La maschera cade

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Londra

Il consiglio ristretto d'Inghilterra saliva le viscide scalinate della torre di Londra col disgusto e la circospezione di chi non ha mai dovuto avvicinarsi al crimine veramente, ma ha sempre potuto giudicarlo da una posizione elevata, da cui esso appare solo come una fastidiosa macchia scura, senza il fetore dei nidi da cui proviene, senza la lascivia di cui è cosparso.

Ma, avevano detto i gendarmi, non esisteva altro luogo dove trattenerlo in sicurezza.

Arrivarono nella camera che era stata adibita solo per lui, camera svuotata dei criminali che prima vi erano residenti. Impiccati? Liberati? Poco importava. Non doveva vederlo nessuno, non doveva parlare con nessuno.

Il primo ministro Hipster fu il primo ad apparire, strappò le chiavi al carceriere e aprì la cella.

"Attenzione." disse dietro di lui il capo delle guardie.

"Perché? Non lo avete legato abbastanza?"

Era fissato contro il muro. Un'asse di legno era stata inchiodata tra i mattoni di pietra. Sull'asse degli anelli. Negli anelli i suoi polsi, a tenergli le braccia larghe, come crocifisso, come in una grottesca parodia di accogliente abbraccio.

"Dunque alla fine non era così difficile." esclamò Lancaster, mettendosi quasi accanto a Hipster. Quasi. Un passo indietro. Nel caso il legno, gli anelli e le catene, per un secondo solo, smettessero la loro funzione.

"Lo era." disse cupo il capo delle guardie. "Sono morti quindici uomini."

"E quanti dei suoi?"

"Quali suoi? Combatteva da solo."

Mary Ann Deuforth, che in parlamento teneva testa e dominava torme di uomini con il piglio del condottiero, improvvisamente si riscoprì donna e si portò un fazzoletto alla bocca. Non parlava, a disagio in quella situazione così diversa da quello che si aspettava. Trovava quasi insensato essere lì, dietro quella piccola cosa, mentre i dispacci che le giungevano erano allarmanti. I francesi bloccavano lo sbarco dei Valkyrie, degli orribili inquisitori italiani rischiavano di spezzare la resistenza tedesca.

Cromwell, ministro degli interni, sembrava quello più disgustato dalla situazione. Sudava copiosamente e si stropicciava freneticamente le mani. Poi continuava a muoversi, fuori dalla cella, senza il coraggio di entrare, come una mosca fastidiosa. "Perchè? Perché ha ancora su la maschera?" chiedeva, ma a bassa voce, tanto che le prime due volte che lo chiese tutti lo ignorarono.

"Dobbiamo decidere in fretta." sentenziò Hipster "Il popolo è già in subbuglio per conto suo. Questa vicenda va chiusa rapidamente."

"Concordo." disse Lancaster.

"Si, così torneremo a occuparci di ciò che conta." aggiunse la Deuforth.

"Per quale maledetta ragione ha ancora la maschera!" gridò invece alla fine Cromwell, zittendo tutti gli altri.

"Nessuno ci ha detto di togliergliela." ammise il capo delle guardie.

Hipster andò dall'uomo legato, senza paura. "Nessuno vi dice di togliergliela e voi gliela lasciate addosso? Nemmeno un po' curiosi?"

"Curiosi, signore?" chiese ancora il capo delle guardie.

Hipster appoggiò le dita sulle tempie dell'uomo legato, palpò i contorni della maschera, trovò le chiusure, le fece scattare. Con un paio di strattoni smontò i meccanismi. Un pezzo, il sottogola, cadde a terra tintinnando. Strattonò via il corpo principale. "Curiosi di vedere il volto di Valerius Demoire."

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