7 ~ Sogno o realtà?

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Chiara's P.O.V

Le fronde ondeggiano accompagnate da un vento leggero, lo stesso che agita il mio pelo bianco, scosso anche dalla paura. Mi sono persa, non so dove sto andando, ma la mia mente mi sta indicando questa direzione. Mi lascio guidare dal mio cuore. So che è questa la via migliore, me lo dice l'istinto.

Strizzo gli occhi e li sbatto un paio di volte per abituarmi all'oscurità in cui ora mi trovo quand'ecco, davanti a me appare una luce chiara e splendente come la più nitida delle stelle. Spalanco la bocca vedendomi comparire davanti una gatta bianca esattamente uguale a me, ma adulta, bella come il sole.

"Non è possibile. Questo deve essere un sogno, uno di quei miei soliti strani sogni" sussurro strofinandomi gli occhi mentre lei scuote la testa. "Chi sei tu?".

La bella micia candida mi passa accanto e strofina la coda cespugliosa sul mio naso, facendomi il solletico.

Mi dà poi una leccatina sulla guancia e sussurra: "Cerca nel tuo cuore, Chiara. Cerca nel tuo cuore e scoprirai chi sono. Tu mi hai già incontrata, mi conosci più di quanto tu non creda. Ma ora ricorda: solo se non perderai mai la speranza, riuscirai a trovare la strada che il destino ha dipinto per te. Noi tutti non siamo che pedine di una scacchiera, e la vita non è che un gioco, che potrebbe finire da un momento all'altro. Qualche volta qualche pedina cadrà sconfitta, qualcun'altra trionferà, ma il gioco va avanti. Sii tu a guidare il gioco della vita, non permettere mai che qualcuno rubi la tua parte. Ricordati di me, io ti guiderò".

Rimango immobile un secondo, a pensare. Poi grido: "Non andartene! Non lasciarmi sola!". Ma la sua figura si sta già dissolvendo. Con le lacrime che mi rigano il muso, comincio a correre.

"Eppure mi sembra di aver già visto quello sguardo, quegli occhi profondi come il mare e in essi il riflesso di mille ricordi perduti nel tempo. Quella gatta deve far parte di me, ma perchè?" dico, come se qualcuno potesse sentirmi.

"Cerca nel tuo cuore"

Queste parole mi rimbombano nella testa. Ma non riesco ancora a capirle. È troppo presto. Ho paura, l'unica cosa che riesco a provare in questo momento, in questo bosco buio, senza una guida nè una meta. Mi sento a disagio, abbandonata. Il mondo mi ha voltato le spalle.

"Cosa ci fai qui, piccola?" Una voce spaventosa rimbomba per tutta la foresta. Abbasso le orecchie e i peli mi si rizzano sulla schiena.

"Chi... Chi sei?" balbetto tremando.

"Sono sicuro che preferiresti non saperlo, Chiara. Io non ho esattamente... una buona reputazione, qui nella foresta. Eppure, sono convinto che tu sappia benissimo chi sono, tuo malgrado".

Vedo sbucare da dietro un albero un gatto grigio e bianco, con alcune sfumature di un grigio più scuro, quasi nero. Sul suo collo si apre una cicatrice profonda, troppo profonda. Con una ferita del genere nessuno riuscirebbe a sfuggire alla morte. I suoi occhi sono color dell'ambra, privi di riflessi, e resi minacciosi da un'aura sinistra. Lo vedo avvicinarsi a me con cautela e sguaino gli artigli.

"Non ti avvicinare!" soffio rizzando ancor di più il pelo e indietreggiando poco alla volta.

"Stai tranquilla, giovanotta. Non ti voglio fare del male" sussurra il felino continuando a camminare verso di me. La sua espressione è mesta, contrita. Non sembra aggressivo, nonostante l'aria inquietante conferitagli dagli occhi lampeggianti. Sento una forza che mi avvicina a lui ma che, allo stesso tempo, mi allontana.

"Io non mi fido di te!" miagolo piena di paura. Mi appiatisco contro un albero.

"Dove mi trovo? Cosa mi sta succedendo? Chi sei tu?" grido tutto d'un fiato.

Il gatto si ferma e abbassa il muso. I suoi occhi sembrano cambiare: se prima erano minacciosi, ora sembrano... pentiti, dispiaciuti. Persino l'aura nera che sembravano emanare si è ora dissolta. Io rimango stupefatta: come mai questo felino non mi ha attaccata? E come fa a conoscere il mio nome?

Questo luogo mi ricorda tanto la Foresta Oscura dei miei libri, così buia e spaventosa, ma non come la notte, un'oscurità provvisoria, che scompare non appena spunta il sole. No. Queste sono tenebre eterne, a cui sono condannati tutti i gatti che in vita si sono dimostrati malvagi, che hanno sprecato la loro occasione con un'esistenza indegna, non meritandosi un posto nel Clan della Stella, il loro paradiso, costretti a vagare all'infinito e senza una meta. Deve essere orribile non poter essere riscaldati dal dolce calore del sole per sempre. Questo gatto che ora mi ritrovo davanti deve essere uno di questi. Il suo manto non è ricoperto di stelle, gli artigli sono sporchi di sangue, ma io provo compassione per lui.

Rilasso il pelo e mi stacco dall'albero a cui mi sono aggrappata, lasciando dei segni nella corteccia sottile. Mi avvicino al grande felino con cautela, facendo attenzione a ogni movimento.

Quello alza il muso e io rizzo il pelo per un istante, per poi rilassarmi, vedendolo immobile davanti a me, intento a fissarmi con attenzione. Mi siedo a circa un metro da lui e lo guardo negli occhi. I suoi ambrati si riflettono nei miei azzurri. Una luce compare all'interno delle sue pupille scure e senza vita.

"Sai, mi ricordi moltissimo la mia compagna. Io l'amavo molto, e l'amo ancora, ma il destino ci ha voluti separare. Lei è stata investita da uno di quei mostri senza pietà. Il mondo mi odia, mi ha sempre odiato. E ora che anche io sono morto, tra di noi si è formata una barriera invalicabile, che nessuno di quelli come me può attraversare. Se solo potessi rivedere anche solo per un breve istante la mia amata MantodiNeve...".

Rimango a bocca aperta a sentire quelle parole. "Tu... Tu sei ArtigliodiCardo!" esclamo emozionata e leggermente incredula.

Lui annuisce con un cenno della testa. "Sì, purtroppo" mormora.

"È... è tutto vero! Non ci credo, non ci posso credere. E... e come mai non mi attacchi? Perchè non mi uccidi?" dico tremando dall'agitazione.

Lui scuote la testa: "Perchè non posso, né ho intenzione di farlo. Sono anni ormai che non uso più questi artigli. Non ne ho la forza, nè il coraggio. Il Clan della Stella mi ha relegato qui, condannandomi a una sofferenza eterna, e perché mai dovrei continuare a fare ciò per cui sono stato punito?"

Abbassa lo sguardo. "Io volevo solo essere leale al mio clan, alla mia compagna e a mio figlio. Ma il Fato mi ha portato via tutto. Prima ha rapito mia sorella ZampadiMiele. Poi mi ha strappato la mia MantodiNeve. Infine si è preso anche me, facendomi diventare quello che ora sono: un'ombra, un incubo, una di quelle leggende che si raccontano ai cuccioli per metterli in guardia dai pericoli del mondo. Però, te lo giuro, io non avrei mai voluto tutto questo!"

Sussulto, sorpresa. "Ma... ma allora perché sei qui?"

ArtigliodiCardo torna a guardarmi. "Ciò che ho perso mi ha fatto diventare il gatto folle e assetato di sangue che conosci. Una forza misteriosa mi ha stravolto, penetrandomi la testa e influenzando le mie scelte. La nebbia ha coperto i miei occhi per molto tempo e, quando si è dissipata, era tardi. Purtroppo, come puoi vedere, il sangue ha macchiato i miei artigli".

Si interrompe un momento, poi prosegue: "Tu sei così simile alla mia compagna, lei sembra quasi vivere in te, in quei tuoi occhi limpidi. Non posso uccidere chi amo, nonostante il mondo intero mi veda come un mostro senza cuore. E io ti voglio aiutare. Ho sprecato abbastanza tempo. Voglio fare del bene, così da sentirmi finalmente in pace con me stesso".

"Aiutarmi a fare cosa?" chiedo, scossa dalle sue parole.

"Ad affrontare il tuo destino" risponde, increspando leggermente le labbra in un sorriso malinconico.

"Ma perchè il mio destino sarà grande? Cosa dovrò affrontare?"

Il guerriero abbassa nuovamente lo sguardo sulle zampe, come a studiarne le chiazze sanguigne che le screziano in un macabro ricamo. "Purtroppo, Chiara, non mi è dato conoscere la risposta alla tua domanda. Ognuno di noi costruisce il proprio destino con le sue zampe, tramite le sue scelte e i suoi sbagli. Tutto ciò che noi abitanti delle terre dell'Aldilà possiamo fare è supporre, fare delle previsioni, spingervi a imboccare la giusta via o, come è successo a me, a precipitare nel baratro. Tutto ciò che posso dirti, giovanotta, è che scoprirai vivendo il tuo avvenire, ma sappi che, quando sarà arrivato il momento, io sarò con te per aiutarti. Non lascerò che ti succeda niente di male. Non permetterò che tu commetta il mio stesso errore".

Rimango incantata di fronte a quel gatto che in vita era stato malvagio: è pentito e ora vuole aiutarmi. Sorrido e faccio le fusa.

"Grazie. E io aiuterò te a ottenere il perdono del Clan della Stella" miagolo.

Lui, grato, abbassa il muso e mi sfiora il naso con la coda, poi si allontana, sparendo tra le tenebre eterne della Foresta Oscura.

Ecco un nuovo capitolo. Che ne pensate? Secondo voi ArtigliodiCardo è davvero pentito? Lo scoprirete presto!

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