L'elegante macellaio

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La creatura disegnata da Cyrus Zeddai era alta 20 metri per un peso di 400 tonnellate.

Nella sua realizzazione l'ingegneria aveva sistematicamente avuto il sopravvento su qualsiasi altra scienza, portando a soluzioni inestetiche e, a loro modo, volgari.

Il motore principale della creatura, per esempio, si trovava nel suo deretano. Questa era stato necessario perché, per tutela della macchina, intorno al motore stesso era stata predisposta una pesante blindatura. Se questa fosse stata installata più in alto delle natiche il baricentro della macchina sarebbe stato troppo alto, rendendola inguidabile.

Il motore, naturalmente, era alimentato a ignitium, l'idrocarburometallo scoperto da Zeddai, la chiave tramite cui lo scienziato aveva vinto la guerra del Vapore. Il motore dell'essere era quattro volte più efficiente del migliore a disposizione dell'esercito inglese, ma annecessitava di un ignitium di purezza superiore, complicatissimo da distillare.

L'abitacolo del pilota era posto nel petto del mostro. Il pilota era in una camera imbottita, fornito di cinque pedali e quattro leve principali, che doveva avere buona manualità per guidare. La vista era garantita da un gioco di specchi che gli fornivano una visuale piuttosto buona intorno al corpaccio del suo veicolo, a patto che accettasse di tenere la testa cacciata di un casco che, a parte l'ausilio di alcuni tiranti, pesava quasi due chili.

Alla cinta dell'essere erano installate due gabbie in cui potevano essere alloggiati due mitraglieri. Posti in posizione elevata rispetto al campo di battaglia, armati di armi pesanti che in altri contesti erano da considerarsi fisse, erano questi due il vero potenziale offensivo della macchina, una volta sul campo di battaglia, fatta salva la sua capacità di travolgere tutto quello che capitava sul suo cammino.

Come Valerius aveva bene intuito, invece, le sue braccia erano poco più che orpelli. Il metodo per guidarle era macchinoso e comunque fornivano solo due gradi di libertà, uno alla spalla e l'altro al gomito. Non c'era niente che comandasse le dita o i pugni. Un pilota abile poteva anche, chinandosi, usarle per spazzare il suolo, come fossero mazze ferrate, ma vi erano, a parte questo, pochissimi altri usi intelligenti.

Il motore a ignitium non si limitava a fornire una coppia che poteva essere sfruttata dal complesso meccanismo della gambe come da altri dei sistemi principali, ma teneva anche roventi e sotto pressione i servomeccanismi idraulici. Tutta la rete di calore che sprigionava dalle terga dell'essere, quindi, lo percorreva per l'intero corpo e trovava scarico presso un comignolo sopra la sua testa, protetto da una grata.

L'espressione abbozzata del cranio della creatura, assolutamente ornamentale, così come il comignolo, una protuberanza cilindrica che saliva ben oltre la linea degli occhi, gli conferivano il ridicolo sembiante di un uomo corrucciato con in testa una tuba.

Zeddai, nei suoi scritti, vi si riferiva spesso come all'elegante macellaio.

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