L'isola di fango

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La spiaggia era un mucchio di fango. A Francine erano sembrati belli, i soldati, allo sbarco, ma erano bastati cinque minuti di marcia per ridurli a dei sudici viandanti.

Lei camminava in coda, accanto a un altro attendente che continuava a cercare di capire chi fosse. I soldati marciavano troppo forte e la sua unica preoccupazione era non rimanere indietro. Stringeva le gengive fino a sentirle scricchiolare, temeva che i piedi avessero già cominciato a sanguinare.

Erano sbarcati dal lato dell'isola più impervio perché i pirati controllavano la zona più dolce e dovevano prenderli alle spalle. Era mattina prestissimo, sapevano che li avrebbero trovati appena tornati dalle scorrerie notturne, mezzi addormentati e vulnerabili. Non erano abbastanza per sconfiggere un gruppo all'erta di nemici, ma erano abbastanza per un'operazione a sorpresa.

A un certo punto avvistarono il mare, il mare dell'altra sponda, quella lontana da dove erano sbarcati. Una piccola baia azzurra con in mezzo una nave. Francine provava per il mare sentimenti tiepidi, come suo fratello, ma era comunque cresciuta stando sulle ginocchia di un capitano di marina come suo padre e qualcosa aveva assorbito. La nave era evidentemente un convoglio commerciale, riattato in qualche maniera per la battaglia. I cannoni uscivano goffi dalle murate, legati alla bell'emeglio con grosse catene. Era strano che un mezzo del genere riuscisse a fronteggiare le sentinelle della manica, ma lei non sapeva abbastanza di battaglie navali per dire come potesse fare.

Davanti alla baia, dove la spiaggia finiva e il terreno diventava erboso, c'era una serie di baracche piuttosto solide, evidentemente costruite per restare, che davano idea non solo che i pirati avevano lì una base stabile, ma anche che amavano la comodità.

Gigobert li portò presto lontani dalla vista della baia, poi li fece rallentare, li fece inginocchiare e strisciare. Divennero ancora più sudici e coperti di fango.

Rimasero immobili per un tempo lunghissimo. Francine si chiese come facessero gli altri a mantenere quell'immobilità senza chiedersi cosa stava succedendo. Non volava una mosca, era come se non fossero lì, come se si fossero addormentati. Ebbe quasi paura che le loro esistenze si fossero congelate in un attimo infinito.

A frantumare il ghiaccio, uno sparo.

"Pirati!" urlò la voce di Gigobert, fortissima, più forte delle sue canzoni "Siamo stati scoperti! Combattete!"

Tutti i soldati si alzarono in piedi, fucili alla mano, gli spari cominciarono a suonare ovunque.

Francine invece era ancora bloccata al suolo. Non era più capace.

Non era più capace di ignorare la paura.

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