La menzogna

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"Gerusalemme è morto"

Erano schierati davanti allo scranno di Valerius, tutti e tre, ma parlava praticamente solo Francesco Pupo, che poi era quello più capace di parlare in situazioni del genere. L'aeronave, pesante di tutte le truppe tedesche, non era arrivata fin sopra Praga, solo erano riusciti a comunicare un altro punto di incontro, che gli aveva anche permesso di prendere una rotta migliore per la Russia. Avevano lasciato il Duca Harshel e la sua gente ed erano andati ad aspettare l'esercito di Valerius altrove. Lo avevano portato lontano da quel luogo.

"Come?" chiese Valerius. Qualcosa si erano rilassato, nei suoi muscoli, a sentire la notizia. Dare la caccia alle tre spie rettiliani Canterbury, Avignone e Gerusalemme era stata una delle sue prima imprese ed era durata per un tempo infinito.

Lo aveva ucciso Guglielmo perché quello era il suo lavoro. Joho si era opposto, ma debolmente. Non solo quell'uomo aveva smesso da lungo tempo da essere su quel letto sottoterra, ma soprattutto non lo stavano tenendo in vita per nessun buon motivo. Lo tenevano in vita perché nessuno voleva sporcarsi le mani. Guglielmo però non aveva avuto problemi, le sue mani erano già sudice.

"Stava cercando di ricongiungersi ai russi, i telepati lo hanno trovato prima. Sembra che già da tempo avesse perso il favore dei rettiliani"

Lo avevano dovuto uccidere, su quel punto Francesco Pupo era stato inamovibile. Potevano nascondere la comunità di Praga a Valerius, ma non potevano privarlo del tributo di sangue che chiedeva. Bisognava lasciare le cose in equilibrio o sarebbero apparsi ipocriti. Era un'idea equa, ma i suoi due compagni sapevano che lui, lui personalmente, voleva vedere quella creatura morta, perché lui condivideva l'idea di Valerius che tutto quello che non apparteneva al mondo che conoscevano doveva essere distrutto. Aveva salvato il Duca e la sua gente perché in quel momento storico ogni energia doveva essere preservata. Sarebbe tornato da loro, un giorno.

Anche Caleb, sempre in piedi accanto al sedile di Valerius, ebbe un moto, come se ci fosse un legame tra Gerusalemme e lui, qualcosa di ancor più stretto di quello che avviluppava Valerius. Impossibile capire cosa, non c'era nulla di Caleb che fosse comprensibile. "Quindi non siete riusciti a trarre informazioni da lui."

"Ho trascritto degli appunti." intervenne Arcadio. Quella era la sua parte. Portare la storia che Harshel gli aveva raccontato al mondo. Raccontare delle diverse fazioni di Rettiliani, parlare di quelli che volevano vivere in pace nel sottosuolo. Cominciare a insinuare il dubbio che non tutti meritassero di morire. "Non ci hanno permesso di prendere gli scritti di Gerusalemme, ma ho recuperato informazioni sui rettiliani, informazioni per lo più storiche, che interesseranno certamente ai Rosacroce. Se però volete visionarle..."

"Non finché la guerra non sarà finita." sentenziò Valerius. Ma negli occhi di Valerius c'era lo spettro che la guerra non sarebbe finita mai.

Francine era in disparte, in quella discussione. Aveva partecipato all'incontro per curiosità. Arcadio, l'unico che avesse la sensibilità di capire la ragazza, vedeva in lei qualcosa di nuovo, una nuova chimica che scattava quando era in presenza di Valerius. Sembrava in realtà volersi trovare in presenza di Valerius più spesso, da quando erano partiti. Fece un passo avanti, anche lei sembrava più che altro annoiata. "A questo punto niente più ci ferma dal raggiungere il nostro obiettivo?"

"Niente" confermò Valerius "tranne l'esercito russo"

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