Nelle viscere della terra

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Nella galleria era diventato tutto terribilmente buio dopo solo due svolte. Uno dei soldati aveva acceso una torcia, ma anche così era evidente come tutti i membri del nobile esercito della regina erano a disagio. Francesco Pupo sorrise di loro. Tre lo avevano seguito nell'esplorazione della cava, mentre il quarto era rimasto fuori, nel Konsole, a fare la guardia. Sospettava che se Oleg avesse deciso di attaccarli, il povero piantone non avrebbe avuto troppe speranze di salvarsi, a meno che non avesse avuto l'intelligenza di far finta di non essere dentro il myrmidon, così da cogliere gli assalitori di sorpresa. Comunque era un problema relativo.

"Pretendo che a questo punto mi dica cosa stiamo cercando" disse il capo-squadra, per darsi un tono. Credevano veramente che i loro gradi avessero qualche influenza su di lui.

Gli occhi di Francesco Pupo bucavano il buio. Il suo addestramento e le capacità acquisite nell'Inquisizione gli davano una sensibilità superiore alle persone normali, ma mai abbastanza, mai quanto avrebbe voluto. I suoi sensi erano estremamente abili a percepire il peccato e la colpa, ma per poterli esercitare in quel modo il suo nemico doveva essere già inchiodato a una ruota. Dargli la caccia in campo aperto era tutt'altra storia. "Rettili"

"Rettili?"

Guidò la squadra a scendere ancora un po'. Nonostante la tenebra si sentiva ancora la sottile brezza che indicava l'uscita e questo, per lui, era un buon indice per stabilire che lì erano al sicuro. "Ti hanno mai parlato dei rettiliani, figliolo?"

"La regina ha detto che erano alleati dell'orso pazzo"

"E temo lo siano ancora. Non ci sono molti rettiliani in giro per il mondo, ma temo che abbiano approfittato dell'illuminata guida del nostro giovanotto russo per cercare di insediarsi qui in Germania con una base avanzata"

"Qui?"

"Non possono vivere altrimenti"

Raggiunsero uno slargo che gli operai della cava avevano usato come deposito. C'erano molti macchinari abbandonati e persino delle pareti, a definire dei rudimentali ambienti di vita. Brandine su cui dormire. Tavoli su cui pranzare. Vita da talpe senza luce. Non era ancora sufficiente, ma se lo sarebbe fatto bastare, non voleva rischiare di più. "I rettiliani non possono vivere all'aria aperta" spiegò "l'atmosfera del nostro pianeta gli è ostile. Ma hanno trovato rifugio nelle profondità della terra, dove riescono a manipolare abbastanza l'aria da renderla adatta alla loro biologia. Questa cava potrebbe essere adatta a un'operazione del genere"

"Quindi?"

Francesco Pupo si aggrappò all'uniforme del caposquadra e lo scrollò. Sentì sotto la sua mano un corpo giovane e forte, robusto, potenziato dall'addestramento e dalla disciplina militare. Nonostante questo fu subito consapevole che avrebbe potuto avere facilmente la meglio su di lui, quasi senza ricorrere alle sue capacità di inquisitore. Il modo in cui le continue rivoluzioni avevano impoverito la nazione tedesca era desolante. "Quindi è ora che tu faccia il tuo lavoro, mutante"

Forse non era così astuto usare quel termine in quel modo, con tanto disprezzo, ma non era riuscito a trattenersi.

"Cosa mi state chiedendo?"

"Se sono qui, sotto di noi. Se si stanno nascondendo... tu dovresti riuscire a... sentirli"

Come un atto riflesso, il soldato si portò la mano alla tempia, ma poi la fermò a mezz'aria. "I nostri poteri non sono così semplici, non possiamo desiderare di vedere qualcosa e sperare di..."

"Contavo tu potessi farlo perché l'alternativa è continuare a scendere nelle viscere della terra!"

Il soldato indietreggiò, chiedendo spazio. Almeno questo Francesco Pupo poteva concederglielo. Il militare si sfregò la mano sulla testa, scompigliando i suoi capelli bianchi poi strinse i denti, riportò la mano alla tempia e cominciò a estendere le proprie capacità.

I suoi compagni, compreso cosa stava facendo, si disposero intorno a lui, protettivi, una sorta di guardia fisica e psichica. Che il loro comportamento fosse istintivo o gli fosse stato instillato da mutanti più esperti era impossibile dirlo.

Durò pochi minuti, pochi minuti in cui Francesco Pupo impiegò al meglio la sua infinita pazienza. Poi il soldato aprì gli occhi.

"C'è qualcosa" annunciò "qualcosa che non so comprendere"

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