39 ~ "Ora sei mia"

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RosaScarlatta's P.O.V

Un susseguirsi di strane sensazioni si impadronisce di me. Cosa mi sta succedendo? Non lo so. Non sento più la terra sotto le mie zampe, né la piacevole carezza del vento sul mio pelo bianco e scarlatto, né il sussurro sommesso della natura circostante. Percepisco solo il vuoto, un vuoto che mi spaventa, che mi mantiene serrate le palpebre, che mi impedisce di respirare.

L'ultima cosa che ricordo è LeonediMontagna intento a fissarmi attentamente. Non so come, ma quel semplice sguardo mi aveva causato un grande dolore, così forte che, dopo pochi secondi, ero svenuta. Ma ora vorrei solo aprire gli occhi, riprendere conoscenza e fuggire, fuggire lontano da quell'individuo che mi ha sfruttata. È stato tutto un lungo, lunghissimo inganno e io, come una stupida, ci sono rimasta intrappolata dentro, proprio come un insetto all'interno della tela del ragno. Devo essere veloce ad andarmene, se non voglio essere divorata.

Spinta da questo desiderio, mi convinco a spalancare le palpebre. Tuttavia, quello che mi si presenta davanti è solo profonda, infinita oscurità. Provo ad aprire e chiudere più volte gli occhi, in modo che le mie pupille si adattino all'ombra, ma non cambia nulla. Dove sono finiti tutti? Mi hanno abbandonata qui da sola? LeonediMontagna mi avrà forse accecata?

Poi, un pensiero veramente inquietante mi attraversa la mente. Rabbrividisco. Non sarò mica morta? Volto più volte la testa, terrorizzata. No, non può essere... Ma se così fosse?

"Fa che questa non sia la Foresta Oscura... Fa che non lo sia..." borbotto appiattendo le orecchie in cerca di qualche nemico.

Ho tardato troppo a pentirmi: di sicuro il Clan della Stella non mi ha perdonata per il mio enorme sbaglio. Non ho alcuna intenzione di accettare l'evidenza. Vorrei solo tornare al Clan, rivedere PelodiVolpe, ZampadiCristallo, ZampadiLuce e, soprattutto, ZampadiCielo. Più il tempo passa più sento la sua mancanza. Lui penserà a me qualche volta? O avrà la mente ottenebrata dalla visione della sua FonteChiara?

L'ira mi invade per un momento, ma si spegne subito dopo come una fiammella soffocata da un getto d'acqua.

"Non pensarci, RosaScarlatta. Non tradirti da sola..." mi ripeto, mentre la paura di trovarmi effettivamente nella Foresta Oscura cresce a ogni secondo che passa.

Continuo a guardarmi freneticamente intorno, in cerca di un dettaglio che possa tranquillizzarmi, facendomi comprendere la falsità della mia supposizione.

"Rilassati, sciocca. Non sei morta". La voce di LeonediMontagna mi giunge improvvisa in un sussurro, facendomi gonfiare il pelo.

Tiro un sospiro di sollievo, ma, subito dopo, mi rimetto all'erta. "Allora perché non vedo niente? Cosa ne hai fatto della mia vista?" soffio sguainando gli artigli, pronta per un combattimento che, lo so, non ho alcuna possibilità di vincere.

La voce che mi risponde appare particolarmente divertita di fronte alle mie parole e al mio atteggiamento guardingo. Una risata sadica irrompe in questo buio opprimente che mi circonda. Drizzo ogni singolo pelo che ho sulla schiena, mentre gelidi brividi mi attraversano il corpo. Provo a impormi di stare tranquilla, ma invano.

"Ah, ah! Povera piccola ingenua... Io non ho toccato i tuoi splendidi occhi. Sono ancora lì, lucenti come due stelle rosso sangue e perfettamente funzionanti" esclama con il suo tono falsamente mellifluo.

Una fitta di ribrezzo mi attraversa il dorso e soffio irritata, di fronte a quella che mi sembra un'assurdità.

"Ah, sì? E allora cosa sta succedendo? Forse che io sia impazzita? Smettila di dire fesserie e rispondi alle mie domande!" sputo, attendendo una spiegazione logica, che tanto non arriverà. Non c'è niente di normale in tutta la situazione che si è venuta a creare.

"Nervosa la micina, eh?" ridacchia LeonediMontagna, incrementando ulteriormente la mia rabbia.

"Non chiamarmi micina, essere spregevole!" grido balzando in avanti nel tentativo di colpirlo. Tuttavia, l'unica cosa che riesco ad artigliare è l'aria fredda e nera. Provo di nuovo a lanciarmi, come se, da qualche parte, nascosto tra le ombre, ci fosse il mio nemico, pronto ad attaccarmi a sua volta. Mi sento una talpa in trappola, con un predatore appostato in un luogo ben nascosto, pronto ad afferrarmi alla mia prima distrazione. Che speranze ho combattendo così, alla cieca?

"Non sforzarti troppo, micina. Facendo così non otterrai niente. Ti affaticherai solo" mormora la voce, quasi premurosa. Ma io non mi lascio ingannare.

"Non mi importa! Non mi fermerò finché non ti avrò trovato!" urlo continuando a colpire il vuoto. Rotolo di lato, schivando un nemico invisibile. Mi acquatto a terra, con la coda dritta e gonfia. Soffio e spicco un balzo, come se dovessi afferrare una preda. Atterro sul nulla. Frustrata, mi giro e riprovo.

"Sono serio. Se continui così, comincerai a sembrare ridicola..." borbotta il felino più grande, sghignazzando.

"Basta, sta zitto! Anzi no, continua a parlare, così che io possa identificare la tua posizione!" grido riversando nelle mie parole tutto il mio odio. Colpisco l'aria, ma non mi arrendo. Se continuo a provarci, prima o poi lo artiglierò.

"Smettila, RosaScarlatta! A che serve accanirsi tanto? Ora tu non puoi fare più niente, piccola anima indifesa..."

A quelle parole, mi immobilizzo. Un gelo pungente mi penetra il cuore, trafiggendolo dolorosamente e facendomi gemere.

"Come... Come mi hai chiamata?" balbetto, tesa e tremante. Il terrore torna a tormentarmi l'anima come una tempesta di affilata grandine. Cosa intende dire LeonediMontagna?

"Hai sentito benissimo, piccola anima indifesa - ripete il mio nemico, sempre più divertito - Cosa credi di poter fare, essendo tu ora semplice spirito?"

Un turbinio di emozioni mi investe con violenza, scuotendomi bruscamente come se fossi un delicato fuscello. Il risentimento mi invade, e da esso mi lascio avvolgere. "Tu... Tu mi hai uccisa!" urlo, spaventata e arrabbiata allo stesso tempo.

"Te l'ho già detto: tu non sei morta. Quindi non accusarmi di qualcosa che non ti ho fatto - borbotta il felino - Ma, diciamo che mi sono permesso di prendere in prestito il tuo corpo".

Indietreggio di qualche passo a sentirlo, infilando la coda tra le gambe. Gocce di sudore perlaceo mi inumidiscono la fronte, mentre il mio muso si contorce in un'espressione di puro panico: "C... cosa?"

"Ora non hai più il controllo sul tuo corpo, mia piccola anima. Dovresti vedere la tua faccia in questo momento! Ah, ah! Esilarante..."

"Smettila di ridere! Allontanati da me, mostro!" grido poggiandomi le zampe scarlatte sulla testa e appiattendomi a terra, cercando di ritagliarmi un po' di silenzio che mi permetta di ragionare. Ma nulla. Quella risata continua ininterrotta a ulularmi nelle orecchie come un intero branco di lupi.

"Goditi un po' di meritato riposo, micina - mormora LeonediMontagna con tono mellifluo - Ti prometto che farò buon uso del tuo corpo. Intanto, se vuoi farti un'idea della situazione..."

Uno spicchio di luce si apre di fronte a me, allargandosi sempre più. Un bagliore accecante mi colpisce gli occhi con la violenza di mille artigli di fuoco, facendomi gemere di dolore. Mi porto le zampe al muso e comincio a massaggiarmi le palpebre, ardenti come fiamme.

Quando il bruciore si attenua, mi convinco a riaprire gli occhi, rendendomi conto di non essere più racchiusa tra gelide e soffocanti tenebre. Rincuorata, abbasso lo sguardo e lo fisso sul terreno duro e ingrigito, che scorre rapido sotto di me, come un sinuoso serpente. Mi sto muovendo? Come è possibile?

Provo a imporre al mio corpo di fermarsi, di cambiare direzione, ma invano. Che quindi ciò che mi ha detto LeonediMontagna sia tutto vero? Che le sue parole non fossero solo fesserie?

Percepisco i rumori piatti della natura, il quieto battere del mio cuore, l'ululato acuto del vento, ma tutto attutito, distante, come se mi trovassi rinchiusa in una gabbia di silenzio. Le iridi attraverso cui vedo non sono le mie, né lo sono le zampe con cui mi muovo, né le orecchie tramite le quali odo i suoni del mondo intorno a me.

Rivolgo poi l'attenzione ai particolari del paesaggio, non più caratterizzato da alberi verdeggianti, le cui chiome rigogliose offrono la loro ombra agli abitanti della foresta, ma da grigi nidi di Bipedi. Le abitazioni, tutte tra loro uguali, scorrono veloci ai miei fianchi, simili a due schiere di invalicabili mura. Piccoli cunicoli tenebrosi si dipanano dalla strada principale, insinuandosi tra gli alti palazzi come lombrichi. Da uno di questi provengono dei miagolii, soffocati dal clamore tipico delle città. È proprio verso questo che io, mio malgrado, mi sto dirigendo.

Al mio fianco trotterella LeonediMontagna, con un irritante ghigno inciso sul muso color nocciola. Il desiderio di affondare i miei artigli nella sua pelle mi infastidisce la mente, ma lo trattengo, consapevole dell'impossibilità di realizzarlo. Tuttavia, lo farei, se solo avessi il controllo del mio corpo.

"Non ne fai mai una giusta, RosaScarlatta. Se solo tu fossi un po' più furba... - mi dico, sbuffando - Ma poi, perché mai ci stiamo muovendo attraverso un territorio appartenente ai Bipedi? Non stavamo andando nella foresta? Perchè siamo tornati indietro?"

"Ci eravamo inoltrati nel bosco solo perché avevo un compito da sbrigare" borbotta una voce che avrei preferito non sentire più.

Mi rivolgo a colui che ha parlato, soffermandomi sui suoi occhi marroncini. "Come? Senti pure i miei pensieri? Mi stupisci..." dico sarcastica, cercando, in questo modo, di smorzare la mia paura.

Non ricevo risposta.

"Accidenti a quella gatta che si è messa in mezzo! Ce l'avrei fatta se non ci fosse stata lei! Beh, almeno qualcuno è morto. Non avrei sopportato di ritornare ad artigli vuoti..." esclama il gatto color nocciola, proseguendo nei suoi pensieri e ignorandomi. Pura malvagità sta incastonata nei suoi occhi iniettati di sangue, spandendo oscurità intorno a loro, mentre una risata roca, profonda, fuoriesce in un borbottio dalle sue labbra.

"Tu... Tu hai ucciso qualcuno?" mugolo. Mille tremiti mi attraversano la schiena.

Ancora quel suono grave, inquietante, prorompe violento nelle mie orecchie, sovrastando ogni altro rumore. "Pensavo lo sapessi già, micina. Sai, mi sembra che Ombrad'Acero ti abbia ben istruita al riguardo. Solo che, accecata com'eri dalla gelosia, non te ne sei premurata molto..." esclama, continuando a ridere.

Deglutisco, guardandolo sempre più spaventata. Provo a scavare nella mia memoria, trovando una frase, pronunciata dal mio spirito guida, che mi è rimasta particolarmente impressa:

"Molte vite stanno incastonate nei suoi artigli, pegni di molte battaglie".

Ecco cosa intendeva! Ora comprendo tutto: LeonediMontagna è un assassino! Uno che uccide senza motivazioni, solo per crudeltà! Un gatto degno della Foresta Oscura, proprio come Ombrad'Acero! Uno in cui non confidare! Un matto! Uno che non utilizza i suoi artigli solo per combattere in eque battaglie, ma anche per strappare la vita a innocenti!

Facevo bene, alla fine, a volermi tirare indietro. Avrei dovuto prendere più sul serio le ripetute minacce di morte, senza cercare il combattimento. Avrei dovuto riferire tutto a StelladiGelso nel momento stesso in cui Ombrad'Acero aveva cominciato a invadere i miei sogni. Forse i miei compagni mi avrebbero potuta aiutare... Ma ho avuto paura. Oh, quell'emozione maledetta! Per colpa sua, la gatta tricolore ha istigato la mia rabbia verso FonteChiara, incrementando il mio desiderio di rivalsa.

E io mi sono fidata, pensando che mi avrebbe aiutata a portare a termine un'inutile vendetta. Ma quale vendetta? La mia era solo gelosia. Terribile, fallace, fatale gelosia. Il mio cuore mi ha ingannata, l'amore malato che mi legava a ZampadiCielo mi ha portata alla rovina, l'odio palpabile che mi inimicava FonteChiara ha ucciso la mia anima. Ora questa si sta risvegliando, ma è troppo tardi...

PetalodiPrimula e ColtrediFumo sarebbero molto delusi da me. Loro sono morti per proteggermi. Loro mi hanno cresciuta come una figlia, dopo l'abbandono da parte dei miei genitori. Loro mi hanno educata, mi hanno cresciuta, mi hanno amata. E io li ricambio così, ignorando tutto ciò che mi hanno insegnato?

E ZampadiLuce... Lei, la mia sorella adottiva, continuerà a volermi bene, dopo aver scoperto la verità su di me? Non sono mai riuscita a mostrarle i miei reali sentimenti. Sono sempre stata fredda con lei... Ora, però, vorrei solo abbracciarla, dirle quanto le voglio bene.

ZampadiCristallo, PelodiVolpe, ZampadiCielo... tutti parte di un passato a cui vorrei tornare, da cui io stessa ho scelto di allontanarmi, salvo poi pentirmene amaramente.

Ripenso alle fughe notturne di mia sorella in compagnia dell'allora Selvaggio, alle lunghe sessioni di allenamento con il mio mentore, grazie alle quali ho imparato a combattere, alle chiacchierate con ZampadiCristallo, ai dolci momenti passati con ZampadiCielo prima dell'arrivo di FonteChiara... Tutto ciò ormai è lontano, perso negli abissi del tempo.

Sento il bisogno di gridare, di piangere, di fuggire lontano. Tutto ciò che desidero è avere il perdono dei miei cari, ma ciò non è possibile. Sono intrappolata nel mio stesso corpo. Ed è tutta colpa della mia inutile, funesta gelosia.

La voce di LeonediMontagna prorompe ancora una volta nei miei pensieri, incrementando ulteriormente il mio terrore e il mio dolore. Quella risata si fa più forte, fino a risuonare potente nella mia mente, accompagnando i tristi ricordi che si susseguono in me.

L'ingresso del cunicolo si avvicina, i miagolii si fanno più forti, ma l'unico suono che mi rimbomba nelle orecchie è quello di quelle poche, terribili parole.

"Non rimuginare, piccoletta. È tutto inutile. Ora sei mia".

~•~•~

Ecco un nuovo capitolo! Che ne pensate? Vi è mancata RosaScarlatta? Purtroppo, pur essendosi pentita, la guerriera si ritrova in trappola, impossibilitata a fuggire. Riuscirà a trovare una via per scappare? Otterrà il perdono dei suoi compagni? Alla prossima!

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