6 - Downing Street

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I quattro ragazzi cercarono in pochissimo tempo tutte le pozioni necessarie.

«Direi che abbiamo tutto, pronti?» chiese Draco.

Harry non proferì parola per tutto il tempo in cui cercarono le pozioni e Ron puntualmente tossiva nel modo più falso possibile, con l'intento di rompere il silenzio.

Hermione in tutta risposta rivolse qualche parola solo a Draco, per chiedere conferma su delle pozioni. A distanza di quattro lunghi anni la situazione sembrava ribaltata.

«Andiamo» continuò Draco.

I quattro si smaterializzarono di lì a poco a Downing Street, direttamente all'interno del numero dieci, pronti a iniziare le indagini.

Il Ministro della Magia, li fece entrare nel luogo del delitto e li fece perlustrare.

Hermione col suo taccuino in mano prendeva appunti su ogni singola cosa che vedeva. Draco, Harry e Ron invece iniziarono a perlustrare la stanza utilizzando vari incantesimi.

Hermione in tutta risposta iniziò a frugare nella sua borsa, modificata grazie all'incantesimo di estensione irriconoscibile, e ne estrasse una macchina fotografica digitale regalatale per la laurea. Osservando attentamente la stanza e seguendo le varie mosse dei suoi colleghi, notò che sulla poltrona vi era seduta una donna di circa quarant'anni, che tremava e piangeva.

Si avvicinò e iniziò a parlarle.

«Signora, sono Hermione Granger» disse Hermione, ma venne bloccata subito dalla voce della signora Miller.

«Se è una giornalista ed è qui per intervistarmi non le dirò niente. Non adesso» rispose continuando a singhiozzare.

«No, non voglio intervistarla. La prego, beva questa, la farà calmare» Hermione fece apparire un bicchiere d'acqua nel quale versò qualche goccia di Distillato della Pace «Non si preoccupi, non è un medicinale».

La donna si fidò di Hermione e bevve il contenuto del bicchiere che fece subito effetto.

«Va meglio?» chiese Hermione.

«Si, meglio» rispose la donna «Grazie. È la prima volta che incontro qualcuno come voi, speravo di conoscervi in un'occasione diversa».

«Mi dispiace molto per la sua perdita. Per quello che può contare l'ammiravo molto, grande donna. Le ho dato il mio voto».

«Potete votare anche il ministro non magico?».

«Io si, perché i miei genitori sono babbani, non hanno poteri magici, quindi appartengo a entrambi i mondi».

«Si, era una grande donna. Volevamo sposarci, sa? Voleva finalmente proporre la legge per i matrimoni omosessuali e adesso... adesso salirà quel misogino maledetto! Io non sono nessuno legalmente per lei, nessuno. Non ho il diritto di sapere nulla» riprese a piangere.

Hermione, non sapendo bene cosa dire, la abbracciò come una vecchia amica e la cullò tra le sue braccia a lungo fino a quando una voce non interruppe il momento.

«Granger, vieni» la chiamò Draco.

Hermione si scusò con la donna e si allontanò, avvicinandosi al biondo.

«Scatta una foto qui» le disse rigido «Sembra un pezzo di mantello rimasto bloccato in questo chiodo. Lo analizzerò al ministero».

Hermione accese la macchina fotografica e iniziò a scattare delle foto. Appena concluse Draco fece levitare il brandello di stoffa e lo inserì in una fiala.

«Ora, Granger, mi serve il tuo aiuto. Il corpo lo ha trovato quella guardia, dovrai appuntare ogni mia parola».

«Vuoi leggergli nella mente? Ma è legale?».

«Non fare domande di cui non vuoi sapere la risposta Granger, scrivi e basta. Qua comando io».

Hermione, onde evitare scenate, tralasciò il discorso e lo seguì. Draco iniziò a parlare con la guardia e, mantenendo il contatto visivo, praticò su di lui la legilimanzia. Ogni tanto Hermione udiva qualche parola fuori contesto ma la guardia parve non notare nulla.

«Tre rintocchi».

Hermione iniziò a scrivere.

«Rumore in lontananza. Smaterializzazione».

Hermione continuò ad appuntare ogni parola.

«Luce verde alla finestra. Rumore smaterializzazione più vicino».

Draco si fermò e continuando a parlare con la guardia iniziò a chiedere dettagli su alcuni oggetti. Conclusa la conversazione si allontanò dalla guardia e fece segno ad Hermione di seguirlo e lo stesso fece con gli altri due, leggermente più lontani.

«Hanno spostato qualcosa. Quando la guardia ha trovato il corpo la luce sulla scrivania era accesa, la Dixon stava lavorando pochi secondi prima di essere uccisa».

«Hai notato se c'era qualche lettera o documento sulla scrivania?» chiese Hermione.

«È questo il problema. La scrivania era in disordine, con fogli sparsi su tutto il piano e altri per terra. Adesso è tutto in ordine» continuò Draco.

«Pensi a una guardia o a qualcuno di Scotland Yard?» chiese Harry. Hermione per la prima volta udì con chiarezza la sua voce e un senso di colpa la colpì in pieno petto.

«Non saprei. Analizziamo attentamente la scrivania, cerchiamo qualsiasi dettaglio, impronta o granello di polvere fuori posto. Granger, tu tieniti pronta a scattare».

«Non sono la fotografa, sono la giornalista investigativa e devo far parte alle indagini».

«Granger, non so se hai capito. Io do gli ordini e tu esegui. Comunque il tuo ruolo sarà fondamentale dopo, in ufficio».

Hermione stentava a mantenere la calma per l'arroganza del biondo, ma per non dare spettacolo acconsentì. In ufficio avrebbe detto la sua.

Osservarono attentamente la scrivania, sul tavolo la polvere non era omogenea, si riusciva a intravedere in che posizione si trovavano gli oggetti prima dello spostamento.

«Foto, qui. La pila di fogli era in questo punto, forse l'assassino cercava un foglio in particolare?».

«Malfoy, qui. Sembra la forma di una chiave, piccola» disse Hermione scattando una foto. Subito dopo si mise a osservare i cassetti e notò che uno aveva la serratura «Potrebbe essere la chiave di questo cassetto».

«Decisamente. Complimenti Granger e adesso fai una foto qui, la cornice è rotta ma in piedi, è caduta e poi l'hanno riposizionata».

Le ricerche continuarono a lungo, la notte finì presto e arrivò il giorno. Il Ministro della Magia osservava attentamente i quattro lavorare insieme e ne rimase stupito, sembravano un'ottima squadra!

Il Ministro, arrivata l'ora di pranzo, si avvicinò ai ragazzi e disse:

«Ragazzi, prendetevi una pausa. Andate a mangiare qualcosa e se avete ancora da lavorare tornate dopo. Qua rimango io a controllare la situazione».

«Non c'è bisogno Ministro» rispose Draco.

«Parla per te Malfoy! Io ho una fame da lupi, non c'è un KFC qua vicino?».

«Malfoy la prego, li porti a mangiare. Il Signor Weasley tra un po' mangia le prove per cui è per il bene dell'indagine. Tra un paio d'ore tornate. Nulla vi vieta di discutere delle indagini durante il pranzo ma, mi raccomando, non fatevi sentire da nessuno!».

«Va bene, Ministro. Torneremo il prima possibile».

I quattro uscirono dalla casa del Primo Ministro.

«Io vado a casa a mangiare» disse Hermione senza guardare qualcuno in particolare «Non abito molto distante da qui».

«Granger, tu vieni con noi e se decidi di andare comunque a casa verremo con te. Dobbiamo discutere di ciò che abbiamo tra le mani e comunque sei ancora in orario da lavoro».

«Malfoy, tu non sei il mio capo. Il mio capo è il Signor Figg».

«E il Signor Figg ti ha affidato alla mia squadra quindi adesso andiamo in quel posto dove vuole andare Ron, accontentiamo il bambino che puntualmente ci fa sfigurare e basta».

«Ehi! Ho solo fame! È un bisogno naturale dell'uomo!».

«Potresti anche evitare di farlo notare».

«Ma io...».

«Niente ma Ron, andiamo a mangiare e basta. Harry dovresti iniziare a dire qualcosa perché questo tuo silenzio mi sta facendo innervosire».

«Parlerò quando vorrò parlare, adesso non ho nulla da dire».

Draco scosse la testa, sconvolto dal comportamento infantile dei tre, e iniziò a incamminarsi verso il fast-food, in assoluto silenzio.

Arrivati al locale, ordinarono, e si accomodarono nel tavolo più distante.

«Ti sembra normale ordinare un cesto per tre persone solo per te Ron? Ma come fai a mangiare tutto questo pollo?» chiese Harry sbalordito dall'ordine del rosso.

«In caso lo metto da parte per la cena di stasera! Ma che avete oggi tutti?».

Harry iniziò a mangiare il suo panino con calma. Hermione e Draco invece mangiavano la loro insalata con petto di pollo, schifati dal modo in cui Ron sbranava le varie alette e cosciotte di pollo.

«Capisco perché sei fuggita Granger, questo sarebbe stato il tuo futuro» disse Draco sottovoce alla ragazza.

«Le cause erano molteplici Malfoy e Ron non era tra quelle» rispose Hermione in tono acido con una punta di veleno.

«E io ero tra quelle?» chiese Harry inserendosi nella conversazione.

«Harry, tu non capisci. Non ce l'ho fatta a superare la battaglia. Incubi, dolori, solo a ripensarci mi viene da piangere».

«Per me invece è stato facile? Sapere che tutte quelle persone sono morte per me? Sapere che il piccolo Teddy sta crescendo senza genitori per colpa mia? Non sapere più nulla della mia migliore amica? E per Ron? È stato facile perdere un fratello e vedere la sua ragazza sparire?
Persino Malfoy ha avuto più coraggio di te! Lui ha portato il peso più grosso, era dalla parte sbagliata e ne ha pagato le conseguenze ma ha fatto in modo di farsi conoscere per quello che è davvero. Si è messo a disposizione del mondo magico cancellando i pregiudizi che tutti avevano e avevamo nei suoi confronti. E tu? Per cosa sei scappata? Per una cicatrice sul braccio? Tutti abbiamo una cicatrice. Io in fronte, Draco sul braccio e Ron ha ancora le cicatrici di quei maledetti cervelli!».

Hermione non seppe come rispondere. In quegli anni, presa dall'egoismo, non pensò a come stavano facendo loro a superare il tutto, pensò solo a se stessa e a salvaguardare la sua salute mentale e fisica.
Per cosa era scappata? Una cicatrice? Forse si. Gli incubi continui su Bellatrix e sul Malfoy Manor la perseguitavano ancora.

«Il tuo silenzio mi fa capire che queste cose non le avevi pensate minimamente e forse mi fa ancora più male» disse ancora Harry «Tu eri come una sorella per me e io credevo di essere come un fratello per te. Mi sbagliavo».

«No, Harry! Lo sai anche tu che sei stato anche più di un fratello per me. Sono stata egoista. Ho pensato a me stessa, mi sono costruita una nuova vita nel mondo babbano e alla fine sono tornata».

«E quindi pensi che tutto si risolva in un attimo? Ti abbiamo cercata ovunque, pensavamo ti avessero rapita, uccisa! Sei andata via senza neanche una lettera, senza nulla! A casa tua non c'era più nessuno. Non sapevamo come rintracciarti...».

«Non volevo farmi trovare».

«Ci sei riuscita».

Durante questo lungo battibecco il rosso e il biondo non proferirono parola. Il ricordo della battaglia attanagliava le loro menti e le parole di Harry li colpirono in pieno petto come spilli.

Ron perse perfino l'appetito e dopo l'ultima frase di Harry il silenzio piombò tra i quattro.

«Dobbiamo lavorare» disse il biondo per rompere quel rumoroso silenzio «Al resto ci pensiamo dopo».

E così, con gli animi scossi, ripresero in mano le loro prove e iniziarono a lavorare sul caso che avrebbe cambiato le loro vite.

Bentrovati! Ecco a voi questo sesto capitolo ricco di nuove informazioni sul caso, sui quattro ragazzi e sui loro sentimenti.

Draco al momento cerca di fare da calmante e da collante del golden trio ma per quanto durerà questa sua calma apparente?

Harry ha finalmente parlato e ha detto la sua facendo, come si suol dire, cadere la faccia a terra ad Hermione.

Che ne pensate di questa situazione? Fatemi sapere!

A presto!

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