28. Andrew: problemi di cuore

Màu nền
Font chữ
Font size
Chiều cao dòng

Dovevo concentrarmi.

Liam non poteva interferire, non con quella partita. Non con quel momento.

L'ultimo canestro. Da me dipendevano le sorti della partita. Da me dipendevano le sorti dell'intera stagione.

Presi un respiro tremante, stringendo la palla tra le dita come a misurarne il peso. Osservai il canestro, calcolando velocemente la forza che dovevo utilizzare per quel tiro.

Mi sembrò di vivere tutto ciò a rallentatore, specialmente il mio respiro spezzato dall'agitazione.

Finalmente mi decisi, e tirai. La palla rimbalzò contro al bordo del canestro... ed entrò!

L'arbitro fischiò la fine della partita. Avevamo vinto. Ce l'avevamo fatta, ce l'avevo fatta.

Non appena l'adrenalina sfumò, tuttavia, mentre mi avviavo allo spogliatoio, tornai a pensare a Liam.

Mi mancava terribilmente, ero pentito. La nostra relazione era diventata importante per me.

Ero bloccato dalla paura. Temevo le chiacchiere, gli sguardi e i giudizi delle persone. Temevo che non mi avrebbero più visto per ciò che ero. Nonostante fossi la stessa persona di sempre, qualcuno avrebbe potuto vedermi diverso.

Probabilmente ero un codardo.

Dovevo decidere cos'era più importante: Liam o la mia reputazione. Non avrebbe dovuto essere così difficile, eppure lo era.

Perché? Perché? Liam diceva sempre che l'avevo aiutato molto, ma la realtà era che anche lui aveva aiutato me; mi aveva fatto capire cosa significava amare, mi aveva fatto capire che non ero solo un atleta, o uno che usava le ragazze. Mi aveva insegnato che ero anche intelligente, e sensibile, capace di fare altro oltre che parlare di cose futili e giocare a basket.

Mi preparai in fretta per tornare a casa, ma subito dopo la doccia non raggiunsi i miei compagni - come di consuetudine - al bar. Decisi di rimanere a casa, per cercare di sbrogliare i miei pensieri.

***

«Tesoro, va tutto bene?»

Mia madre mi scrutò, un po' preoccupata, e anche mio padre smise di mangiare per osservarmi.

Era una delle poche sere in cui i miei genitori erano a casa per cena, cosa che di certo non aiutava il mio bisogno di ragionare.

«Mmm?» mugugnai, masticando lentamente.

«Andrew, che succede?» ribadì mio padre, in pensiero.

Quindi se n'erano accorti. Merda. Cerco qualcosa da dire, una scusa da poter usare, ma poi compresi che erano pur sempre i miei genitori. Mi volevano bene e io ne volevo a loro.

Gli raccontai tutto, soltanto senza specificare che stessi parlando di un ragazzo e non di una ragazza. «Mi piace... una ragazza. Mi piace... tanto. Ma credo che molti potrebbero disapprovare ciò che c'è tra noi... E io non... Non so se ciò che provo è abbastanza da superare la paura...»

«Ah, i problemi di cuore degli adolescenti» mio padre sorrise, lo sguardo perso in chissà quali ricordi.

Mia madre mi accarezzò la spalla. «Se tieni davvero a lei, non fartela scappare. Non curarti del giudizio delle persone. L'importante è ciò che senti tu».

Quelle parole mi fecero venire gli occhi lucidi. «Grazie...» mormorai, abbracciandoli.

Mi potevo fidare dei miei genitori... gli avrei detto tutto. Avrei raccolto il coraggio.

Ma prima, dovevo sistemare le cose con Liam. Era quella la mia priorità.

Andai a farmi una doccia, mi vestii accuratamente, scegliendo dei pantaloni dello stesso colore degli occhi di Liam, e la sua felpa preferita.

Borbottando un discorso tra me, sapendo che mi sarei agitato parecchio a causa della vergogna che provavo per ciò che avevo fatto, uscii.

Camminai lentamente verso casa Anderson. Avevo paura, come non mai, ero terrorizzato da ciò che sarebbe accaduto. Speravo che Liam fosse disposto a perdonarmi, ma non ne ero sicuro. Non potevo accettare di aver rovinato la cosa migliore della mia vita.

Angolino autrice

Per fortuna Andrew ha cambiato idea!

Che ne dite, riuscirà a sistemare le cose? Liam lo perdonerà?

Se il capitolo vi è piaciuto lasciate commenti e stelline ♥

Aggiorno lunedì!

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen2U.Pro