41. Liam: frammenti di cuore e spine

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Il nero mi avvolgeva. Sentivo solo voci lontane, troppo lontane. Cercavo di muovermi, senza riuscirci. Cercavo di parlare, ma non avevo voce.

Potevo solo ascoltare. Fu così che udii una frase spaventosa: «Se tra una settimana non si sarà svegliato, il mio consiglio sarebbe quello di trovare i genitori del ragazzo perché firmino il permesso di staccare la spina» disse una voce che non conoscevo. Per poi, aggiungere, pochi secondi dopo: «A volte, è necessario lasciare andare qualcuno».

SI riferiva a me. Ero in coma, quindi? Da quanto? Dato ciò che aveva detto l'uomo - un medico, probabilmente - doveva essere passato un po' di tempo dal ballo.

Mi sforzai di ricordare, ma l'ultima cosa di cui avevo memoria era la luce troppo forte negli occhi. Poi, più nulla. Poi, solo il nero che ancora mi avvolgeva.

Sentii Andrew che parlava, che si scusava. Cercai ancora di muovermi, senza risultati. Il mio corpo sembrava di pietra, era troppo pesante. Provai a chiamare Andrew, a pregarlo di non staccare la spina, di non lasciarmi morire, ma le mie labbra non si mossero, le mie corde vocali si rifiutarono di emettere il minimo suono.

***

Quando mi svegliai, non me ne resi conto. In un primo momento, credetti fosse un giorno come tanti altri, in cui mi sarei svegliato nel letto di Andrew, pronto per andare a scuola. Poi, realizzai di avere circa tre aghi nella pelle e di essere attaccato a un respiratore. E collegai di conseguenza che no, non ero a casa Parker.

«Liam!» la voce di Andrew era intrisa di emozioni.

Accorse, mi abbracciò, e nonostante mi stesse facendo malissimo non dissi nulla, crogiolandomi nel suo affetto.

«Oh, Liam, grazie a Dio!» mi baciò la fronte, dolcemente. «Temevo... temevo di non rivederti più...»

Sorrisi debolmente. «E invece ci sono...»

«Non sei arrabbiato» notò sorpreso.

«Ti sentivo» rivelai. «Mi dispiace essermi comportato così... non ti ho ascoltato, e guarda com'è finita...»

«No... non... non dire così» Andrew mi premette un dito sulle labbra. «Non è colpa tua».

Obbedii, un po' per la sua insistenza, un po' perché parlare mi costava ancora fatica.

«Vado... vado a chiamare il medico».

Mi accarezzò il viso prima di uscire, e io mi abbandonai nuovamente sul materasso.

***

A quanto pareva, appena arrivato in ospedale avevo un polmone collassato, quasi tutte le costole incrinate o rotte che rischiavano di perforarmi gli organi e un trauma cranico.

Nelle - scoprii - tre settimane che avevo passato in coma, ero migliorato, e ormai subivo solo qualche fitta dalle costole ei sintomi del trauma cranico. Avevo nausea e qualche giramento di testa, ma nel complesso stavo bene.

Andrew non abbandonava il mio letto neanche per un secondo. Non mi permetteva di fare il minimo sforzo, e mi accompagnava sorreggendomi perfino in bagno. Si occupò di me alla perfezione per l'intera giornata, fino all'arrivo dei suoi genitori.

Marta e Patrik mi abbracciarono come fossi il loro figlio, chiedendomi premurosamente se stessi bene.

Appena capirono che era così, per quanto fosse possibile in quella situazione, costrinsero Andrew a riposare un po' sulla poltrona fornita ai visitatori. Si addormentò in poco tempo, e io rimasi solo con i signori Parker.

Qualche mese prima, la situazione mi sarebbe sembrata insostenibile. Io, con la mia timidezza e Billy sempre in agguato, non sarei mai riuscito a parlare, o anche solo a sopportare l'atmosfera.

Ma ero cambiato tanto da allora. Tantissimo. E i signori Parker facevano sempre di tutto per mettermi a mio agio, avendo compreso i miei disagi.

«Cos'è successo in queste settimane?» trovai il coraggio di domandare, quando le domande di circostanza furono concluse.

Avevo paura di scoprire la risposta, lì, seduto su un letto d'ospedale, ben sapendo ciò che aveva temuto Andrew - non era difficile intuirlo, anche da come aveva reagito quando mi ero svegliato. Avevo paura di scoprire quante cose erano accadute, quante cose mi ero perso, quante cose Andrew si era perso per stare con me.

«Lui... non ti ha lasciato solo neanche un attimo» cominciò esitante Patrik. «Avremmo voluto aiutarlo di più, ma ci ha detto che aveva bisogno di stare qui con te, così non ci siamo opposti. Non voleva perderti di vista, diceva che se l'avesse fatto te ne saresti andato senza che potesse fermarti».

La voce dell'uomo tremò, il ricordo di quel passato ancora così vicino gli aveva fatto divenire gli occhi lucidi.

Marta prese la mano del marito, posò la testa sulla sua spalla e continuò al suo posto. «Tiene davvero tanto a te, Liam. Ti ama profondamente» mi sorrise. «Dormiva solo quando, una volta al giorno, venivamo qui. Te lo assicuro, se avessimo potuto saremmo rimasti con voi sempre, ma Andrew aveva bisogno di stare da solo, di riflettere, così abbiamo preferito lasciargli i suoi spazi. Speriamo solo che ora si permetta di riposare...»

«Farò in modo che lo faccia. Non permetterò che trascuri la propria salute per me» dichiarai con fermezza.

Entrambi mi restituirono un sorriso di gratitudine. Guardandoli, potei solo essere grato.

Grato che Andrew avesse come genitori due persone tanto splendide. Che sì, avevano commesso degli errori, ma si erano pentiti e facevano di tutto per rimediare.

Grato che ora facessero parte della mia vita, della mia nuova famiglia, che mi ero costruito. Non avevo bisogno dei miei genitori, o dei miei fratelli. Mi avevano trattato male per anni, picchiandomi, insultandomi, dando loro stessi potere a Billy. Facendo loro stessi nascere Billy. 

Ormai ne ero certo: era solo colpa loro.

Tuttavia, non aveva più importanza. Finalmente, la mia vita aveva preso la giusta direzione. C'era solo voluto del tempo.

Per anni, avevo creduto di essere sbagliato. Avevo creduto che per me non ci sarebbe mai stato nulla, che avrei solo continuato a soffrire, per un motivo o per un altro, finendo in una vita triste e senza scopi, morendo insoddisfatto da me stesso.

Ora avevo una famiglia, una vera. Perché la famiglia non è dettata dai legami di sangue, ma dalle persone a cui ci si lega. E Marta, Patrik e Andrew erano la mia.

Guardai Andrew, placidamente addormentato, e sorrisi.

Lo amo.

Angolino autrice

FERMI TUTTI!

Potrebbe sembrare un finale, MA NON LO È. GIURO.

Ma inizia il conto alla rovescia... Mancano due capitoli, uno dei quali ambientato qualche anno dopo.

MA questa non è la fine. Non ancora.

Per intanto, gioiamo del fatto che Liam si sia risvegliato, e che sia finalmente in pace con sé stesso.

La nostalgia mista a felicità lasciamola all'ultimo capitolo, ok? ^⁠_⁠^

A lunedì, con il... Penultimo capitolo T^T

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