SOTTO LA LUCE DEI LAMPIONI

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-Sei sicura di non volere che ti accompagni?- Harry si fermò davanti al portone, gli occhiali che riflettevano la luce dei lampioni.

-Tranquillo, è solo a un isolato da qui- Hermione lanciò uno sguardo alla casetta degli zii di Harry. La luce del piano terra lampeggiava. Qualcuno era sveglio.

-Dovrò evitare di farmi vedere- Harry contrasse il viso.

-Vuoi dormire da me?- sapeva quanto potevano essere crudeli gli zii e il cugino di Harry. Quanto lui aveva sofferto da quando era solo un bimbo.

-E rimandare l'inevitabile? Dovrò affrontarli- si strinse nelle spalle.

Hermione annuì. -Ci vediamo domani-

-A domani- entrò nel vialetto.

-Sii coraggioso- gli urlò.

-Sicuro-

Hermione rimase ferma nel buio fino a quando Harry non scomparve oltre la porta d'ingresso. Osservò la sua sagoma muoversi dietro le finestre.

Non aveva voglia di tornare a casa. Continuava a pensare alla festa. A quelle luci che facevano splendere la notte. E al blackout. Aveva una strana sensazione. Scosse la testa, si piantò le mani nelle tasche e ricominciò a camminare. Non appena fosse arrivata a casa avrebbe ripassato la lezione di scienze.

La luce dei lampioni sfarfallò. Un semplice sovraccarico di elettricità. Allora perché il cuore le batteva più rapido?

Non c'è nessun pericolo.

Accelerò il passo. Non era la prima volta che tornava a casa a quell'ora. Hogwarts era una cittadina tranquilla, un posto dove non ci sarebbero mai stati problemi. L'ultimo incidente di un certo rilievo era la volta in cui Lavanda Brown aveva distrutto la veranda dei Nott mentre imparava a guidare. Di sicuro era solo tesa. Dovev...

Un'ombra nera. Sussultò, i pugni stretti. La borsa cadde sul marciapiede con un tonfo. Hermione non la guardò. Stava fissando il nuovo arrivato che si stagliava contro il lampione. La luce gli brillava intorno come una corona. Per un singolo istante non lo riconobbe. Per il tempo di un respiro le sembrò lo strano personaggio di un film balzato fuori dal nulla e che al nulla sarebbe tornato. E poi lui sorrise, un brillio in due laghi grigi.

-Ma guarda chi si vede, da quando esci di sera, Granger?-

-Spostati- non aveva intenzione di permettergli di rovinarle la serata. Il suo rapporto con Draco era sempre abbastanza complicato. A dir poco. Era un bullo, ossessionato dal proprio albero genealogico. Le faceva male ammettere che stava bene con il pullover nero e i jeans.

-Non hai risposto alla mia domanda-

-Sarebbe affar tuo?-

Il sorriso da lupo gli illuminò il volto. -Ma senti la piccola Granger cosa dice... hai la lingua lunga, eh?-

-Che ci fai qua?- aveva la gola secca. La infastidiva il modo in cui la guardava. Come se la volesse mangiare. -Pensavo fossi alla festa-

-E io pensavo che tu studiassi, non è quello che fai di solito?- sollevò le sopracciglia bionde. Un'aria affilata. Di sfida. Qualcosa la graffiò dentro. Come si permetteva di guardarla in quel modo? Di usare quel tono? -Che ci fai qua, Granger?-

-Non sono fatti tuoi- Hermione sentì il battito accelerare. C'era qualcosa in lui che l'agitava. Fino a qualche mese prima aveva provato per Draco solo una rabbia sorda. Una sensazione pulsante, ma conosciuta. Qualcosa che poteva comprendere e accettare. Adesso era diverso. C'era qualcosa che grattava dentro di lei. Qualcosa di nuovoche la spingeva a lasciar vagare i suoi occhi sul volto di lui. Su quegli zigomi pronunciati. -Vattene, Malfoy-

-Perché dovrei... -

-Ecco dove ti sei cacciato-

Hermione sentì un brivido scavarle la schiena. Non doveva voltarsi per sapere che era arrivata Pansy. Hermione e Pansy non solo non andavano d'accordo, ma appartenevano a due mondi opposti che mai avrebbero avuto qualcosa in comune. Erano troppo diverse. E nemmeno Draco sembrava contento del suo arrivo.

-Ma che ti è venuto in mente? Andartene così... - una voce aguzza come vetri spezzati. Hermione fu sommersa dalle sensazioni. Le sembrò di essere a scuola, sotto lo sguardo giudicante di Pansy. -Per stare qua con lei-

-Che vuoi dire?- Hermione si voltò per fronteggiarla e incrociò le braccia, la rabbia che la infiammava.

-Nessuno con del cervello lascerebbe una come me per una come te- Pansy fece una smorfia, il mini abito rosso che non lasciava nulla alla fantasia.

Hermione strinse i denti. -Senti, to... -

-Avevo bisogno di prendere aria- Draco si frappose tra di loro.

A Hermione diede fastidio. Perché si metteva in mezzo? Poteva benissimo  cavarsela da sola. -Spostati-

-Non è affar tuo, Granger- Draco le diede le spalle facendola innervosire ancora di più. Come si permetteva d'ignorarla in quel modo?

-No, in effetti non è affar mio- lasciò cadere le braccia lungo i fianchi e si allontanò.

-Te ne sei andato per vederla?- il cicalio di Pansy rimbombava nella via deserta. Era ubriaca?

-Ma che stai dicendo?- la risposta di Draco era affilata. Una spada che avrebbe potuto tagliare l'acciaio.

-Vedo come la guardi!-

Hermione affrettò il passo. Non mancava molto a casa sua. L'ultima cosa che sentì, prima di essere troppo lontana fu la risata sprezzante di Draco.

-Non sarai gelosa di quella Mezzosangue?-

Hermione si mise a correre e si sforzò d'ignorare il nodo che le serrava la gola. Non ce n'era motivo.

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