Myrmidon

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"Eravamo nelle mani di Soras, ma Soras è risultato interessato ai nostri progetti. La cosa più naturale è stata assecondarlo e procedere." Yuz parlava con cognizione di causa e sicurezza. Manipolare i fatti era nella sua natura, dopotutto.

Maurice Delatroux, dal canto suo, trovava il dubbio una cosa plebea. "Siamo stati informati che lui non è più riuscito a mettersi in contatto con voi. Dopotutto si basava principalmente sui suoi canali ufficiali tramite il governo inglese."

Yuz strinse leggermente il pugno. "Canterbury."

Il conte sorrise. "Esattamente. Purtroppo è una presenza sfuggente anche per noi. Avignone lo trova irritante. Ed è a causa sua se non siete stati informati dell'operazione in Uruguay."

"Intende il secondo colosso di metallo?"

"Orleans, precisamente. Il nostro myrmidon... le piace il termine? Presso di noi è entrato in uso comune."

"Myrmidon." masticò Yuz, sognante. Immaginava che il vero Zeddai avrebbe analizzato quel nome a fondo, prima di accettarlo. Era un nome mitologico, imponente, lontano. Probabilmente gli sarebbe piaciuto. "E' un buon nome."

Delatroux arrossì leggermente. "Ovviamente siamo consapevoli che la maggior parte del lavoro è il suo. Glielo riconosceremo sempre. Ma capisce... anche i nostri scienziati ci hanno preso la mano..."

Era evidente che il conte, pur non avendo mai visto Zeddai di persona, temeva il suo smisurato ego. Per questo era così sulla difensiva. Yuz ne approfittò. "Non c'è problema, ma al momento c'è qualcosa che mi preoccupa di più. Il pilota del mio... myrmidon... è un mio stretto collaboratore e, nonostante la sua giovane età, un brillante scienziato. Avrei piacere ad andarlo a trovare e scoprire come sta."

"Oh!" reagì subito il nobile francese "assolutamente! Andiamo andiamo!"

Uscirono dalla tenda. C'erano diversi capannelli di soldati e ufficiali lì intorno. Da uno dei più vicini si staccò una figura realmente anomala in un posto del genere: si trattava di una ragazza, molto giovane, forse sedici anni, dai lunghi capelli biondi, in una divisa da fatica maschile. Nonostante il suo fisico apparisse forte, anche più solido di quanto avrebbe dovuto essere alla sua età, il suo volto era scavato come da una grande fatica. Per qualche ragione teneva il braccio destro stretto contro il suo fianco, come se non potesse muoverlo. "Conte Delatroux" chiamò, vedendoli uscire dalla tenda.

"Francine" si fermò subito il nobile. "Cosa fai in giro?"

"Ero affascinata dall'idea di poter salutare l'illustre professor Zeddai." rispose lei, piegando le ginocchia in un abbozzo di riverenza rivolta a Yuz, una caricatura di una vera riverenza con quei vestiti.

Il mio vecchio amico, incuriosito da quell'ennesima stranezza, rispose con un inchino. "Piacere mio, madmoiselle."

"Francine Valery Santeroche, per servirla, professore."

Delatroux lasciò esaursi i convenevoli e poi punzecchiò. "Immagino sarai interessata anche... al pilota."

Gli occhi della ragazza si illuminarono "Oh, assolutamente!"

"Stiamo andando a trovarlo, vuoi unirti a noi?"

"Con molto piacere!"

Yuz pensò alle strane persone di cui era in compagnia. Un nobile che parlava come se avesse ancora un re da servire, godendosi i suoi intrighi di corte e non, e una ragazzina che non aveva niente a che fare con la guerra, che vestiva come un garzone di stalla, ma che aveva ricevuto sicuramente un'educazione superiore. Chi aveva costruito una compagine così bizzarra al di là dell'oceano? Canterbury? Avignone? Perché la loro ossessione per i... myrmidon?

Solo lo stato di Valerius gli premeva più che rispondere a quelle domande per cui le relegò in fondo alla propria mente, mentre entravano nella sua tenda.

Valerius era l'unico ferito ricoverato, l'unica vittima di una battaglia che non era stata combattuta. Aveva una fasciatura a una spalla e una garza sulla guancia sinistra. Notò subito il piccolo terzetto che si muoveva verso la sua branda e gli sorrise. "Oh, professore..." disse, fortunatamente senza tradire l'inganno di Yuz. Poi i suoi occhi incrociarono quelli della ragazzina e li si fermarono, per un lungo momento, bruciando di qualcosa che era tra il rispetto e la curiosità. "Sono contento che mi abbia portato qui il pilota di quella splendida macchina, perché io lo possa conoscere" affermò.

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