L'ultimo esercito di Russia

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Si erano spostati nella sacrestia, ma neanche a quel punto padre Kirill era riuscito a calmarsi. Continuava a camminare avanti  e indietro mentre i due uomini lo guardavano. Almeno, aveva avuto la decenza di fargli una tazza di te. Francesco stringeva la sua con forza, fino a sentire la pelle pizzicare per il calore. Odiava il clima. "Nonostante tutto so che non mi tradirete." disse.

"Tradirvi?" si vedevano i pensieri di padre Kirill sbattere nella sua testa. "Tradirvi no, come potrei. Non dopo aver visto cosa hanno fatto a padre Mendel. Non sono un uomo coraggioso, ma non posso schierarmi con quelle... creature. Per il bene della mia, capite, per la..."

"Per la vostra anima." Non c'era bisogno che l'inquisitore guardasse il parroco. In quelle condizioni sentiva le persone con la stessa precisione di un mutante. "Non c'è bisogno che vi vergognate a parlare apertamente. Le anime sono il mio mestiere."

"Però non posso aiutarvi. Non ho un posto dove nascondervi. Le guardie dello zar fanno quello che vogliono e non ho contatti."

"Le guardie dello zar potrebbero entrare qui ora e cosa troverebbero? Un prete, un frate e un diacono. In una chiesa. Che domande potrebbero farvi?"

"Potrebbe bastare per farci portare via tutti."

"Non senza qualche rischio per loro." aggiunse Ardiante.

Francesco sorseggiò il té. Se non altro si sentiva vivo e utile. Le settimane spese sull'aeronave a tifare per un mucchio di mostri di metallo che si picchiavano sotto di lui erano state snervanti. Quando era stato chiaro che non sarebbero arrivati a Mosca secondo i tempi che credevano e si era proposto di fare da avanguardia aveva sentito distintamente la nota di egoismo della sua richiesta. Finché il cardinale Colonna era stato in vita gli era stato chiaro che la sua volontà gli apparteneva e non vi era attesa o noia che lo infastidisse, ma da quando era rimasto solo la sua dottrina non gli era più venuta in aiuto. Si era scoperto impaziente. "Cosa si dice in città?" chiese. Non contava molto su Kirill, ma i preti sapevano sempre qualcosa.

"Ma... macchine." rispose il parroco.

"Macchine? Ci sono macchine per tutta Europa. Ho già visto l'esercito dello zar."

"Macchine qui a Mosca. Un altro esercito. I tunguska... tutti sapevano dei tunguska, l'orgoglio dello zar. Prima la legione d'invasione del giovane Oleg, poi la falange lanciata contro l'aeronave. I cantori del trono si sono spesi a raccontare i più minuti dettagli. Queste no, queste sono uscite dal nulla, ma dicono che stanno venendo a Mosca per... difenderla."

"Un altro esercito di myrmidon?"

"Di un tipo mostruoso."

Francesco Pupo Torvergata dissimulò la sua preoccupazione sorseggiando altro té. Quando erano coinvolti i myrmidon lui era impotente. Le sue capacità erano estese, ma nulla poteva quando i giganti di ferro camminavano sulla terra. Sperava che con la sconfitta delle truppe russe quel problema fosse risolto e fossero rimasti solo gli sparuti russi che rallentavano l'avanzata dell'aeronave. Non si aspettava nuove truppe. E la Spada Immacolata di Francia era ancora dispersa per la Russia. "Dobbiamo scoprirne di più." ammise.

"Non si sa molto" continuò Kirill "ma se è vero che difenderanno Mosca presto saranno qui in gran numero."

"Dovremo scoprire da dove viene il loro progetto."

"Quando si imbastisce un esercito di myrmidon" intervenne Ardiante "non si tratta solo di costruirli. Si tratta anche di dar loro dei piloti. Non pensi che potrebbero essere i piloti, l'aspetto più interessante di questo mistero, prete?"

Il té era finito. Francesco Pupo Torvergata appoggiò la tazza. I piloti erano qualcosa che capiva di più. Carne, passioni, intenti, anime. I piloti erano qualcosa che poteva leggere. Oppure no. Perché sapeva perfettamente di cosa parlava Ardiante, anche lui aveva ascoltato il racconto di Valerius sulla guerra in Spagna. "Dobbiamo sapere." sussurrò. "E' fondamentale sapere."

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