L'approdo dell'Encantada

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Rogoberto de Seuze dritto sul cassero fumava la pipa mentre la Encantada sfrecciava fra le salve di cannone dei pirati.

Il suo motore a ignitium non era rimasto fermo ai tempi della prima guerra del vapore, il capitano lo aveva amorevolmente fatto crescere e perfezionato negli anni, in un modo che avrebbe reso orgoglioso Zeddai in persona. E poco importava che de Seuze temeva i personaggi come Zeddai, come Arcadio Martellone o come il suo cliente, quando guidava l'Encantada e le diceva di correre nessuno poteva guardarlo dall'alto in basso.

"Avviciniamoci agli scogli!" ordinò.

"Ma questo significherà fare un mucchio di strada raso alle rocce!" si lamentò uno dei suoi uomini.

"Buono! Gli scossoni ci terranno dritti sulla rotta!"

La nave turca alla spiaggia non si era mossa, forse perché aveva sbarcato tutto l'equipaggio, mentre l'altra non si era fidata ad andare sotto le rocce come la Encantada e le sue salve dovevano fare troppa strada per arrivare a bersaglio. Per impedirgli che i pirati divenissero coraggiosi, poi, de Seuze ordinava ai suoi di dare fuoco alle polveri periodicamente, risponendo con le sue palle.

Ma le rocce, presto cominciarono a essere un problema più pressante. Il mare sembrava intenzionato a fracassarceli contro, de Seuze continuava a dare colpi di timone e bestemmiare contro il capomacchine. "Più fuoco, lì sotto! Non possiamo vincerla andando a remi!"

Finalmente, de Seuze cominciò a scorgere il cosiddetto approdo che gli aveva indicato Valerius, ma lo considerò uno scherzo. Era una specie di molo per barchette, situato all'imboccatura di una spaccatura nella roccia.

"Non vorranno che andiamo lì, signore!" si lamentò un marinaio.

"Certo che lo vogliono! Sono tutti pazzi, non te lo hanno detto? E vado da loro perché sono pazzo anch'io! Che a somigliarci ci troveremo simpatici!"

Come se sentisse la determinazione del suo capitano, l'Encantada si infilò in un'onda, puntando il muso verso il basso come un levriero e poi saltò di nuovo su, come per avventarsi sulla preda.

"Motori indierto da... da... da... ADESSO!"

Mentre ormai il mare credeva di aver trovato il punto buono per schiantare l'imbarcazione sulle rocce, i motori a ignitium della stessa gli negavano il piacere, dandogli un momento di assurda staticità, in mezzo ai flutti.

"Ancora e gomene! Ora!"

L'ancora fu buttata, uomini uscirono sul pontile a prendere le gomene e a fissarle. Appena ci furono abbastanza corde Ethienne, come un gatto, vi si arrampicò e arrivò a bordo.

"Benvenuto sulla Encantada, giovane!" lo accolse de Seuze.

Ma Ethienne non aveva tempo per i convenevoli. "Signore! Presto vi passeremo un manicotto. Dovete applicarlo all'imbocco del vostro serbatoio e permetterci di prendere l'ignitium!"

"Ignitium! Cosa ve ne fate in quel buco? Ci cucinate il pesce?"

"Signore, la prego, mi supporti senza fare domande."

De Seuze guardò il giovane determinato che gli rimaneva davanti, impassibile, solo sul ponte della nave. Avrebbe potuto fargli di tutto, ma prima veniva la sua fedeltà al cliente. E il cliente gli aveva chiesto di fornire tutto l'aiuto possibile. "Bhe, e allora dov'è? Se siete così lenti a portarmelo potevate usare il mio, di manicotto. Ne ho uno molto resistente nella stiva."

In quel momento due soldati uscirono trascinando il largo tubo di tela, facendo cenno ai marinai di prenderlo. De Seuze andò a spronare i suoi uomini di essere di una qualche utilità.

Poi, si fermarono tutti un momento immobili, perché sull'isola rimbombava una tremenda esplosione.

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