Verso lo scontro aperto

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"Non possiamo più attendere."

Bismark non era al cospetto di Valerius, era semplicemente davanti  a lui, da pari a pari. L'aria intorno a lui crepitava di potere. Aveva ricevuto gli ultimi rapporti da Krun e sapeva quanto fosse in pericolo, ma proprio per questo doveva imporre la sua volontà. Non c'era solo Caleb ad ascoltarlo oltre al genio, stavolta, ma anche quello strano latino che gli faceva da guardia del corpo. Negli ultimi giorni non si era mai allontanato troppo da lui, come se persino lì avesse bisogno di difesa. Un altro segno che dovevano fare qualcosa.

"Attaccare l'esercito russo..." provò ad obiettare Valerius.

"Hanno distaccato trenta macchine a sedare la rivoluzione e sono esausti. Se attenderemo ancora la prossima volta dovremo affrontarli dopo che avranno fatto rifornimento e probabilmente con la pace ristabilita in tutta la Russia!"

Valerius trasalì. Se la rivoluzione fosse stata spezzata avrebbe significato che Francine era stata sconfitta, probabilmente una volta per tutte. Una parte di Valerius desiderava raggiungere la città di Nayachek e salvarla, certamente. La sua volontà doveva fare uno sforzo costante per impedirglielo. "Subiremo delle perdite."

"Siamo in guerra."

Questa volta Bismark sapeva di avere Caleb dalla sua parte. Caleb, come Valerius, sembrava poco avvezzo alla guerra aperta, ma era più vecchio e probabilmente più capace di discernere chi ascoltare. Solo, come tutti gli altri, non sapeva come parlare al ragazzo quindi per ora si limitava a guardare.

"Se li aggirassimo..."

"Non c'è più tempo. Non possiamo farci dare la caccia ancora a lungo. L'inverno è alle porte e siamo esausti anche noi. Non possiamo più permetterci strategie complicate."

Tacquero tutti. Valerius rifletteva. Quando la mente di Valerius era in azione la realtà poteva cambiare, il suo silente potere aveva spostato i destini d'Europa negli ultimi anni e sembrava impossibile non potesse farlo ancora. Eppure, per una volta, non fu lui ad aprire bocca.

"Le probabilità di vittoria oggi sono al loro massimo." dichiarò Bagatto, la voce disincarnata che aleggiava nella stanza.

Probabilità. Numeri. Statistiche. Qualcosa che Valerius poteva capire. "Avete individuato un luogo?"

Bismark annuì prontamente. "Si, riusciremo a far scendere l'aeronave in una posizione dove non sarà vulnerabile e avremo tempo di dispiegare le truppe. Dopo starà ai myrmidon avere ragione dei nostri nemici."

"Guiderete la battaglia personalmente?"

Non era la domanda che Valerius voleva fare. La domanda di Valerius era: sostituirete Francine? Colmerete il vuoto lasciato dalla Spada Immacolata di Francia? Permettete a tutti noi di sopravvivere anche senza di lei? Non avrebbe potuto rispondere a tutte queste domande. "Certamente." disse solo.

Valerius annuì. Caleb sembrò tirare un sospiro di sollievo, come se avesse avuto davanti ben chiare le conseguenze di una sua ulteriore esitazione.

"Vado ad avviare i preparativi." disse Bismark, con un breve inchino.

Il generale tedesco, mentre lasciava il ponte di comando per approntare la battaglia, prese l'informazione di ciò che stava per accadere e la trasmise a Krun, sperando che riuscisse a recepirla correttamente. Il legame che avevano steso non era solido e nemmeno efficace, ma a volte dava a entrambi sprazzi di sorprendente lucidità. Per esempio non riuscì a stabilire la reazione del suo capitano alla notizia, ma, di ritorno, gli giunse un messaggio diverso. Il messaggio diceva solo: "La spada immacolata di Francia ha trovato un modo."

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