16 - Una birra di troppo

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Stremati dalle scoperte e dalle emozioni della mattinata i due dormirono per ore fino a quando Draco non aprì gli occhi ormai riposati.

Gettò un'occhiata all'orologio che segnava le sei di sera e non poté fare a meno di pensare al tempo sprecato, alla distanza sempre più grande che poteva crearsi tra loro e l'assassino, tra loro e Seamus Finnegan.

«Granger, svegliati. Ci siamo addormentati».

«Draco ti prego altri cinque minuti». Il ragazzo rise a quanto era strana la nonchalance con cui Hermione pronunciava quella frase.

«Hermione, per favore, svegliati» continuò «abbiamo dormito tutto il pomeriggio, sono le sei e stiamo togliendo tempo al caso».

La ragazza si alzò di scatto, pensando al tempo sprecato e a quanto fossero stati sciocchi a crollare così dopo un semplice scambio emotivo. Aveva dormito bene, oh quanto aveva dormito bene, e forse entrambi avevano bisogno di calmare i nervi un attimo.

«Ti va di andare a Oxford? Ci beviamo una birra con Erik e Lara e poi torniamo. Non possiamo perdere tempo, so cosa stai pensando, ma cosa pensi di fare? Andiamo da Harry e Ginny e gli diciamo "Ehi, annulla i preparativi delle nozze, andiamo ad arrestare un nostro vecchio compagno di scuola"? O da Blaise e Astoria che staranno parlando in maniera compulsiva di quanto sarà bello essere genitori? Ecco, direi che è inutile. Andiamo?».

«Granger, potrei restare qui a organizzare tutto per domani».

«Potresti, ma in quel caso io resterei con te. Vuoi forse privarmi di vedere il mio ragazzo dopo questo fine settimana? E vuoi forse privarti di una bella serata in compagnia di una ragazza babbana ma intelligente. È la mia migliore amica, sono sicura che ti piacerà».

«E va bene, ma solo una birra. Poi torno a casa che domani sarà una giornata pesante».

I due si diedero velocemente una sistemata, si presero per mano e si smaterializzarono a Oxford, nel campus.

Hermione faceva strada al biondo, mostrandogli il luogo dove aveva passato gli ultimi anni della sua vita, nascosta come una criminale. Non le piaceva più quel posto, non come quando vi era arrivata la prima volta. Ricorda la sensazione di libertà l'aveva pervasa quando aveva camminato in quel cortile, eppure non era la stessa di adesso. Adesso si sentiva a casa nei luoghi che aveva lasciato. Soffriva, soffriva molto nel rivedere quei luoghi e nel ricordare com'erano durante la guerra. Il ministero era uno dei luoghi più dolorosi per lei. La morte di Sirius, la statua con i babbani alla base della piramide umana, la pozione polisucco e il medaglione di Serpeverde rubato alla Umbridge. Troppi ricordi, ricordi dolorosi, ma ricordi che almeno le suscitavano qualcosa di forte. Camminare per quei cortili le suscitava qualche ricordo fra lei e la sua migliore amica, fra lei e il suo ragazzo, ma nulla di forte.

Giunti ai dormitori, la ragazza andò diretta a bussare alla porta del suo ragazzo, che aprì dopo pochi secondi.

«Chi vuole andare a prendere una birra?» disse Hermione guardando il suo ragazzo, sorpreso di vederla e per di più con Draco Malfoy.

«Amore» disse dandole un lieve bacio sulle labbra «Che bella sorpresa».

«Allora, ti va una birra? Noi moriamo di sete. Preparati, vado a chiamare Lara» disse allontanandosi senza dare al ragazzo il tempo di rispondere. Giuntai alla porta bussò tre volte e questa subito venne spalancata da una ragazza troppo sicura di trovare davanti a sé la sua migliore amica.

«Hermione! Solo tu bussi in quel modo» disse.

«Non sembri felice di vedermi. Ti va una birra, come ai vecchi tempi? Ho portato un amico». Un amico. Persino lei si stranì da ciò che aveva detto. Draco Malfoy un amico di Hermione Granger.

«Spero sia un bell'amico» le fece l'occhiolino «Andiamo sono curiosa di conoscerlo. Anche lui salta da un posto all'altro come se niente fosse?».

«Sì, anche lui è un mago».

«Non mi abituerò mai».

Nel frattempo, i due ragazzi un po' imbarazzati cercavano di colmare il silenzio come meglio potevano.

«Avete lavorato tanto questo fine settimana eh?» chiese Erik.

«Sì, stiamo facendo dei grandi passi avanti. Se avessimo avuto l'appoggio del resto della squadra sono sicuro sarebbe andata meglio, ma almeno non ho dovuto fare tutto da solo».

«Ah, gli altri non erano in ufficio con voi?».

«No, eravamo solo noi due e quindi abbiamo deciso di andare a casa mia. È meglio non farsi vedere in ufficio nel fine settimana. Potrebbero sommergermi di lavoro secondario. Spero non ti dia fastidio» disse Draco sincero «Ti assicuro che abbiamo solo lavorato, mangiato e dormito».

«Mangiato e dormito eh? Nessun fastidio. Mi fido di Hermione» disse calcando la frase sulla parola Hermione. Il biondo iniziò a sentirsi particolarmente in imbarazzo. Fare amicizia non era il suo campo e parlare con il ragazzo di una collega del fine settimana passato con quest'ultimo non rientrava nei suoi interessi. Non sapeva se stava sbagliando, se stava mettendo Hermione in difficoltà o se stava semplicemente dicendo troppo.

«Eccoci» dissero all'unisono le due ragazze «Siamo arrivate. Pronti?».

Hermione presentò i due ragazzi, ma nessuno dei due sembrava particolarmente interessato all'altro. Si incamminarono verso il pub del campus, Erik ed Hermione davanti e Draco e Lara dietro. Non si scambiarono neanche una parola. Arrivati al bar, Hermione fu la prima a ordinare una Guinness, seguita a ruota da Draco. Lara e Erik presero invece la solita birra bionda che Hermione tanto detestava.

«Quindi tu chi sei dei vari amici maghi di Hermione?» chiese Lara senza peli sulla lingua.

Erik si irrigidì leggermente e lo stesso fece Hermione. Draco invece con nonchalance rispose:

«Il non amico con la zia pazza che l'ha torturata durante la guerra. Quello che la chiamava nei mondi più cattivi a scuola. Il bullo, se così vogliamo definirmi, ma credo non sia abbastanza forte come descrizione».

Lara rise, pensando che si trattasse di una battuta, ma solo quando vide gli occhi di Hermione capì che era la pura verità.

«E cosa ci fai qui con lei se posso chiederlo?» continuò, nervosa. Avesse avuto la birra davanti forse gliel'avrebbe versata addosso.

«Calmati Lara. Adesso siamo amici, te l'ho detto».

«Amici un corno, svegliati Hermione. Questo è uno di quei cazzo di mangiacosi che ti ha grattugiato il braccio».

«Mangiamorte» la corresse il biondo.

«Quello che è. Hai visto che cosa ha nel braccio. Tu invece? Scommetto che ne sei uscito pulito come il culetto di un bambino».

«Non proprio». Disse pacato. Arrivò la birra e se la scolò in un attimo. «Un'altra per favore». Non aveva intenzione di sollevare la manica e mostrare il marchio nero. Non aveva intenzione di vederlo più di quanto non lo vedesse già tutti i giorni. Non aveva intenzione di stare a sentire lei, che non sapeva assolutamente di niente di quello che era successo se non quello che Hermione le ha raccontato, violando lo statuto di segretezza.

«Ah no? Cosa hai? Un graffietto da qualche parte?».

«Lara ti prego, smettila» disse Hermione.

«Hermione non farti fregare. Oggi fa l'amico, domani sveglia qualche mago mummificato e cerca di ucciderti».

«Non usiamo mummificare i nostri defunti» specificò il ragazzo, cercando di mantenere la calma il più possibile «E se lo vuoi sapere sono il capo della polizia dei maghi. Non che ti interessi o che sia una cosa che ti riguardi, mi sembra giusto specificare». Un'altra birra, un altro sorso e un'altra ordinazione..

Erik era impassibile davanti alla scena, non sapeva chi difendere. Hermione interrompeva continuamente Lara perché voleva evitare di peggiorare la situazione. Sapeva come si sentiva Draco in quel momento, lo sapeva benissimo. Era lui il mezzosangue della situazione e la sua migliore amica era la purosangue bulla che non capiva nulla.

«I primi corrotti sono in polizia, solitamente» rimbeccò la ragazza.

Un'altra birra, un altro sorso, ma stavolta non ci fu un altro ordine.

«Draco, alzati. Andiamo via» disse Hermione guardando torva Lara.

Si alzò, aiutò Draco ad alzarsi e si incamminarono verso l'alloggio di Erik. Camminarono velocemente, Draco barcollante ed Hermione fumante di rabbia, fino a quando non arrivarono in quella stanza che Hermione sentiva estranea. Dietro di loro arrivò subito Erik che li aveva seguiti.

«Come state?» chiese quest'ultimo riferito a entrambi.

Lo sguardo del biondo era vuoto, privo di qualsiasi espressione o emozione. Si tolse la giacca, accaldato dall'alcol e chiese il permesso di buttarsi sul divano ma vi cadde sopra prima di ricevere risposta.

Lo sguardo di Hermione era invece vivo. Fiammante di rabbia, ma oscuro per la tristezza che stava provando nei confronti del ragazzo. Tutto questo causato da quella che era la sua migliore amica. Stava forse succedendo quello che era successo con Harry e Ron? Il ritorno della magia nella sua vita stava rompendo i legami con i suoi affetti babbani? La serata non sarebbe dovuta andare così. Doveva essere diverso. Trovava assurdo che Erik l'avesse presa meglio di Lara. Non riusciva a capire cosa stava succedendo, ma stava male e si sentiva prigioniera in quella che era stata la sua casa negli ultimi tre anni. Non era più casa sua. Casa sua era a Londra. Il suo lavoro era a Londra. La sua vita era a Londra e la magia faceva nuovamente parte della sua quotidianità.

Non aveva recuperato i rapporti con Harry, Ron e Ginny. Non era sicura di volerlo. Ma aveva ripreso in mano la sua vita.

«Draco, andiamo. Sei troppo ubriaco per smaterializzarti da solo. Ti accompagno a casa».

«Non sono ubriaco» disse biascicante.

«Va bene. Non lo sei. Ma adesso andiamo». Lo fece alzare dal divano, salutarono Erik e si incamminarono. Davanti alla porta del campus videro Lara, che rientrava come una furia al suo alloggio.

«Che freddo» biascicò il biondo.

«Non fare battute Malfoy. Vedo che sta arrivando ma non mi sembra il caso di scherzare».

Lara oltrepassò i due, senza curarsene, ed entrò nel campus.

«Andiamo. Mi dispiace per questa terribile serata».

«Una serata da... vomitare».

«Non sono sicura che la frase abbia senso. Sei pronto per smaterializzarti?».

«Vomitare» disse «devo vomita...» e non fece in tempo a concludere la frase che buttò fuori tutto. Hermione gli teneva la fronte e, assicurandosi di non essere vista da nessuno, fece apparire un fazzoletto per pulirgli la bocca.

«Stai meglio?».

«Sì, ma ho freddo. Ho dimenticato la giacca in camera. Vado a prenderla io, così chiedo scusa al tuo ragazzo per avergli rovinato la serata».

La porta della stanza di Erik era aperta e Draco entrò per prendere la giacca. Delle voci però attirarono la sua attenzione e così si avvicinò silenziosamente alla camera da letto.

«Non mi merito di essere trattata così» sentì dire da Lara.

«Così come? Ti sembrava modo di comportarti?».

«Oh, non me ne frega niente di stasera. Io mi riferisco a ieri sera. Bevi, ti ubriachi, mi porti a letto e te ne penti».

Draco ebbe un sussulto e l'irrepremibile voglia di dare un pugno a quel ragazzo. Aveva avuto una buona impressione su quel ragazzo la prima volta che l'aveva visto, eppure si era sbagliato, come si erano sbagliati su Seamus.

«È stato uno sbaglio. Uno stupido sbaglio. Se non avessi bevuto non sarei mai venuto a letto con te».

«Certo. Solo uno ubriaco può venire a letto con me. Come se ti avessi sedotto. Hai fatto tutto tu».

«Non dire cazzate Lara. Non dire cazzate! Eravamo ubriachi tutti e due ed è stato un errore. Io ho un progetto di vita con lei. Siamo fatti per stare insieme io ed Hermione. Lo sai anche tu che siamo fatti l'uno per l'altra. Lo sai che la amo e che adoro condividere tutto con lei».

Amore. Secondo Draco, Erik non sapeva nulla sull'amore. Non si tradisce se si ama, non è possibile. Non è l'alcol a farti tradire, sei tu che lo vuoi fare e l'alcol ti abbassa le inibizioni a tal punto da farlo davvero. Se non vuoi, non tradisci. E la nausea stava riaffiorando in lui. Non una nausea da alcol, ma una nausea da disgusto per quel ragazzo che ha tradito "l'amore della sua vita" e per quella ragazza che ha tradito colei che definisce migliore amica.

«No. Io so solo che tu stanotte mi hai usata e mi hai gettata via».

A Draco, iniziò a girare la testa e si accasciò leggermente su un tavolinetto. Non poteva stare là un minuto di più, doveva portare via Hermione, doveva evitarle quel dolore, doveva capire come dirglierlo nella maniera meno dolorosa possibile ed era troppo ubriaco per farlo in quel momento.

Si diresse velocemente verso l'uscita, paonazzo in volto e con la giacca ancora in mano.

«Draco, tutto bene? Hai vomitato di nuovo?».

«Tutto bene. Andiamo» e prendendosi per mano si smaterializzarono nel suo appartamento.

Il conato di vomito fu immediato.

Hermione lo accompagnò al piano di sopra, lo adagiò sul letto e lo coprì. 

«Hermione?».

«Sì, Draco?».

«La stanza degli ospiti è libera se vuoi. È tardi, non voglio che torni a casa da sola».

«Va bene, non preoccuparti».

«Buonanotte, Granger».

Hermione lo guardò un'ultima volta prima di andare. Lo vide rannicchiarsi a cucchiaio e addormentarsi dolcemente, come un bambino. 

«Buonanotte, Draco» bisbigliò chiudendo la porta.

Una volta chiusa la porta, il ragazzo aprì gli occhi, prese un'ampolla dal cassetto del comodino, appoggiò la bacchetta alla tempia e prelevò i suoi pensieri, i pensieri che non lo avrebbero fatto dormire la notte per il senso di colpa e che avrebbe rischiato di dimenticare a causa dell'alcol. Avrebbe chiesto consiglio a Blaise, prima di farli vedere ad Hermione.

«Granger, un brutto periodo ti aspetta» disse tristemente posando l'ampolla sul comodino e addormentandosi.

Bentornati! 

Stavolta ho cercato di fare la brava e ho pubblicato dopo poco tempo. Il capitolo è un po' più lungo del solito, ma non potevo spezzarlo in nessun punto.

Che ne pensate? Ve lo aspettavate?

Fatemi sapere!

A presto!

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