La madre del rogo

Màu nền
Font chữ
Font size
Chiều cao dòng

La contessa Roksana Dimitrova Obragina stava davanti a Francine come pochi altri vi erano stati, durante la sua vita. Non poteva sapere cosa lei avesse visto in quelle ultime convulse ore, l'unica cosa che le era chiaro era che ne era stata in parte responsabile. La ragazza non veniva dalla guerra, fino a pochi giorni prima doveva aver vissuto nel suo palazzo come se nulla, intorno a lei, stesse precipitando e ora era ridotta a un cencio sudicio e pieno di rancore. Il suo sguardo d'odio era carico di una tale giustizia che si vergognava a evitarlo.

Pasternak, forse peggiorando le cose, venne ad aiutarla. "Perché lasciate che questa donna stia qui? Portatela via." ordinò.

La nobile ne aveva anche per lui. "Bene, voi date ordini. Chi siete per dare ordini a questa gente?"

Pasternak si nascose dietro una retorica che Francine non gli aveva mai sentito sulle labbra, evidentemente finta. "Un povero dottore di paese che ha dovuto prendersi cura di tanta gente povera che quelli della vostra specie ignoravano. E' abbastanza per darmi il diritto di comandare?"

"Quindi voi vi fate carico della morte dei miei genitori? E' una vostra responsabilità?"

"Noi stiamo abbattendo un regno corrotto."

La contessa Obragina rise stridula sull'orlo della follia. "L'avete sentito, Santaroche? Sentite come è orgoglioso di abbattere re? Se non sbaglio voi ne avete già abbattuto uno. Perché non gli spiegate cosa succede ora? Perché non gli raccontate di Parigi in fiamme?"

Francine sentì formicolare le vecchie cicatrici sulla schiena. Per quale motivo il destino le aveva messo davanti quella ragazza? Di tanti spettri di cui era pronta a farsi carico, quella ragazza era quello che poteva ferirla di più, perché non c'entrava nulla con la sua guerra. Si era trovata solo sulla sua strada, era stata costretta a sfruttare l'odio che la gente nutriva per lei, ma non voleva veramente ferirla, non voleva veramente sterminare la sua famiglia. E nonostante questo, lo aveva fatto. "Dicevate di non conoscermi."

"Non conoscevo il vostro nome, ma conoscevo la vostra storia. Solo che nei racconti voi eravate solo la regina di spine. La madre del rogo."

"Portatela via!" gridò Pasternak ai suoi uomini e questa volta questi obbedirono, trascinando senza sforzo il corpo esile della nobildonna lontano dagli occhi del generale.

"Non si rendono conto di quello che hanno fatto in questi anni" continuò il dottore "e quindi non capiscono cosa sta succedendo."

"E voi, Pasternak, ve ne rendete conto?"

"Il mio popolo ha fame da molto tempo."

"Tuttavia ora non gli state dando da mangiare."

Più Francine si sottometteva ai bisogni di Pasternak e della sua rivoluzione, meno Pasternak riusciva a parlarle. Sembrava anzi che la rabbia con cui la ragazza combatteva fosse verso di lui e non verso i suoi nemici. Il dottore avrebbe voluto risolvere quell'enigma una volta per tutte, ora che la provincia era presa e il nemico sconfitto, ma uno dei suoi soldati li raggiunse trafelato. "Myrmidon! Stanno arrivando dei myrmidon!"

Era la minaccia che Francine attendeva da tempo, non poteva credere che le macchine russe gli sarebbero rimaste lontane ancora per molto. Senza porre tempo in mezzo si mise a correre con Artemisia fino a raggiungere Daikatana mentre l'esercito rivoluzionario ribolliva intorno a lei. Una volta nell'abitacolo, con il casco in testa, però, la voce all'ottoniera di uno dei suoi soldati la rassicurò. "Non sono tunguska, generale." disse "Sono konsole."

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen2U.Pro