Capitolo 8 ( Elvis )

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Il primo concerto che facemmo fu il 25 settembre 1954 in quello che era considerato il tempio del nostro genere musicale: il Grand Ole Opry di Nashville. Era la prima volta che mi esibivo per un pubblico così grande e avevo un po' di ansia anche perché c'era in ballo tutta la mia carriera. Strimpellavo qualcosa alla chitarra mentre Natalie camminava avanti e indietro per tutto il camerino quasi come se volesse scavare una buca e finirci dentro. Mi faceva sorridere e in sei anni avevo imparato a conoscerla molto bene: sapevo quali fossero le sue paure, le sue gioie e i suoi turbamenti. Volevo tanto poter baciare le sue labbra e toccare quel suo meraviglioso corpo ma dovevo pazientare. Era lei che doveva prendere l'iniziativa e non la dovevo forzare anche se ci avrei messo una vita intera. Quando eravamo in studio di registrazione io creavo dei movimenti del bacino che la facevano arrossire lievemente eppure non mi sembrava che facessi chissà che. Sentivo soltanto la musica e il ritmo.

Quando ci chiamarono per salire sul palco vidi Natalie riprendere il suo solito colore facendo un grosso respiro profondo. Sul palco diedi il massimo di me ma l'accoglienza fu piuttosto fredda. Ne rimasi un po' deluso ma, come mi disse Natalie, non dovevo farmi abbattere perché ci sarebbero state altre occasioni per mostrare tutto il nostro talento. Ebbene lei ebbe ragione. La settimana seguente ci esibimmo ad una manifestazione chiamata " Louisiana Hayride " di Shreveport. Come lei ero in ansia e muovevo le gambe per l'agitazione. Come la scorsa volta mi ero messo la brillantina ai capelli e mi ero truccato; inoltre indossavo un abito rosa che avevo notato nel quartiere nero che amavo frequentare per la sua musica. Mi ricordo molto bene quando diedero un festival di tale musica e io ci andai con Natalie. Volevo ridarle quella felicità che le era stata tolta da suo padre e così successe. Quando la vedevo ridere spensierata il mio cuore batteva alla velocità della luce e mi sentivo bene. Mentre andai a prendere del cibo lei decise di farsi leggere le mani da una chiromante. A me quelle persone non mi erano mai piaciute perché ti spillavano i soldi per un mucchio di cazzate ma quando la vidi uscire dalla tenda con il volto bianco cinereo mi preoccupai. Mi parlò di tutto quello che le era stato raccontato: il nostro futuro matrimonio, la nascita di una bambina chiamata Lisa-Marie, i farmaci che mi sarebbero stati prescritti da un medico per partecipare ai concerti a Las Vegas dettati da una persona ( un certo colonnello Tom Parker ) e la mia morte a Graceland il 16 agosto 1977 alla sola età di quarantadue anni. Ero sconvolto da tutto ciò. Come potevo avere una vita così breve? Non poteva essere vero, insomma. Poi loro erano solo imbonitori capaci di creare qualsiasi cosa pur di ottenere un guadagno proficuo. Rassicurai Natalie che tutto ciò non era altro che una grande montatura e che non ci doveva credere. Quando tornammo a casa lei andò nel suo bagno per cambiarsi e poi si mise a letto. Ci addormentammo sereni abbracciati insieme. Durante la notte, però, lei ebbe uno dei suoi incubi. Quella volta fu ancora peggio delle altre. Urlava il mio nome nel sonno agitandosi con le lacrime che uscivano dai suoi occhi bagnando il cuscino. Era terrorizzata. Cercai di calmarla facendole qualche carezza dolce fino a quando lei non si svegliò. Le chiesi cosa stesse sognando ma non me lo disse mai. Da quel momento in poi iniziò a prendere dei sonniferi anche se cercava di nasconderlo. Ritornando a noi e alla nostra esibizione quando ci chiamarono sul palco ero pronto. Rispetto al precendente ci venne tributata un'accoglienza entusiastica, soprattutto dalle giovani teenager. Ero spaventato e sorpreso da quello che riuscivo a provocare in loro con un solo movimento delle anche. Quando accadeva ciò vedevo che Natalie mi guardava male e stava per un intera giornata senza parlarmi. Era gelosa di quello che succedeva sul palco ma non ci potevo fare niente. Il mio cuore era occupato solo da lei e nessun'altra avrebbe potuto prendere il suo posto. Nessun'altra.

Grazie a questo successo ottenemmo una scrittura tanto che, per tutto il corso del 1955, continuammo a esibirci presso la stessa, ottenendo sempre riscontri ampiamente positivi. Scotty si defilò e venne sostituito da Bob Neal che riuscì a procurarci una serie di concerti anche in altre località . Grazie a lui ci producemmo nel primo tour ufficiale e attraversammo in tre settimane circa tutto il Sud degli Stati Uniti dopo che eravamo partiti da New Orleans fino ad arrivare a Chattaoonga nel Tennessee. Il giorno che tornammo dal tour riabbracciai mia madre mentre Nat si ricordò che doveva salutare la sua nella clinica dove era ricoverata a causa dei danni psicologici e fisici arrecati da William. Ritornò un'ora più tardi ed era sconvolta. Senza che mi dicesse tutto avevo compreso. Elena era morta. Aveva gli occhi rossi dal lungo pianto e non riusciva a calmarsi. L'abbracciai calorosamente mentre ancora singhiozzava. Fu un pomeriggio molto triste.

Ritornando a parlare dei concerti stavamo avendo molto successo ma io, a causa dei miei movimenti che ricalcavano quelli della comunità nera oltre a essere depravati, venni accusato di razzismo. Era una cosa inaudita. Io rispettavo tale comunità e non riuscivo a concepire una cosa simile. Ne parlai anche con Nat e anche lei parve del mio stesso parere.

Il 22 novembre 1955 il contratto che ci legava con Sam venne ceduto al colosso radiofonico della RCA. Un mese prima avevo incontrato ad una fiera un certo uomo che si presentò come il colonnello Tom Parker. Mi ricordai di quella profezia di cui mi aveva parlato Natalie e mi preoccupai. Sarebbe stato lui a uccidermi alla sola età di quarantadue anni? Eppure sembrava così gentile e alla mano. Forse era qualcun altro. Ma se quei modi così affabili nascondessero dei doppi fini? Mi parlò dei successi internazionali che potevo avere lavorando per lui, del fatto che potevo comprare una cadillac rosa a mia madre se non addirittura una casa più bella. Però c'era una condizione: non dovevo farmi vedere insieme a Natalie. Le fan dovevano vedermi sempre libero. Non mi piacque quella cosa e nemmeno a lei ma fummo obbligati. Ma il colonnello non poteva fermare il nostro amore. Conosceva i miei punti deboli e sapeva come sfruttarli a suo vantaggio. Mi sono fidato della persona sbagliata e ora posso dire con certezza che mia moglie aveva ragione. Quella profezia, stranamente, era vera. Ho quarantadue anni e il colonnello vuole che partecipi ai concerti di Las Vegas, all'International Hotel, come un leone da circo. I farmaci sono l'unica cosa che mi fa partecipare agli spettacoli che devo dare nonostante sia fuori forma. Natalie è sempre preoccupata per me anche se sa benissimo che mi rimangono pochi mesi da vivere. E' strano scrivere una cosa del genere: essere consapevoli della propria morte. Di solito una persona non se ne accorge perché arriva improvvisa e invece a me sta succedendo il contrario. Io sono l'ancora di salvezza di mia moglie e senza so che non avrà tutta quella forza di combattere i demoni che la perseguitano fin da bambina. E' triste da pensare. Ma ora vorrei tornare al passato quando il colonnello venne invitato a casa nostra per firmare l'accordo. Natalie, quando lo vide, mi prese da parte. Mi parlò dei suoi dubbi a riguardo e delle sue paure. All'epoca non le credetti e firmando l'accordo iniziai a lavorare per lui.

Il 27 gennaio 1956, dopo qualche seduta di registrazione, pubblicai il mio primo singolo intitolato " Heartbreak hotel " diventando una star internazionale. Per tutto l'anno Parker ci fece partecipare a diversi show televisivi come il " Milton Berle " e  l' " Ed Sullivan ". Natalie cercava in ogni modo di evitare il suo contatto fisico e se doveva parlagli lo faceva solo se interpellata. Durante quell'anno decisi anche di dedicarmi alla realizzazione di sette film per la Paramount Pictures. Erano soprattutto film romantici con una trama che via via passava il tempo diventò sempre più sciapa: io che cantavo, una ragazza ( interpretata sempre da Natalie ) si innamorava di me, io che facevo a botte con il suo ragazzo e infine noi che ci mettevamo insieme. All'inizio Nat era stata un po' indecisa a riguardo ma vedendo come le donne protagoniste dei film mi baciavano cambiò immediatamente idea. Grazie a quei film pubblicai le mie canzoni più celebri: " ( Let me Your ) Teddy Bear ",  " Don't Be cruel " , " Jailhouse rock ", " Hound Dog ", " Love me tender " e " All shook up ".  Fu soltanto durante i mesi del 1957 che successe l'evento che cambiò le nostre vite per sempre.

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