Fuga da palazzo

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"Aprite, in nome del re!" gli uomini battevano sulla porta con le impugnature delle loro spade, per fare più rumore, incuranti di rovinare il legno pregiato di cui quella era fatta.

"Un re pazzo e assassino. Non ho intenzione di rispondere a un ordine del genere!" rispose sprezzante Vanjan. Era seduto su una poltrona, la spada appoggiata tra le gambe, una pistolaccia in grembo. L'altra poltrona della sua stanza, assieme a buona parte del mobilio, era andata a barricare la porta. Non era voluto fuggire per non insospettire re Gregoire, ma non aveva nemmeno intenzione di consegnarsi diplomaticamente. Non era un vero diplomatico, dopotutto.

Gli uomini fuori dalla porta parlottarono, poi si sentirono i passi di qualcuno che si allontanava. Ma qualcuno era rimasto a battere e sbraitare. "Le persone che voi rappresentate hanno appena assaltato la città! Questo è tradimento della fiducia della corona! Voi non avete più alcuna protezione né diritto!"

"Che protezione avevate mai? Mi siete sempre sembrato un pulcino sperduto."

Vanjan sobbalzò e guardò alle proprie spalle. Beatrice era ritta accanto alle tende e sbirciava con cautela giù. Scivolava sempre nella camera di Vanjan arrampicandosi sui muri ed era naturale pensasse che le guardie si sarebbero risolte a fare altrettanto, prima o poi.

"Cosa ci fate qui?" sbottò il soldato "Vi avevo detto di lasciarmi perdere!"

Lei si guardò intorno, senza mostrare preoccupazione. "Bhe, questa notte ognuno può scegliere come combattere la sua battaglia. Venite o no? Lo avete già fatto una volta, dopotutto."

Vanjan sospirò e ammise che non aveva molte alternative. Si alzò in piedi, rimise la spada nel suo fodero e la pistolaccia alla cintura e seguì la ladra, mentre lei apriva le finestre e cominciava ad aggrapparsi al cornicione.

Era una fortuna che Vanjan si fosse già trovato a sgattaiolare fuori dai suoi appartamenti, perché almeno sapeva cosa aspettarsi. Non essendo una scimmia come la sua ambigua collaboratrice doveva metterci molta cautela a ogni passo che faceva.

"Fermiamoci qui un attimo!" ordinò poi la donna, quando ormai erano entrambi rannicchiati sul tetto di un torrione. Beatrice indicò poi giù e così anche Vanjan notò i soldati che appoggiavano una scala alle mura del palazzo, per arrampicarsi fino alle sue stante. "Ci vedranno." valutò.

"Ci vedranno molto bene. Chiudete gli occhi."

Vanjan obbedì, senti Beatrice lanciare qualcosa e poi un botto, seguito da urla. Quando tornò a guardare una chiazza di luce andava dissolvendosi nel cielo e due uomini giacevano a terra.

"Fosforo." spiegò Beatrice "bombe accecanti. Corriamo, ora."

Saltarono di tetto in tetto fino a raggiungere un angolo abbastanza buio per scivolare giù. Quando, con grande sollievo di Vanjan, riuscirono nuovamente a toccare terra, avevano però ancora davanti l'intero parco del palazzo e guardie inferocite che li inseguivano.

"Sarà difficile evitare uno scontro diretto." notò Vanjan.

"La nostra fortuna deve durare solo fino alle strade di Parigi."

A quel punto Vanjan ebbe un'illuminazione talmente cristallina da farlo sorridere. "No, portami dietro l'ala est del palazzo."

"Di là ci sono solo mura! Perchè?"

"Perché ci sono anche i myrmidon della guardia particolare di re Gregoire."

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