10. Mi fai venire l'emicrania

Màu nền
Font chữ
Font size
Chiều cao dòng

Maristella

«Ragazzi, questo è tutto. Ho raccolto le autorizzazioni, vi ho consegnato il programma per il weekend. Con oggi finiamo le lezioni teoriche, dimostrerete le vostre competenze acquisite direttamente sul campo.»

Mi trovo davanti alla classe, si eleva un brusìo che si sovrappone alla mia voce.
«Non ho finito!» dico, cercando di catturare la loro attenzione.
«Quindi, per le prossime due notti soggiorneremo al resort "Corte dei Gigli". Ci sono alcune regole importanti da seguire.»

Alzo una mano per fermare le domande che già iniziano a piovere. «Prima di tutto, dovete essere puntuali per tutte le attività. La colazione è alle 8:00, quindi assicuratevi di essere pronti.»

«L'estate è fatta per svegliarci tardi, siamo in caserma?» Lucas ribatte, attirando il consenso su di sé, ormai è diventato il leader del gruppo.

«Lucas, l'orario è stabilito per permettere di svolgere tutte le attività.»

«Ma prof, possiamo portare i telefoni?» chiede Marco, alzando la mano.

«No, i telefoni no! Solo per chiamare i vostri genitori!» rispondo categorica. «Durante le attività, i cellulari devono rimanere spenti nelle stanze.»

Si diffonde un altro brusìo di dissenso.
«Lo dirò a mio padre» bofonchia Ginevra Francesi, figlia del presidente del consiglio.

«Tuo padre è d'accordo! E Comunque la decisione spetta a noi!»

«Le regole valgono per tutti, Malefica!» sibila Lucas verso di lei. Queste due settimane non hanno fatto altro che scontrarsi. Ginevra gli dà del teppista, mentre lui... Beh, il soprannome affibbiato dice tutto. Ma si limitano a punzecchiarsi, nessuno dei due si offende per davvero.

«Ci sarà anche una piscina!» esclama Ginevra, con occhi pieni di aspettativa.

«Sì, ma ci saranno anche delle regole da rispettare. Non si può nuotare senza la supervisione di un adulto.»

«Possiamo scegliere i compagni di stanza?» interviene Lucas, speranzoso.

«Ho già assegnato le stanze, ma se avete problemi, parlatene con me dopo la lezione,» rispondo, cercando di mantenere l'ordine.

Continuo a rispondere alle loro domande, cercando di mantenere la calma e di dare tutte le informazioni necessarie. L'entusiasmo è palpabile e, nonostante il caos, non posso fare a meno di sorridere. Saranno due giorni intensi, ma sono sicura che ci divertiremo.

Al resort, abbiamo pianificato una serie di attività per rendere il soggiorno divertente e coinvolgente.
Ammetto di essere molto emozionata pure io.

Osservo Lucas mentre spiega a Valentino Castelletti il programma attraverso un'agenda visiva.
In queste due settimane ho avuto modo di conoscerlo, è una grande risorsa per la classe, Lucas è subito entrato in sintonia con lui ed è stato un aiuto e supporto.
Valentino parteciperà con tutti noi e verranno coinvolti genitori, l'educatrice e all'occorrenza i terapisti... Ovviamente ci sarà anche la scorta.

Dopo aver salutato i ragazzi mi avvio verso la presidenza, percepisco un nodo allo stomaco. Non vedo il dirigente scolastico da più di una settimana e la preoccupazione un po' mi attanaglia. Dovrebbe essere presente anche lui al resort però a parte "l'ok" ricevuto alla mia mail dopo avergli mandato i documenti del resort e il programma, non l'ho proprio sentito.

Gli ho poi inviato la proposta per poter far partecipare al weekend anche Sofia, ma a quello non ha risposto.

Ho provato anche a chiamarlo diverse volte, ma il telefono o squillava a vuoto o risultava spento.

Claudia, la collaboratrice che si occupa della presidenza, mi accoglie con un cenno del capo e un caloroso sorriso. Oggi sembra più stanca del solito.

«Buongiorno,» dico, cercando di mantenere la voce ferma. «Mi scusi, sa dove si trova il dirigente? Non l'ho visto ultimamente. E avrei alcune cose da chiedergli.»

E sono anche preoccupata, però questo lo tengo per me.

La segretaria sospira leggermente, abbassando lo sguardo sui documenti sparsi sulla sua scrivania. «È in ferie,» risponde con un tono che tradisce una certa tristezza. «Le prende sempre in questo periodo.»

Ah, è in vacanza?

Lei mi osserva e prosegue «Non sono ferie di piacere.»

Il mio cuore accelera. «Perché? Cosa è successo?»

Lei alza lo sguardo, i suoi occhi riflettono una profonda comprensione.
«Questo è il periodo dell'anno in cui è avvenuto l'incidente, e ogni anno prende qualche giorno di ferie...»

«Incidente?» borbotto. La mia curiosità subito si accende, insieme al mio sospetto.

«Sì, durante una gara di corsa! Lo sanno tutti, ma nessuno ne parla.»

Tutti tranne me, a quanto pare.

Rimango in silenzio, assorbendo le sue parole. Ora comprendo la sua guida impeccabile quando siamo scappati dai presunti mafiosi. Solo uno che partecipa a delle gare di corsa, potrebbe guidare in quel modo. Spero solo che siano state gare lecite, ma da lui mi posso aspettare di tutto.

«Questo periodo dell'anno è sempre molto duro per tutti noi.» afferma con voce strozzata, non riesce a dire nient'altro.

Rimango in silenzio, cercando di processare l'informazione. «Non ne sapevo nulla.» mormoro.

La segretaria annuisce lentamente. « È stato terribile e sono coinvolta anche io quasi direttamente...»

E come?

Il mio cuore si stringe. Vorrei sapere di più, ma il suo telefono squilla e lei abbassa lo sguardo per rispondere.

Mi regala un sorriso di scuse. « È il dirigente, devo rispondere.»

Con lei già si fa sentire!

Vorrei sbuffare, ma mi limito ad annuire, sentendo che questa donna è abbastanza coinvolta nella vita del dirigente, chissà come.

La telefonata dura qualche minuto e lei si limita a rispondere con "sì" o "no".

La segretaria chiude la telefonata, il suo sorriso gentile torna a illuminare il suo volto.
«Il dirigente dice che sarà presente al resort domani. Mi ha detto che accetta la sua richiesta.»

Sorrido, quindi ha detto sì per Sofia!
Anche lei potrà fare il weekend con noi.

『••✎••』

Eccomi qui, all'ingresso del resort, con il sole che inizia a scendere dietro le colline. Ho deciso di arrivare un giorno prima per assicurarmi che tutto fosse perfetto per il weekend con i ragazzi. Il resort è un'oasi di tranquillità, con giardini curati e una piscina scintillante che promette relax e divertimento.

Alla reception, come già deciso, mi danno le chiavi delle stanze.
«Questa è la chiave dell'appartamento in comune con gli altri accompagnatori e questa della sua stanza privata.»

«Grazie.» affermo con un sorriso.

«Professoressa, come mai avete scelto il nostro resort se al dirigente Alessandri non piace?»

«Come scusi?» affermo completamente sconvolta.

«È arrivato mezz'ora fa e si è lamentato di tante cose! Di tutto in realtà... La nostra direttrice ora è con lui e credo stia per avere una crisi di nervi!»

Non ci credo! È già qui?

«Ci penso io, dove si trovano?»

«È nella zona piscina controllando la concentrazione di cloro dell'acqua.»

Sta scherzando?

«Nel frattempo le portiamo i bagagli nella sua stanza. Sempre che decidiate di soggiornare.»

«Certo che sì, ora risolvo tutto!»

Seguo le indicazioni della zona piscina e lo trovo lì a discutere con il bagnino e un'altra donna, mentre Lorenzo dà lezioni su come il cloro sia fondamentale per prevenire infezioni e che ci siano batteri resistenti ad esso che devono essere monitorati. Usa una tale arroganza che mi viene voglia di lanciargli una delle scarpe col tacco che indosso.

Mi avvicino a passo svelto come se fossi un toro pronto a incornare chiunque incontri.

«Dirigente Alessandri, tutto bene?» il dirigente si volta e trasforma la sua espressione furiosa in un sorriso ironico, arrogante e strafottente. Il suo atteggiamento sembra peggiorato e quasi mi viene da piangere e picchiarlo insieme.

«Professoressa Buongiorno... Buon pomeriggio!» dice sarcastico, «Non pensavo di trovarla qui così presto,» prosegue, alzando un sopracciglio.

«Sono qui per gli ultimi preparativi, gli altri arriveranno domani,» rispondo, cercando di mantenere un tono apparentemente calmo. «E lei? Non l'aspettavo fino a domani.»

«Ho pensato di fare un sopralluogo,» risponde, guardandosi intorno con aria critica.

Mi presento agli altri, il bagnino e la donna, direttrice del resort.
Mi dispiace che lei debba subire tutto questo, non va bene. È una settimana che faccio sopralluoghi e foto, chiedo documentazione al resort. Hanno anche creato un ambiente prevedibile per Valentino, con tanto di segnali e supporti visivi. Non solo, lui c'è già stato per fargli conoscere il nuovo contesto e così evitare la frustrazione che potrebbe avere con un ambiente inaspettato.

Ho fatto tutto bene e nei minimi dettagli! Ho lavorato duramente e da sola!

Eppure ho sempre tenuto aggiornato anche il dirigente, inviando tutto anche a lui. Io davvero non ci credo.

E ora, la stessa donna che mi ha aiutata e collaborato per permettere che tutto questo sia possibile, ha una faccia esausta e sconvolta. Cerco di fare un sorriso di incoraggiamento e mi rivolgo nuovamente al dirigente, mentre sta prelevando l'acqua dalla piscina.

«Dirigente, ha portato con sé un clorimetro?» mi lascio sfuggire, osservando una borsa carica di strumenti e altri materiali.

Ma cosa si crede, un professionista del dipartimento della sanità?

«Sì, dopo andremo anche a controllare la salubrità del ristorante e l'igiene degli alimenti.»

Forse non ha capito, che è un preside, non un carabiniere della NAS!

Cerco di soffocare la voglia di buttarlo in piscina e osservo la donna che sta per avere una crisi di nervi.

Siamo in due. Mi sta venendo un'emicrania.

«Dirigente, come mai vuole fare tutti questi controlli? C'è qualcosa che non è di suo gradimento?» dico con una falsa formalità che a lui non passa inosservata.

«Sì... Tutto!»

«Tutto?» ribadisco.

«Esattamente,» dice lui, serio. «Lo sapevo, che non dovevo lasciare tutto nelle tue mani.»

«Come prego?» a quel punto non resisto più, la mia furia prende il sopravvento.

Mi volto verso gli altri due presenti che indietreggiano, osservando il mio sguardo assassino.
«Scusate, potreste lasciarci un attimo soli? Vi raggiungiamo alla reception» la mia più che una richiesta, è un ordine. Annuiscono e vanno via a testa bassa.

«Lorenzo! Mi hai dato l'ok per questo posto! Ti ho mandato tutta la documentazione, il programma, le foto... Tutto! Se non ti andava bene potevi benissimo dirlo!»

«Non ho letto nulla - dichiara con nonchalance- avevo la testa altrove. Ho risposto solo a una delle mail, non ricordo neanche quale.»

Quelle dichiarazioni non fanno altro che farmi indispettire ancora di più! Davvero è stato così superficiale davanti a un progetto del genere?

Faccio un lungo respiro e prego Dio di darmi la forza per non menarlo. Cerco di contenere la mia ira e provo a patteggiare.

«Allora vieni con me in camera e ti faccio vedere tutto! Ho già chiesto io i documenti di tutti questi controlli! Ho le copie in valigia.
Il posto è e sarà questo! Su questo non si discute!» affermo con un ringhio.

Lui si volta, mi fissa per un attimo e in tono malizioso ribatte «Mi stai invitando in camera tua? Non è molto professionale...»

Cosa?

Lo guardo dritto negli occhi, «Non mi farei mai toccare da te, neanche se fossi l'ultimo uomo sulla terra!» affermo tagliente, ma lui non si scompone.

«Oh, mai dire mai...»

Aiuto, questa discussione sta prendendo una brutta piega.

«Seguimi, subito!» gli ordino con tutta l'autorità di cui dispongo.

Non so come, ma penso che abbia funzionato perché alla fine decide di seguirmi. Mentre passiamo davanti alla reception, faccio un cenno di "ok è tutto sotto controllo" allo staff e alla direttrice, che mi ringrazia con un sorriso.

『••✎••』

Sono seduta nel tavolo dell'appartamento del resort, osservando il temporale che si scatena fuori dalla finestra del resort. Le gocce di pioggia tamburellano contro il vetro, creando una melodia ipnotica.

Fantastico! Pure la pioggia. Anche se dovrebbe essere passeggera, dovrebbe...

Il dirigente è seduto con me al tavolo, sfogliando svogliatamente i documenti.

Ecco come verrà strutturata la giornata. La mattina: "escursioni nella natura": passeggiate guidate nei dintorni per esplorare la flora e la fauna locali; il pomeriggio saranno disponibili "attività sportive": partite di calcio, pallavolo e tennis per chi ama lo sport oppure "laboratori creativi": sessioni di pittura, artigianato e fotografia per stimolare la creatività. "Serate a tema": ogni sera avremo un tema diverso, con giochi, musica e danze...

«E tu parteciperai a tutte queste cose?» chiede, ma il suo tono non è canzonatorio, traspare sincera curiosità.

«Certo! Insieme ai ragazzi e anche a te.» Oso dire e si fa serio.

«E se dovesse piovere?» continua.

«Non pioverà! Tra poco smette.» ribatto secca.

«E se dovesse piovere?» ripete.

«Ho il piano B, leggi il quinto foglio, che ti ho inviato una settimana fa!»

«E questa lista cos'è?» prende un altro foglio dal plicco.

«La lista delle canzoni che metteremo la sera, balli di gruppo...» rispondo rapida.

Lui scruta attentamente poi si sofferma su un titolo «il ballo della casalinga? Sei sicura?»

«Certo! Che c'è di male?» chiedo sconcertata.

Sorride ironico «Voglio proprio vedere come la ballerai!»

Alza lo sguardo verso di me, studia la mia espressione e poi riposa i suoi occhi nuovamente sui documenti. È stranamente divertito, non come me, sono un fascio di nervi.

«Non mi aspettavo di vederti così ribelle fuori da scuola,» bofonchia a un tratto. Sento un sorriso spuntare sulle mie labbra.

«Beh, non sono in servizio in questo momento, perciò...» rispondo con una punta di sfida nella voce.

«Non ti ho mai vista così, dovrei preoccuparmi?»

«Semplicemente mi hai fatto venire l'emicrania», ribatto perché sono furiosa. «Non ti sei fidato del mio lavoro, non hai controllato le mail che ti ho mandato. Ho fatto tutto da sola e sei arrivato qui mettendo in dubbio tutto! Permettimi se sono abbastanza scocciata.»

Il temporale si intensifica, e un tuono rimbomba così forte che sembra scuotere l'intera stanza.

«Tra poco smette...» imita la mia voce.

«Smetterà, scommettiamo?» affermo con sfida. Oggi non riesco proprio a filtrare.

Inaspettatamente esplode in una genuina risata che, se non fossi così indispettita, mi avrebbe contagiato.

«Hai fame?», chiede a un certo punto, ma mi ascolta ogni tanto?

Sbuffo. «I tuoi cambiamenti di umore, mi fanno venire le vertigini.» bofonchio.

«Vorresti che ti frullassi qualche pomodoro per calmarti?» continua a canzonarmi.

«No, però ho fame.» ammetto sotto voce, ma lui lo sente.

Alla fine decidiamo davvero di cucinare qualcosa.

«Passami il coltello,» ordina Lorenzo, con quel tono autoritario che usa sempre.

«Subito, dirigente,» rispondo seria e ironica, afferro il coltello e lo faccio oscillare leggermente davanti a lui. «Ma attento, potrei usarlo contro di te se continui a darmi ordini fuori dall'orario di servizio.»

Lui alza un sopracciglio, quasi divertito.
«Stai attenta, potresti farti male da sola!»

«Non mettermi alla prova,» ribatto, ridendo. «Ora, cosa dobbiamo fare con queste verdure?»

Inizia a spiegare, ma io lo interrompo «Sei sicuro di sapere cosa stai facendo? Non vorrei avvelenarti accidentalmente.»

«Oggi una minaccia dietro l'altra... E dovrei essere io il delinquente!» risponde lui, ma posso vedere che sta trattenendo un sorriso.
«Taglia le carote!»

«Per favore?»

«Subito!»

«Come desidera, dirigente Alessandri,» dico, esagerando il mio tono servile. «Ma ricorda, il coltello è ancora nelle mie mani.»

«Sei davvero testarda,» dice, scuotendo la testa.

«E tu sei un perfezionista,» rispondo, ridendo.

All'improvviso, un lampo di luce illumina la stanza, seguito da un forte boato. La luce salta, lasciandoci immersi nell'oscurità. Per un momento, tutto è silenzio, rotto solo dal rumore della pioggia.
«Perfetto,» mormoro, cercando di non farmi prendere dal panico. «E ora? Non ho il cellulare con me.»

E neanche lui.

«Non preoccuparti, c’è una torcia qui vicino.» dice con voce calma.

Nel buio sento le sue mani che si posano sui miei fianchi, mi sposta leggermente. Sobbalzo e il cuore inizia a battere più veloce. La sua presenza è improvvisamente più intensa, quasi tangibile. Sento il suo respiro vicino a me, e per un attimo, il battibecco si dissolve, lasciando spazio a qualcosa di indefinito, sospeso nell'aria. Il temporale fuori sembra lontano, come se fossimo in una bolla sospesa nel tempo.

«Che stai facendo?» sibilo, acquisendo una postura rigida.

«Ce l’ho,» dice calmo, accendendo la torcia. La luce illumina il suo volto, e per un attimo, i nostri sguardi si incontrano. C’è qualcosa nei suoi occhi, che non avevo mai notato prima. Mi sento confusa, aiuto che sta succedendo?

La cucina sembra diversa, quasi misteriosa, illuminata solo da quel piccolo fascio di luce. Finalmente, troviamo alcune candele e le accendiamo, creando un'atmosfera intima e calda. Troppo intima e calda.

«Non avrei mai pensato di passare una serata così,» affermo, con un imbarazzo che ormai ha sovrastato la spavalderia precedente. Cerco di stare il più lontano possibile da lui.

«Nemmeno io,» ribatte vago.

Restiamo in silenzio per alcuni istanti. Devo dire qualcosa, questo silenzio è insopportabile.

«Grazie per Sofia.» ammetto a un tratto. «Claudia mi ha informata.»

«Era difficile dire di no, con tutta la normativa che hai citato nella richiesta.»

«Mi ha parlato del tuo incidente durante una gara.» dico a un tratto.

Lui si irrigidisce, gli occhi che si abbassano per un momento. «Claudia? Sì, è vero,» risponde con un tono grave. «Inutile mentire, indagheresti.»

«Non è vero.» ribatto titubante.

«Scommetto che, la prima cosa che hai pensato è stato se fossero gare illegali...»

«Questa volta ho lasciato il beneficio del dubbio.» affermo titubante, spero non inizi a sbraitare.

«È successo dieci anni fa, durante una gara di rally.»

Lo guardo, sorpresa. Non avrei mai immaginato che Lorenzo Alessandri, sempre così rigido, composto e professionale, potesse confidarmi una cosa del genere. Sto in silenzio, aspettando che prosegua.

«Sai come funzionano le gare di rally?»

«Non ne so molto,» ammetto, con un sussurro.

«Le gare di rally sono affascinanti. Si svolgono su percorsi accidentati, spesso su strade sterrate o innevate. Ogni squadra è composta da un pilota e un copilota. Il pilota, ovviamente, è colui che guida l'auto, ma il copilota ha un ruolo altrettanto cruciale.»

«Che cosa fa esattamente il copilota?» chiedo, invogliando il racconto e notando la sua espressione più luminosa.

«Il copilota è responsabile di leggere le note di navigazione, che descrivono il percorso in dettaglio,» spiega «Queste note includono informazioni su curve, salite, discese e ostacoli. Il copilota scrive queste note sotto dettatura del pilota durante il primo giro di prova. Successivamente le deve comunicare al pilota in tempo reale, in modo che il pilota possa adattare la sua guida di conseguenza. Si tratta di velocità elevatissima e non c'è margine di errore, altrimenti prova a immaginare.»

«Quindi è una questione di fiducia reciproca,» rifletto ad alta voce.

«Esattamente,» conferma «il pilota deve fidarsi ciecamente del copilota, e il copilota deve essere preciso e tempestivo nelle sue indicazioni. È una danza sincronizzata tra due persone che devono lavorare in perfetta armonia.»

Fa una pausa, poi prosegue incupendo la sua voce.

«Quel giorno qualcosa andò storto, il mio copilota Fabio durante la gara si è accorto che gli appunti non erano gli stessi, qualcuno dopo il giro di prova li ha scambiati. Quindi ti lascio immaginare come sia finita: io sono qui e lui... Sottoterra.»

Sento un nodo formarsi in gola mentre lo ascolto. Non so cosa dire, come confortarlo. Le parole sembrano inadeguate di fronte a un dolore così profondo.

«Mi dispiace tanto,» riesco a dire infine, sperando che le mie parole possano offrirgli almeno un po' di conforto.

«Claudia, la collaboratrice, era sua sorella.»

«Ah.»

Il tempo sembra scorrere lentamente, eppure velocemente allo stesso tempo. La luce è tornata, la tempesta fuori si è placata, ma dentro di me si scontrano emozioni contrastanti.
Continuiamo a parlare, provo a raccontargli aneddoti della mia famiglia per sviare quel discorso.

La stanchezza inizia a farsi sentire, lo percepisco anche verso di lui che si è sdraiato sul divano. Le nostre voci si abbassano, diventando sempre più calme e rilassate. Senza accorgermene le palpebre si fanno più pesanti.

E poi buio.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen2U.Pro