Il messaggero di Valerius

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Vanjan aveva passato una giornata noiosissima senza neanche avere la possibilità di vedere re Gregoire, circondato solo da degli ottuagenari particolarmente barbosi che, a detta loro, godevano della massima fiducia del re e dovevano occuparsi di dettagli imprescindibili per il buon esito delle trattative.

In una specie di fiera dell'assurdo questi vecchi legulei di corte avevano passato tutto il tempo a mostrargli l'ascendenza di re Gregoire, fino alla sesta generazione, paragonandola all'ascendenza di Francine, fino alla settima generazione. Vanjan aveva scoperto sulla famiglia dei Santaroche un'infinità di inutili informazioni che non gli interessavano minimamente, andando addirittura a scoprire un'ipotesi di blasone che Francine avrebbe dovuto adottare una volta a corte.

Affondato nella noia più nera fino alle ginocchia, ma comunque sotto la pressione di una costante minaccia di morte, aveva vissuto una giornata infernale, che gli aveva lasciato le ossa rotte e una scarsa possibilità di dormire. Per questo, dopo aver consumato un pasto leggero nelle sue stanze, se ne stava seduto in un angolo al buio, a guardare la luna, con in mano un bicchiere colmo del liquore di una delle svariate bottiglie a sua disposizione. Non aveva intenzione di ubriacarsi, sperava di raggiungere a ragion veduta un buon livello di stordimento che gli permettesse di dimenticarsi di sé stesso prima dell'alba.

Visto che era in un angolo della stanza, praticamente immobile, lo sguardo alla luna, fu praticamente invisibile all'ombra che scivolò oltre la sua finestra, mentre lui vide perfettamente l'intruso. Dopo averlo visto aggirarsi goffamente per la stanza, scattò in piedi per farsi notare, spostando indietro rumorosamente la sedia.

"Per Valerius." disse la voce del nuovo venuto.

Vanjan non ricambiò il saluto e prese ad accendere candele. "Quando sono stato avvertito che saresti venuto non ci credevo molto."

Alla luce delle candele comparve il volto di una giovane donna dai tratti marcati e rigidi, ma non per questo non femminili. Era avvolta in un vestito nero di una qualche stoffa leggera e aveva i capelli tagliati cortissimi, come non si usava certo tra le dame. Sorrise come imbarazzata. "Conosco bene questo castello."

"Quindi tu saresti il tramite grazie a cui posso comunicare con Valerius?"

"Quello e quanto altro sarà necessario."

Valerius gli aveva mandato quella staffetta subito la prima notte di trattative, ma Vanjan sapeva quanto era inutile. Decise di usarla almeno per esternare le riflessioni che aveva fatto nelle ultime ore. "C'è qualcosa di molto strano."

"Strano?"

"Sembra che re Gregoire stia usando questa trattativa per prendere tempo. Ma a che pro? Non c'è nessuno che può venirgli in aiuto."

"Valerius ha parlato di entità che..."

"I rettiliani, certo... ma non credo che loro siano così disposti a esporsi."

La ragazza sospirò. "Forse c'è un legame con gli strani movimenti che stiamo vedendo in città."

"Strani movimenti?"

"Persone straniere che lavorano alacremente di notte. Non capiamo a quale scopo..."

Vanjan si grattò la testa. Se già non era un diplomatico era ancor meno un detective. E i misteri a corte gli piacevano meno che altrove. "Puoi riportare quanto ti ho detto a Valerius?"

"Vedremo di fargli giungere il messaggio."

"Intanto tienimi aggiornato su questi movimenti strani in città."

La ragazza guardò fuori, come se qualcosa potesse segnalarle quanto tempo le era rimasto. Con una certa inquietudine tornò, camminando all'indietro, verso la finestra. "Per stanotte nient'altro?"

"Direi di no, anche se... tornerai sempre tu?"

"Questo è il mio dovere."

"E come ti chiami?"

La ragazza sorrise, strano vedere un lampo di vanità riverberare sul suo aspetto così anonimo e poco curato. "Beatrice." disse. Dopodiché decise che non poteva più aspettare e scivolò nuovamente nella notte.

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