La maschera e la spada

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Rebleu, scampato fino a quel giorno alla guerra, non aveva mai visto i myrmidon in azione. I due che si trovò davanti, oltretutto, erano particolarmente mostruosi, completamente neri, con visi diabolici resi fiammeggianti da luminosi occhi rossi. I soldati ne furono atterriti e andarono in panico. Provarono a sparargli con l'unico risultato di farsi piovere addosso cascate di scintille, mentre i giganti avanzavano schiacciandoli.

"Quella troia!" esclamò Rebleu "In cosa diamine ci ha cacciato quella troia!" Le gambe gli tremavano e anche la sua vista era offuscata.

"Di chi state parlando, signore?" disse una voce alle sue spalle.

Si girò. Ai suoi piedi i cadaveri dei due soldati che erano insieme a lui, davanti un uomo con in mano una spada insanguinata e con sul volto una grottesca maschera di ferro.

A Reblue in nome venne alle labbra spontaneo. "Valerius Demoire!"

L'uomo con la maschera di ferro gli si fece presso, gli artigliò una spalla e gli puntò la spada alla gola. "Posso sapere chi stavate ingiuriando, comandante? Ne sono curioso..." La freddezza e la strafottenza dell'uomo mascherato spaventavano Rebleu per come erano assurde in quella condizione. Alle sue spalle continuava a sentire gli spari, le urla dei suoi uomini e soprattutto lo sferragliare dei due myrmidon che li uccidevano come insetti.

"La troia che ti da la caccia! E' colpa sua se sono in queste condizioni..."

La spada dell'uomo dalla maschera di ferro si avvicinò tanto alla gola di Rebleu da aprirgli una piccola ferita. "Il suo nome... signor comandante."

"Francine Valery Santaroche! Tenente Santaroche!"

Il brigante spinse via il soldato francese con lo sdegno di un nobile che allontana un pezzente. Stava ridendo. "Una donna come lei... così devota alla guerra... che sfugge dal fronte e dal grande conflitto per inseguire... un nome."

"Lei è una troia e tu un demonio! Siete proprio una bella coppia!"

L'uomo mascherato fece un affondo, la spada aprì una piccola ferita nella spalla di Rebleu. Lui vi appoggiò la mano, sentì il suo stesso sangue insudiciarlo.

"Io ho i miei scopi" disse la maschera di ferro "lei non ha più niente da perdere."

I due myrmidon neri stavano ancora facendo un gran fracasso, ma a questo si aggiunse un'altra onda di frastuono, un terzo sfregare di ferro. Dai boschi poco lontani dalla zona di battaglia spuntò la testa finemente definita di un altro myrmidon, il cui metallo però era chiaro e tirato a lucido.

"E' finita, Valerius." disse la macchina, dai suoi altoparlanti, con voce di donna. "Sto venendo a prenderti."

Con furia cieca l'Orleans menò un possente colpo con la sua spada, sradicando davanti a sé una mezza dozzina di alberi.

Era un colpo che avrebbe dovuto portare grande dolore al suo pilota, ma il suo pilota era la spada immacolata di Francia, temprata nell'odio una volta di più.

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