L'impegno di Valerius

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Valerius, se possibile, si era chiuso in sé stesso ancor più che nel periodo dell'Achademia. Sebbene non lo facesse vedere, sebbene probabilmente rifiutasse persino il concetto, era evidente che era terrorizzato, ferito da quello che aveva visto, terribilmente vulnerabile.

Il suo dedicarsi anima e corpo alla macchina non era solo dovuto alla sua innata fame di scienza e alla sfida tecnica che rappresentava, ma era anche l'unica via grazie a cui riusciva a mettere ordine nei suoi pensieri.

Non nominava mai Zeddai per nome. Lo chiamava semplicemente "il padre". Yuz, erroneamente, pensò che l'improvvisa morte del professore gli avesse fatto realizzare il legame che li univa, ma sbagliava. Per Valerius, Zeddai non era "suo" padre, ma era il padre del gigante di ferro e solo in quest'ottica gli importava.

In questa situazione assurda, i progressi tecnici di Valerius, però, apparivano impressionanti.

Aveva messo ordine in tutti gli appunti di Zeddai sull'essere, li aveva ricopiati, ordinati, catalogati. Aveva tracciato di suo pugno tutti i disegni che Zeddai aveva tralasciato, aveva rifatto tutti i suoi calcoli. E in cima a tutto questo lavoro, aveva cominciato a produrre nuovi disegni, nuovi progetti, nuove soluzioni. In particolare si dedicava alle braccia, ciò in cui Zeddai stesso si era dichiarato sconfitto, ma erano infiniti gli accorgimenti e le correzioni che apportava alla struttura tutta della macchina, per migliorarla e renderla più efficiente.

Valerius non era solo l'ingegnere che teneva in vita l'essere, ne era anche il pilota. Nessuno aveva mai cercato di togliergli quella carica. I guerriglieri erano troppo terrorizzati dal gigante di ferro per prendersi l'onere di guidarlo e comunque nessuno di loro aveva abbastanza cervello per comprendere il sistema di leve e pannelli che costituiva il suo abitacolo. Solo i più temerari si lasciavano convincere a prendere alloggio nelle gabbie per le mitragliatrici e anche loro, comunque, si rifiutavano persino di avvicinarsi alla piccola nicchia dove erano situati i comandi principali.

Yuz, dalla sua posizione defilata, non studiava solo i confini dell'opera tecnica di Zeddai. In realtà quella parte era quella che gli interessava meno, perché era la meno preoccupante. Quello che più gli dava preoccupazione erano i risvolti politici di quello che era accaduto lì. Qualcuno aveva dato a Zeddai le risorse per costruire quell'essere in Argentina. Qualcuno aveva coperto quel progetto con un piano governativo. Qualcuno aveva intrigato perché il professore spingesse la sua scienza ben oltre era lecito andare.

Quello che Yuz riuscì a concludere fu che il progetto del mostro di ferro non era mai stato noto al governo inglese o a quello spagnolo. Di certo chi lo aveva sostenuto aveva agganci in entrambi, ma tutta quella storia era ben lungi da avere una qualche copertura ufficiale.

Questo lo terrorizzava, quasi più di vedervi Valerius immerso fino al collo.

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