capitolo 15

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Solo una parola poteva collegarsi a quegli occhi: lupo. ZampadiMarmo gli arrivava poco più in basso della spalla. Aveva un manto completamente marrone. Il suo ghigno faceva accapponare la pelle.
Il lupo lo squadrò, divertito dalla facilità con cui aveva fatto schiantare quel gattino contro la roccia.
ZampadiMarmo cercò di tirarsi su, ma il suo corpo era incontrollabile: ogni sua fibra gli diceva di fingersi morto, di non rischiare. Stava giusto per arrendersi e rimanere sdraito che una vocina terrorizzata raggiunse le sue orecchie ronzanti: "Mamma!!! Mamma cos'è quello!!! Mamma ti prego svegliati!!!" Il tono disperato che usava la cucciola fece scattare qualcosa nell'apprendista. Forse istinto.
Il lupo alzò il suo muso, quasi ilare, e si diresse tranquillamente verso la piccina. ZampadiMarmo si costrinse a pensare che quello davanti a lui era solo un grosso gatto. Si tirò su, appoggiandosi alle zampe doloranti. Il fiato era ancora corto, ogni respiro gli procurava una fitta.
Mentre l'apprendista brancolava, alla disperata ricerca di coraggio ed equilibrio il lupo aveva raggiunto la roccia, su cui si trovava l'animaletto grigio, i suoi occhioni verde mare erano puntati sulle fameliche zanne e ricolmi di un terrore paralizzante. Il grosso canide marrone fece scattare le mascelle e strappò via un grosso grumo di carne sanguinante. All'apprendista venne la nausea rendendosi conto che non era stata la gattina ad essere ferita, bensì la gatta, che in un ultimo tentativo di salvare la figlia si era fatta uccidere. Dalla pancia squarciata fuoriusciva, copioso, il liquido rosso. La gattina osservava la scena, quasi senza capire. Si avvicinò alla madre e la leccò, nel tentativo di svegliarla. Man mano che passavano i balzi di grillo le leccate diventavano scossoni disperati. La micina aveva gran parte del pelo intriso del sangue della mamma. Lacrime pesanti le rigavano il volto: "Mamma!!! Mamma, svegliati!!! Svegliati!!!" La voce spezzata, ricolma di paura, tristezza. Continuava a scuotere il cadavere, senza accettarne la morte: "Perchè non ti svegli?..." mentre lei sussurrava sempre più piano il lupo le si avvicinò, tutto soddisfatto.
ZampadiMarmo sentiva l'odio e la pena montargli dentro. Prima ancora di rendersene conto era balzato sulla schiena del nemico e gli aveva morso la parte superiore del collo. L'animale attaccato, smise di sghignazzare e ringhiò, mostrando alla gattina sulla roccia le sue emormi zanne insanguinate. Iniziò a muoversi nel tentativo di far cadere il gatto che però rimaneva appeso cercando di prendere sempre più carne nelle sue fauci. Poi uno scossone più potente degli altri fece perdere la presa all'apprendista. Per la seconda volta sentì tutta l'aria essergli portata via a forza dai polmoni. L'avversario lo scrutò. Vedeva il proprio sengue intorno alla sua bocca. Sentiva un dolore acuto sulla nuca: "Gatto, imparerai a non mettersi fra JungBär e la sua preda" così dicendo scattò verso l'alto.
Nessun dolore. Qualcosa non andava riflettè l'apprendista. Aprì gli occhi: vide un gatto non particolarmente grande seduto tranquillamente a poche coda di distanza, intento a pulirsi il pelo grigio e nero, con una scintilla negli occhi verde smeraldo e poco più in la il lupo furente, sdraiato a terra: "Tu piccolo... come hai osato?" Il gatto lo degnò di un'occhiata: "Per caso tua sorella ha il pelo rossiccio e bianco, gli occhi azzurri?" Il lupo, preso in contropiede, annuì, preso dalla curiosità: "Oh, be, sai se fossi in te non starei qui a giocare" "Perchè?" Domandò il grosso animale, tiratosi su, con un brutto presentimento: "Quando sono passato, poco fa, l'ho vista con ferite, oserei dire...mortali. Oh, credo che le le abbia inferte un lupo nero e bianco: suppongo tu lo conosca" l'animale sgranò gli occhi, preso alla sprovvista: "P-provalo!" Il gatto alzò gli occhi al cielo: "Aspetta".
Non molto più tardi tornò con in bocca una foglia macchiata di rosso: "Annusa. Questo deve essere il sangue di tua sorella" il lupo si avvicinò circospetto e controllò l'odore. Senza dire una parola corse via, a una velocitá pazzesca, una volta che fu scomparso nella foresta il felino dagli occhi verdi disse: "Molto piacere: ZampadiSpettro, prendi su la piccola prima che si soffochi nel sangue" ZampadiMarmo si diresse sulla roccia, come un automa, e chiese: "Come...hai fatto a sapere quelle cose?" Lui gli lanciò un'occhiata, dirigendosi verso al gatto grigio, sdraiato su una roccia li vicino, una pozzanghera purpurea accanto: "Non le sapevo. Le ho inventate, non era ferita. Li ho osservati, ho appreso varie cose su tutti i lupi del branco, proprio per questo dobbiamo muoverci: quel lupo ci ammazza se ci ritrova" "E...la foglia?" "Tu prendi la gattina" ZampadiMarmo fece ciò che ZampadiSpettro gli aveva detto. Quando la separò dal corpo la micina si mise a urlare e graffiare ma lui non la mollò: "Allora?" Disse, con tutto il pelo in bocca: "Le ho fatto un taglio, e ho preso un po' di sangue, l'accampamento non è lontano. Ma ora muoviamoci: ci tengo alla mia incolumità." Tagliò corto lui: "Direi che questo è morto" aggiunse in fine, indicando l'animale steso vicino ai suoi piedi.

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