La visita di Zeddai

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Secondo la stanza degli orologi la storia può dirsi terminata e il racconto può iniziare. Il vecchio Yuz si prenderebbe ore a spiegare la differenza tra storia e racconto, ma io non sono lui. La stanza degli orologi, forse, ha aspettato fino a ora perché sia io e non lui a vergare le pagine.

Per i primi anni di Valerius Demoire devo rivolgermi agli appunti presi da Yuz, però, appunti ormai piuttosto difficili da leggere, non fosse altro che per l'inchiosto ai gusci d'insetto che usava. Valerius Demoire è nato nell'anno meccanico 1857, nell'unica città che valga la pena ricordare, ovvero Londra. Padre incerto, madre improbabile che lo ha abbandonato sui gradini di una chiesa ancora in fasce, in uno degli Anni della Fame. Le istituzioni lo affidarono a uno dei tanti, affollati orfanotrofi del tempo.

Non esiste nessun dato rilevante sui primi anni di vita, dopotutto non ne esistono mai. L'esistenza nell'orfanotrofio deve essere stata dura, soprattutto perché, già all'età di otto anni, Valerius deve aver necessariamente cominciato a manifestare le sue peculiari capacità di ragionamento che l'hanno poi portato dove lo hanno portato. Ma un'altra caratteristica di Valerius è sempre stata la sua straordinaria capacità di adattamento e resistenza. Valerius non è mai stato un debole. E se anche questo lo ha condannato, lo ha anche protetto, in molti casi.

All'età di 12 anni, in visita all'orfanotrofio, si presentò il professor Zeddai, uno degli artefici della vittoria inglese nella guerra del Vapore contro i francesi. Non è chiaro cosa ci facesse lì, la fonte più accreditata dice che una sua sorella prestasse opera nell'istituto, ma è inutile riportare dati inesatti. Per qualche ragione fortunata il professor Zeddai si ritrovò a parlare con Valerius e, da genio a genio, riconobbe subito le incredibili capacità del bambino.

Fino a quel momento nessuno aveva mai voluto adottare Valerius e le possibilità che questo avvenisse si erano ormai assottigliate tanto che l'orfanotrofio era ormai pronto a tenerlo con sé fino ai 14 anni, come previsto dalla legge. Zeddai non provò ad adottarlo, non subito, pensando che quello che aveva in mente non dovesse passare per un atto così intimo e personale. Decise di avviare le pratiche per fare di Valerius suo figlio solo quando la legge glielo impese, lasciandogli quella come unica strada per partecipare attivamente nell'educazione del ragazzo.

Cyrus Zeddai non si fece mai chiamare padre da Valerius, Valerius, da parte sua, non sentì mai l'esigenza di chiamare padre lui. Fra loro intercorreva solo un documento formale di cui si sarebbero presto dimenticati entrambi, una volta immersi nei loro progetti comuni.

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