Epilogo

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Clarke 

Insieme a Raven, Indra, Madi e il resto dei nostri amici torniamo sulla terra.

La mia ansia si placa momentaneamente quando sento le braccia di Bellamy stringersi intorno a me in un abbraccio confortante. È un momento di tregua, di riconnessione, ma la tranquillità è spezzata quando Madi ci raggiunge con il suo entusiasmo travolgente.

«Papà!»

Esclama Madi.

Guardo Bellamy negli occhi, trovando conforto nella sua presenza familiare anche in mezzo al caos.

«Devo partire».

Dice, la sua voce un sussurro urgente.

Annuisco, comprendendo l'urgenza della situazione.

«Echo, vai con loro».

Bellamy 

Mi metto in ginocchio di fronte a Madi, le mie mani posate delicatamente sulle sue spalle, cercando di trasmetterle un senso di sicurezza.

«Madi, devi essere coraggiosa».

Le dico con voce ferma ma amorevole.

«Aiuta mamma mentre sono via con Zia Octavia e zia Echo, ok?»

La piccola annuisce con un sorriso coraggioso, promettendo di fare del suo meglio. Mi sforzo di nascondere la preoccupazione che mi avvolge mentre mi allontano da lei.

Prima di partire, mi volto verso Clarke, i miei occhi fissi nei suoi. Mi avvicino e le do un bacio dolce e appassionato, come una promessa silenziosa di ritorno.

Una volta arrivati alla tenda di Gabriel, osserviamo attentamente mentre ci mostra la botola. La tensione nell'aria è palpabile mentre osserviamo la strana scultura a spirale fluttuante, con i suoi simboli che sembrano misteriosamente correlati a Octavia. Echo suggerisce che sia un codice, una teoria confermata da Gabriel stesso quando tocca le lettere corrispondenti sulla pietra.

Il momento della verità arriva quando Octavia preme l'ultimo simbolo, una "O". Inizialmente, non accade nulla e un senso di ansia ci invade. Ma poi, di colpo, l'anomalia ci avvolge completamente, gettandoci in un turbine d'incertezza e mistero.

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