Fermare la guerra

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Il castello di Hugtof sembrava crescere direttamente fuori dalla scogliera, come se la roccia fosse stata scolpita lì sul posto fino a formare l'edificio.

Sotto di lui, l'incessante azione del mare aveva eroso gli scogli fino a formare una specie di arco naturale sotto cui era stato creato il piccolo porto privato.

Col mare praticamente calmo Rogoberto de Seuze non ci mise molto a poggiare l'Encantada in quel rifugio, sebbene la grossa mole di ferro del myrmidon gli desse problemi nelle manovre strette.

Il comandante portoghere rimase alla nave assieme al suo equipaggio per sistemare le cose, tutti gli altri invece salirono sul montacarichi che era stato appositamente installato per portare le persone al castello. Ormai Arcadio si era eletto infermiere particolare di sir Darwin e si occupò costantemente di spingere la sua carrozzina. Darwin ne sembrava compiaciuto, ogni tanto si girava verso l'ingegnere italiano e gli sorrideva, ricevendo in cambio espressioni complici. Erano due anziani uomini di scienza nel cuore dell'azione, vedevano la loro conoscenza esprimersi in modi che non avevano mai nemmeno sognato. Avevano avuto tutti e due una gioventù avventurosa, ma la loro gioventù era stata un'infinita ricerca. Ora, maturi, potevano prendere in pugno il loro destino.

Diverso l'atteggiamento di Ethienne, Francine e Valerius, ognuno abbastanza angosciato per conto proprio per avvertire quasi la presenza degli altri, intorno.

Appena furono giù dal montacarichi un azzimato maggiordomo si avvicinò trafelato al gruppo. "Sono arrivate notizie da Parigi!" esordì.

"Che notizie?" chiese Darwin, subito sul chi vive.

"Il piano di re Gregoire sembra essere quello di invadere il Belgio e scacciare una volta per tutte gli inglesi dal continente."

"Dobbiamo fermarlo!" esclamò subito Ethienne.

Darwin si fece spingere in silenzio finché non ebbero lasciato l'esterno del castello e furono al sicuro dal vento tra le mura. "Ne è sicuro?"

"Scusi?" scattò subito Francine. Anche se nessuno lo aveva notato, al nome del re aveva stretto i pugni.

"I nostri nemici sono le creature squamate che abbiamo incontrato su quell'orribile isola, le ricordo."

"E questo cosa significa?"

Darwin fece fermare Arcadio, prese il controllo della carrozzina e la fece girare su sé stessa, così da poter guardare Francine negli occhi. "I serpenti trovano giovamento nello stato costante di guerra. Il nostro scopo, quindi, deve essere porre fine al conflitto. E in uno scontro tra inglesi e francesi qui in Belgio, i francesi sono favoriti e la loro vittoria potrebbe indurre tutti a sedersi intorno a un tavolo."

"E' una follia!" Francine si infervorò "Re Gregoire è un pazzo sanguinario! Lei sarebbe pronto a consegnargli mezza Europa?"

Darwin assunse l'atteggiamento del professore, superiore alla giovane scolaretta. "Lei non sa cosa potrebbe accadere se i serpenti completassero il loro piano!"

Francine era smarrita. Aveva combattuto per re Gregoire. Aveva mandato a morire ragazzi per lui. Aveva ucciso. Ma proprio per questo si sentiva l'unica in grado di giudicare. Il suo problema non era neanche che Gregoire avesse cercato di ucciderla. Quello che la spaventava era il ripetersi eterno delle mostruosità di cui lei stessa si era macchiata.

Non avrebbe mai cambiato idea, ma fece l'errore di guardare Valerius, credendo che Valerius avrebbe capito, sicura che lui l'avrebbe appoggiata. Valerius, dopo solo un secondo di esitazione, distolse invece lo sguardo.

"Lei non li ha visti!" accusò allora. E non sapeva se si riferiva ai myrmidon in marcia, ai soldati morti o ai piani di re Gregoire stesso. Poi si staccò dal gruppo e andò avanti.

Sir Darwin, uomo attento ai dettagli, si rivolse ad Arcadio "Le vada dietro e si prenda cura di lei."

L'ingegnere inverso, a quelle parole, staccò le mani dalla carrozzina. "Avrà bisogno di una parola di maggior tatto. Quindi non la mia. Ma la mia ce la faremo andare bene, per questa volta."

E cercò di raggiungere Francine.

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