Il risveglio di Valerius

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E poi d'improvviso, un giorno, avvenne.

Germaine, stremata dalla lunga attesa e dalle continue delusioni, non era più accanto all'alcova, ma si era gettata nello studio del myrmidon. Aveva anche trovato dei progetti, tracciati di pugno da Valerius stesso, e stava cercando di capirli.

Yuz, che probabilmente percepiva la situazione già prima che ci fossero segni, divenne progressivamente sempre più irrequieto. Anche lui ogni tanto lasciava la stanza del moribondo, come se gli mancasse l'aria.

Accadde verso il tramonto, quando cominciava già la distribuzione delle provviste. Yuz era presente, assieme a un soldato. Io dietro tutti e due, ancora protetto, invisibile, osservavo.

Valerius inarcò la schiena come preso da una frustata e respirò a fondo, respirò come se gli servisse tutta l'aria del mondo. Intanto strinse i pugni, scalciò, gemette. Yuz gli prese una mano e allora Valerius aprì gli occhi, mentre tornava ad afflosciarsi. Nella confusione della malattia, sono sicuro, il giovane riconobbe il suo vecchio professore e provò a pronunciarne il nome. Lui gli mise un dito davanti alla bocca. "E' ancora presto per parlare." gli sussurrò.

Poi il mio vecchio mentore si girò verso il soldato che era con lui. "Vai a cercare Germaine, subito. Valerius si sta svegliando!"

Il soldato corse via, come colpito da una scossa elettrica, Yuz si girò verso di me e mi prese una spalla. "Dobbiamo andarcene."

"Scusi?" feci io, senza sinceramente capire.

"Non voglio davvero inquinare il Calcolo, stupido! Dobbiamo allontanarci e lui non deve vederci."

"Ma così... senza...?"

Ormai Yuz mi aveva già portato fuori dalla stanza di Valerius. CI allontanavamo di gran passo. Dalla direzione opposta proveniva un vociare concitato, sentivo la voce di Germaine.

"Andiamo, per il nono mudra meglio essere all'aperto."

Fermai il mio maestro, perché l'unico motivo per cui lo sopportavo era per gli insegnamenti che poteva darmi. In quel momento c'era qualcosa che dovevo assolutamente imparare. "Perché?"

"Perché cosa, piccolo sciocco?"

"Perché rimanere a osservarlo così tanto tempo e poi fuggire come un ladro nel momento in cui apre gli occhi?"

Yuz esitò. Niente rabbia. Niente furia. Niente che potesse tagliare rocce. Un leggero rossore di vulnerabilità. "Perché ero in pena per lui."

"Una cosa così... così semplice?"

Yuz mi prese vicino. Compose il nono mudra anche se eravamo all'interno, scomparimmo.

Mentre ci dissolvevamo, nella stanza di Valerius, Germaine entrava e trovava lui seduto sul suo letto, che scuoteva la testa e cercava di capire. Germaine era solo una ragazzina, è bene ricordarlo, e di fronte a quella scena non riuscì a fare altro che gettare le braccia al collo al giovane.

Valerius parlava pianissimo, fortunatamente la sua bocca era vicino all'orecchio della fanciulla. "Tu sei..."

"Germaine, mastro Demoire, per servirla come sempre." rispose lei. Piangeva.

"Ma... ma..."

"Sono innamorata di voi. Da sempre."

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