Intermezzo

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Delhin Sejak si svegliò e si chiese dove si trovasse. La stanza dove era non aveva niente di famigliare, una stanza da letto grezza, scarsamente arredata, con mura di mattoni rossi, come se non avessero avuto voglia di dargli un intonaco. Delhin era confuso, vuoto, l'unica cosa che, curiosamente, smuoveva qualcosa nella sua mente era lo strano odore che sentiva nell'aria, anche se non riusciva ad afferrare cosa fosse.

Cosa ricordava? La battaglia, assolutamente. La potenza del Red Valkyrie nell'annientare i nemici. Poi l'Orleans era apparso alla sua vista e si era dedicato a lui. Lo aveva trascinato lontano dalla battaglia, lo aveva chiuso in trappola, lo aveva colpito. Poi... il fuoco...

Delhin saltò giù dal letto e si esaminò il corpo, terrorizzato. Indossava una corta tunica che gli lasciava addosso solo la decenza. Si tastò le braccia, le gambe, il torace, il volto, ma si trovò perfetto, senza nemmeno un graffio. Uscì dalla stanza non per capire dove fosse, ma in cerca di uno specchio. Lo trovò nell'anticamera. Si strappò via la tunica e si guardò a lungo, nudo. Non aveva un solo segno.

Tranquillizzato si rivestì e cominciò a vagare. Qualunque cosa fosse, il luogo in cui si trovava era immenso. E quell'immensità, diceva la sua mente, si accordava all'odore che sentiva. In qualche modo gli parve di capire come muoversi, c'erano posti che somigliavano a quello, senza essere quello, che aveva visto in passato. Vagò finché non trovò una grande finestra che dava su un cortile interno, dove erano ammassati dei fusti aperti, pieni di un qualche liquido scuro da cui saliva un acuto sibilo.

Allora, finalmente, ricollegò l'odore che aveva nelle narici, quella strana essenza ferrosa, eppure allo stesso tempo acida, non abbastanza piccante da bruciare agli occhi, ma abbastanza per seccare la gola.

Ignitium.

Esistevano raffinerie di ignitium tanto grandi in Francia? Non lo ricordava, in realtà nemmeno lo sapeva. Di certo non era nessuna delle grandi raffinerie inglesi, perché le aveva visitate. In ogni caso capì di trovarsi nell'ala degli operai, dalla finestra vedeva uno dei cortili dove gli elementi base del composto riposavano dopo la prima mescola. Piegando un po' il collo individuò anche le due ciminiere dell'altoforno. Andando per esclusione comprese da che parte si trovava il comlpesso di comando, da cui la raffineria veniva diretta. Lo aiutò anche vedere, muovendosi verso di esso, che gli arredi divenivano più raffinati, le pareti meno grezze, gli ambienti in generale più puliti.

Non c'era nessuno, in quel luogo, ma la fabbrica sembrava in piena attività. In quel caso si sarebbe aspettato un brulicare di persone. Invece nessuno gli venne incontro né lo fermò, mentre andava sempre più verso gli uffici centrali, verso il centro di comando. Alla fine aprì quello che, era evidente, doveva essere il grande ufficio del direttore.

"Ben sveglio."

Seduto a una scrivania di legno nero stava un nuovo minuto, dal cranio rasato, con sugli occhi due oculari meccanici che ticchettavano a ogni suo movimento della testa. Era piegato a scrivere su dei fogli.

"Dove mi trovo?" gli chiese.

"Non credo lei possa conoscere questa raffineria di Kurtuz, ci troviamo in Turchia, sul Mar Nero. E' il più grande impianto al di fuori dei giochi della guerra.

"E lei chi é?"

"Usiamo chiamarci con nomi di città, un vezzo, diciamo." L'uomo alzò gli occhi di vetro e ottone e gli sorrise. "Può chiamarmi Gerusalemme."

"Città... Avignone... Canterbury..."

"Entrambi eliminati, un brutto caso. Ma erano due inetti, utili solo per loro posizione. Ovviamente la loro dipartita ci porta a lei..."

"Canterbury è ritenuto un traditore dell'Inghilterra."

"Un po' come verrà considerato lei, dopo aver schiantato l'esercito di myrmidon inglesi contro le forze di re Gregoire, non crede?"

Delhin guardò in terra. La guerra era perduta, eppure dentro di lui non gli importava. La furia del Red Valkyrie lo aveva saturato, era quella l'unica cosa che contava. "L'esercito... il mio..."

"Ma possiamo venirci incontro, dicevo."

"Incontro?"

L'uomo si alzò in piedi. Era molto alto, ma il suo corpo appariva fragile, nel grande camicione colorato alla turca che lo copriva. Scivolò verso Delhin. "Io posso rifare di lei un eroe, lei darà quello che manca a tutte le nazioni, la pace."

"Io... e... in che modo potrei mai?"

"Con l'autorità del suo nobile nome, con le sue conoscenze alla corte d'Inghilterra e con la sua abilità di stratega."

"Io non..."

"E con il myrmidon che ho preparato."

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