24 ~ In un fiume di ghiaccio

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ZampadiCielo's P.O.V

Una sensazione di disagio e terrore mi pervade, mentre la brezza notturna mi punge la pelle come spilli acuminati. Il pelo morbido di FonteChiara sfiora il mio, ed io istintivamente la avvolgo con la coda. Sta tremando. La stringo più forte. Lei si struscia addosso a me, emettendo basse fusa. Osservo le code di AlbaFiorita e SussurrodiSalice muoversi da parte a parte come fronde che si dimenano sotto la solida e gelida presa del vento. Mio padre guida il gruppo, mentre AcquadiSorgente gli sta accanto, aumentando gradualmente il passo, chiaramente impaziente di rivedere i suoi cuccioli, i miei fratelli. ZampaSelvaggia, con le guance rosse come ciliegie, discute con ZampadiLuce sulla loro futura nomina a guerrieri, ipotizzando i possibili nomi che StelladiGelso avrebbe potuto assegnare loro. ZampadiPassero scorrazza dietro di me piena di energia, come se l'allenamento giornaliero con suo padre SoffiodiVento non l'avesse stancata neanche un po'. 

Il mio pensiero ricade poi su StelladelSilenzio e sulle sue parole: il nostro Clan è in grave pericolo. Solo il ricordo del suo sguardo di ghiaccio mi fa rizzare il pelo sulla schiena. "Io non ho paura di te, StelladelSilenzio!" penso scuotendo i baffi, cercando di convincermi maggiormente e di sentirmi intrepido, senza riuscirci appieno. 

Sono ben consapevole che quel gatto presto darà inizio ad una guerra. Combatterò e morirò se questo servirà a difendere i gatti che amo. Un guerriero coraggioso non ha paura di nulla, e io non sarò da meno: dimostrerò a tutti ciò di cui sono capace, farò vedere chi sono, fisserò il mio ruolo nel Clan e finalmente non mi sentirò più un peso. Perché è questo che ora mi sento: un'inutile zavorra che impedisce alla mia famiglia di decollare verso un futuro migliore. Ma presto non mi sentirò più così. 

Alzo il muso e allungo una zampa in avanti in un passo lungo e fiero: sì, aiuterò i miei compagni e diventerò un guerriero, finalmente! 

Ma chi voglio prendere in giro: tutto ciò non accadrà mai. Non sarò mai un eroe come i miei antenati. Non avrò mai la gloria del grande StelladiFuoco, celeberrimo gatto le cui avventure sono entrate nella storia della foresta. Quando ero un cucciolo, mi piaceva ascoltare le storie che gli anziani mi raccontavano su di lui: dicevano che era un micio domestico che aveva deciso poi di unirsi al Clan del Tuono. Il suo coraggio e la sua forza mi avevano sempre affascinato, volevo diventare come lui. Ma questo sogno non verrà mai a realizzarsi: sono troppo debole, e i deboli non servono a nulla. I forti sopravvivono, i deboli soccombono. Non cambierò mai, resterò così per sempre. 

E pensare che mi alleno duramente, che ascolto tutte le istruzioni di OndadiZaffiro, che obbedisco sempre agli ordini di mio padre, che non volto mai le spalle ai miei compagni di Clan. Allora perché sono ancora fragile come lo stelo di un giglio, che non appena è investito da una folata d'aria più forte si spezza? Mi lascio sempre vincere dai miei stessi pensieri, dalle mie stesse paure. Ormai mi sono convinto: io non sono nulla e non sarò mai nulla. Sono un codardo, e morirò codardo. Tutti starebbero meglio se io non fossi mai nato. StelladelSilenzio conquisterà la foresta, FonteChiara e tutti i miei cari saranno uccisi, il sangue degli innocenti macchierà la terra, tutto andrà male, me lo sento. E sarà tutta colpa mia, solo mia. 

Muschiata e BatuffolodiNeve si sbagliavano: non sono pronto ad affrontare il mio fato incerto. Una piccola lacrima mi scivola sul muso, ghiacciandosi al contatto col terriccio freddo, freddo come il mio cuore.

Guardo il grande mantello blu da cui prendo il nome, punteggiato di stelle che si riflettono nei miei occhi smeraldini con la loro luce nitida e pura. Punto lo sguardo su una stella in particolare, un piccolo lumicino che brilla più degli altri. Per un secondo mi lascio inondare dalla sua luce intensa, e il mio cuore sembra riempirsi di pace e speranza. Ma tutto ciò è un'illusione e dura un istante: subito la tristezza riprende il suo posto nella mia anima. 

Due gocce perlacee mi rigano il volto mentre mormoro: "Oh, cielo infinito, dimora dei miei antenati. Tu che ascolti tutto e trovi sempre una risposta, presta attenzione a ciò che sto per chiederti: chi sono io? Perché esisto? Diventerò mai qualcuno o resterò per sempre un'ombra che si nasconde dietro agli altri? Riuscirò a difendere FonteChiara e i miei cari? Riuscirò ad affrontare il mio destino, o soccomberò sotto il peso dei miei stessi timori? Ti prego, non ignorare le mie parole...". Piego il capo e comincio a versare altre lacrime in un pianto silenzioso. 

La quiete regna sovrana intorno a me, interrotta solo dallo scalpiccio delle zampe lungo il sentiero che ci avrebbe riportati a casa. Il sonno inizia a farsi spazio dentro di me e le mie membra iniziano a risentire della lunga giornata appena trascorsa. Ma in questo momento non sento neanche più la fatica, una sensazione così minuscola e passeggera che non ha alcuna rilevanza in mezzo al groviglio di sensazioni da me provate in questo momento. Neanche la morbida stretta di FonteChiara riesce a darmi ristoro. Nemmeno il mio amore per lei mi riscalda lo spirito. Percepisco ogni suo tremito e ogni suo respiro, ma la sento comunque lontana da me. Con la coda provo a portarla più vicina al mio corpo scosso da gelidi brividi, ma non sento più il suo pelo soffice. 

Mi sento come immerso in un fiume di ghiaccio, con il gelo che mi mozza il respiro e mi avvolge il corpo, trafiggendomelo come mille lame. Provo ad uscire da questo torrente gelato, nuotando con tutte le mie forze, ma niente, la stretta aumenta e il dolore permane. Continuo a piangere, le lacrime si rincorrono sul mio muso bianco e marrone lasciando dietro di sé la loro umida scia. Affido alle stelle le mie domande, sperando che riescano a darmi una risposta che mi rassicuri e mi dia coraggio. Il tetro canto di una civetta è l'unico rumore che le mie orecchie percepiscono.

All'improvviso avverto un fruscio. Rizzo le orecchie e mi guardo intorno: nulla, solo il solito lugubre silenzio della natura addormentata. Soffoco un gemito di disperazione, mentre l'oscurità mi penetra in profondità. 

"Tu non sei affatto inutile, ZampadiCielo. Tu sei speciale. Presto brillerai come una stella e la tua luce infonderà speranza negli altri. Presto i cuccioli ascolteranno la storia della tua vita e sarai ricordato di generazione in generazione come un eroe. Devi solo aspettare con pazienza, e il tuo posto nel mondo sarà svelato". Una voce nella mia testa sussurra queste parole così leggere da sembrare vapore che si disperde nell'immensità della volta celeste. 

Scuoto il capo e sussurro tra me e me: "E allora perché non sono ancora un guerriero? Sono ormai cinque lune che mi alleno, e StelladiGelso non ha mai neanche accennato alla mia nomina. Se non otterrò il mio nome da battaglia, non sarò mai nessuno, se non un gatto anonimo come molti altri". 

"Ora è ancora presto, ma non manca molto al momento in cui scoprirai qual è il motivo di una così lunga attesa. Ma ricorda: non è il nome a fare un guerriero, ma è il suo cuore, e tu hai un cuore pieno di audacia e valore. Sarai un grande combattente, un giorno". Un'altra voce delicata mormora queste parole che, non so come, riescono a tranquillizzarmi. 

"Grazie" penso mostrando un piccolo sorriso. Riprendo a camminare, più tranquillo.

Sento tutti gli occhi puntati su di me: evidentemente i miei singhiozzi non sono passati inosservati. 

"Stai bene?" mi domanda ZampadiLuce, voltando il suo muso maculato verso di me e facendo incuriosire anche ZampaSelvaggia, che prima continuava a fissarla con occhi sognanti. 

ZampadiPassero ferma la sua corsa e si avvicina al mio fianco destro, strusciandomi la coda cespugliosa sulla schiena. Quella gattina, non so come, riesce sempre a strapparmi un sorriso. FonteChiara rivolge verso di me quei profondi pozzi blu che sono i suoi occhi, piena di preoccupazione. Le faccio cenno di non preoccuparsi e riprendo a camminare più velocemente. ZampaSelvaggia e ZampadiLuce si scambiano occhiate, per poi fare spallucce e riprendere il viaggio verso il campo. 

Ad un certo punto, ZampadiPassero esclama: "Chi arriva prima vince!" per poi scattare a tutta velocità lungo il sentiero. 

"Aspettaci!" grida FonteChiara ridendo e partendo al suo inseguimento. Anche gli altri due apprendisti accolgono con piacere l'invito a quella gara. 

"ZampadiCielo, vieni!" grida ZampadiPassero, ormai lontana. Subito inizio a correre anch'io, ignorando la stanchezza. La brezza notturna mi scorre sul pelo. Guardo in alto e punto gli occhi sul mio posto segreto, quell'acero dalle foglie profumate e dai colori che tendono al vermiglio per poi virare sul marrone e sull'arancione: sul ramo più alto scorgo una luce lattea, e due gattini, uno candido e l'altra bianca e grigia, giocare alla lotta. 

"Grazie" sussurro ancora, per poi riprendere a correre.

Ecco a voi un nuovo capitolo raccontato dal punto di vista del nostro caro ZampadiCielo. Che ne pensate? Cosa dovranno affrontare adesso i nostri gattini preferiti? Per ora, qual è il vostro personaggio preferito? E il vostro nome preferito? Fatemi sapere nei commenti. Al prossimo capitolo!

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