L'osservatore

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L'uomo se ne stava ritto in mezzo alla pianura, con il cannocchiale ficcato nell'occhio, e continuava a rimuginare cose. A un certo punto il suo borbottare si compose in parole che i suoi collaboratori finalmente compresero. "In questa battaglia c'è un solo pilota."

I suoi aiutanti aspettavano senza capire. Erano rimasti a margine dell'evento, lontani dalla battaglia in cui francesi uccidevano francesi, ma i più di loro non capivano cosa stava succedendo. E questo poteva ritenersi preoccupante, considerando che anche loro sapevano cosa voleva dire sedersi nell'abitacolo di un myrmidon.

Quello di loro più vicino all'uomo col cannocchiale, più vicino per posizione e gerarchia, ma anche più pronto d'intelletto e ambizione, chiese. "Cosa intendete? Ci sono diverse decine di persone che stanno combattendo..."

L'uomo col cannocchiale sogghignò. "E' un modo di fare guerra molto giovane. Molti non l'hanno ancora compreso. Tutti costoro possono vincere in una battaglia solo perché sono fortunati o solo perché la loro macchina è più robusta. Ma chi padroneggia l'arte di guidare un myrmidon... semplicemente non può essere toccato dai suoi nemici."

"Colui che non può essere sconfitto." La frase era stata detta con la solennità di un versetto.

"Qualcosa del genere, si, anche se non come dobbiamo intenderlo."

"E di chi stiamo parlando?"

L'uomo col cannocchiale finalmente staccò l'occhio dal tubo d'ottone e indicò un punto indistinto all'orizzonte. "C'è un myrmidon bizzarro, irto di spine, armato di spada. Lì dentro batte il cuore dell'unico pilota. I ribelli si stanno organizzando dietro di lui, le macchine dell'esercito reale cadono senza scampo."

"E' Valerius Demoire?"

"Ah! Quello che sta facendo Valerius Demoire è qualcosa di ben diverso. La sua macchina è superiore, la sua freddezza aliena. E' temibile, ma non è il signore di questa guerra. La soluzione di tutti i nostri enigmi è una sola: Valerius Demoire in realtà è un inetto. Io parlo di qualcosa di più puro."

Gli occhi dell'uomo si posarono sul suo collaboratore e poi su tutti gli altri. Erano occhi che brillavano in modo innaturale, di una febbre dell'anima che non poteva essere spenta. Molti parlavano di occhi di serpente. Occhi di serpente era il nome di battaglia che l'uomo aveva scelto per sé. "Muoviamoci di qui." ordinò.

"Come rimarremo informati sull'esito della battaglia?"

"La battaglia è finita. I ribelli hanno vinto. Le truppe di re Gregoire sono spacciate."

Molti sospiri salirono dagli uomini. Era un risultato che i più non avevano mai creduto possibile, era il risultato che li costringeva a procedere sul percorso più pericoloso.

"Ma se noi dobbiamo stare dietro a Valerius Demoire dove dobbiamo andare se è ancora qua?"

"Lo precederemo, tutto ora diventa terribilmente semplice. Non è rimasto nulla tra lui e Parigi e voglio essere lì quando i suoi piedi batteranno nel giardino del re pazzo."

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