L'Arena - pt. 1

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《Non c'è più tempo vieni fuori!》

Era una voce vicina, eppure Medea non riusciva a decifrare a chi appartenesse, allo stesso tempo sentiva una strana sensazione sul basso ventre, sapeva di conoscere il ragazzo.

《Sei in grado di manomettere il gioco, perché non vuoi farlo? Hai ancora cinque minuti!》

Si sentiva persa, camminava tra le foglie e inciampava tra i rami ogni tre passi, se cercava di guardarsi intorno vedeva solo nero.

《Avanti Medea! Non posso perderti di nuovo》

Quella voce andò sfumando fino a che, dopo qualche secondo, spalancò gli occhi.

Immobile nel letto Medea non riusciva nemmeno a muoversi, ferma in una paralisi del sonno non osava emettere suoni.

Si limitava a muovere gli occhi a destra e a sinistra, fino a che, esausta, una lacrima solcò la sua guancia.

Non sapeva cosa fosse appena successo, ne dove fosse stata catapultata, ma sentiva di aver vissuto quel momento, aveva provato ad aggrapparsi con le unghie a quel misero ricordo, ma qualcuno l'aveva scaraventata giù senza pietà.

Il suono di un interfono la riportò alla realtà.

Preparati Medea, chissà a quale strana avventura dovrai partecipare oggi.

《In piedi giocatori, un nuovo giorno è sorto a Level. Avrete a disposizione esattamente sei minuti per indossare le vostre tute per l'addestramento. Il vostro tempo comincia ora》

Medea scattò in piedi, richiamò i suoi sensori e loro le indicarono l'armadio dove trovare la tuta. Si spogliò in fretta, si cambiò, mise gli scarponi da addestramento e poi diede un occhio al timer.

Si toccò i capelli, erano sorprendentemente lunghi, ma non sapeva che forma avessero o di che colore fossero.

Non sapeva che aspetto aveva il suo viso, se fosse carina o meno, era quasi come se non sapesse nemmeno chi fosse, viveva la sua vita come da dietro lo schermo, una giocatrice interattiva, un robot.

《Vi preghiamo di uscire fuori dai vostri stabilimenti e mettervi in fila》

Medea fece come richiesto, fece qualche passo e poi, arrivata davanti alla porta , mise la mano sul pomello e molto lentamente lo girò per aprirla.

Si mise in riga come gli altri e diede un'occhiata alle loro targhette.

Ophelia, Armenia, Isotta, Berenice, Artemisia, Adelesia, Eufemia, Arturo, Ascania, Esteban, Efesto e tanti altri ancora che non leggeva.

Avevano tutti qualcosa in comune, erano tutti nomi antichi, come il suo, Medea, che razza di nome era Medea o Berenice o peggio ancora Isotta?

Alcuni stabilimenti erano vuoti e ciò voleva dire che qualcuno non ce l'aveva fatta ieri.

Le vennero a mente le parole di Esteban, se davvero succedesse tutto quello a Level? Non vedeva segni di lividi sul suo corpo quando si cambiava o forse non si osservava abbastanza.

《Avanti giocatori, avanzate in file da due e seguite i droni》

Medea osservò il cielo, sentiva una strana sensazione, quasi come se niente fosse vero.

Esteban l' affiancò e lei sospirò.

Le sfiorò la mano, ma lei si ritrasse, se la sua storia fosse stata vera allora perché un giocatore al 40esimo livello era improvvisamente apparso nei loro stessi stabilimenti? Ieri non c'erano tanti giocatori che oggi aveva visto, quale era il senso di tutto quello?

La sua mente cercava di ripercorrere il sogno fatto poco prima, ma la voce aveva altri piani.

Dopo svariati minuti di camminata i tre gruppi, triangolo, cilindro e cubo si riunirono all'interno di un'arena.

《Benvenuti nell'arena giocatori, oggi sarà il vostro nuovo Labirinto.
Ma prima di spiegarvi lasciate che ognuno ritorni al suo posto.
Giocatori del secondo addestramento venite avanti fino alla linea nera;
i giocatori dei livelli successivi sono pregati di raggiungere le cabine a sinistra》

Si mossero tutti in ordine, come delle pedine.

Non avrebbero giocato insieme quindi.

Non appena i giocatori entrarono nelle cabine, queste, cosi come erano apparse sparirono nel nulla, provocando ai 'novellini' una scarica di adrenalina.

《All'interno dell'arena il vostro compito sarà il famoso gioco della bandiera, tuttavia saranno presenti alcune modifiche.
Ogni squadra è composta da 12 giocatori.
Cubo, la vostra bandiera è già stata rubata, non dalle casate, ma dai senior. I senior sono i giocatori più esperti di Level e dovrete tentare di rubare la vostra stessa bandiera con astuzia e strategia.

Triangolo, i vostri ostacoli saranno le vostre paure, sarete i vostri stessi sfidanti, dovrete cercare di arrivare alla bandiera prima che lo facciano loro, con forza e resistenza.

Cilindro, il vostro sfidante sarà L'Arena stessa, cambierà i scenari e quando penserete di avere la vittoria in pugno, lei ribalterà la partita. Dovrete cercare di vincere solo grazie l'orientamento.

L'uso delle bussole è severamente vietato.

L'Arena si dividerà in tre sottogruppi, a destra ci saranno i cubi, a sinistra i cilindri e al centro i triangoli.

Buona fortuna giocatori, avete a disposizione cinque minuti per parlare delle vostre strategie.》

Medea era già sulla destra, aspettava solo i suoi compagni, che con la testa china la raggiunsero in fretta.

Uno di loro si frappose tra lei e gli altri.

《Vorrei spendere un minuto per potervi incoraggiare - fece una pausa - ma non lo farò. Siamo spacciati》

Medea roteò gli occhi, sul serio?

《No, no, no, non possiamo pensarla cosi, sei proprio un idiota! Siamo cubi, dobbiamo riuscire a vincere, dio solo sa che cosa possa succedere se non lo facciano, se esiste un dio su questa terra》

Medea lesse il suo nome sulla targhetta, Orchidea, era per caso un fiore nella sua vita precedente?

《D'accordo, allora cosa consigli figlia dei fiori?》 - Oris, con la sua energia negativa, non aiutava affatto - 《Innanzitutto stabiliamo un leader e dopo di che decideremo, idiota》 - Medea si guardò attorno, incrociò gli occhi su un cilindro e poi, con uno scatto, si ritrovò a guardare il timer, non accorgendosi che i suoi compagni puntavano su di lei.

Ancora tre minuti.

《Stiamo parlando con te, sei sorda per caso?》 - la mano di Oris si posò sulla sua spalla e lei, per un attimo, si sentì persa e osservata - 《Sei la prima cubo ad essere uscita dal labirinto, sarai tu il nostro leader》 - Orchidea la guardò con un ghigno, ma lei non ebbe tempo di ribattere, il timer alle loro spalle suonò e tutti cominciarono a correre.

L'aria era pulita e quando se ne accorsero sospirarono, non avrebbero retto un'altra area radioattiva.

I tre gruppi si muovevano impacciati, non si fidavano l'uno dell'altro, non era nemmeno presupposto che potessero farlo!

Andromeda ed Evander si fecero guidare, a Medea toccò il ruolo da guidatore.

Si guardò intorno e non sapeva cosa fare, né cosa dire, aveva solo una dozzina di occhi puntati su di lei, si sentì piccola, estremamente piccola, incapace di appropriarsi delle redini del gioco.

《Dobbiamo - annaspò - aspettare una loro contromossa》 - il tempo scorreva lento, troppo - 《Tutto qui? Dobbiamo aspettare? Abbiamo 5 ore per uscire dall'Arena vincenti》 - Medea si arrabbiò.

《D'accordo allora se sei così tanto esperto ti cedo la corona!》 - alzò la voce inaspettatamente e si allontanò dal gruppo per pensare, Oris intanto la guardava affranto.

Pensa Medea, come puoi ribaltare il gioco a tuo favore?
Lo hai già fatto, non ricordi?
Davi soltanto-

Un'ombra le passò davanti, talmente fu celere che quasi non se ne accorse nemmeno.

《No, no, no, no!》 - urlò in preda alla frustrazione, proprio in quel momento?

Orchidea le si avvicinò furtiva e lei quasi si spaventò.

《Siamo tutti arrabbiati e scombussolati da questo stupido gioco, entrato nella nostra vita totalmente a caso, ci siamo svegliati ieri in un mondo a noi sconosciuto, che nessuno sa come gestire. L'unica cosa che sappiamo è che dobbiamo vincere, non sappiamo cosa succeda a chi non supera i livelli》

D'accordo lei aveva ragione, ma come faceva Medea da sola a guidare un gruppo di sconosciuti in un'area a lei ancora sconosciuta, non avrebbero dovuto collaborare?

Si fece avanti per parlare, ma qualcuno si avvicinò a loro.

《I senior sono qui e indovinate, sono armati》 - Medea lesse il nome, Ascania - 《Armati? Sul serio?》 - ironizzò Orchidea, Medea si lasciò sfuggire un risolino.

Il gruppo si compattò, non si guardarono le spalle, non potevano, ma dovevano in qualche modo cercare di non farsi uccidere.

Evander camminava al fianco dei suoi compagi, osservò il cielo, bisognoso di cogliere uno spiraglio di luce, cosa che, ovviamente, cosi non fu.

Il cielo era quasi di un colore verdastro e per un momento Evander si domandò se ci fosse davvero un cielo; sapevano tutti che erano all'interno di un campo magnetico, poteva sembrare impercettibile, ma se ti soffermavi un po' di piu riuscivi perfettamente a cogliere quasi delle bolle che alle volte venivano illuminate.

Fuori dal campo invece cosa c'era? C'era forse un cielo piu chiaro, col sole o con le nuvole?

L'arena era quasi come una rappresentazione evoluta del labirinto del giorno prima: si alternava ad alberi spogli e quasi marci a folti cespugli verdi scuri e aveva addirittura queste sorte di distese completamente lisce, senza nemmeno una foglia

L'aria sembrava inquinata, piccole scaglie bianche cadevano piano piano su di loro, il vento tirava forte ed era l'unico rumore che si udiva apparte qualche ramoscello spezzato con gli stivali e il loro respiro pesante e a tratti affannato.

Evander si strinse nel suo mantello e si avvicinò al resto del gruppo cercando disperatamente del calore corporeo.

Muovendosi in massa avrebbe dovuto sentire meno il vento gelido che quasi gli sfiorava la pelle sopra la tuta.

《Stabiliamo una base come prima mossa e successivamente ognuno di noi esporrà agli altri le proprie paure》 - fu Silas il primo a parlare e ciò che uscì dalla sua bocca per rompere il ghiaccio non fu cosi di gradimento per Evander e molti altri.

Condividere le proprie paure? Giammai, non potevano nemmeno.

《Idiota, come possiamo condividere le nostre paure se ci è vietato creare legami e fidarci tra di noi?》 - Waylen prese parola, esprimendo ciò che l'intero gruppo stava pensando.

《Un punto per te, Waylen》 - quello fu il turno di Eliette, che con uno scatto si portò avanti al gruppo infastidita.

《Questa sarà la nostra base - cominciò Eliette - qualcuno ha qualche idea sul come continuare?》 - nessuno le rispose, si limitarono a guardare i loro piedi, Evander fu l'unico a farsi avanti.

I cilindri avevano già la loro base, si erano già stabilizzati e avevano già discusso su varie strategie.

《Se L'Arena non è alla nostra mercé, dobbiamo piegarla con la forza》 - Amabel aveva un carattere forte, una ragazza priva di sentimenti, cosi era parso ad Andromeda dopo una decina di minuti che si conoscevano.

《Se siamo al punto di vincere allora torneremo al punto di partenza, io dico di lasciare che L'Arena sia al punto della vittoria e in quel momento ribalteremo il gioco》 - Ruben si avvicinò ad Amabel sorridente, lei roteò gli occhi.

《Non è cosi semplice, cosa dovremmo fare in quel caso, starcene con le mani in mano per cinque lunghe ore? Cerchiamo di orientarci, è la nostra specialità, non è cosi? Siamo usciti dal labirinto con uno scopo : sopravvivere, dobbiamo affrontare l'Arena con lo stesso obbiettivo, lo abbiamo già fatto una volta》 - Andromeda fissò Nereo, cupo, grosso, con la voce rauca, sicuro di se stesso, pensò.

《Cosa dovrebbe voler dire 'lo abbiamo già fatto una volta'? 》 - Cady balzò nella conversazione all'improvviso e Andromeda sobbalzò di nascosto, Nereo ghignò - 《Non ditemi che nessuno ha queste specie di momenti deja-vu, schizzano nelle nostre teste e ci ricordano che non siamo su Level da solo un giorno, siamo pedine di questo gioco da molto piu tempo》 - nessuno disse più niente.

Incapaci di dire altro ognuno si sedette per spremere le loro meningi a pensare più in fretta e mentre loro incauti sedevano tranquillamente, i cubi lottavano con i senior per le loro vite.

Raggruppati al centro i cubi erano circondati dai senior, giocatori più grandi, più furbi, giocatori vincenti, sempre e comunque.

In mano a loro dispositivi in grado di ferirli.

《Armi? sul serio?》 - sussurrò uno di loro, Medea osservò i loro profili, c'era qualcosa di impercettibile sulle loro figure, non si muovevano in modo conforme ed erano strani.

Medea si abbassò cauta e gli altri la osservarono impauriti, raccolse un sasso da terra e tornò su, prese la mira e lo lanciò.

Il sasso cadde a terra senza colpire nessuno, i giocatori davanti a loro erano appena scomparsi.

《Bingo》 - sussurrò ghignando - 《Che diamine è appena successo?》 - Oris si precipitò nel punto in cui giaceva il sasso - 《Sono ologrammi》 - sussurrò qualcuno, Medea lesse il suo nome, Kyra.

《Esatto, sono ologrammi》 - si mise al centro del gruppo e richiamò i suoi compagni.

《Questi temuti giocatori sono simulazioni, esistono, ma sono solo ologrammi. Dobbiamo solo arrivare alla bandiera》

Medea si sentì improvvisamente leggera, sentì un fischio nelle orecchie, le sembrava quasi che i suoi piedi si fossero staccati da terra e che stesse magicamente fluttuando nell'aria.

Si ritrovò a terra, piegata in due dal dolore.

《Se opponi resistenza farà più male》
Qualcuno stava comunicando con lei, ma come?

《Sono io, Esteban. Sto cercando di aiutarti, ma ti devi calmare o non funzionerà》

Medea strinse le unghie attorno alla terra, cercando di fare come richiesto.
il suo corpo tremava e non le lasciava scampo, delle scariche continuavano a invaderla e i suoi occhi sembravano voler rimanere chiusi.

《Devi fare come ti dico; devi accogliermi nella tua testa, respira, controlla il tuo battito e sincronizzalo, focalizzati sulla mia voce e lasciala scorrere dentro di te, è un flusso, aggrappati a lui》

Medea ricominciò a respirare, si mise una mano sul cuore e si rialzò piano.

《Inventa una scusa e allontanati dal gruppo》

Lei si voltò verso i suoi compagni e come richiesto si allontanò da loro cauta.

《Ok genio, indicaci la via allora》 - Eliette intimò ad Evander di condivedere la sua idea e lui, timoroso, prese il suo posto davanti al gruppo.

Per un po' esitò, non aveva effettivamente riflettuto abbastanza su quell'ipotesi, ma non ne aveva avuto altre e i tempi stringevano.

Nonostante tutti fossero lì per ascoltare, lui si sentiva strano a stare avanti a una folla come quella, seppur piccola.

La verità era che si sentiva in soggezione, davanti a una marea di persone di cui a malapena conosceva i nomi, davanti a dodici persone che non aveva mai visto se non il giorno prima.

Davanti a persone che non avrebbero esitato a giudicare.

《Sappiamo tutti come funziona questo gioco, noi abbiamo già la nostra bandiera, dobbiamo solo sconfiggere le nostre paure》 - Waylen non era d'accordo - 《Ci avremmo già pensato noi, no? Non si può parlare delle tue paure con gli altri》 - annuirono tutti in silenzio.

《Non dobbiamo per forza parlarne》 - Eliette ragionò ed Evander annuì le sue parole - 《Credo che se nessuno ha il permesso di parlarne agli altri allora ognuno debba forse affrontare la propria paura da solo e credo proprio che ci faranno dei brutti scherzi》 - vide tutti un po' confusi cosi continuò.

《Potrebbero succedere due cose : la prima è che ognuno di noi scelga di aprire questa ipotetica porta, oppure, molto più probabile quando meno ce lo aspettiamo l'arena potrebbe come catapultarci in un altro mondo.

Ma ciò vorrebbe dire, in tutti e due i casi, che il gioco non diventi più di squadra, ma individuale; quasi come se ognuno di noi avesse la propria bandiera, mi seguite?》

Tra i ragazzi emozioni contrastanti : una parte di loro annuiva, l'altra scuoteva il capo ancor più confusi di prima.

《Sta dicendo che qualcuno non arriverà alla fine del percorso》 - Eliette sospirò accasciandosi ai piedi di un albero.

Waylen raggiunse il centro della folla - 《E se invece la nostra diventasse una paura comune? Se noi decidessimo che la nostra paura fosse il non uscire vivi da Level, allora tornerebbe un gioco di squadra e tutti ne usciremmo con un'unica bandiera》

Evander si accigliò - 《Potrebbe essere un'ipotesi, ma la paura non è una cosa che possiamo scegliere, non credi?》

Silas fu il prossimo a farsi avanti - 《Già, ma se noi resistessimo alle nostre paure e riuscissimo a contrastarle con la paura comune allora forse potremmo trovare un'unica bandiera. Eliette, tu che ne pensi?》 - aspettarono, ma la ragazza non rispose.

Quando si girarono Eliette era ancora in quella posizione, provarono a scuoterla, ma era come se si fosse addormentata, gli occhi vuoti e il corpo fin troppo leggero non davano un buon segnale.

Tra i cilindri continui liti accese ostacolavano il loro percorso, Andromeda non faceva che pensare alle parole di Nereo.

Si allontanò dal gruppo per fare due passi e schiarirsi le idee, si sfregò la tuta sulle gambe, si era inconsciamente appoggiata ad un albero con del muschio e si era macchiata.

Tornando alle sue sensazioni, sentiva che il ragazzo fosse sincero, lo aveva visto turbato, aveva visto nei suoi occhi uno strano sentimento, che fosse forse la paura?

Ma paura di cosa? Come potevano aver già vissuto quella fase, come potevano aver già giocato, come potevano essere allora tornati al punto di partenza?

Con la testa tra le nuvole Andromeda non vide il tronco davanti a sé, ci andò contro e cadde a terra battendosi poi la mano sulla fronte; fece l'errore di scuotere la testa, ma dopo poco riuscì a risollevarsi.

Per fortuna gli altri non erano con lei o almeno questo era quello che pensava.
Nereo la seguiva distante, curioso di sapere per quale motivo la compagna si fosse allontanata.

Lui non sapeva per quale motivo avesse scelto di condividere i suoi deja-vu con gli altri, ma qualcosa nel suo istinto gli suggeriva che lei fosse l'unica ad averlo preso seriamente.

Quando Andromeda si accorse della presenza di qualcun altro si fermò, sfilò velocemente dalla tuta uno dei suoi coltellini e senza pensarci due volte si girò in fretta e furia puntando la lama esattamente alla carotide di Nereo.

Il ragazzo sorrise, alzò le mani in alto e con gli occhi le fece cenno di abbassare l'arma.

《Dove l'hai preso?》 - le chiese curioso - 《Non sono affari tuoi》 - come poteva spiegargli che nemmeno lei sapeva da dove fosse venuto fuori?

Aveva avvertito un pericolo e aveva poi allungato semplicemente la mano sulla sua tuta, sapeva della presenza dei coltelli, ma come?

Con l'aria confusa percepì che Nereo si era accorto del suo volto in preda al panico, cambiò di colpo espressione e senza indugiare rimise al suo posto il pezzo di metallo e tornò a camminare.

《Perché mi stai seguendo e non sei di là con gli altri?》 - Andromeda sollevò sulla testa il suo cappuccio e si strinse nel mantello, tirava un'aria strana da quelle parti.

Non ebbe risposta, si sentì solo improvvisamente più al caldo - 《Riprenditelo》 - con aria stanca puntò al mantello del ragazzo appoggiato alle sue spalle, ma lui non replicò.

《Per rispondere alla tua domanda, ero solo curioso di sapere cosa cercavi》 - camminavano fianco a fianco, lei cercava di cogliere i dettagli di quella strana arena fatta di fitti alberi, mentre lui faceva lo stesso, solo su un obbiettivo diverso.

Quando lei aprì bocca per parlare i due rimasero senza fiato.

L'arena davanti a loro cambiò completamente scenario, sembrava non fossero più dove erano stati fino a pochi istanti prima.

《Lo vedi anche tu o sono cieco?》 - stupiti si guardarono attorno, Andromeda scosse la testa - 《Com'è possibile?》 - la voce le uscì in un sussurro e mentre lei non riusciva a muoversi lui saltava di gioia.

《Ma certo, ho capito! 'Quando sarete vicino alla vittoria, l'arena ribalterà il gioco' 》 - lei si sentì sollevare da terra, due braccia possenti la stavano facendo fluttuare in aria e quando Nereo decise di lasciarla lei tirò fuori nuovamente il suo coltello minacciandolo.

《Non osare farlo mai più》 - lui rise di gusto - 《Ma non capisci? Hai trovato la bandiera e l'arena è cambiata. Se ci avviciniamo alla bandiera lei cambia, ma se ci ricordiamo i dettagli riusciamo a raggiungerla. Hai appena trovato il nostro biglietto d'uscita!》

Non mi hai nemmeno lasciato il tempo di capirlo, voleva suggerirgli, ma tacque.

Se ciò che diceva era vero allora come avrebbero fatto a vincere? Non potevano prenderla, non era forse così?

《Ma non hai considerato che se continua a cambiare non c'è modo di prenderla e inoltre, ora come ora, non sappiamo piu dove siamo, abbiamo perso il gruppo》.

Quando Medea fu abbastanza lontana dal gruppo provò a chiudere di nuovo gli occhi e seguire il ronzio nella sua testa; per i primi dieci minuti non sentì nulla e quasi sul punto di arrendersi, quello strano ragazzo si decise a rispondere.

《Per riuscire ad uscire vincenti all'Arena dovrete semplicemente trovare i pezzi della bandiera e ricomporli, ma state attenti, gli ologrammi cercheranno di ostacolarvi》 - Medea non capiva, come poteva anche solo essere un'ipotesi?

Era stato detto loro che la bandiera era già stata rubata, non decomposta.

《Cosa dovrebbe voler dire, ma sopratutto, chi sei e come fai ad essere dentro la mia testa?》- mentre parlava si guardava attorno, intimorita all'idea che qualcuno l'avesse seguita.

Dall'altro lato un semplice risolio.

《Non sono nella tua testa, non mi sono ancora trasformato nell'Onnipotente》 - non aveva certo il tempo di sottostare a certe battute - 《Quando ti ho toccata ti ho attaccato un piccolo sensore alla tuta, parliamo attraverso ciò, è come essere connessi tramite un bluetooth, e inoltre ti rende quasi invisibile al campo di forza intorno all'Arena, quindi dagli schermi non possono vederti. Volevo solo aiutarti ad uscirne》 - la sua voce si fece d'un tratto seria, ma tremolante.

Voleva certo saperne di più, ma come già detto, quello non era il momento e un aiuto, nella loro situazione, divenne più che gradito.

《Ripetimi questa ipotesi》 - andò dritta al punto, sicura e schietta - 《Non è un'ipotesi è così. La Voce vi ha detto che i senior vi hanno rubato la bandiera, non è proprio vero》 - Medea iniziò a camminare avanti e indietro - 《Continua》 - gli disse.

《Come credo abbiate già avuto modo di vedere i senior non sono altro che ologrammi, meglio dire che sono ologrammi di persone che giocano davvero tramite uno schermo ai piani alti.

In breve, loro sono lì mentalmente, ma non fisicamente, come possono aver rubato una bandiera? La vostra bandiera è stata 'smaltita' in diversi luoghi dell'Arena, ma non so dirti dove, cambiano sempre, ognuno di questi posti è sicuramente sorvegliato da ologrammi.

Dovrete trovare il modo migliore affinché loro non si accorgano di voi, se dovessero farlo allora comunicheranno con gli altri e cambieranno gli altri posti.

Il consiglio migliore che ti posso dare è cercare segnali nella foresta che vi indichino dove siano i tre componenti della bandiera : un drappeggio rosso, l'asta e infine un cubo.

Ora devo proprio andare, ho un livello da vincere》.

Non disse piu nulla e non diede nemmeno il tempo a Medea di controbattere; le aveva dato talmente tante nozioni che sapeva che qualcuna l'avrebbe malvolentieri tralasciata.

La cosa più difficile ora era spiegare questo strano e folle piano ai suoi compagni.

Quando Medea tornò loro si avvicinarono.

《Allora? Hai qualche idea?》- i ragazzi cominciavano a perdere la pazienza e l'avrebbe persa anche lei stessa se non le avessero dato una mano.

Quando lei aprì bocca la Voce risuonò sopra di loro.

《Attenzioni giocatori le prime due ore sono già passate, vi ricordo che avete esattamente tre ore per portare a termine le vostre missioni e uscire dall'Arena》

Come apparve scomparve e nel volto dei ragazzi s'intravedeva la confusione dopo aver sentito che le prime due ore erano già, in qualche modo strano, passate, anch'esse scomparse in quello strano mondo.

《Sentite ragazzi - Medea si fece coraggio - se questi senior sono ologrammi allora non sono persone, come possono aver rubato una cosa fisica? Io dico che è nascosta da qualche parte all'interno dell'Arena. Ci sarà sicuramente qualche indizio che ci condurrà a lei》

La prima parte era fatta, si aspettò che qualcuno potesse eventualmente controbattere, ma così non fu.

Erano troppo disperati per poter anche solo pensare di controbattere.

《Dici che la bandiera è in bella vista senza nessuno che la controlli?》 - Orchidea le si avvicinò e lei scosse la testa - 《No, sarebbe troppo facile, credo che loro la sorveglino e che faranno di tutto per ostacolarci, perciò cerchiamo di prenderli contro piede. Non sappiamo cosa succeda se così non facessimo》

Quando tutti furono pronti iniziarono a camminare e dopo circa quarantacinque minuti girando in tondo e schivando gli attacchi degli ologrammi, trovarono il primo indizio.

Era quasi come se Eliette fosse entrata in uno stato di trance, solo guardarla faceva paura.

《Che cosa le succede?》 - Olimpia era la prima volta che trovava il coraggio di parlare, la sua voce soave e calda non andava d'accordo con la sua persona dalla fisicità quasi dura.

Dal resto dell'Arena continuava a non udirsi nessun suono, fino a che la voce non avvisò loro che le prime due ore fossero già passate.

Evander si chinò acccanto alla ragazza - 《Non so se sia veramente così, ma l'unica idea che mi viene è che stia vivendo la sua paura e ciò mi porta a pensare, date le circostanze, che lei non abbia scelto di farlo e che presto succederà anche a noi.

Non vi assicuro niente, ma spero vivamente a riuscire a trasformare le nostre paure in una comune e ritrovarci in questo scenario tutti assieme. Non so quale sia lo scenario di Eliette, né dove sia al momento finita.

Ciò che mi sento di dirvi è di resistere fino alla fine e di non mollare, io non so quando e come succederà, ma credo proprio che succederà a momenti perciò consiglierei di non staccarvi dal gruppo e di rimanere qui tutti assieme》 - a corto di fiato Evander si fermò per trovare sul volto dei suoi compagni solo sconforto.

《Se qualcuno dovesse svegliarsi e trovare qualcuno ancora a terra promettiamoci di provare a svegliargli》 - Olimpia non guardò nessuno di loro in faccia, si sedette chiuse gli occhi e aspettò che qualcuno, o qualcosa, la portasse in un mondo strano.

Il resto del gruppo annuì l'uno all'altro e come Olimpia tutti fecero la stessa cosa.

Evander fu l'unico che non chiuse gli occhi, cercò di concentrarsi e prepararsi, ma non aveva la più pallida idea di quale fosse la sua paura.

Era come se fosse nato il giorno prima, faceva fatica a ricordarsi il suo nome, come poteva sapere quale fosse la sua paura o quale prova dovesse superare per poter accedere al livello successivo?

E se non l'avesse fatto, allora cosa sarebbe successo? Cosa avrebbero mai potuto fargli? Ucciderlo? Resettarlo? Rispedirlo a casa? Punirlo?

Più ci pensava e più diventata confuso e più si confondeva più la sua paura sembrava allontarsi, piu tempo ci avrebbe messo, meno tempo gli sarebbe rimasto per correre via da quel posto.

Evander osservò i suoi compagni cadere in quello strano stato di trance uni ad uno e la cosa più interessante era proprio il fatto che piu si rilassavano e più respingevano la paura. Qualcuno era 'svenuto' appena aveva cominciato a parlare, altri anche solo mentre si sistemavano velocemente il mantello per crearsi piu caldo e riparo.

Nello stesso modo, nel frattempo che il ragazzo ispezionavano il tutto, l'arena lo trascinò in un altro posto.

In lontananza udiva delle voci confuse, ma non le riconobbe.

Spese del tempo a guardarsi intorno.

Intrappolato in una cabina provò a sbattere le mani contro le vetrate, purtroppo una camicia di forza lo tratteneva.

Provò ad urlare, a dimenarsi e successivamente a calmarsi e pensare, aveva paura degli spazi ristretti? Era claustrofobico?

No, impossibile, avrebbe saputo dirlo con fermezza che la sua paura non fosse quella.

Non poteva uscire, ispezionò la cabina e non riuscì a trovare nessuna fessura, nemmeno una piccolissima fessura in quel dannato posto.

Era quasi come se all'esterno ci fosse la luce spenta, non riusciva a vedere attraverso e ormai sentiva tutto in modo quasi attutito, come se avesse un cuscino sulle orecchie.

Cominciò a respirare pesante e sentiva goccioline scendere dalla sua nuca, aveva caldo, molto caldo.

Iniziando a muoversi freneticamente Evander peggiorò quella sensazione. Cercò di liberarsi dalla camicia di forza e quando ci riuscì sentì prima uno scatto di serrattura e poi le luci accendersi.

Strizzò prima gli occhi e quando riprese a guardare, non riuscì a spiegarsi come si sentiva.

Innumerevoli cabine si estendevano davanti a lui, tutte fatte nel medesimo modo, si alternavano una vuota e una occupata, undici erano quelle occupate, dodici con la sua.

Si sarebbe aspettato tutto, ma non di vedere i suoi compagni di fronte a lui.

Erano forse riusciti a collegare le loro paure, era quella di non riuscire ad uscire da Level?

Evander toccò il vetro, ma non appena il suo dito vi entrò in contatto, il vetro si ruppe in mille pezzi davanti a lui, quasi come una cosa irreale, quasi come se la sua forza si fosse concentrata interamente sul dito toccato dal vetro.

Il suono di un interfono lo riportò alla realtà.

《Benvenuto nella tua paura triangolo, la tua missione è uscire da Level entro la prossima ora, tutto ciò che devi fare è oltrepassare la porta infondo alla tua destra. Portata a termine la tua missione riceverai come ricompensa una bandiera》

Tutto qui? Pensò Evander.

《Ma attenzione, combatti con forza la tua paura della tua solitudine svegliando dai propri incubi i tuoi compagni di squadra》

Andromeda e Nereo camminavano ormai da un bel po', ma senza i loro dispositivi orientarsi all'Interno dell'enorme arena sembrava impossibile.

Era quasi come se stessero semplicemente girando intorno e fossero sempre al punto di partenza. Nessuno era il dettaglio che avrebbe potuto aiutarli a ritrovare la loro squadra e successivamente la bandiera.

《Non ti ricordi proprio nulla?》 - lei cominciò a stufarsi e a sbuffare, mentre lui, invano, tentò in ripetizione a farle quella domanda.

《Se tu non fossi venuto a infastidire il mio cervello intento a concentrarsi in quel momento, allora forse a quest'ora mi ricorderei un minimo dettaglio di questa gigantesca foresta che spacciano per Arena》 - allarmato dal suo tono, Nereo indietreggiò di qualche passo.

Andromeda cominciò a pensare.

《Tutti gli alberi hanno una cosa in comune: fanno la fotosintesi per vivere e hanno bisogno del sole. Quindi la maggior parte dei loro rami sarà orientata a sud》

Nereo l'accompagnò

《Mentre puoi facilmente sapere dove sia il nord semplicemente osservando il muschio sui tronchi d'albero. Il muschio prospera soprattutto sul lato Nord perché è il lato in ombra durante la parte centrale del giorno, durante le ore più calde e quindi il lato Nord è quello più umido. Il muschio richiede semplicemente una superficie umida su cui prosperare》.

I due si fermarono di botto a guardarsi.

《Hai notato del muschio quando ti sei allontanata o mentre discutevamo con gli altri?》 - Andromeda ci pensò e ricordò perfettamente di essersi sfregata la tuta per del muschio.

《Si, mi sono appoggiata a un albero e ne è finito un po sulla mia tuta. Perciò il gruppo e la bandiera si trovano a nord e noi - si guardò attorno - a giudicare dai rami, siamo esattamente nella parte opposta》 - frustrata Andromeda si lasciò cadere a terra.

《È un inizio, siamo una bella squadra, no?》 - le porse la mano per aiutarla ad alzarsi e proseguire il cammino verso gli altri cilindri.

Lei non protestò, stanca e affaticata lo seguì senza indugiare.

Non parlarono, non dissero più nulla, se non qualche accorgimento qua e là per la strada.

Camminavano ormai da un po', qualche volta sbagliavano strada, litigavano e si spintonavano, poi tornavano lucidi.

Non sapevano nemmeno loro da quanto tempo stessero camminando.

Andromeda cercava di riprendere i passi percorsi, riavvolgere la bobina, tornare con la mente nel momento in cui si è era separata dal gruppo e aveva preso a camminare senza una meta precisa.

Non prestava nemmeno attenzione a dove stava camminando e le conseguenze non tardarono ad arrivare; inciampò su un ramo e l'unica cosa che le impedì di rivoltarsi col viso per terra furono le braccia di Nereo.

Con la coda dell'occhio la teneva sotto controllo già da una buona mezz'ora, aspettando il momento nel quale sarebbe caduta.

《Sei sicura di stare bene?》 - le domandò perplesso, prima ancora che potesse rispondere delle voci li interruppero - 《Vi cerchiamo da piu di mezz'ora e voi ve ne state qui ad amoreggiare?》 - Andromeda e Nereo si guardarono a vicenda.

Lui lasciò la presa e lei cadde a terra.

《È solo inciampata, stavamo cercando voi e cretedemi, preparatevi perché questa signorina è il nostro biglietto d'uscita》- Andromeda si rialzò velocemente confusa.

Nel frattempo Nereo le cinse le spalle con forza sorridendo.

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