La nave

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Il rettore dell'Achademia leggeva i conti e i conti dicevano una sola cosa: erano in un anno della Fame.

Ve ne erano stati molti, in passato, ma non negli ultimi anni così la gente aveva ripreso fiducia. Poi la guerra aveva fatto precipitare di nuovo tutto. In qualche modo era ovvio che dovesse finire così, ma comunque tutto quello gli faceva una gran rabbia.

Quando i due gendarmi aprirono la porta del suo ufficio e fecero entrare il primo ministro Hipster, la sua rabbia si tramutò in ghiaccio, scaglie di ghiaccio aguzze e affilate, che puntò prontamente verso il nuovo venuto. "Cos'è questa pagliacciata?" disse.

"Non posso ammettere perdite di tempo, signor rettore." fu la risposta secca di Hipster.

"E da quando l'educazione lo è?"

Hipster si sedette, i due gendarmi subito dietro a lui. Con un movimento misurato, ma ben visibile, i due gendarmi sfiorarono le loro armi.

"Legga educazione nel fatto che non l'ho fatta trascinare alla torre di Londra..."

"A ripararla? Le sembro per caso un muratore? Non mi dica che ci tenete ancora dentro gente. Non vi esce da quel dannato buco?"

Hipster inghiottì. Non era noto al pubblico che lui e tutto il consiglio ristretto fossero lì, quel giorno, mentre accadeva il disastro. L'unico presente divulgato era Cromwell, tanto valeva inscenare lì la sua morte. Una patetica vittima del crollo, non certo il sacrificio di uno psicopatico paranoico. Comunque quegli avvenimenti ancora bruciavano al primo ministro, che poggiò sulla scrivania dello scienziato un foglio con uno scatto secco della mano, come volesse inchiodarcelo. "Questo documento porta la sua firma?"

"Molti la portano. E non li ricordo tutti."

"E' un salvacondotto per uno scienziato italiano di San Marino, un certo Arcadio Martellone. Si garantisce per lui per l'ingresso al porto di Londra con una nave nota come l'Impensabile."

Il rettore si grattò la testa. Aveva capito abbastanza in fretta dove sarebbero finiti, ma non voleva dare soddisfazione. "Il professor Martellone... certo... esimio esperto di meccanica. Voleva disquisire di persona con alcuni colleghi."

"Durante una guerra?"

"Non le è noto quale spinta stia ricevendo la sua scienza, con questa guerra?"

Il dito di Hipster scivolò sull'inchiostro della lettera. "Cosa mi dice del suo... bagaglio?"

"Bagaglio?"

"Quello che si è portato dietro."

"Posso ipotizzare... della biancheria?"

"Qualcosa che sulla nota di carico dell'Impensabile è riportato come un "ingente massa metallica, lunga 15 metri, alta altrettanti, sistemata sul ponte e coperta da un semplice telone."

Il rettore saltò un respiro. Non per quello che Hipster diceva, ma per il suo tono. "Ah..."

"Molta biancheria, signor rettore? Biancheria... di ferro?"

I due gendarmi saltarono avanti sebbene non avessero ricevuto nessun segnale. Presero il rettore, lo trascinarono in piedi e lo ammanettarono, stringendolo poi contro il muro. Hipster era rimasto seduto, impassibile. "Ma ormai quello è acqua passata." notò.

"Le navi vanno e vengono, signor primo ministro." si giustificò lo scienziato, con voce strozzata.

"E ce ne è un'altra che è partita da due giorni. Si chiama Encantada, batte bandiera portoghese e so che lei ha fatto si che questo istituto ne favorisse i rifornimenti. Perché?"

"Chissà... chissà chi ha fatto tutto! Non decido ogni cosa qui dentro! Per chi mi ha preso? Ogni professore dispone di discreta auonomia."

"Chi c'è su quella nave, signor rettore?"

Il rettore si contorse un attimo, cercando di liberarsi. Lottare con i gendarmi era più facile che parlare. A un cenno di Hipster i gendarmi lo presero e lo sbatterono sul tavolo.

"Siamo in tempo di guerra, signor rettore." spiegò Hipster "e devo prendere decisioni drastiche." Non aveva minimamente cambiato tono. Non lo aveva cambiato da quando era entrato. Sembrava annunciare semplicemente nuove tasse alla camera dei Lord. "Chi c'è su quella nave?"

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