56 ~ Fragili speranze

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PiantodelCielo's P.O.V

Un fremito di luce bianca fa vibrare l'immota oscurità in cui aleggia il mio sguardo vacuo.

Stringo le pupille e cerco di adocchiare lo spicchio scintillante da cui sembrano provenire i raggi di un pallido sole.

Le immagini si fanno man mano più vivide, fino ad assumere le sembianze di fili d'erba, di fusti d'albero, di cielo e di terra.

Spalanco gli occhi e una gioia frizzante mi inonda le vene: sono vivo! Oh, quanto è bella la foresta! Quanto sono belle le foglie con il loro verde luccicante, quanto gradevole il canto del vento! Anche la pioggia sottile che mi impregna il pelo mi provoca brividi di piacere.

Alcuni bagliori argentei continuano a volteggiarmi davanti agli occhi come stelline, mentre sollevo il muso ad ammirare le nuvole, ormai rade.

Mi concedo qualche istante per osservare la pioggia rallentare e l'alba cercare di riprendere il predominio nel cielo.

Poi, una fitta al ventre mi fa boccheggiare, e come un lampo sopraggiunge il senso di responsabilità.

Non ho il tempo per rallegrarmi, né per curarmi del dolore: se il Clan della Stella ha deciso che non è ancora giunto il mio momento per unirmi ai suoi ranghi, c'è un motivo.

Ho una missione.

Nelle mie zampe stringo le fragili speranze del Clan del Tuono.

Mi rialzo in piedi e corro.

Corro come se le fiammate di un incendio mi stessero inseguendo con i loro artigli roventi.

Corro come se l'alba volesse travolgermi e farmi affondare nelle sue acque scarlatte.

Corro come se non ci fosse più tempo.

Corro perché ne va della mia vita.

Le tenebre mi stanno alle calcagna, mi solleticano le zampe, mi tirano la coda. Attendono solo una mia esitazione, una mia tregua per riprendere fiato.

Non darò loro quell'occasione che spasmodicamente aspettano.

Non mi fermerò.

Se un masso bloccherà la mia strada, lo scalerò.

Se una frana ostacolerà il mio cammino, la aggirerò.

Io sono PiantodelCielo. L'unica speranza rimasta.

Arrivo al confine che i polmoni ardono e le zampe traballano. Ansimo qualche istante mentre fisso il nastro d'argento che mi scorre dinnanzi, vorace.

Il fiume.
Spietato assassino.
L'uccisore di mio fratello.

Una fitta di rancore mi stringe, ma la reprimo. Inspiro in profondità per cercare tra le tracce odorose l'aroma dell'audacia. Scovo invece il profumo di GocciadiCristallo.

Lui è qui, con me.

Come mi ha promesso.

Poi, un fruscio mi accarezza la pelliccia. Pare un alito di brezza leggera, ma so che non è così.

È mio fratello, che vuole guidarmi.

Chiudo gli occhi e mi lascio condurre dalla sua scia profumata, affidandomi completamente a lei. Avanzo di qualche passo e la corrente fluviale mi lambisce dolcemente le zampe.

L'odore di GocciadiCristallo mi riempie le narici, mescolandosi e giocando con quello dell'acqua. Quasi riesco a cogliere nel canto del fiume la voce gentile del guerriero che mi invita a seguirlo.

La superficie sotto i miei cuscinetti cambia: si è fatta liscia e scivolosa. Spalanco le palpebre e comprendo di trovarmi su uno dei sassi che costituiscono la passerella per raggiungere il Clan del Fiume.

Un fremito mi scivola lungo la schiena come una lacrima di ghiaccio, ma il sussurro delicato del vento, la voce di mio fratello, mi ristora. Spicco un balzo e mi sento sorreggere da zampe invisibili. Atterro sul masso successivo e per poco non scivolo tra le onde insaziabili.

L'idea di tornare indietro, di rinunciare, mi alletta, ma la respingo con un urlo e un ulteriore salto.

Ricado e la superficie sotto di me è dura, è fredda. Ce la sto facendo.

Un balzo.

Il vento ulula nelle mie orecchie, il fiume grida, l'alba brucia le poche nuvole di pioggia che continuano a resisterle.

I cuscinetti sfiorano la roccia, gli artigli sguainati ne graffiano la superficie viscida. Subito, si staccano di nuovo.

Il vuoto mi avvolge ancora una volta.

Sono un uccello. Sono una foglia che si libra nell'aria. Sono una goccia di sole che taglia le ombre.

Sono lacrime. Sono Pianto.

Salto.

L'acqua scorre forte sotto di me. Mi chiama, vuole che mi unisca a lei in una danza mortale. Desidera ipnotizzarmi con il suo rombare esagitato. Brama di affondare i suoi denti di ghiaccio nella mia tenera carne.

Non mi avrà.

Volo.

Spalanco le zampe come ali e mi lascio accarezzare dalla brezza gentile.

Poi, il suolo sotto di me torna morbido e fragrante. Abbasso gli occhi e osservo gli artigli affondare nel fango soffice. Sorrido e un grido di gioia mi scivola tra le labbra.

"Grazie, Cristallo" mormoro, grato. Nel vento percepisco l'eco di fusa sommesse.

Dopo essermi goduto il momentaneo sollievo, riprendo a correre in cerca di una anche minima traccia odorosa del Clan del Fiume.

Questo territorio è del tutto nuovo per me, e ho un po' paura: ogni ombra sembra incombere pericolosamente su di me, ogni ramo aggettante sul punto di rovinarmi addosso e di schiacciarmi sotto il suo peso. Tuttavia, il profumo rassicurante di mio fratello è ancora al mio fianco e mi indica la strada.

Sfreccio tra l'erba e il sottobosco, buco l'oscurità con i miei occhi verdi, brucio il terreno con il mio sguardo ardente di determinazione, di speranza.

Corro ancora, i minuti sembrano anni. L'aria scotta nei miei polmoni, la lingua arida si espone al vento, le zampe pesano come macigni.

Poi, gli alberi cominciano a farsi più radi e il fetore di pesce mi punge le narici.

Sorrido, comprendendo all'istante che la meta è vicina. Ignoro il senso di stanchezza che pizzica i miei muscoli e aumento la velocità.

Dopo poco, eccolo: il campo del Clan del Fiume. Mi fermo per riprendere fiato e quasi sfioro la terra con il muso. Ogni boccata d'aria è ossigeno sull'incendio che arde i miei polmoni.

Quando sollevo lo sguardo, continuando ad ansimare, decine di occhi si voltano nella mia direzione, alcuni sorpresi, altri impauriti, altri guardinghi, altri ancora inferociti.

Una giovane gatta argentata, che potrebbe avere all'incirca la mia età, mi viene incontro. Odora di pesce come gli altri in questo clan, ma un aroma di muschio e mughetto ne ingentilisce il profumo. Con il pelo arruffato e le pupille a fessura cerca di sembrare più spavalda, ma non è capace di celare quella scintilla intimidita che balugina nelle sue iridi cristalline.

"Tu chi sei, e che cosa ci fai nel territorio del Clan del Fiume?" mormora agitando la morbida coda. La sua voce sembra il canto di un ruscello.

Una macchia di un grigio più scuro le circonda le labbra. Solo ora che ha la testa piegata noto il colore della punta delle sue orecchie. Sono nere, nere come l'ebano. Proprio come quelle di FonteChiara.

Mi accingo a risponderle, ma poi un dubbio mi solletica: devo rivelarle il mio nuovo nome? Oppure è meglio presentarmi con il mio nome da apprendista?

È inutile mentire. Sono un guerriero, ormai. Presto lo scopriranno tutti a prescindere.

"Sono PiantodelCielo, figlio di StelladiGelso, leader del Clan del Tuono. Sono qui per parlare con StelladiCascata. Ho un messaggio importante per lei" dico, con un tono il più possibile perentorio.

La giovane rilassa in parte i muscoli tesi, facendomi cenno di seguirla. Avanza poi tra gli sguardi incuriositi dei guerrieri, fissi su di me che incedo alle sue spalle. Cerco di ignorare quelle occhiate avide, studiando i movimenti aggraziati della gatta che mi cammina davanti.

Giungiamo in prossimità di una fessura nella roccia, dalla sottile entrata ricoperta di muschio e rampicanti. Somiglia tanto alla tana dove dimora mio padre. E l'affaccendarsi frenetico dei guerrieri è lo stesso del mio clan.

Siamo così simili, alla fine.

Siamo tutti gatti selvatici, abitanti della foresta, vittime della stessa vita e delle stesse ambizioni.

Ciò che varia è solo il territorio.

Che senso ha combattere per il territorio, quando basterebbe rimanere nel proprio? A cosa serve possedere più o meno ettari di foresta, quando già così il clan è in salute?

La giovane argentata varca la soglia, accennando con il muso di attendere. Obbedisco e mi siedo.

I secondi passano lenti e la tensione mi fa agitare la punta della coda. Picchietto il terreno con un artiglio mentre cerco invano di origliare la conversazione: l'edera isola bene il colloquio.

"Ehi, ma io ti conosco!"

Un grido improvviso mi fa sobbalzare. Mi volto e vedo due vivaci occhi color nocciola scrutarmi birichini.

"Tu sei quello atterrato da ZampadiLibellula al raduno! Ehm... ZampadiCielo! Sì!" esclama, saltellando sul posto. Mi ricorda un po' ZampadiPassero...

Ruoto gli occhi e fisso annoiato l'apprendista bianco e grigio, che continua ad agitarsi. "ZampadiFiume, giusto?" borbotto. Lui annuisce energicamente.

"Bene, lieto di rivederti. Comunque, ora mi chiamo PiantodelCielo" proseguo.

"Oh, scusa! Non sapevo fossi già guerriero! Sei così gracilino!" strilla, ridendo.

"Oh, e finiscila! C'è chi è diventato guerriero in condizioni ben peggiori delle mie" replico, irritato.

"Oh, questo lo so. Io scherzavo. Comunque... bel nome! PiantodelCielo... suona bene!" miagola, allontanandosi verso una guerriera rosata, probabilmente la sua mentore.

"Scommetto che non ha neanche capito di trovarsi davanti il prescelto del Pianto. Quel cucciolo è un vero terremoto!" penso, divertito.

Nello stesso momento, la giovane dagli occhi celesti riemerge dalla tana, seguita da StelladiCascata. Il portamento elegante della leader mi mette un po' in soggezione, ma cerco di non darlo a vedere.

La gatta anziana congeda la più piccola, poi le sue pupille deviano nella mia direzione. Mi paralizzo sotto quello sguardo blu. "Tu devi essere PiantodelCielo. Ebbene? Che messaggio mi vuoi portare?"

Modello in bocca le parole, in modo da sembrare più convincente. "Salve a lei, leader del Clan del Fiume. Sono qui per chiederle, a nome di tutto il Clan del Tuono, se potesse mandare una truppa nel nostro territorio. Il Clan della Tenebra ci ha attaccati all'improvviso e molti guerrieri non sono più in condizione di combattere. Se non ci aiuterete, questa sarà la fine per il mio clan."

Trattengo i brividi concentrandomi e stringendo i denti, ma sento l'anima tremare violentemente nel cuore.

La gatta grigio-blu mi contempla con il suo sguardo altero. Non vedo compassione in quelle pupille a spillo, né pietà su quel muso severo, segnato dal tempo e dalle battaglie. "Giovanotto, mi dispiace, ma non sono disposta a mettere a repentaglio la vita mia e dei miei guerrieri. StelladiGelso e StelladelSilenzio sono stati due incoscienti, e ora devono vedersela tra loro. Il Clan del Fiume non interverrà: questa non è la sua guerra" pronuncia, nel suo tono piatto non percepisco alcuna emozione.

Appiattisco le orecchie e il mio cuore salta un battito: davvero le sorti del Clan del Tuono non contano niente per lei?

"Lei non capisce! StelladelSilenzio ci distruggerà! Ci schiaccerà!" strepito, non riuscendo a trattenere l'astio e la paura.

StelladiCascata scuote la testa, sempre con quella sua calma innaturale che, in una situazione così precaria, mi dà sui nervi: "Te l'ho già detto. Questa non è la nostra guerra".

Abbasso la fronte e mi sento pizzicare gli occhi. Allora è così? È davvero giunta la fine per il Clan del Tuono? Le nostre fragili speranze sono destinate a infrangersi tra le tenebre appuntite?

Poi, un soffio di brezza mi arruffa il pelo, sussurrandomi in un orecchio. Con quel dolce fruscio, giunge impetuoso un ricordo.

Il ricordo di un raduno in particolare.

Ora so cosa rispondere.

"Si sbaglia."

Mi guarda allibita. Gonfio il petto.
La partita non è finita.
Ci sono ancora mosse da giocare.

Posso vincere.

"Questa è la vostra guerra. Non ricorda ciò che ha detto al raduno? "Siamo tutti parte della stessa foresta". Non è forse così? Non siamo forse tutti pedine del fato? Foglioline in balia del vento impetuoso del destino?" esclamo.

Vacilla, glielo leggo negli occhi.

"È così, StelladiCascata. Voi, noi, una cosa sola. Una parte dello stesso disegno. La guerra è tra luce e oscurità, tra libertà e prigionia, tra vita e morte. Non nostra, non vostra. Di tutti noi" termino, fermandomi per riprendere fiato.

Lo sguardo della leader è cambiato. Non è più calmo, rilassato, ermetico.

È dubbioso, incerto, insicuro.

Le speranze si fanno di diamante: per quanto ancora fragili, ora sono dure, solide, inscalfibili.

Riflette, agita la coda, massaggia il suolo con le zampe.

Passano lunghi istanti. Poi, apre la bocca. Ne escono solo mugolii flebili.

La tensione mi irrigidisce i muscoli.

Il gioco è finito?

Ho vinto?

~•~•~

Ecco un nuovo capitolo! Che ne pensate? Che decisione avrà preso StelladiCascata? Aiuterà il Clan del Tuono, o lo abbandonerà al suo destino? Alla prossima!

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