Serpenti che muoiono

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Varco di Calendimaggio

Attaccarono mentre cercavano di scendere verso il varco. Non uscirono da lì, non dallo squarcio che loro avevano notato, ma da altre aperture laterali, più piccole, di cui l'isola sembrava essere piena. All'inizio, finché ebbero la sorpresa, furono in vantaggio, quattro soldati caddero senza nemmeno accorgersi di cosa stava accadendo, ma presto la loro tattica si rivelò folle. I francesi, schierati e con i fucili puntati, li falciavano come animali. Ce n'erano già otto a terra.

Le loro armi erano bizzarre. Piccole come pistole, le loro canne erano larghe e piatte e di colore troppo chiaro per essere del metallo solitamente impiegato per le armi da fuoco. Il loro sparo era una specie di metallico tossire e non faceva fumo. Chi veniva colpito sentiva bruciare in un'area più vasta di quella di un semplice proiettile e la ferita aveva la bizzarra forma di una croce.

Erano armi che non venivano ricaricate, ma nonostante questo vantaggio, i loro nemici cadevano. A un certo punto nessuno uscì più dalle buche per attaccarli.

"Perché l'hanno fatto? Perché attaccare così?" chiese Germaine. Aveva abbattuto personalmente uno dei nemici, le sue mani tremavano, il suo cuore batteva forte.

"Perché sono disperati. Spaventati e disperati. Non erano soldati." le rispose Ethienne, che era rimasto al suo fianco tutto il tempo.

Uno dei soldati, vicino a un cadavere, cacciò un urlo e chiamò tutti a raccolta. Per evitare che la situazione degenerasse, il vecchio arrivò prima degli altri e impose a tutti di attendere mentre si chinava a esaminare il corpo. Germaine gli si fece timidamente vicino. "Cosa..."

Non era un uomo. E non importa quante razze di uomini voi possiate aver visto. Non era una razza umana. Il suo corpo era coperto di sottili squame di colore smeraldino, il suo volto era privo di naso, i suoi occhi, sebbene chiusi, apparivano larghi come monete. Privo di qualsiasi tipo di peluria, il suo cranio era schiacciato. Tutto ricordava i tratti di un serpente.

Il vecchio lo osservava piano senza parlare. Alla fine lo ricoprì della sua tunica, perché se ne vedesse il meno possibile. "Andiamo a salvare Valerius."

"Aspetta!" lo fermò Germaine. "Cosa sono?"

Il vecchio la guardò scuotendo la testa. "Quando Valerius sarà in salvo potremo parlarne, non credi?"

Germaine si girò verso i suoi uomini. Erano spaventati, nonostante avessero fatto mattanza di quei mostri vedere la loro divesità pareva atterrirli. Lei era spaventata? Come poteva non esserlo? Eppure l'aveva sempre saputo che c'era qualcosa di demoniaco in quello che stava combattendo. Lo aveva sentito anche alla Maison fredière, dove Valerius era stato preso.

"Muoiono se gli spari." disse Ethienne, rivolto un po' a tutti "Questo è importante"

Nessuno ribatté, Germaine gli prese un braccio e lo trascinò con sè "Al varco." ordinò. E tutti la seguirono, sebbene non fosse compito suo dare ordini.

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