Canterbury

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"Se rendiamo la struttura più leggera, non sarà abbastanza resistente per essere utile, se la manteniamo così pesante, tutto il sistema deve avere modo di compensare i movimenti..." Valerius cantilenava continuamente i problemi su cui stava rimuginando, aggirandosi tra i tavolacci sui cui, come lenzuola, erano stesi i progetti dell'elegante macellaio. Dava l'impressione di un uomo adulto, col viso scuro, concentrato, gli occhi che guizzavano tra i vari elementi dell'officina. Eppure aveva anche diversi tratti infantili, come il fatto che si mordesse le unghie o che, spesso, non riuscisse a focalizzarsi troppo a lungo su una sola questione.

Yuz, per molti versi, gli era stato d'aiuto. Aveva reso il suo lavoro più razionale e aveva incanalato i suoi ragionamenti perché fossero più precisi. Mentre, per conto suo, studiava le carte di Zeddai, dall'altra parte era realmente un valido collaboratore, tanto che i guerriglieri avevano smesso di guardarlo con sospetto e Valerius spesso aveva cominciato a dimostrargli una sincera simpatia.

Ma l'enigma che preoccupava Yuz era l'unico che Valerius non era interessato a sciogliere per cui il mio vecchio amico, un giorno, fu costretto a prendere la cosa di petto. "Chi è Canterbury, Valerius?" chiese.

Si vide distintamente il ragionamento che si spezzava nella testa del ragazzo. "Come?"

"Canterbury. Ci sono alcuni riferimenti a lui negli scritti del padre, in particolare in riferimento alle forniture di ignitium. Deve essere una persona molto importante visto quanto ne ha procurato." "Canterbury? Non lo ho mai ritenuto importante. Il padre fece riferimento a lui prima che partissimo, diceva che non ci avrebbe fatto mancare niente. Se è quello da cui viene l'ingnitium così è stato."

"Una forma di ignitium incredibilmente pura."

"E solo il motore della macchina è in grado di gestirla, in quella forma. L'ammiraglia della flotta inglese, la Principessa Adriana, si aprirebbe in due se venisse iniettato quell'ignitium nelle sue turbine"

"Hai mai pensato che Canterbury ha delle colpe in quello che vi è accaduto?"

Valerius tacque poi si avvicinò al mostro di metallo, accovacciato in un angolo. Più si sentiva vulnerabile, più si avvicinava all'essere. "Quali sono le colpe, professore?"

"La creazione di questo essere di nascosto, all'oscuro della nostra nazione, in un luogo scarsamente difeso, alla mercé del primo disperato con un fucile."

"Ma non pensa che, sia stato quello che è stato, doveva essere fatto?"

Yuz rinunciò a seguire il filo di quei pensieri. Il fascino di Valerius per la macchina aveva un che di morboso, dovuto anche agli impeti della sua giovane età. Mentre pensava già di far cadere il discorso, però, il ragazzo o stupì, parlando con grande risolutezza. "Verrà un giorno in cui incontrerò Canterbury, professore. Gli chiederò lo scopo per cui ha fatto tutto quello che ha fatto. Ritengo sia importante."

"Perché?"

Valerius, come faceva raramente, guardò Yuz negli occhi. "Perché devo spiegargli che ora l'elegante macellaio serve ai miei, di scopi."

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