L'Arena - pt.2

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<<Stiamo girando in tondo da un bel po', sei sicura che non ci sia ancora nulla?>> - Medea sbuffò - <<Se avessi trovato qualcosa Oris non ve lo avrei già detto?>> - il ragazzo fece per controbattere, ma qualcuno lo fermò.

<<È un biglietto, guardate>> - Terea si avvicinò ad un albero, era la prima volta che parlava, il gruppo si avvicinò a lei quatto - <<Sembra quasi una mappa, ma perché lasciarla così in bella vista?>> - continuò.

Quella mappa era attaccata a un albero con una freccia, non era troppo facile?

Pensa Medea, pensa, perché lasciarla lì e aiutarli quando lo scopo del gioco era esattamente il contrario?

I ragazzi si sedettero per terra in cerchio con quella mappa al centro.

<<Dobbiamo almeno provare a decifrarla, no?>> - Oris sedette vicino a Medea, Orchidea si affiancò a loro annuendo decisa.

La mappa era divisa a zone, tre per la precisione, nella prima veniva raffigurata una parte di arena che Medea ricordava di aver visto, era dove erano stati attaccati la prima volta dai senior.

<<Vi ricordate questa parte di arena? E' stato dove ci hanno attaccati, vedete questi alberi qui? - indicò - sono nella stessa formazione, noi eravamo nel mezzo circondati da loro e gli alberi erano come in formazione, erano a forma V>>.

Terea fu l'unica ad annuire insieme a lei, un accenno di speranza nei volti di quei ragazzi fino ad ora disperati.

<<Cosa suggerisci? Tornare indietro? Non sappiamo nemmeno dove siamo ora e orientarsi all'interno di questo grande posto è quasi impossibile considerando che non la conosciamo>> - Oris doveva sempre essere cosi negativo?

<<L'uso delle bussole non ci è stato negato, quando la Voce ha parlato ha semplicemente detto che per i cilindri ne era vietato l'uso>> - ancora una volta Terea, la ragazza che sembrava non far caso a nulla, era stata una delle più auspicaci.

<<Quindi ci basterà identificare le altre due zone e usare semplicemente la bussola, richiamando gli scanner questi ci daranno una mano>> - Medea era perfino colpita da se stessa, gli scanner? Come sapeva che disponevano di scanner nelle tute?

<<Questa parte di arena invece - indicò Ascania - è dove siamo ora, credete che i pezzi della bandiera siano nascosti qui?>> - i ragazzi si guardano attorno, nella mappa si vedeva, in quella seconda zona, un albero diverso da tutti gli altri, gli alberi erano grosse sequoie, in mezzo invece una grossa quercia incombeva su di loro.

Ascania la indicò, proprio alle loro spalle, una decina di metri indietro, una quercia giaceva in mezzo agli altri grossi alberi, di un verde così spiccante che in coro i ragazzi si chiesero come avessero fatto a non notarlo subito.

Mancava una sola zona da identificare e il tempo, ora che i ragazzi iniziavano a capirci qualcosa di quella vasta zona sembrava per una volta giocare a loro favore.

Se i ragazzi avevano fatto centro la mappa gli avrebbe aiutati a trovare le tre parti della bandiera e una volta trovate e assemblate il gioco avrebbe dovuto terminare e per quella giornata le torture dei giocatori sarebbero finite, in attesa del livello del giorno seguente.

<< Ragazzi credo di aver capito dove si trova l'ultima zona, passando per di qua mi sono fermato ad allacciare gli scarponi e per terra ho notato una zona di verde diversa rispetto agli altri, era rigogliosa e il terreno era fertile, ma ho pensato fosse il mio cervello a giocarmi brutti scherzi per via dello stress>> - quella era la prima volta, per la seconda volta in quella giornata, che si rendeva conto che nel gruppo non c'erano solo le persone che avevano parlato spesso.

Arturo, dopo aver parlato, si sentì quasi in soggezione dallo sguardo confuso della ragazza dai capelli color fuoco.

<<Abbiamo identificato le zone quindi ora non sarà un problema trovarle, ora cerchiamo di trovare qualcosa in questa zona>> - Medea non si rese nemmeno conto di cosa stesse parlando, ragionava sulle parole che Esteban le aveva detto, dovevano stare attenti o la mappa sarebbe cambiata.

<< Procediamo cauti, non sappiamo quando e come gli ologrammi interverranno, se ci trovano potrebbe succedere qualcosa>> - il capogruppo si mese al centro dei ragazzi pronunciando quelle parole mentre guardava in faccia ognuno dei suoi compagni, più che un avvertimento aveva l'idea che sembrasse una minaccia.

<<Muoviamoci in gruppo e al minimo presentimento compattatevi, se torneranno ci servirà un piano, quei bastardi non si faranno cogliere di sorpresa un'altra volta>> - fantastico, ora aveva persino cominciato a parlare abbassando la voce.

<<Avanti non essere cosi rigida, abbiamo già vinto, cosa potranno mai farci un gruppo di ologrammi, loro non sono nemmeno reali>> - Medea fece per parlare, ma Orchidea la bloccò.

<<Ragazzi zitti, credo che abbiamo compagnia e non credo sia bella>> - quatti e leggeri i ragazzi si mossero in gruppo per avvicinarsi e cercare di nascondersi per monitorare la scena davanti ai loro occhi.

Cinque ologrammi erano appena apparsi nei pressi della quercia, bingo, una delle parti componenti della bandiera era nascosta qui, ora bisognava capire come arrivare ad essa.

<< Te l'avevo detto, se non avessi urlato forse ora avremmo già trovato qualcosa>> - con la mano Medea colpì la nuca del ragazzo facendo ridacchiare gli altri e costringendo il ragazzo a massaggiarsi la nuca dolorante.

<<Bisogna escogitare un piano di azione e cercare di coglierli alle spalle e trovare un modo per arrivare alla bandiera o a qualunque cosa cerchino di non farci arrivare>>

Come avrebbe fatto a svegliare gli altri se non sapeva nemmeno da dove iniziare, da chi iniziare, cosa doveva fare? Urlare? Era impossibile che lo sentissero, quelle cabine erano piene di acqua e i corpi dei ragazzi galleggiavano sospesi, avevano gli occhi chiusi e non sembravano dare alcun segno di vitalità.

Provò a battere contro uno dei vetri, toccare e osservare un eventuale tasto, qualsiasi cosa che gli avrebbe permesso di aprire quelle maledette cabine, il tempo era nel frattempo già cominciato e i primi minuti sembravano essere passati fin troppo in fretta.

<<Forza pensa! Fai respiri profondi e pensa>> - cercava vano di motivarsi senza perdere il barlume della ragione e dimostrare a  quello stupido gioco che era in grado di uscirne.

Corse su e giù in quel corridoio stretto evitando di proposito i volti dei compagni inermi, eppure era alla ricerca di cosa? Una stazione di comando? Una mappa? Dei pulsanti? Non c'era niente in quel posto angusto, solo buio!

Evander si toccò la tuta per azionare il suo scanner portatile, non chiedete come lo aveva trovato, non pensava nemmeno di sapere di avercelo.

<< Benvenuto giocatore, come posso aiutarti? >> - Evander sobbalzò per un attimo - << Ho bisogno che mi aiuti a cercare qualcosa, qualsiasi cosa in grado di potermi aiutare ad aprire queste maledette cabine, puoi scannerizzare questo luogo e darmi una mappa completa?>>

<<Ma certo Evander, scannerizzazione del luogo in corso>> - il ragazzo sorrise, non osò guardare il timer, sapeva di aver sprecato già tempo a sufficienza.

<< Questa è la mappa del luogo - lo scanner fece apparire davanti a lui uno schermo - come vedi l'unica uscita é la porta la infondo e all'interno di questo posto non c'è nient'altro che tu, i tuoi compagni e queste cabine. Mi dispiace ragazzo>> - quell'affare robotico era persino più empatico di qualsiasi mente malvagia dietro quegli stupidi giochi.

Evander fece per toccare lo schermo, ma poi ritirò la mano - <<Toccalo pure ragazzo, fatti coraggio>> - aggiungiamo simpatico.

Il giocatore toccò lo schermo, zoomando con le dita le cabine - << Puoi controllare se queste cabine sono collegate a qualche cavo?>> - chiese - << Certamente - la voce sparì per qualche secondo - come ti è venuto in mente? Nella mappa non c'è nessun cavo, ma le cabine sono collegati a cavi esterni>>

<< Se i ragazzi sono vivi dev'esserci per forza un cavo o qualcosa che li colleghi e fonte vitale e questa ipotesi era quella che più mi spaventava, vorrebbe dire che i ragazzi sono veramente qui e non mi piace per niente, non dovrebbero essere assorti nelle loro paure?>> cercò di realizzare ciò che aveva appena detto , ma era difficile fare anche solo quello.

<<Non deve per forza essere così, la tua paura è reale, ma non è detto che gli altri lo siano, non farti confondere da queste strane idee, questo posto esiste solo nella tua mente, ma per sembrare vero tutto lo deve essere>>

Evander sembrò ragionare sulle parole del suo nuovo strano amico, forse aveva ragione, solo perchè gli avevano fornito una realtà che sembrava vera non voleva dire che lo era in tutto e per tutto.

<<Ok, ora mi resta da capire dove possano essere questi cavi , una volta arrivata ad essi dovrei riuscire a disattivarli , le cabine dovrebbero aprirsi e questo vorrebbe dire che avrò liberato i ragazzi e mi resterà solo varcare quella soglia>> - disse indicando la porta dietro di lui.

<<Mi serve una vista completa delle cabine, piccolo amico, dobbiamo cercare qualsiasi tipo di fuoriuscita, protuberanza, qualsiasi cosa che possa ricondurci a un cavo, qualsiasi>> - e così fu, quel suo piccolo amico non esitò ad aiutarlo.

Davanti ad Evander apparì uno schermo, passando i successivi minuti per cercare ciò che stava cercando - <<Riesci a procurarmi un paio di occhialini per una visione più accurata, ho bisogno di qualcosa che mi aiuti a cogliere il minimo segnale>>. 

Come faceva a sapere che disponevano di una roba del genere? Quella esperienza diventava piano piano sempre più strana per quel ragazzo.

Accese gli occhialini con il tastino su di essi, sganciò il mantello lanciandolo poco più indietro e più concentrato che mai tornò a zoomare sulla struttura delle cabine con il sottofondo del ticchettio del timer sulla parete.

<<State dicendo che avete trovato la bandiera, ma vi è scappata?>> Ruben era stato il primo a parlare e far uscire fuori da quel silenzio imbarazzante i ragazzi - <<Non ci è scappata, idiota, semplicemente, come già la Voce aveva detto, quando ci arriviamo l'arena cambia disposizione>> - Nereo, sicurò di sé, si portò avanti il gruppo, stando a tenere sotto d'occhio la ragazza dai capelli scuri.

<<Questo vuol dire che non usciremo mai da qui, tieni a bada il tuo entusiasmo, tontolone>> - Andromeda ridacchiò, Amabel aveva usato la parola adatta, tontolone.

<<Non lo penso solo io allora>> - disse trafiggendo con lo sguardo il giocatore coi capelli grigi - <<Essere così pessimiste non vi porterà da nessuna parte, concentriamoci sul ritrovare quel posto invece>> - ancora una volta Nereo sembrava non capire.

<<Ragazzo, ascolta, non significa essere pessimisti, ma realisti, il tempo stringe e non possiamo continuare a giocare al gatto e la volpe, se ciò che dite è vero allora succederà la stessa identica cosa di prima, noi ci avvicineremo troppo e l'arena cambierà di nuovo, probabilmente cambiando il posto della bandiera e poi cosa faremo? Continueremo a camminare e camminare finché il tempo non cesserà?>> - parole sante Ruben, parole sante.

Quel ragazzo era appena riuscito a dire tutto ciò che gli altri pensavano senza aver paura di guardare in faccia la realtà, nei loro volti vi era solo sconforto e paura, tanta paura, paura di non riuscire ad uscire da quel terribile posto, paura di ciò che succedeva se non si riusciva ad uscire da quel terribile posto.

Se invece ci fossero riusciti allora quanti livelli ancora avrebbero dovuto affrontare con l'angoscia di non uscirne, ma dover invece continuare a sottostare a quelle stupidissime regole in quello stupidissimo mondo ove vi erano apparsi senza la minima percezione di essere mai esistiti prima.

Dopotutto forse, un livello dopo l'altro, ci si abituava, avevano visto i giocatori più grandi quella mattina nei loro stabilimenti e nei loro volti non c'era, oh no, quella avrebbero saputo riconoscerla a chilometri di distanza, non era paura quella che provavano, bensì rassegnazione.

La rassegnazione di essersi svegliati ancora una volta sotto il comando di una Voce immateriale, la rassegnazione di dover sottostare, per l'ennesima volta, sotto ai loro stupidissimi giochi e le loro stupidissime disposizioni.

Forse per loro la luce infondo al tunnel era ancora uno spiraglio, forse si vedeva solo qualche piccolissimo, microscopico angolino, ma per loro invece, per Andromeda, Rubén, Nereo, Medea, Evander e tutti gli altri, quegli angolini non erano ancora nemmeno in procinto di esistere.

Se solo loro non avessero mai scelto di essere riavviati per potersi incontrare di nuovo e sconfiggere un male più grosso non avrebbero dovuto ora lottare di nuovo contro tutte quelle avversità completamente da soli.

Quando si guardavano oramai non si riconoscevano più, quando si toccavano non rimembravano più il fuoco ardente che una volta incombeva su di loro e forse non avrebbero mai rammentato il suono delle loro risate insieme e la loro promessa di vincere.

<<Credo che non sia giusto pensarla così, abbiamo visto tutti i giocatori a livelli maggiori di noi stamattina, vuol dire che un modo per arrivare alla bandiera c'è, non può essere impossibile. Mi sembra più che siamo solo noi a limitarci a ciò che vediamo senza allargarci>> - Andromeda alzò un sopracciglio, come potevano allargare le loro possibilità senza nemmeno sapere quali fossero le loro risorse?

<<Potresti spiegarti meglio? Devi essere sempre cosi criptico?>> - Amabel gli si affiancò incoraggiandolo ad andare avanti - <<Quando la mora si è allontanata dal gruppo - indicò Andromeda - le sono andato dietro per cercare di capire cosa stesse escogitando.

Quando mi sono avvicinato a lei facendo il minimo rumore lei si è girata con un coltellino in mano>> - Andromeda sobbalzò - <<E con questo?>> - chiese con un filo di voce.

<<Tu non sapevi di avere quei coltelli nella tuta, così come io non sapevo che abbiamo degli scanner portatili che si attivano toccando un tasto preciso nella nostra tuta. Ragazzi vuoldire che la tecnologia che disponiamo va oltre a ciò che la voce ci ha detto di avere, sono sicuro che al momento giusto a qualcuno di noi verrà in mente di utilizzare qualcosa che al momento non sappiamo di avere>> - era una teoria stupida? Assolutamente sì, avevano scelto di crederci lo stesso? Ancora sì.

<<Stai dicendo che dobbiamo affidarci al caso?>> - Ruben, il giovane ragazzo che aveva trovato il coraggio di dire ad alta voce i pensieri dei suoi compagni, non era ancora molto sicuro e non sapeva se fidarsi o meno delle parole di quello strambo ragazzo.

<<Hai altre idee Ruben? Se ce le hai, ti prego, illuminaci, se cosi non fosse però ti chiedo il piacere di non continuare a spargere negatività su un terreno fertile>> - sorrise sfacciato e poi riprese a camminare seguito dagli altri.

<<Non era lo stesso ragazzo che prima ci aveva sconvolti con le sue teorie folli, come mai ora sprizza di gioia?>> - chiese Ruben a bassa voce girando il capo verso  Andromeda che, quatta quatta, alzò le spalle e si unì agli altri.

Erano a metà via del tragitto e il tempo iniziava a scorrere ancora più velocemente, nemmeno lui sembrava voler giocare a loro favore, l'aria sembrava piano piano farsi più pesante e così, per la seconda volta, Andromeda fu costretta a stringersi nel suo mantello.

Chissà come mai quella folle tuta, che disponeva di tutto probabilmente, non avesse anche un impianto di riscaldamento.

La ragazza si perse a guardare gli altri, in fila, silenziosi e composti, nemmeno uno fuori posto, la sua mente si separò dal suo corpo per la seconda volta e ancora si ritrovò a pensare alle parole del giocatore conosciuto poco prima.

Forse aveva anche ragione, lei non sapeva da dove le fossero usciti quei coltellini, sapeva solo che nel momento in cui aveva sentito un presunto pericolo aveva allungato la mano e loro erano lì ad aspettarla, quasi come se la stessero chiamando.

Quasi come se stessero bramando le sue mani, era sciocco, ma aveva sentito una strana connessione tra lei e quelle lame, che le avesse già usate in passato?

<<A cosa pensi mora?>> - lei sobbalzò e ancora una volta le sue mani finirono nella sua tuta, questa volta però, una volta riconosciuta la voce la ritrasse cautamente - <<Non chiamarmi così>> - fu l'unica cosa che disse, poi, ad un passo più veloce, si riunì al resto dei ragazzi.

<<D'accordo, allora proviamo così - si avvicinò - a cosa pensi, Med?>> - la ragazza si fermò involontariamente, quel nome, anzi, quel soprannome, lui come faceva a saperlo? Meglio ancora, come faceva lei a sentire di conoscerlo?

<<Come mi hai chiamata?>> - sussurrò - <<Med, non ti piace nemmeno così?>> - lei scosse la testa e riprese a camminare - <<Non chiamarmi proprio, non siamo amici, a malapena ci conosciamo e non starmi così vicino>> - in realtà la sua presenza non le dispiaceva e in oltre il corpo di Nereo le consentiva di sentirsi più al caldo.

<<Certo che sei proprio antipatica, ok ragazza senza nome, a cosa stai pensando?>> - provò di nuovo, lei ridacchiò - <<A come togliermiti di dosso, contento ora?>> - lui alzò le mani e le sopracciglia nello stesso momento, sfilandosi il mantello per appoggiarlo sulle spalle di lei, ancora una volta, prima di allontanarsi.

Lei lo fulminò con lo sguardo e lui le sfoggiò un occhiolino e un piccolo ghigno simpatico girandosi successivamente senza lasciarle il tempo di replicare.

<<Cosa suggerisci capelli di fuoco?>> - disse Orchidea, vedete? Era esattamente questo il motivo per il quale a lei non piaceva fare da leader, cosa avrebbe dovuto fare ora?

Qualche secondo dopo Medea si fece ridare la mappa, cercando successivamente il suo scanner portatile, così come l'altra volta toccò la sua tuta e questo uscì fuori, facendo rimanere di sasso i suoi compagni.

<<Beh, non sapevate dell'esistenza dei vostri piccoli amici?>> - ridacchiò lei - <<Come diamine hai fatto a farlo?>> - senza fiato quasi Terea si avvicinò al piccolo marchingegno che d'un tratto cominciò a parlare.

<<Bentornata giocatrice, come posso aiutarti?>> - Medea si chinò per cercare di nascondersi dai senior - <<Possiamo avere uno spazio in cui parlare senza che quelli lì ci sentano?>> - era una richiesta strana da fare, ma se si fossero accorti della loro presenza tutto ciò che avevano fatto finora sarebbe stato vano.

<<L'Arena è solo questa cara, ma posso fare in modo che la vostra presenza e il vostro suono non venga percepito da chi vi sta cercando>> - meglio di niente, no?

Medea annuì e nessuno disse nulla fino a che lui non diede il via.

<<D'accordo ora che nessuno dovrebbe vederci mettiamoci di nuovo tutti in cerchio, dobbiamo trovare una strategia per poter uscire da questa situazione>>.

<<Non possiamo semplicemente arrivare alla quercia da invisibili e prendere ciò che ci serve?>> - esordì Oris - <<Sciocco, non è così che si gioca, inoltre questa è solo una strategia per permettervi di parlare, presto o tardi loro si accorgeranno che siete qui>>.

Il piccolo amico gliele aveva appena cantate? Medea annuì.

<<D'accordo, Will, si ti chiamerò così, potresti fornirmi una visuale maggiore della quercia? se riusciamo a vedere cosa nascondono forse troveremo il modo per arrivarci>> - silenziosi i ragazzi la guardarono parlare con quello strano aggeggio.

<<Avvio scannerizzazione del posto, si prega di aspettare qualche secondo - e così, qualche secondo dopo, uno schermo si materializzò davanti a loro - Will? Mi piace! Giocare con te è sempre un piacere Medea>> - lei sorrise e poi, insieme ai ragazzi, si mise ad analizzare.

Insieme cominciarono ad analizzare la quercia, zoomare e rimpicciolire varie parti di essa senza trovare niente.

<<Forse lo stiamo facendo nel modo sbagliato, proviamo a cercare qualche fessura nel tronco o nelle radici dell'albero>> - Medea fece come richiesto e qualche secondo dopo iniziò a saltellare sul posto.

<<Cos'hai trovato?>> - l'artefice di quell'idea, Terea, con fretta la raggiunse - <<Proprio qui, al centro del tronco, c'è una protuberanza e indovinate cosa c'è al suo interno?>> - la ragazza si spostò per dare modo agli altri di poter guardare.

<<Quello è un cubo>> - sussurrò Oris - <<La nostra bandiera è stata smantellata e questo era il primo oggetto da trovare. Dobbiamo solo capire quale sia il modo più adatto per andare lì e riprendercelo, giusto?>> - Medea sospirò tentando invano a stimolare i suoi compagni di squadra.

<<D'accordo concentriamoci, ce la possiamo fare, infondo siamo cubi, no?>> - Orchidea, carica a palla, provò a incoraggiare gli altri - <<Si, ce la possiamo fare - Kyo, un altro ragazzo, si alzò di conseguenza - Will, sei sicuro che non ci sia nessun modo per arrivare lì senza che quei cosi ci facciano saltare in aria?>> - Will si avvicinò ai ragazzi.

<<A tutto c'è una risposta ragazzi, queste prove sono state fatte apposta affinchè voi le superiate, io posso farvi da sostegno>> - Oris, con un verso di sdegno, si girò dall'altra parte cercando di esaminare la scena.

<<Forse non dobbiamo affrontarli, dobbiamo giocare per astuzia, non è forse così?>> - esclamò quest'ultimo - <<Hai qualcosa che ti ronza in testa, forza non essere timido>> - questa volta fu Ereya a parlare.

Medea mise una mano sulla spalla a Orchidea, sorridendole e mimandole un 'grazie' con le labbra.

<<Abbiamo bisogno di un diversivo, faremo finta che qualcuno sia lì intorno e nel frattempo ci riprendiamo il nostro cubo - si girò verso i suoi compagni - qualcuno ci farà da esca, farà finta di uscire dietro un nascondiglio e di aver pestato accidentalmente un tronco, inizierà immagino un perseguimento e a quel punto avremo via libera, come vi sembra?>> - un ruba bandiera in tutto e per tutto pensò Medea.

<<E se non funzionasse? Voglio dire, potrebbe anche essere una bellissima idea, ma non trovi strano che lasciano i loro posto da sentinelle per rincorrerci? Ciò non garantisce nemmeno che possiamo fare altrettanto per gli altri due oggetti da trovare, Oris>>.

<<Chi vi ha detto che prenderemo solo questo?>> - cosa aveva in mente quello strano ragazzo? - <<Non abbiamo molto tempo Oris, forza>> - Medea gli mise fretta.

<<Will puoi farci vedere queste altre due zone?>> - il piccolo amico si posò sulla sua spalla, rispondendo al suo richiamo sorridendo - <<Certo ragazzo, posso eccome>> - e così davanti a loro due nuove mappe dei posti apparvero e in quel momento la ragazza coi capelli color fuoco sembrò intuire il gioco che aveva intenzione di fare.

<<Mentre qualcuno prenderà il cubo altre due persone saranno nelle altre due aree, una volta presi ci riuniremo e assembleremo la bandiera, non è così?>> - il ragazzo annuì - <<Per questo dovremmo sbrigarci a trovare gli altri oggetti, ragazzi ho bisogno di voi>> - Oris fece un cenno ai suoi compagni di squadra che, naturalmente, non se lo fecero ripetere due volte.

<<D'accordo allora mentre voi cercate io proverò a trovare un modo con Will per farvi arrivare lì il più velocemente possibile, chiudiamo questa storia una volta per tutte>>.

Insieme annuirono e ognuno di loro si mise al lavoro senza perdere tempo.

<<Will ci serve un modo per arrivare lì il più velocemente possibile senza che qualcuno ci noti e quando tutti saranno in posizione servirà un modo per poter comunicare tra di noi. Il sistema Bluetooth di cui mi hai parlato ieri si può attivare anche tra persone?>> - lui annuì.

<<Naturalmente, i vostri sensori dispongono di una connessione tra voi, sarà come avere un walkie talkie, in versione molto più piccola del reale ovviamente. Non si attiva come hai attivato la nostra connessione però, lo sapevi che la vostra tuta contiene più di una centinaia di gadget?>>

<<Come facciamo ad attivarlo?>> - domandò - <<Ti sei mai chiesta a cosa servi una cintura così grande in quella tuta? - indicò - La cintura contiene al suo interno un piccolissimo auricolare, tra le altre cose, vi basterà collegarli e potrete comunicare attraverso quello>> - Medea si sfilò la cintura.

Era uno strano posto per nascondere gli oggetti, al lato di essa vi era un piccolo pulsante, lo schiacciò e la cintura si aprì, prese ciò che le serviva e poi riprese la conversazione con il suo piccolo amico robot.

<<Per quanto riguarda l'altra domanda? Ci dovrebbe essere un sistema di teletrasporto o una roba del genere tra le funzioni della tuta, non é così?>> - sì, sapeva che era così, sapeva che ne disponeva.

<<Non è proprio una funzione di teletrasporto, diciamo che la tuta è progettata per qualsiasi evenienza o pericolo o semplicemente per aiutarvi, come in questo caso. Esistono delle brecce, dovrete solo identificare la posizione esatta dei posti, inserire le coordinate e la breccia si aprirà>>.

Medea si toccò la spalla, era lì che si attivavano, lo sapeva, sapeva che nell'esatto posto dove erano ora le sue dita posava un sensore e sapeva che quel sensore, per aprire una breccia, aveva bisogno di un sistema multimediale aggiornato.

<<Sei in gamba giocatrice>> - gli occhi stilizzati di Will si chiusero in un piccolo arco e la linea sottile che aveva per bocca si incurvò all'insù.

<<Medea abbiamo trovato gli altri oggetti, un'asta e un drappeggio rosso e sì, prima che tu lo chieda, abbiamo le esatte coordinate per attivare le brecce>> - Orchidea le sorrise e frettolosamente le chiese di raggiungere il resto del gruppo.

<<Ora che abbiamo tutto riserviamo al nostro leader la decisione di chi andrà dove>> - Oris lasciò il posto a Medea, che ancora scossa lo raggiunse.

<<Non sono io quella che dovrebbe decidere, siamo stati tutti leader e non credo che questa decisione spetti a me, ma so che tutti voi direte il contrario perciò risparmiamoci questa fatica - fece una pausa poi riprese a parlare - d'accordo, Terea recupererà il cubo, lo ha trovato lei, giusto? Oris tu andrai a recuperare l'asta e Orchidea il drappeggio.

Siamo in dodici e ci divideremo equamente, quattro persone in ogni posto, uno a recuperare gli oggetti e gli altri tre faranno da diversivo. Gli ologrammi possono comunicare tra loro, ma possiamo farlo anche noi, la vostra cintura, sfilatela, al lato di essa c'è un pulsante. Una volta aperta ci saranno degli auricolari, prendeteli.

Li collegheremo e comunicheremo attraverso essi. Dobbiamo stare attenti o si accorgeranno di noi e se dovessero farlo ragazzi, combattiamo, combattete fino a che la bandiera non sarà completa>> - il tempo scorreva, più velocemente di quello che pensavano.

<<D'accordo, dopo questo bellissimo discorso incoraggiativo direi di aprire le brecce e metterci in posizione, giusto capitano?>> - Medea sorrise ad Oris - <<Giusto, che nessuno si muova fino a che non siamo tutti in posizione, dobbiamo essere coordinati, ricordate?>> - i ragazzi annuirono e così tutti si misero in posizione.

<<Terea recupererà il cubo mentre noi faremo finta di litigare, una volta preso dovrai dircelo ed aspettare che Oris e Orchidea abbiano fatto lo stesso; quando così sarà apriremo una breccia per arrivare dove tutto ciò ha avuto inizio, assembleremo la bandiera e usciremo da questa foresta>> .

Quasi come da copione i dodici ragazzi, nelle rispettive aree, si misero in posizione, entrambi usando lo stesso diversivo.

Medea cominciò a discutere con gli altri ragazzi, urlando parole di disprezzo e comunicando loro che avrebbe continuato la missione da sola, attirando l'attenzione degli ologrammi,mentre i tre ragazzi incaricati di arrivare agli oggetti si preparavo a partire, gli altri nove avevano appena iniziato un nuovo gioco, il gatto e la volpe.

Il cuore dei dodici ragazzi batteva all'impazzata, incapace di realizzare che quel gioco stava finalmente terminando, con i piedi di piombo correvano tra le foglie disposti in formazione consapevoli che se li avessero presi avrebbero lottato, proprio come aveva suggerito loro la ragazza coi capelli color fuoco.

Non appena Terea ebbe il cubo tra le mani si mise in contatto con gli altri e una volta constatato che tutti e tre ragazzi avevano compiuto la loro missione, chi più facilmente e chi meno, raggiunse ognuno il proprio gruppo, correndo all'impazzata su un filo che avrebbe deciso il loro destino.

<<Medea noi siamo pronti, abbiamo gli oggetti, dicci le coordinate e apriremo la breccia>> - Medea ricevette immediatamente il messaggio, guardò gli altri e consapevole che avevano sentito anche loro fece loro segno disperdersi nella foresta.

<<Le coordinate sono 98.130.344e 5.990.098, ci vediamo lì, compagni>> - fece per aprire la breccia, ma uno degli ologrammi la raggiunse lanciandosi sopra di lei e bloccandole i posti.

All'impatto con la caduta Medea si ritrovò in un piccolo stadio confusionale, ma proprio come aveva detto agli altri di fare lottò. Cercò disperatamente di liberarsi dalla morsa di quel ragazzo, ora che lo aveva addosso non era così sicura che fossero ologrammi.

Pesava molto più di lei e il suo corpo la contrastava in tutto e per tutto.

Ma era giusto arrendersi così? No, no Medea, non puoi arrenderti così, scordatelo.

Riuscì a prendere con la mano un sasso, ma era sicura che lo avrebbe colpito? No e naturalmente quando ci provò, questo non gli fece nulla, così provò di astuzia, sollevò il viso oltre la spalla di quel ragazzo.

<<Terea no! Prendi il cubo e scappa!>> - il ragazzo allentò la presa e lei riuscì a liberarsi, riprese a correre toccandosi la spalla, inserì velocemente le coordinate e la breccia si aprì, l'ultima cosa che sentì dire prima di attraversare fu : 'Ce la faranno, Medea è il loro leader'.

La breccia si richiuse alla sue spalle e lei fu scaraventata contro un albero, i ragazzi andarono in suo soccorso, sgridandola per non essere arrivata prima.

<<Ci hai detto di aprire le brecce dieci minuti fa, per quale motivo allora tu ci hai messo così tanto?>> - lei non si accorse nemmeno di chi fosse la voce, voleva solo andarsene, chiudere gli occhi e dormire, il timer alle loro spalle stava quasi per finire.

Non appena Medea si mise in piedi i ragazzi le passarono gli oggetti, lei li guardò confusi - <<Sei tu che dovresti ricomporla, avanti>> - annuirono insieme e lei accettò gli oggetti rimettendoli insieme.

La bandiera era stata ritrovata e assemblata.

<<Cubi, avete trovato la vostra bandiera, si prega di entrare nelle cabine apparse a pochi metri da voi; all'interno troverete abiti più comodi, non vi basterà che indossarli e poi verrete riportata alla vostra base. Congratulazioni, Cubi>> - quella fu l'ultima cosa che i ragazzi sentirono prima di prendere posto nelle cabine apparse davanti a loro.

<<Bingo>> - sussurrò il ragazzo togliendosi gli occhiali, si precipitò verso una delle cabine chiuse, si accovacciò e cercò di portare le mani nell'esatto punto doveva aveva trovato l'apertura che dava al cavo.

<<Maledizione, non ci arrivo!>> - iniziò ad imprecare alzandosi per cercare di trovare un altro modo - <<Non c'è nessun modo per arrivare là sotto?>> - chiese al sensore - <<Sfortunatamente la mia tecnologia non ti sarà d'aiuto, giocatore>>.

Evander iniziò a prendere a calci la cabina sperando, che per qualche strano miracolo, quella si rompesse, così avrebbe potuto semplicemente  fare quello per salvare i suoi compagni.

Inoltre si chiedeva il senso di quel gioco, non si poteva creare legami all'interno di quel mondo e quel ragazzo sapeva per certo che mentre tutti i giocatori soffrivano e tentavano un modo per uscire dai loro livelli, qualcuno li guardava, li osservava divertendosi.

Allora perchè non intervenire? Perchè lasciare che qualcuno rischi di compromettere i loro giochi? Questo lui proprio non lo capiva.

<<Questo non è il momento per abbattersi e pensare giocatore, questo è il momento in cui dimostri a quelli zucconi lassù che non siete solo pedine di un gioco, ma che lottate, insieme in questo caso, per uscire da qui. Comprendo che tu possa essere sopraffatto dalle emozioni, ma non è il momento giusto ora>> - Evander iniziava a pensare che quello fosse più di un gadget di cui ogni giocatore disponeva, iniziava quasi a pensare che quelli fossero gli unici amici che Level permetteva loro di avere.

Che fosse l'unico legame che potessero scegliere di stabilire.

<<Ragioniamo, non posso raggiungere un minuscolo spazio con uno dei gadget e nemmeno con la tua tecnologia perciò dovrò usare le vecchie maniere, giusto? - annuì - Ma questa cabina peserà il decimo di me, sarà arduo buttarla giù>> - esitò un momento poi mise le mani sulla cabina annuendo a se stesso prima di fare qualche tentativo per buttarla giù.

Il ragazzo imprecava, imprecava, imprecava e imprecava ancora, l'unica cosa che si sentiva in quell'angusto corridoio, oltre al ticchettio del timer, era proprio la sua voce, le sue urla strazianti e il suo grande sconforto.

Eppure lui non si arrese, centimetro per centimetro la cabina si spostava e fallimento dopo fallimento, Evander riuscì a scaraventare giù quella cabina.  Gocce di sudore cadevano sulla sua fronte e il suo cuore correva all'impazzata all'interno del suo corpo, non era un ragazzo con una statura grossa quindi come aveva trovato la forza per  ribaltare quello che aveva davanti a lui?

Si chinò senza ulteriori indugi pronto a scoprire dove quei cavi lo avrebbero portato.

<<Sai dirmi dove è collegato questo cavo? Avrà per forza un base dove si alimenta?>> - avrebbe dovuto dargli un nome? Era strano non potersi rivolgere a quel piccolo robot senza nome.

<<La base è proprio sotto di noi, vedi queste piastrelle? Hanno una spaccatura proprio qui - gli indicò - se vuoi arrivare alla base dovrai semplicemente romperla>>.

Evander annuì, tirò dalla sua tuta un lama e ancora una volta con la sua forza ruppe il pavimento svicolando nella base sottostante.

Davanti a lui un vero e proprio centro di controllo, c'erano degli schermi che raffiguravano l'area soprastante e una miriade di tasti di cui non conosceva l'utilità.

<<Congratulazioni triangolo, hai superato la prima prova - Evander sobbalzò - ciò a cui sei davanti è come il telecomando delle cabine, schiacciando il tasto sbagliato i tuoi compagni potrebbero non uscirne indenni. Trova il tasto giusto e tira fuori i tuoi compagni. L'unica modo che hai di farlo è affidarti al caso, su un ripiano accanto a te è adagiato un sacchetto con le biglie.

Una volta raccolte le lancerai e attenderai di vedere quale delle biglie vi uscirà e in base a ciò deciderai se schiacciare il tasto che ti viene fuori o pagare penitenza. Buona fortuna giocatore>>.

La Voce terminò lì ed Evander sopraffatto chiuse gli occhi cercando di controllare la rabbia.

<<Che razza di gioco è mai questo, maledizione!>> - tirò un pugno al ripiano vicino a lui raccogliendo velocemente le biglie. Senza esitare cominciò a lanciarle, la prima che gli uscì fuori aveva un un cerchio blu, cercò tra i comandi e lo trovò.

Leggermente a destra quel pulsante era come se lo chiamasse, se in senso buono o cattivo nemmeno lui lo sapeva.

Decise di schiacciarlo e con grande fortuna era un tasto che aveva permesso di loro di abbassare il livello dell'acqua all'interno della cabina e di aumentare l'ossigeno.

Tirò di nuovo e questa volta ilo colore era il verde, sfidò nuovamente la sorte e una volta trovato lo schiacciò.

Ancora una volta ciò che aveva fatto era buono, il tasto disattivò le loro camice di forza.

Costretto a ripetere tirò fuori un'alta biglia, questa volta dal colore rosa.

Doveva osare e schiacciare o doveva ritenersi fortunato per averne beccate due giuste?

Ancora una volta decise di schiacciarlo, un'allarme iniziò a suonare e fuori da ogni cabina apparvero delle ringhiere, nella cabina centrale infine, occupata proprio da Eliette, apparve un grosso blocco.

<<Hai schiacciato il pulsante sbagliato e non puoi tornare indietro, ora l'unico modo per aprire le cabine è di immettere la giusta combinazione numerica, ci sono undici numeri da inserire. Purtroppo da quando il pulsante è stato azionato hai a disposizione dieci minuti per immettere la corretta password>>.

Il ragazzo strinse pugni maledicendo se stesso per quella stupida scelta, ma di nuovo non poteva perdere tempo, i dieci minuti erano già cominciati e l'ora che aveva a disposizione si era ridotta non appena aveva toccato il tasto rosa, ora, da trentacinque minuti che gli rimanevano aveva solo quindici minuti.

<<Mi serve di nuovo la mappa del posto, dobbiamo trovare la combinazione ed uscire da qui>>

Davanti a lui apparve ciò che aveva richiesto, si infilò gli occhiali e senza poter fare altro si mise a cercare una combinazione numerica, tornò su e immise la prima combinazione, naturalmente errata, ma non mollò, continuò a cercare.

In quella stanza le combinazioni numeriche erano davvero troppe, le aveva provate tutte, ma nessuna era quella giusta e poi, quasi come qualcuno gli diede una botta in testa, si ricordò di aver visto sulle cabine dei numeri.

Riprovò a guardare, 598376241009, quella fu l'ultima combinazione che ebbe il tempo di

provare, dopodiché il tempo finì e le cabine rimasero ferme come qualche minuto prima.

Passarono secondi, secondi per lui interminabili.

Le inferiate si abbassarono e quando provò  a guardare le cabine erano finalmente vuote, la porta infondo a quella stanza si aprì e a lui non rimase che correre, correre con il cuore pesante e la mente finalmente libera.

Una volta fuori si accasciò sull'erba inerme e sorridente.

<<Ce l'hai fatta giocatore, hai vinto>> - Evander continuò a sorridere, aprì gli occhi e sentì qualcuno osservarlo.

<<TI stavamo aspettando, credevano che saresti rimasto lì dentro, ovunque tu fossi>>

Evander alzò il pollice in risposta sorridendo esausto.

<<Giocatori, avete superato le vostre paure e siete finalmente riusciti a passare al prossimo livello. Si prega di recarsi nelle cabine che appariranno da voi tra qualche secondo, vi riporteranno a casa>>

Waylen aiutò Evander ad alzarsi, fino a quel momento steso a terra il ragazzo ringraziò sospirando prima di entrare nella cabina, in un attimo l'arena davanti a lui era scomparsa.

<<Ci vuole ancora molto, mister "so tutto io" ?>> - Andromeda aveva poche certezze, ma una di quelle era sicuramente che a Ruben, Nereo, non stesse molto simpatico, che fosse perché gli aveva rubato il primato da leader?

<<No, dovremmo esserci tra poco e poi, smettila di chiamarmi, non siamo amici, a malapena ci conosciamo, non starmi così vicino>> - il suo sguardo si posò inevitabilmente sulla ragazza alla fine della coda sorridendo quando nel viso di lei un piccolo risolio non tardò ad arrivare.

Avevano continuato a camminare bisticciando, dandosi spallate e discutendo su quale fosse la miglior strategia per arrivare alla bandiera senza che la mappatura di quel posto potesse cambiare un'altra volta.

Andromeda era rimasta infondo alla coda, si era del tutto estraniata dal gruppo e osservava quanto fosse affascinante il posto intorno a sè, o almeno a tratti, solo la parte nel quale il verde dominava sullo spoglio.

Era quasi come essere all'interno di due posti differenti, uno spoglio e malvissuto mentre l'altro quasi colorato e ben curato.

Amabel le si affiancò, lei non alzò nemmeno il viso, quella ragazza le faceva paura.

<<Apparte gli idioti davanti a noi, tu hai idea sul come arrivare a quella stupida bandiera? Il tempo sta finendo e noi siamo ancora in alto mare, chissà se gli altri gruppi abbiano già finito>> - lei esitò, questa volta si girò a guardarla, oltre ad essere una bella ragazza era anche molto alta, quasi alla pari dei ragazzi della squadra.

<<Non lo so, credo che, come ha detto quel ragazzo prima - disse indicando Nereo con un sospiro - la risposta ci arriverà non appena saremo difronte al pericolo, giusto?>> - la ragazza semplicemente annuì.

<<Comunque dove hai trovato i coltelli?>> - Andromeda le indicò il posto facendole vedere uno dei coltelli - <<Che strano - affermò toccandosi la tuta - la mia tuta non li ha>> - continuò ad esaminare la tuta, ma di quei coltelli nemmeno una lontana ombra.

<<Vorrà dire che sono destinati solo a te>> - le fece un brevissimo occhiolino prima di portarsi davanti alla fila, ora Andromeda era di nuovo da sola.

Camminando si accorse di aver pestato un ramoscello, si fermò di colpo, quasi come se qualcuno l'avesse appena bloccata con un telecomando.

<<Che nessuno si muovi>> - urlò in preda al panico, aveva riconosciuto solo dal rumore del ramo che quello era il posto vicino alla bandiera.

<<Fate immediatamente un passo indietro e raggiungetemi o possiamo dire ad addio al pensiero di uscire da qui>> - il ragazzo coi capelli grigi fu il primo a raggiungerla - <<Siamo arrivati alla bandiera?>> - le sussurrò posandole una mano sulla schiena.

Aveva le mani congelate e il viso rosso e tutto solo perché aveva ceduto a lei il suo mantello.

Le sue gote diventarono per un solo brevissimo momento rosse, un rosso che riuscì a colorare il suo viso pallido, un rosso che la maggior parte dei presenti stava ora osservando ghignando silenziosamente.

Andromeda si schiarì gli voce e invitò gli altri ad avvicinarsi maggiormente, si sfilò il mantello restituendolo al proprietario sotto gli occhi attenti degli altri cilindri.

<<Bene, a qualche metro di distanza da noi si trova l'oggetto che ci consentirà di uscire da questo, il tempo stringe e noi abbiamo bisogno di una via d'uscita comoda, avete qualche idea?>> - per i primi minuti nessuno si fece avanti, poi Amabel spezzò il ghiaccio.

<<Noi non possiamo avvicinarci a questa bandiera, perciò ci servirà qualcuno che lo faccia al posto nostro>> - Ruben la guardò - <<Già, ma qui dentro ci siamo solo noi e gli alberi e non credo che loro possano aiutarci, non sappiamo nemmeno dove sia questa bandiera>>.

Amabel accanto a lui gli tirò una gomitata guardandolo con un sguardo non molto gentile, successivamente attivò il suo scanner portatile.

<<Bentornata giocatrice, come posso aiutarti?>> - Amabel sorrise, spiegando poi ai suoi compagni come aveva trovato l'esistenza di quel piccolissimo robot fluttuante - <<Mi, anzi, ci chiedevamo se potessi scannerizzare l'area attorno a noi, dobbiamo esaminare l'intera zona e solo tu ci puoi aiutare>> - Andromeda fu forse l'unica che in momento come quello si accorse come la voce di Amabel era diventata più soave e pacata quando aveva cominciato a parlare con quella cosa.

Lui non esitò a rispondere e poco dopo davanti a loro apparve uno schermo con la mappa di quel posto che non persero tempo ad analizzare senza nessun scrupolo.

<<Le nostre tute sono dotate di qualsiasi tipo di tecnologia avanzata, non c'è un modo per creare qualcosa che ci possa aiutare?>> - Nereo iniziò a parlare e Andromeda finì per lui - <<Un ologramma, abbiamo bisogno di un ologramma, l'unica cosa che farà sarà quella di recuperare la bandiera>> - quasi come un colpo di genio quelle parole uscirono dalla sua bocca prima che lei ci potesse pensare.

<<Esiste un sistema per poter fare questa cosa? >> - domandò Amabel - <<Esiste>> - all'unisono i due ragazzi si guardarono non appena pronunciarono la stessa identica frase, Amabel indietreggiò alzando le mani in alto come segno che non avrebbe fatto domande.

Nereo chiuse gli occhi per un secondo e quando li riaprì si accorse di avere davanti un schermo, aveva numerosi caratteri e scritte che all'iniziò non comprese, quello era un modello per creare il loro ologramma.

Svariati minuti dopo il duo riuscì ad ideare un ologramma in grado di rispondere ai loro comandi che gli avrebbe aiutati, mentre il resto della squadra si era divisa per trovare la bandiera.

<<L'ologramma è pronto, manca solo schiacciare invio, avete trovato la bandiera?>> - esordì Andromeda- <<Sì, l'abbiamo appena trovata - Andromeda lesse il nome sulla targhetta, Toledo - si trova un centinaio di metri da qua e indovinate perché non siamo riusciti a rilevare nulla fino ad ora?>> - accanto a lui Primya continuò il discorso - <<Questi grandissimi bastardi hanno fatto si che la bandiera fosse coperta da un campo magnetico, quasi invisibile se non fosse per un angolino qui a destra - indicò sullo schermo - che inizia a cedere>> - i due si darono il cinque orgogliosi mentre Nereo aveva appena dato conferma per la creazione dell'ologramma.

<<D'accordo, ci siamo, l'ologramma farà ciò che gli diremo ma abbiamo solo cinque minuti per arrivare alla bandiera, dopodiché questo smetterà di funzionare e non sono dell'idea che riusciremo a crearne un altro, questi sistemi sono veramente complicati>> - Andromeda annuì - <<Abbiamo una sola possibilità, non sprechiamola>> .

L' ologramma si materializzò davanti a loro e il tempo iniziò a diminuire, senza indugio le venne ordinato di raggiungere il posto dove giaceva la bandiera, tutto sembrava andare per il verso giusto, avrebbe dovuto solo allungare le mani, tornare indietro con la bandiera e tutto sarebbe finito.

Ma naturalmente i nostri ragazzi potevano cavarsela così?

Arrivata alla bandiera l'ologramma non riusciva a prendere la bandiera e il problema era uno solo, il campo magnetico.

<<No, no, no! Accidenti, è il campo magnetico, non le permette di raccogliere la bandiera perchè anche lei è un robot!>> - Primya si mise le mani nei capelli disperata.

<<Non è possibile raccoglierla allora?>> - Andromeda ragionò - <<Qualcuno dovrà andare a prenderlo finche l'ologramma non è ancora scomparso>> - sussurrò.

<<Sei impazzita? Abbiamo appurato che non si può!>> - Ruben si scagliò contro di lei in un momento di rabbia - <<Cretino, non risolvi nulla così! - Nereo si frappose tra i due innervosito dalla scena - cosa intendi, come facciamo a varcare la soglia?>> - domandò in fretta.

<<Credo che l'ologramma non serve a prendere qualcosa per noi, ma facilitarci, la sua presenza->> - Toledo la interruppe - <<La sua presenza confonde l'arena, ci rende quasi come invisibili al sistema, tra quanto si autodistruggerà?>> - Nereo si precipitò allo schermo.

<<Un minuto, manca solo un minuto>> - prima che qualcuno potesse dire qualcosa come una scheggia Andromeda iniziò a correre, sentì i suoi compagni chiamarla, ma lei non si fermò felice per aver appurato che la sua teoria era giusta, si recò velocemente alla bandiera, la prese e si indirizzò verso i compagni, era appena scatto il tempo quando Andromeda mise piede all'interno della zona sicura.

Affannata sorrise portando in alto la bandiera godendosi le espressioni di gioia dei suoi compagni.

Nereo la raggiunse tirandole i capelli per essersi lanciata senza dire prima niente a nessuno, si guardarono sorridendo quando la Voce tornò a parlare loro.

<<Congratulazioni CIlindri, avete trovato la vostra bandiera, si prega di entrare nelle cabine che appariranno al vostro fianco tra un paio di secondi, verrete riportati alla vostra base>>

Un ultimo sguardo tra compagni, un'ultima sussurrata : 'ottimo lavoro', poi tutti scomparvero a bordo delle loro cabine, un altro giorno a Level era finalmente terminato.

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