Il messaggero della Cabila

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Ho già reso questo racconto fin troppo personale e, con ipocrisia, me ne sono sempre lamentato. Cosa posso dire ora che compaio in scena io?

Sebbene la mia storia cominci dove gli appunti di Yuz cominciavano, per me la vicenda di Valerius Demoire iniziò sull'isola di Calendimaggio, dove fui mandato perché proprio Yuz, la persona che finora ho chiamato semplicemente come "il vecchio" doveva essere richiamato all'ordine.

Già allora Yuz era il meno influente di noi, ma il più terribile. Nessuno della Cabila voleva avere a che fare direttamente con lui perciò la loro decisione fu di prendere un discepolo, un discepolo che doveva essere affidato a lui, e lanciarlo tra le sue braccia, assieme a tutte le diffide e le maledizioni che apparivano necessarie per il suo comportamento.

E' importante dichiarare qui quanto fossi terrorizzato? E' importante dire quanta rabbia dovetti reprimere in nome della disciplina quando, nel dettaglio, mi furono dette le accuse che avrei dovuto muovere al mio futuro maestro, affinché gliele ripetessi parola per parola?

Vi interessa il fatto che, tra noi allievi, correva la leggenda che Yuz avesse un giorno spezzato in due una montagna, in un accesso d'ira, per dissetarsi della lava delle viscere della terra?

Ero così insicuro che non usai il nono mudra del trasporto per raggiungerlo. Era mia idea che l'isola fosse troppo piccola, ci fossero in giro troppe persone all'erta e armate e, soprattutto, se lui si fosse accorto del mio arrivo avrebbe potuto sabotarlo, lanciandomi dall'altra parte del pianeta, in mezzo a qualche foresta sperduta.

Per questo il nono mudra, disegnato con l'aiuto dei miei maestri, mi portò sulla costa francese, non molto lontano dalla casa di André Santaroche. Lì presi una barca e la comandai col quinto mudra del movimento, affinché veleggiasse sicura sull'isola. Una volta toccato il luogo della mia missione mi nascosi dietro il quarto mudra dell'invisibilità e andai in cerca del destinatario del mio messaggio.

Sorpresi Yuz al capezzale di Valerius, dove sapevo stava in pianta stabile. Parlava animatamente con Germaine, una ragazza che allora mi colpì per il suo aspetto esile, contrapposto a una feroce determinazione. Quando fu fuori dalla stanza al mio maestro bastò un gesto per annullare la mia invisibilità e umiliarmi.

"Cosa ci fai qui?" mi chiese.

Recitai le lunghe formule di saluto. Le ascoltò tutte pazientemente, ma solo per mettermi in difficoltà.

"Ora dimmi, cosa ci fai qui?" ripeté.

"La Cabila pensa che tu stia inquinando i calcoli, Yuzebner Ich Deshall"

"Ah si? E come farei?"

"Sappiamo delle volte che hai usato il mudra della guarigione su questo ragazzo, per esempio."

Yuz mi prese per una spalla. Mi aspettavo che la sua mano bruciasse e invece niente, trasalii a vuoto. Mi guidò a guardare Valerius da vicino. "Osserva! Calcola! Credi che stesse per morire? Credi che si possa uccidere così facilmente Valerius Demoire? Non sto sovvertendo l'ordine delle cose! Sto solo riducendo al minimo la sua sofferenza."

Valerius, sul suo letto di dolore, mi colpì. Era incredibilmente giovane, per quello che sapevo di lui. La mia paura di Yuz mi costringeva a tenergli gli occhi addosso. "E la sofferenza non fa parte del Calcolo?" chiesi.

"La sofferenza non è nei numeri! E' nei conti sbagliati!" mi rispose lui. E, in qualche modo, capii cosa mi stava dicendo. Improvvisamente ero diventato il suo allievo.

"Sto eseguendo gli ordini della Cabila." mi scusai.

"Anch'io li ho eseguiti a lungo. Ma mi devono lasciare qui. Hanno dei debiti nei miei confronti."

"Quindi cosa dovrei fare?"

Yuz non era arrabbiato con me. Non potevo saperlo perché non sapevo come si comportava Yuz, non sapevo come leggere il suo animo come invece so ora, ma la sua ferocia, la sua grande forza serviva a lottare contro il suo destino e contro il destino di tutti, non contro di me. Per questo mi disse la frase che ritengo più preziosa tutt'oggi, la frase che forse determina l'esistenza di questa storia e, quindi, la mia.

"Io faccio parte di questa vicenda ora." mi disse "ma ti è stato insegnato a osservare. Osserva per me."

Forse sapeva, non posso sapere come, che sarebbe scomparso prima che queste parole sarebbero finite scritte.

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