvero saperlo?» Annuisco. «Tutte le mie amiche, o quasi, sono state a letto con i miei fratelli e venivano a casa per parlare di loro o con loro. Più il tempo passava e più mi sono resa conto che avere tre fratelli maschi che girano in mutande o nudi non è il massimo. Per non parlare della mattina quando giravano sfrontatamente con erezioni che di certo non nascondevano in mia presenza.» Sbuffa seccata.

In effetti, la situazione sconcerta anche me.

Prende un sorso di caffè e continua, «Senza contare le volte che non ho potuto far a meno di sentire le urla eccitate delle mie amiche dalle loro camere! A dir poco imbarazzante. Gli unici ragazzi che ho visto e con cui ho parlato giravano a debita distanza e con la costante paura che i miei fratelli potessero coalizzarsi contro di loro.» Sospira.

Che situazione esagerata! Praticamente non poteva nemmeno avere un ragazzo? Mi sembra una reazione da psicopatici.

«Come mai sono così gelosi?» Le domando esterrefatta dal comportamento inusuale di quei tre.

«Beh, tra le tante risposte - alquanto assurde – mi hanno detto perché loro conoscono che cosa passa per la testa di un ragazzo.» Cavoli, il loro comportamento è un tantino surreale! Com'è riuscita a sopportare tutta quella ambigua situazione?

«Non capisco, i tuoi fratelli possono andare a letto con le tue amiche e tu non puoi fare lo stesso?» Alza gli occhi come se non fosse la prima volta che glielo fanno notare.

«Lascia perdere, non voglio neanche pensarci.» Beve il suo caffè sventolando la mano nel tentativo di scacciare i pensieri fuori della sua testa.

«Peggio di me allora...» Sorrido amaramente. «Qui non ci sono i tuoi fratelli, quindi puoi scegliere di uscire e divertirti con chi vuoi.» Esclamo, invitandola a prendere in mano la sua vita, come se così facendo potessi farlo anche io.

«Assolutamente sì! Ci aiuteremo a vicenda. Vedrai!»

Ho ancora tanta incertezza ma la sua proposta mi alletta parecchio. Meglio fare amicizia, altrimenti resterò davvero sola e zitella, probabilmente a vita.

«Oddio, ma quello...» Colgo nell'espressione di Selene la sorpresa che si trasforma in una sorta di ammaliata eccitazione e, incuriosita, seguo la direzione del suo sguardo nel punto in cui lei sta posando gli occhi: e lo noto anch'io: sì, proprio lui: Thomas Wilson.

Il "famigerato" Thomas Wilson dello studio "Wilson&Co". Colui che con il suo concorso annuale dà la possibilità agli studenti della nostra facoltà di lavorare al suo fianco! E, quest'anno, sto studiando giorno e notte perché voglio assolutamente essere selezionata per questa grande opportunità!

Ho deciso di partecipare non solo per apprendere il mestiere direttamente sul campo, ma soprattutto perché una referenza da Mr. Wilson apre molte porte.

Per pagare le rette universitarie, il salario di una cameriera non basta; rimedio con mance ma sono sempre a corto di soldi. Forse, se facessi la spogliarellista guadagnerei di più. Scuoto la testa per quello sciocco pensiero. Ma come mi viene in mente di vendermi?

Beh, forse perché mi è venuta in mente Caroline, la mia compagna di corso. Anche lei non è ricca e per pagarsi la retta non esita a esibirsi spogliandosi e ballando la pole dance in un locale di lusso; non per altro si è trovata anche quel tizio col quale fa ben altro che sesso!

Flashback

Erano quasi le sette di sera. Il sole stava tramontando e stavo studiando economia, quando alzai gli occhi e guardai Caroline, la mia compagna di stanza che ignara mi voltava le spalle. Non potei fare a meno di vedere quei segni violacei sulla sua pelle bianca e quasi diafana.

La fissai sconcertata, inerme e, senza accorgermene, il libro mi scivolò a terra, con un tonfo

«Caroline, cosa sono quelli?» Le domandai, presa dal panico. Su di lei non li avevo mai visti. Forse li aveva già da tempo e non ci avevo mai fatto caso.

Si stava preparando per uscire, probabilmente con il suo nuovo fidanzato. Qualcuno l'aveva malmenata? Forse poteva essere stato proprio lui, Peter?

«Non sono niente» Mi rispose. Si guardò i glutei, passò una mano sopra di essi e sorrise arrossendo. Perché mai era in imbarazzo? Per quale strano e perverso motivo riusciva a sorridere della mia osservazione?

Era come se in quel momento fosse persa a ricordare qualcosa... qualche circostanza...

«Caroline, devi parlarne con qualcuno.» Dissi nel panico più completo.

«Rebecca, non assillarmi. Ero consenziente quando mi ha causato questi segni, perciò cuciti la bocca.» Mi rispose malamente, quasi fosse turbata del mio pensiero bigotto e prevenuto. L'avevo indisposta e non ne comprendevo il motivo.

Peter, era lui quindi l'autore di quei segni? le aveva fatto una sorta di magia o un bizzarro incantesimo?

Come poteva una ragazza accettare ciò che il fidanzato la portava a subire?

Indossava un vestito blu notte, scarpe eleganti, al collo una catena in oro con un ciondolo, un lucchetto senza chiave.

«Esigo delle spiegazioni, altrimenti...» non conclusi la frase, lei si voltò fissandomi con gli occhi iniettati dalla rabbia.

«A te non devo dire niente.» respirò a fondo e lentamente, serrò i pugni e raddrizzò le spalle.

Riusciva a stento a contenere la collera. «Senti, so che è tutto strano e surreale per te, ma non devi raccontarlo a nessuno. D'accordo?»

Rimasi incredula e indecisa su quale risposta potevo darle, ma dato che mi stava supplicando con gli occhi, accettai.

Sospirai, «Mi devi una spiegazione. Voglio sapere se stai bene perché...» Scossi la testa, mi alzai dal letto e mi avvicinai con molta calma.

«Se proprio vuoi, ne parleremo domani, ma al momento devo scappare. Hai promesso.» Sì, l'avevo fatto e dovevo ancora comprenderne il motivo.

Thomas Wilson è a capo di una compagnia creata dal nulla qualche anno prima ed in poco tempo è arrivata a essere tra le migliori in ambito legale a Los Angeles. Abilità, intelligenza e scaltrezza sembrerebbero le chiavi per un successo così rapido anche se mi piacerebbe conoscere nei dettagli come sia stato capace di arrivare a quei livelli.

Non bastasse già questo per renderlo interessante, è un uomo decisamente attraente: sulla trentina, alto circa un metro e ottanta, sempre ben vestito, elegante con giacca e cravatta disegnati su misura su un fisico perfettamente scolpito.

Un magnifico esemplare con i capelli corti, castano scuro e uno sguardo intenso che toglie il fiato anche quando "per caso" i nostri occhi si incastrano. Mi fanno tremare e rabbrividire di un sottile, inquieto piacere. Spesso mi ritrovo a immaginare quanto il suo fisico nudo possa essere scolpito e, d'un tratto, cado nel ridicolo credendo di poter leccare quei solchi profondi percorrendoli con la lingua.

E ogni qualvolta che lo scorgo sedersi, ho un impellente desiderio di palpare e percepire la sua carne sotto le mie mani. Per non parlare dei suoi capelli: sembrano sempre in disordine e questo, rende l'effetto ancora più sexy.

Sicuramente, al contrario di quelli che ci hanno provato, da lui mi farei ben più che toccare.

«Thomas Wilson ogni anno dona molto denaro alla nostra università investendo in borse di studio. È proprio lui che dà la possibilità di lavorare per la sua azienda. Solo una persona, e una volta all'anno, può essere assunta. E la sottoscritta sta studiando per passarlo!»

Il Wilson Legal Agency è lo studio legale più famoso di tutto lo Stato.

Il rettore della facoltà è un suo amico fidato, probabilmente socio. Non ne conosco i dettagli ma, a mio parere, immagino che anche se non lo fosse, possa avere qualche beneficio da questa collaborazione.

«Quanto è...» Selene sognante appoggia il gomito sul tavolino e il mento sulla mano.

Ha ragione! Chi non si sarebbe fatto almeno una volta un giretto sotto le lenzuola con lui?

«...risoluto, autoritario, sensuale e con un'aura di perversione che mi provoca brividi lungo tutto il corpo...»

Mi beo della sua presenza e, anche se è fuori dalla mia portata, riconosco che sia il solo che smuove le mie budella, lasciandomi letteralmente senza fiato.

«Mi sembri molto in astinenza.» La guardo indispettita, tuttavia non me la prendo perché è vero.

Scoppiamo a ridere come due ragazzine in preda a una tempesta ormonale.

Quando Thomas prende la sua ordinazione, noi decidiamo di alzarci per uscire.

«Se continui a fissarlo, ti cola la bava dalla bocca.» Mi prende in giro. Lei vuole per caso che vada da Thomas per attaccare bottone?

«Zitta!!! Anche tu hai bisogno di un uomo. A pensarci bene, potresti fare due chiacchiere con il rettore.» Questa volta sono io a punzecchiarla.

In ogni caso, anche lui è un buon partito.

Il rettore Scott è alto circa un metro e novanta, sulla trentina anche lui, occhi azzurri, capelli corti e biondi, e una corporatura pressoché nella media seppur con una muscolatura di un certo rilievo tanto da far venire la pelle d'oca.

Diverse donne gli gironzolano intorno ma non ne ho mai vista una in particolare.

«Sono entrambi due bei manzi fatti e finiti.» ammetto con un sospiro pensando ad alta voce.

In quello stesso momento, una fragranza di muschio e agrumi mi inebria le narici, avvolgendomi al punto tale da chiudere gli occhi e inspirarne a pieni polmoni per goderne la fragranza.

Mi rendo conto con timore che, probabilmente, quel profumo indica la presenza di qualcuno proprio dietro di noi. Selene mi capisce al volo, pensando la stessa cosa. Mi guarda con occhi spaventati, quasi l'avessero scoperta con le mani nella marmellata, e interrompe la conversazione imprecando mentalmente. Troppo tardi... un ghigno arriva dritto alle nostre orecchie, destabilizzandoci.

Sento improvvisamente l'urgenza di scappare da quella situazione imbarazzante, così prendo Selene sotto braccio, butto il bicchiere di carta nella spazzatura e acceleriamo il passo. Crediamo di averla scampata, ma non è così.

Una voce maschile calda si insinua dietro di noi. La sua voce e, per la prima volta nella mia vita, avverto una scossa eccitante che scende lungo la schiena.

«Miss Lewis!» I muscoli si contraggono e a malapena riesco a voltarmi.

Come conosce il mio nome?

Ho il cervello in pappa, tremo, ho la pelle d'oca e, come un mantra, mi ripeto di restare calma, senza riuscirci.

Il cuore pare uscirmi dal petto e le vie respiratorie chiudersi. A un certo punto credo che mi stia per venire un attacco d'asma o di panico, perché non sento il controllo del mio corpo.

«Mr Wilson.» sussurro flebilmente. Sono spaventata dai desideri contorti e perversi che uno dopo l'altro si stanno svegliando e insinuando in me, come se lui involontariamente, abbia fatto scattare qualcosa, e sia riuscito ad aprire il mio vaso di Pandora di cui io stessa ignoro il contenuto.

«Scott mi ha parlato di lei, sa?» Già, dovevo aspettarmelo.

Ho la gola secca, la voce che non vuole saperne di uscire, così lui continua consapevole di averci in pugno. Si gode l'effetto che la sua presenza ci sta provocando.

«Mi ha riferito che lei è l'unica studentessa che ha voti particolarmente eccellenti.»

Resto ammutolita e mi limito ad annuire.

Selene, non so come, si riscuote dal mutismo e interviene al mio posto.

«Stavamo parlando proprio del suo concorso. Rebecca sta studiando molto e ambisce a quel posto all'interno della sua azienda.»

«Rebecca...» ripete.

Non ha udito nulla di ciò che Selene gli ha detto?

«Rebecca, esigo che lei si aggiudichi il posto, ha capito?» Il tono di voce di Thomas cambia con il tipico timbro severo e perentorio dell'uomo d'affari.

Mi accorgo solo quando apre bocca che la mia pelle è completamente sensibilizzata e i capezzoli - come un richiamo, si mettono sull'attenti.

Tutto ciò non mi è mai accaduto prima!

Sono consapevole che stia attendendo una mia risposta ma lui ignora l'eccitazione che mi pervade in maniera così violenta e inaspettata che mi impedisce di formulare una frase di senso compiuto. Gestire le conseguenze dell'effetto che mi provoca è un'ardua impresa.

«Sì, Mr...» Non mi permette di concludere la frase che raddrizza la schiena e con soddisfazione sentenzia: «Sarà meglio per lei, Miss Lewis.»

Esterrefatta e con la bocca aperta dalla sua insolente pretesa, lo vedo voltarsi e allontanarsi.

Così com'è comparso, se ne va.

«Cavoli tesoro, lui sì che ti fa desiderare di essere scopata.» Concordo con l'affermazione della mia amica. Mi ha appena lasciata bramosa di lui, con il respiro affannato, le pupille dilatate.

Mi stupisco di quanto così intensamente lo voglia.

Non immagino che da qui in poi diventerà la mia rovina, in tutti i sensi.

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